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Vecchio 04-09-2007, 15:44   #1
SnO0pY
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predefinito [Report] Corsica 2007.. un po' lunghino

La vacanza è durata 8 giorni, ma gli itinerari percorsi si possono fare anche nella metà del tempo; dato però che era una vacanza ce la siamo presa comoda, perché d’andar di fretta proprio non c’avevamo nessuna voglia ;-)

partenza, sabato 11 da Livorno




Lo sbarco avviene a Bastia la sera, con un notevole ritardo, tanto che ci troviamo alle 1 di notte passate in cerca di un posto per dormire. avevamo con noi la tenda, ma la stanchezza e la poca voglia di montare una tenda nel buio ci faceva prediligere una sistemazione comoda per la prima notte. nulla da fare però, tutto pieno! da Bastia fino a Porto Vecchio, ci dicono negli alberghi dove ci siamo fermati, non c'era un posto libero (primo consiglio, prenotare IN ANTICIPO la prima notte in Corsica). alla fine troviamo un campeggio (Lido della Marana, una 10ina di km da Bastia); sono le 2 di notte, non si può entrare ma il guardiano ci mette in una sorta di "limbo" per viaggiatori sperduti dove piantare la tenda.. se poi uno vuole entrare il giorno dopo fa il chek-in, altrimenti si paga solo un forfait a persona e tanti saluti.
noi scegliamo la seconda opzione, il posto non è esattamente una meraviglia, non prima però di farsi un bel bagno nella spiaggia del campeggio. acqua pulita, sabbia bianca...e laggiù si vede il porto di Bastia.. cominciamo bene!

accampamento la prima notte, con tenda montata alla meno peggio


spiaggia



doccina, colazioncina, ci si cambia, ricarichiamo la moto e intorno le 11.30, via, .. verso nord, verso il dito. Con l’indicazione “Capo Corso” sempre davanti, usciamo da Bastia; il traffico è abbastanza sostenuto, e castra gran parte del divertimento che la strada costiera saprebbe offrire appena lasciata la città. Fortunatamente si soffre solo per un manciata di km, e nei pressi di Erbalunga, con la strada ormai sgombra, vista oramai la quasi ora di pranzo, ci fermiamo per un panozzo: posto carino, con tavolini al fresco di grandi querce… salumi e formaggi corsi prendono volentieri la via delle nostre panze, non prima di farsi accogliere tra due ali di morbide baguettes. Si sta bene, il fresco è delizioso e invoglia a godersi il mare lì davanti con gli occhi, senza bisogno di tuffarsi. Non c’è fretta di ripartire; stavamo correndo dal giorno prima, fin dal trasferimento per Livorno, quando avevamo chiuso le valige praticamente all’ora in cui era previsto essere al porto (benedetta FI-PI-LI sgombra) – fortunatamente poi alle 18 arriviamo, e avevano appena cominciato a sbarcare quelli che venivano dalla Corsica..! - .. per la prima volta da 24 ore ci sentiamo in vacanza, fermamente decisi a godercela anche nei suoi momenti “vuoti”. Quando ripartiamo, il tempo non è proprio bellissimo.. i monti all’interno del dito sfornano nuvoloni neri a ripetizione, anche se sulla costa si mantiene bello, con l’asfalto (decisamente ottimo) che si mangia volentieri i raggi del sole per permettere alle trail attack (e soprattutto al GS stracarico.. mai guidato nulla di così pesante!) di attaccarsi stupendamente a terra, e pascolare tra le bellissime curve a picco sul mare, alla fine sgombre dal traffico. Il panorama, inutile dirlo, è mozzafiato, e l’indecisione tra i dedicarsi alla bella guida oppure alla bella vista dura poco, con gli occhi che si dedicano decisamente alle scogliere e al mare (nella scelta aiuta anche il cavalletto centrale, che con due sonore grattate sull’asfalto mi fa capire che non è il caso di fare il matto, carichi di bagagli poi com’eravamo).




