Il GPS umano
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GIORNO 13 – 15 AGOSTO 2018
Osh - Osh (33 km in moto)

E venne il giorno della resa dei conti.
Per prima cosa andiamo in moto fino all’aeroporto per capire se i nostri biglietti scritti con la biro sono buoni. All’ufficio della compagnia aerea non c’è nessuno, ma un’impiegata molto gentile della concorrenza ce lo conferma. Con quelli possiamo andare direttamente al check-in.
Bene. E una è fatta. Ora dobbiamo restituire le moto a Muztoo. Per puro caso in città incontro Oybek con un cliente. Mi fermo e lui mi accoglie con un sorriso ebete, facendo finta di niente. Con sguardo truce gli ricordo il fattaccio e gli do appuntamento per mezzogiorno. Cambia subito espressione e mi conferma l’incontro.
Nel frattempo passiamo da Stas e gli chiediamo se può darci assistenza psicologica e soprattutto un passaggio visto che saremo a piedi.
Arriviamo da Muztoo. Ci fanno accomodare tra mille convenevoli. Al che passo direttamente all’attacco. Gli dico che gli ho dato soldi buoni per una moto che buona non era. Gli ficco pure in testa un concetto semplice: se spacco la moto io perché mi dimentico di cambiare l’olio è colpa mia, mentre se si spacca da sola è colpa sua. Gli ricordo anche il fattaccio della batteria caduta.

Oybek, assistito da uno dei suoi meccanici inciabattati, prova a controbattere, invocando le clausole di esonero della sua responsabilità scritte sul contratto, ma non gli lascio spazio: voglio il rimborso del noleggio dei tre giorni in cui non ho potuto usare la moto, nonché delle 450 bombe scucite al driver e, infine, del prezzo pagato per la batteria nuova.
Non ne veniamo fuori. Ripeto tutta la pantomima all’impiegata nell’ufficio. Alla fine, dopo un combattimento fino all’ultimo colpo, esco con 700 dollari in mano: praticamente sono riuscito a farmi rimborsare tutto. Ancora non ci credo.
Il pomeriggio lo passiamo a festeggiare da Stas, che, soddisfatto pure lui, ci offre un’anguria.
Nel frattempo è arrivato, dopo in lungo viaggio, un russo di Vladivostok, anche lui ospite da Stas. Sta facendo manutenzione ad un vero pezzo di ghisa: una Honda ST1000 Pan European, una moto per niente adatta agli sterri che ci sono da queste parti.
Come fosse la cosa più normale del mondo mi fa vedere le foto di dove è passato. Altro che Pamir! Questo è sghiandato forte. Praticamente ha fatto solo ghiaioni e sentieri impossibili.
Ma per i russi, si sa, tutto è normale.
Sta cambiando l’olio agli ammortizzatori. Viaggia con bagaglio ridotto a zero, ma con dietro un’officina completa: si è portato pure i pistoni di ricambio.
Visto che il tizio mi sembra piuttosto sul pezzo, gli chiedo informazioni sulla famosa Strada delle Ossa – la famigerata Road of Bones, 2000 km nella Siberia orientale che arrivano a Magadan sul Pacifico, una delle strade più inculate del mondo - pressoché impossibile da guidare, con guadi allucinanti e interminabili.
Lui non l’ha fatta, ma chiede subito ai suoi amici russi, qualche info. In pochi secondi sul suo telefono arriva di tutto, ma soprattutto foto e video che hanno polverizzato all’istante ogni mia insensata curiosità.
Non è una strada, è un suicidio.

Nel pomeriggio facciamo un giro al bazar, che vende sostanzialmente porcherie, fatta eccezione per i tipici cappelli kirghizi che stiamo cercando. Ne comperiamo quattro, di colori diversi, per poterli abbinare con il nostro guardaroba.
Costano pochi spiccioli, ma è così divertente mettersi a trattare. Anzi fa parte del gioco.
Tutti incappellati, passiamo dalla banca per cambiare i dollari di Muztoo e quel che ci è rimasto. Quindi, per l’ultima cena, torniamo al ristorante italiano in taxi.
A proposito di taxi, non riesco a capire come qua i taxisti non sappiano mai dove andare. Gli dici l’indirizzo e non capiscono, glielo scrivi e non capiscono, glielo fai vedere sulla mappa e non capiscono. C’è chi si mette gli occhiali, chi telefona al collega per chiedere aiuto, chi ti dice che ha capito, ma poi non sa dove andare.
Ma, dico io, è la vostra città; siete taxisti. Come cacchio fate a lavorare?
Tocca quindi fermarne contemporaneamente quattro o cinque e salire sul più svelto… di comprendonio. E così praticamente quasi ogni volta che ne abbiamo avuto bisogno.
Dopo l’ultima cena, l’ultima notte in queste terre. Sarà agitata perché non ci par vero che quest’avventura sia già finita. Domani sveglia alle cinque. Sogni d’oro…
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Massimo Adami
BMW F800GS Adventure
YAMAHA XT600E
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