PROLOGO
Dopo un anno e mezzo di: chiusure, lockdown, notizie di contagi, centinaia di decessi, depressione rischiata, ansia confermata e aumentata, sindrome della caverna aumentata, disagi emozionali, PTSD, anaffettività e pure della nuova patologia “Languishing”, venne quello che dovrebbe essere uno tra i mesi più belli dell’anno: Maggio dell’anno del Signore 2021. Sì, proprio quel Maggio 2021 che avrebbe dovuto segnare la rinascita di una nazione con le vaccinazioni, i primi caldi e le moto che scorrazzano sulle strade, una rinascita alla vita tardo primaverile ed estiva di un paese a “trazione solare”. Ma, non so voi, ho come l’impressione che probabilmente abbiamo pisciato nell’acquasantiera visto che la pioggia e il freddo hanno dominato ancora sovrani fino alla fine del mese. Nonostante tutto ciò si deve comunque partire, si deve tornare al viaggio e alla convivialità che i viaggi in moto di gruppo regalano: è un dovere verso noi stessi.
Fu così che verso la metà di Aprile che tra avversità meteorologiche, emozionali e psicologiche telefonai ad Augusto. Parlando del più e del meno ad un certo punto la discussione, come sempre accade in questo periodo, è finita sulla più grande spaccatura di cazzi del millennio (almeno personalmente e ovviamente fino a quanto vissuto ad oggi), e snocciolando lamentele come in un rosario abbiamo concluso che siamo al punto di una scelta tra due sole possibilità: soccombere o reagire. Senza consulto colleggiale la risposta è stata: Reagiamo! E così appena fu possibile -08 Maggio 2021-, i due ruotoni da 21 puntarono a sud e scendemmo Toscana per il weekend. Scopo: riassaggiare il gusto della libertà persa da più di 12 mesi. Ossigeno a quella parte di immateriale di noi che ormai è anossica dal periodo di merda che abbiamo vissuto. Ma si sa che i chilometri fatti in moto sono come le ciliege: uno tira l’altro. Durante il weekend si è cercato di capire se ci fossero gli estremi per una settimana di ligth-mototouring in Italia, o se vogliamo un tour senza grosse pretese, senza voler per forza fare qualcosa di straordinario, un tour semplice che appagasse l’appetito da moto. Quello che 18 mesi fa sarebbe stato classificato come “ordinario” o neppure preso in considerazione, quel giorno di maggio fu qualcosa che sazia.

Si sa che è proprio durante le pause dalla sella che è quando si tirarono fuori le idee, da quelle seguono le cartine stradali e poi a getto quei primi semi del “Ma sì, fammolo strano!”.