Arriviamo a Macinaggio, di cui ha vaghi flash per svariate estati in barca coi nonni qualche annetto..(bei ricordi).. bel porticciolo, anche il paese è carino. Usciti dal paese, il manto stradale peggiora sensibilmente, a tratti definirlo pessimo non è esagerato.. si sale verso Col Saint Nicolas, la strada è quella che sempre in quelle famose estati coi nonni percorrevo in Graziella (bei ricordi.. un accidente!! Certe faticate…) fino alla torre di Rogliano; con l’abbandono di ogni velleità piegaiola, ci si può dedicare alla bella foresta di querce da sughero, con alcune gocce di pioggia a farci compagnia. Prima del Colle, si apre uno squarcio di panorama su Macinaggio e la sua baia che fa sciogliere il cuore, prima che questo inorridisca di fronte all’orrida discarica abusiva che occupa metà della collina.



Passato il cartello del Colle (un attimo pretenzioso, con i suoi 303 metri d’altitudine), si intravedono i primi scorci del lato occidentale del dito (sulla destra troveremo le indicazioni per Barcaggio e la sua bellissima spiaggia, uno dei pochi rimpianti della vacanza…. Dato il tempo poco clemente decidiamo di saltarla, con l’intenzione di tornarci.. cosa che non faremo). Al Col de La Serra (anche qui l’altitudine fa un po’ ridere, 365 mt slm… ma la Corsica saprà cmq stupire positivamente in materia, in seguito), si spalanca il panorama su Centuri, il suo porto e relativo golfo.




Scendiamo giù fino al mare, a Centuri, dove sappiamo esserci un campeggio.. da vicino, il posto tanto bello visto dell’alto, è abbastanza anonimo, il mare lascia indifferenti, il campeggio sembra un campo profughi, per di più lontano dal mare… per farla breve, ci lasciamo volentieri alle spalle il tutto.
Ribecchiamo la costiera D35 a Morsiglia, dove ci imbattiamo lungo la strada in vigneti in pure stile Chiantigiano (non fosse per il mare sullo sfondo..).



A differenza del tratto da Bastia a Macinaggio, la costa Ovest del dito ci accoglie con un asfalto raramente in buono stato, il che unito alla notevole tortuosità e alla carreggiata molto stretta, rende la media oraria più simile a quella di una tappa di montagna del Giro d’Italia che non a quella di un giro a Monza. Comincia a farsi tardi, e noi siamo ancora a metà dito… il sole s’abbassa sull’orizzonte, un po’ di inquietudine mi assale al pensiero che il campeggio più vicino è a St.Florent e di questo passo ci s’arriva a notte fonda!





Arriviamo a Nonza, con la spettrale miniera d’amianto abbandonata lungo la strada a darci il benvenuto; non può non salire il pensiero che l’aria respirata in quello spiaggione tutto nero che appare poco dopo non debba essere salubre come quella d’alta montagna. Nonza in ogni caso si fa apprezzare, piccolo borghettino arroccato a strapiombo sul mare, con l’immancabile torre d’avvistamento; è l’ora di cena, i due ristorantini che s’affacciano sulla piazza ai due lati della Chiesa stuzzicano l’appetito, così ci sale l’idea di pernottare lì, e ingozzarci allegramente. Ma non avevamo fatto i conti con l’improvviso ondata turistica che par essersi abbattuta sulla Corsica tutta.
COMPLETO! PIENO! Così si legge su ogni porta di albergo, ostello, bettola del paesino… staminchia, pure stasera in cerca di campeggi a notte fonda! Questa contiene la nuvoletta che si alza sulla mia espressione affranta, e mestamente ci rimettiamo in sella, direzione St.Florent. Non senza un paio di timidi tentativi in alberghi per cercare un giaciglio, arriviamo in prossimità di St. Florent e troviamo un campeggio (Camping d’Olzo), di proprietà di due italiani: piccolo, molto pulito (specie i bagni) e con una cucina dove si mangia solo pizza ma estremamente buona! Il giorno successivo lo passiamo alla spiaggia vicino al campeggio, piuttosto bruttarella invero, piena di alghe: il mare al contrario è sempre bello pulito e limpido, però ancora lontano da quei ricordi di acqua azzurra e cristalline che mi porto dietro da quando frequentavo la Corsica da più giovine.




