Quando la moto va come dovrebbe andare.
Venerdì sera cena con i compagni di liceo a Vicenza. Son passati 27 anni dall'ultima volta che li ho visti. Abito verso Verona, difficile incontrarsi, anche casualmente.
Lorenza torna tardi per impegni di lavoro. Non ce la faccio a raggiungerli per la cena. C'è il piccolo da tenere.
È un bel po' che non prendo la moto, dai primi freddi. Le ultime settimane le ho dedicato qualche cura, tra cui una nuova imbottitura per la sella e le manopole riscaldate. Veranno utili per asciugarsi le mani sudate in agosto. Mancano dei piccoli dettagli elettrici, in punti raggiungibili senza smontare nulla, quindi venerdì rimonto la carenatura, controllo livelli, spurgo freni, rabbocchino olio, pressione pneumatici.
Preparo la cena, mangiamo e parto verso le 22. Ho premura di arrivare e scelgo una strada dritta: la statale 11.
La noia del putan-tour in statale e del traffico all'andata.
Arrivo subito dopo cena e non so cosa mi aspetterà.
Lo scopro subito: volti sconosciuti che mi salutano, tra quelli che riconosco di pochi ricordo i nomi.
Sono impreparato, meriterei un "4, al posto" ai quali ero abituato ma imperterrito come ai tempi del liceo non ne faccio un problema, mi rilasso e mi godo un piacevolissimo dopocena.
Osservo i volti, gli atteggiamenti un po' per volta riconosco i tratti, colgo le caratteristiche, si palesano i caratteri ed il rompicapo mi concede qualche indizio. Come da fosca ed assopita memoria cominciano a riemergere i ricordi. I nomi non ancora, mi dovranno consegnare la lista dei presenti per dar finalmente un ordine, sommario ma abbastanza risolutivo.
Bella e piacevole serata. Saluti a tutti e riparto.
È l'una e mezza. Statale? No grazie, ho già dato, non ci tengo alla rush-hour della freccia all'ultimo metro per l'abbordaggio.
Scelgo la strada che avrei voluto fare anche all'andata, i colli Berici.
Salgo fino al santuario della Madonna di Monte Berico, da lì Arcugnano.
Riprendo un po' di confidenza con la moto, la strada la conosco ma al buio è sempre una sorpresa.
Però, 73mila chilometri e frulla ancora bene. Anzi. Proprio bene. Le curve volano via lisce. Bello, mi godo il fresco notturno.
Passo da Perarolo, vicino al lago di Fimon. Da qui la strada si fa più stretta. Non c'è nessuno in giro, guido rilassato, concentrato sulla mia corsia, sciolto e rilassato.
Quando accelero sale bene, sempre piena, mai un tentennamento. Frenare frena. Non mi posso lamentare. Anzi, mi lascio condurre.
In scioltezza da Perarolo arrivo a Brendola. Da lì Lonigo e finalmente a casa.
Finalmente... avrei continuato fino al Garda ma non posso.
Arrivo che son da poco passate le due, trovo gli amici in serata baldoria. Mi offrono un paio di birre e recupero sulla la sete. Parcheggio sotto casa e me ne vado a letto alle 3 e mezzo, dissetato, rilassato, appagato.
Soddisfatto della bella serata, della bella sgroppata sui colli, della ritrovata confidenza, con i compagni di classe soprattutto ma anche con la mia motina. Che da quando sta con me non sbaglia un colpo. "Più meglio che nuova".
Bella serata, emozioni che portano un bel ricordo.
Ora la riporto in garage, sotto il telo. Aspettando che ci sia un'altra occasione per poterla sfoderare.
Uno spettacolo di moto, la mia.
__________________
R1100S '98
Space is the place.
|