Così, per il giorno successivo, decidiamo di andarci a cercare la spiaggia bianca e l’acqua trasparente… dall’Italia m’ero portato dietro due nomi di spiagge, Barcaggio e Saleccia. La prima, lassù in cima a Capo Corso, l’avevo già vista.. e in più l’idea di rifarmi la strada costiera a 20 all’ora da cima a fondo per due volte mi ispirava ben poco… quindi scegliamo Saleccia, anche se i racconti della strada (strada… come si può chiamare strada il letto di in fiume in secca?) che lì porta m’hanno fatto dormire poco bene la notte. Nel tardo pomeriggio, decidiamo di tornare verso Nonza, per fare un po’ di foto e per assaggiare uno di quei due ristoranti che ispiravano dalla sera prima.
La strada, fino a Nonza, è riassaltata di fresco, quindi ci scappa anche qualche piega, tra una foto e l’altra, così arriviamo al tramonto, che ci accoglie in modo spettacolare.






Ottima cena, e a nanna, ‘che… “domani si va a Saleccia!”.

Con la solita calma, la mattina partiamo.. imbocchiamo la strada che da St.Florent porta a Ile Rousse, e a Casta troviamo la deviazione per Saleccia; un lungo respiro, e giù.. verso il mare, attraverso il deserto dell’Agriates (si, in Corsica c’hanno pure i deserti!). cazzzzz’, ma quant’è ripida! Io che fuori dall’asfalto le ruote le avevo messe solo una volta che ha fatto un lungo alla Villeneuve a Imola, mi trovo in sella a un bestione da 250 kili, con passeggero, mi trovo a scendere lungo una non so come definire.. cosa.. irta di sassoni sporgenti, buche e autentiche piscine di sabbia dove la moto sembra ogni volta volersi infossare: il tutto poi da compiersi in discesa!



un po' d'ombra..



Per fare quei 12 km, c’avrò messo più o meno un’ora e un quarto… tutto in prima, in discesa frizione tiratissima per evitare che il cardano potesse dare il benché minimo segno di vita e cominciasse a farmi saltellare in mezzo ai sassi. L’avere davanti a me altre due moto, ad ogni modo, mi rincuorava.. vedevo che anche loro avevano il mio ritmo, e questo m’ha aiutato a sentirmi meno impedito (anzi, l’ultimo tratto li ho pure sverniciati! ). Quando arriviamo al parcheggio, sciolti di fatica e caldo, anche se avessimo trovato una pozzanghera ci sarebbe sembrata i Caraibi… e invece è realmente bellissima! Tra una cosa e l’altra siamo arrivati quasi alle 2, e la folla era veramente da ora di punta… (intendiamoci, per come ci si arriva te la immagineresti sempre deserta,e su questo uno fa la tara.. bastano poche persone per farla sembrare più piena di come te l’aspetti); la spiaggia è piuttosto grande, sabbia fine e bianca… con mare azzurrissimo, di quello che vedi il fondo anche quando è sotto 10 metri. All’ingresso della rada sono ormeggiate anche una 15ina di barche.
Passiamo lì la giornata, armati di racchettoni (che regaleremo alla ripartenza a un bambino incredulo perché c’eravamo dimenticati di legarli e non avevo voglia di slegare tutto), baguettes e affettati… parole crociate, la prima abbronzatura un po’ seria.. insomma, ce la spassiamo.





A sera, aspetto che il grosso della folla defluisca, per evitare di farmi il ritorno in mezzo al traffico (Ci sono dei bei pazzi, specie gente in Quad e soprattutto fuoristrada che portano i turisti… all’andata me ne sarà sfrecciato uno accanto a 100 all’ora.. autentico idiota)… quello che la mattina era in discesa, ovviamente, ora è in salita! Ricordo all’andata, in un punto, d’aver pensato “cazzo, stasera a tornare qui mi pianto, è troppo ripido, non ce la farò mai a risalire”… fortunatamente, la mia Teresa ha una sensibilità motociclistica fuori dal normale (pur avendo cominciato a girare in moto solo con me, da pochi mesi), e capisce ancora prima di me che in due in sella non mi sarebbe possibile portarci sani e salvi in cima, così mi propone di farla scendere.. e poverina se la fa a piedi fino in vetta (vabbè dai amor, saranno stati pochi metri!! :PP ). Anche da solo, per un attimo, ho pensato di morire con la testa fracassata contro un masso.. poi arrivato in cima, come dopo la maturità , il commento è stato “minchia, tutto qui?”. Prima di ritrovare l’asfalto però, non ci facciamo mancare una vera caduta… con l’anteriore insabbiato, in un tornante a destra (colpa mia che ho preferito la traiettoria esterna sabbiosa a quella interna coi massi aguzzi.. ), rovinare a terra è stato inevitabile: nessun danno fisico a noi (grazie alle protezioni della giacca e al paraschiena), la moto se l’è cavata con degli sgraffi al paramano e paracilindro destri.
Ammetto che tornare sull’asfalto è stato piuttosto rinfrancante, ufff.. in più gli ultimi km con davanti un Land Rover c’avevano completamente ricoperti di polvere, si sembrava dei pompieri usciti da Ground Zero. Mai doccia più più desiderata! (il mix di polvere e sale ancora addosso era qualcosa di bestiale). Pizza, nanna.
L’indomani, per qualche istante, è salita l’idea di partire prestissimo per godersi Saleccia deserta, e rientrare per l’ora di pranzo… poi, in tutta sincerità, non me la son sentita, e abbiamo preferito fare armi e bagagli, e metterci in marcia. Avevamo una mezza punta coi miei genitori che stavano sotto Calvi, quindi borse su e via verso Ile Rousse. La strada che vi porta, partendo da St.Florant, è davvero gustosa… fa praticamente da confine sud del deserto dell’Agriates, snocciolandosi in un percorso misto con fondo perfetto, tutto a mezza costa, con splendido panorama sul deserto a destra.

Teresa qui ha girato pure un videino, da notare la guida al limite e il rimo sostenutissimo : DD

video http://blip.tv/file/357902


Nei pressi di Ile Rousse la strada si innesta con la N197, una delle poche “statalone” del tipo a cui siamo abituati dalle nostre parti.. due corsie, curvoni veloci, ma panorami sempre affascinanti.






Tra Ile Rousse e Calvi è il traffico a farla da padrona, la circolazione si fa para-urbana, tra rotonde, accessi laterali a campeggi, residence e hotel vari.A Calvi vale la pena fare una sosta,per visitare la sua rocca, ex fortezza della Legione Straniera (noi lo faremo in uno dei giorni successivi)





Lasciata Calvi, per ca. 5 km la strada torna bellissima, un susseguirsi di curve con asfalto perfetto, che termina in un belvedere con vista sul faro e la baia assolutamente spettacolare.
In seguito la strada si restringe improvvisamente, col fondo che peggiora di km in km… fortunamente il solito (ma mai noioso..) panorama fatta di scogliere a picco sulla destra, e particolarissime colline puntellate da enormi massi a monte, ci fanno compagnia.




Fa specie, per chi è magari abituato alla Sardegna, vedere queste coste totalmente incontaminate.. la mano dell’uomo sembra essersi dimenticata di questi posti, non una casa, una costruzione, un insediamento di nessun tipo; la leggenda narra che se provi a costruire qualcosa, dopo qualche giorno ti fanno saltare in aria il cantiere. Di notte, per evitare che qualcuno si faccia male. Ma salta in aria. Chissà che in Corsica non abbiano trovato l’unico senso ancora attuale alla parola “nazionalismo”, nella difesa del territorio, dagli abusivismi e dagli scempi.
Tornando a noi, dopo 25 km, arriviamo al campeggio dove ci sono i miei, nei pressi di Argentella (Camping Morsetta).. un po’ spartano, ma la piazzola è a 10 metri dalla spiaggia… fatta di dolorissimi sassetti tondi, che porta a un mare bello pulito.
Particolare il fatto che il fondo “sprofondi” giù di parecchi metri già a poca distanza dalla riva.
Molto suggestivo anche il panorama che si gode dalla spiaggia, con alle spalle una sorta di anfiteatro naturale fatto di montagne subito a ridosso del mare, a sua volta chiuso da due promontori. Veramente bello!









Ormai giunti a metà degli 8 giorni che la Dea Ferie c’ha concesso quest’anno, decidiamo di fare tappa almeno un paio di notti dai miei, per poi proseguire a sud, con l’intenzione di arrivare Bonifacio, per affrontare poi il Col de Bavella, Solenzara e risalire a Bastia. Regolarmente, i miei buoni propositi portati dietro dall’Italia, si infrangono di fronte alla bellezza del posto dove siamo, alle zuppe di pesce fresco pescato da babbo e fratello che la mamma ci cucina la sera, e soprattutto all’allucinante Libeccio che dal quinto giorno comincia a soffiare su tutta la costa Occidentale (amici da Ajaccio mi riportano le stesse condizioni), impedendoci di fatto qualsiasi trasferimento; dato che, a conti fatti, si stava bene lì, non avevo proprio voglia di fare un viaggio in quelle condizioni. passiamo quindi altri due giorni in campeggio, a divertirci tra i cavalloni che il mare sforna e la lettura di svariati libri gentilmente forniti dai genitori (grosso errore non portarci alcunché da leggere!). il penultimo giorno, il vento cala d’intensità, così prima di congedarci dall’Isola decidiamo per un tour finalmente solo motociclistico, senza borse (solo il bauletto, perché non si sa mai che scappi da comprare qualche souvenir…), pressione delle gomme più bassa, mono con un clic in meno.. insomma, come andare a fare un giro sulla Chiantigiana!
Si parte verso Sud, l’idea è quella di arrivare alle Calanche e poi entrare all’interno, dal Col de Vergo, arrivare a Corte, la Restonica , e poi Ponte Leccia, Belgodere e di nuovo Calvi.. un giro in senso antiorario intorno al Monte Cinto in pratica. Ovviamente Corte e la Restonica le saltiamo, ma il resto è puro godimento. La costa, fino a Porto, con la gran vista che si apre sul Golfo della Girolata, è entusiasmante.. solita strada curvosissima, un unico serpentone che si snoda senza soluzione di continuità per 60 km…anche in questo caso, tra asfalto a volte non perfetto e le frequenti soste a scaricare le batterie della digitale, la media è veramente bassa e ci vogliono due ore e mezzo per arrivare a Porto, non senza cmq qualche tratto di bella guida dove l’asfalto lo permetteva.






Sosta panino, e ripartenza per le Calanche… così si chiamano queste strane formazioni rocciose, che accompagnano la strada per una manciata di km.. rosse, dalle forme particolarissime, sono un sito protetto dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità. Decisamente affascinanti. Noi ci siamo capitati all’ora di pranzo, immagino che al tramonto, col sole che ci batte contro da ovest, debba essere uno spettacolo superbo. Facciamo su e giù per il tratto di strada interessato, e Teresa gira anche un secondo video… anche da qui da notare le difficoltà delle condizioni di registrazione, data l’alta velocità e le pieghe estreme.

video http://blip.tv/file/357074











Sosta allo Chalet, gelatino su terrazza panoramica, e ripartiamo di nuovo in direzione Porto, da dove imbocco (non senza qualche difficoltà a causa di totale assenza di indicazioni) la strada che sale all’interno. Visti gli asfaltacci trovati a tratti lungo la costa, mi aspettavo, entrando nell’interno, di trovarne ancora di peggio… invece si apre un pomeriggio di grande moto, con curve e asfalto assolutamente di prim’ordine. Si parla della D84, da Porto a Corte, assolutamente impedibile!
La prima parte si snoda lungo il fiume Spelunca, che immancabilmente forma delle gorges (la strada che percorre le gole è in realtà un’altra, che corre dall’altra parte del fiume rispetto alla D84, a cui si riunisce dopo una 10ina di km da Porto) che la strada ogni tanto affronta con strapiombi impressionanti.
Impedibili gli incontri con capre e mucche lungo la strada, talvolta impegnate nell’attraversamento.. mancando le strisce, si piazzano in mezzo alle curve tutte in gruppo, e dopo le prime due o tre pinzate di prepotenza per evitare la grigliata mista, uno impara anche ad affrontare il tutto con maggiore rilassatezza.
Passata Evisa, il panorama cambia, la quota sale, e con le scende la temperatura, complice anche la copertura che il fitto bosco fa ai raggi del sole. Siamo entrati nella Foresta d’Aitone, costituita da altissimi Pini marittimi e Larici, e percorsa dalla solita sequenza di curve, che essendo un po’ più ampio rispetto al tratto precedende, permettono di affrontarle con maggior decisione in quanto l’avvistamento di quadrupedi abusivi viene decisamente più facile; qui, alle mucche e alle capre, si sostituiscono amabili porcellini. La strada che attraversa la foresta, culmina al Col de Vergio, autentico spartiacque tra il versante ovest e quello est della Corsica del nord, con i suoi (stavolta notevolissimi, e maremma se faceva freddo!) 1467 metri di quota. Bello il panorama, col massiccio del Monte Cinto a dominare la vallata che verso Est si apre fino al Lago di Calacuccia. Scendendo, si scorgono addirittura impianti da sci lungo la strada (siamo a 40 km scarsi dalle spiagge… nulla mi leva dalla testa che in una tersa giornata invernale sia possibile sciare con vista sul mare).
L’ultima “attrazione” della giornata si chiama Scala di Santa Regina, ennesima Gorge della zona… il fiume a dir la verità si presentava piuttosto secco, però l’ambientazione era molto, mmm.. come dire.. gotico-romanica.. tutta pietra, guglie e archi (come quelli del Ponte dell’Accia)

lungo lo Spelunca, tra mucche, capre e porcellini











verso e in cima al Col de Vergio





Scala della Regina







A Ponte Leccia (ma anche prima…) il divertimento è finito, il rientro a Ile Rousse tramite la N197 è puro trasferimento (l’ora era tarda, avrei preferito arrivare a Calvi tramite Belgodere), anche se sempre in un contesto paesaggistico particolarmente affascinante.
Qui si conclude praticamente la vacanza; la mattina dopo è tempo di andare verso Bastia , e fortunatamente la pioggia caduta nella notte ha concesso una tregua… ultimo regalo, insieme a un traffico terrificante fino a oltre Ile Rousse; anche in questo caso l’orario di arrivo al traghetto è da arresto, ma sembra che la Corsica Ferries ci abbia voluto bene quest’estate, e quando arriviamo in porto non era neanche cominciato l’imbarco.

Navigazione abbastanza tranquilla, anche se un po’ d’onda lunga c’era.

Sbarco ore 18.35.

In sintesi,
Teresa&Niccolò
su Strabicona, R 1150 GS
km percorsi 900 km.
Consumo medio 17 km/l
Curve curvate, almeno 1 milione



Lampsssssssssssssssssssssssssssss.
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Vecchio 04-09-2007, 16:52   #2
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Segnato!! E questa sera me lo leggo con calma.
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Vecchio 05-09-2007, 12:29   #3
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Vai Snoopy, hai visto che non era così difficile la Casta-Saleccia!!!!!!!!!
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Vecchio 05-09-2007, 13:01   #4
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snup, ma per trombare hai trombato?
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snup, ma per trombare hai trombato?
oui.

io però son stato attento

la bimba sta bene?

ah, 13 ottobre papacena da Jolanda..
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Vecchio 06-09-2007, 16:14   #7
Supermukkard
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no perchè..tutta quella fatica per guardare le stelle

(fazer venduto, la pupa sta bene, già data disponibilità per la papacena)
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Vecchio 07-09-2007, 11:28   #8
SnO0pY
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Fazer venduto? che voi un GS per caso?
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