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Vecchio 02-11-2017, 11:32   #8
Antonio Tempora
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01/08 - Dogubeyazit – Frontiera Iran – Strada Fiume Aras – Chiesa St.Stephanos – Jolfa
Km.220 Partenza H08,00 in Turchia Arrivo H 16,20 ora Iraniana

“Il mio sogno dopo tanti anni si è avverato….Crederci Sempre Arrendersi Mai!”


Sveglia alle 05,00 e caffè sul terrazzino della nostra stanza con i biscotti portati da casa.





Preparo le borse, pago il conto, carico la moto ed usciamo con un po’ di difficoltà da questa caotica e sporca città di frontiera.
La situazione politica dovuta al nuovo inasprirsi della situazione Curda ha contribuito alla difficoltà a trovare l’uscita giusta dalla città: parecchie strade che prima portavano agevolmente alla Nazionale ora sono sbarrate per motivi di sicurezza e seguire il GPS non aiuta.
Alla fine prendiamo la strada giusta e salutando il nostro amato Ararat sulla nostra sinistra ci dirigiamo verso la frontiera.







Tempo splendido, fila di Tir nei pressi della frontiera lunga almeno 2 chilometri con gli autisti in paziente attesa.
Al solito passiamo oltre le file e procediamo con le fasi doganali d’ uscita con i funzionari Turchi, al solito velocemente (anche troppo come scopriremo al rientro visto che per nostra distrazione non ci mettono il timbro d’uscita!),
Dribbliamo i tanti pestulanti che offrono di cambiarci la valuta e ci mettiamo in attesa davanti al cancello bianco che, aperto quello marrone Turco, ci separa dalla dogana Iraniana di Bazargan.
Dopo pochi minuti di attesa senza che si presenti un’anima al cancello veniamo “prelevati” da un signore in borghese che si offre di aiutarci al disbrigo delle pratiche dognali, al nostro assenso chiama con un urlo la guardia che si affretta ad aprire il cancello permettendoci di entrare.



Fermiamo la moto davanti ad una garitta lasciando giacche e caschi sotto l’ occhio vigile di una guardia doganale e seguiamo il nostro “Virgilio” dentro la dogana pensando preoccupati di trovarci “In un luogo oscuro dove la diritta via era smarrita”.
Invece aspettando comodamente seduti nell’ ufficio turistico dove una gentilissima ragazza in chador e trucco vistoso a cominciare dalle sopracciglia perfettamente disegnate, si informa sul nostro viaggio prendendo nota delle nostre generalità e ci intrattiene sulle caratteristiche turistiche di Maku e del Territorio di Libero Scambio di Jolfa, il nostro “assistente” salta le fila, quasi tutti camionisti, davanti ai vari funzionari facendo timbrare i nostri passaporti e soprattutto il preziosissimo Carnet De Passage, che il funzionario compila dopo aver verificato personalmente il numero di telaio che io gli ho indicato ma che lui sapeva perfettamente dove si trovasse!
Usciamo dalla dogana dopo poco più di 45 minuti e seguiamo la nostra guida all’ ufficio di cambio dove praticamente tutti gli “assistenti” in frontiera fanno riferimento.
Prima lasciamo la moto e tutti i nostri averi al primo Posto di Polizia dove gli agenti ci salutano con il nostro primo “welcom in Iran” contenti del nostro arrivo nel loro paese.
L’ ufficio di cambio dove ci rechiamo è di fianco all’ Exchange ed il tasso a cui ci cambiano 300 dollari (siamo partiti con 3000 dollari e 1630 euro di cui 1000 tra dollari ed euro nascosti nella moto con una MasterCard) non cedendo alle insistenze di cambiarne di più, poi elargisco una mancia di 50 euro al nostro “Virgilio” superiore alle sue aspettative ma giustificata, dopo tutte le preoccupazioni patite per il rilascio del visto Iraniano e sulle difficoltà nel passaggio frontiera, dalla velocità nel disbrigo delle pratiche doganali e dal nostro entusiasmo di trovarci finalmente in Iran.



Torniamo alla nostra moto e settato il mio GPS usciamo da Bazargan direzione Maku-Poldasht-Fiume Aras dove arriviamo senza difficoltà.
Cominciamo a seguire il fiume Aras che separa la regione del Nakhichevan, enclave dell’ Azerbajan contesa all’ Armenia.



La strada è a due corsie non larghe ma ben tenute, traffico scarsissimo fino a quando si giunge allo sbarramento che con il suo piccolo lago contribuisce ad irrigare le coltivazioni, solo qui troviamo un po’ di circolazione automobilistica oltre che trattori ed altri veicoli dedicati all’ agricoltura.
Superato il piccolo lago artificiale riprendiamo a costeggiare il fiume e la strada diventa tortuosa ed ad una sola corsia con tornanti e Sali scendi sempre con la vista sulla frontiera Azera e le montagne in sottofondo.
Arriviamo quindi all’ incrocio con la strada per la Chiesa Armena di di St.Stephanos, dichiarata Patrimonio Unesco.
Come quasi tutti i monumenti storico-artistici Iraniani è stata sottoposta a recenti restauri ed anche la strada di accesso ne trae beneficio.



Unica nota dolente. Il parcheggio è su una ripida salita senza piazzola. Sperando di trovarne una in piano percorro la strada fino all’ ingresso del sentiero che porta alla chiesa e tra le imprecazioni di Lilli fatico a tornare indietro fino ad un punto, vicino ai bagni pubblici, dove nonostante la strada in forte discesa con molta difficoltà riesce a scendere rischiando di cadere e stirandosi leggermente l’inguine.
Parcheggio la moto accanto ai bagni pubblici nell’ unico punto leggermente in piano e lasciata Lilli che non ha alcuna intenzione di lasciare moto e bagagli incustoditi, mi reco da solo in visita.
Fa molto caldo, ci sono parecchi turisti, tutti Iraniani e certamente non Cristiani Armeni.
Bevuto alla fontana all’ ingresso e bagnata la testa mi incammino per il sentiero d’ accesso con una ripida scala in pietra che vecchiette in palandrana e ampio fazzoletto in testa a discapito del caldo, percorrono con delle babbucce di stoffa paragonate alle quali i miei stivali da moto con suola “carroarmato” mi fanno apparire come un marziano.





Pagato il biglietto d’ingresso, il primo dei tanti di questo viaggio, entro nel complesso di questa chiesa monastero, simile nella sua struttura alle tante chiese Armene presenti anche in Turchia.
Fa strano vedere tanti Iraniani musulmani in visita ad una Chiesa Armena, scoprirò nel corso di questo viaggio quanto gli Iraniani siano orgogliosi, giustamente, della loro antichissima storia e tradizioni artistico-archeologiche millenarie.
Visito il sito, scatto foto a chiesa e visitatori e poi scendo per lo stesso sentiero tornando da Lilli seduta all’ ombra accanto alla moto.

























Per non rifarsi male nella salita in moto Lilli preferisce farsi, fortunatamente in discesa, 400 metri fino ad uno slargo in piano dove si sente sicura nel salire.
Riprendiamo la strada che costeggia il fiume Aras e dopo pochi chilometri raggiungiamo la nostra meta di questo primo giorno in Iran: Jolfa.
Ad un parcheggio chiamo un tassista, gli mostro il nome dell’albergo e mi faccio guidare fino al suo ingresso, inaugurando una routine seguita in tutto il viaggio per raggiungere il nostro albergo.



Parcheggio la moto accanto all’ ingresso, la reception dell Aras Jolfa Hotel non parla inglese ma non abbiamo difficoltà a farci capire aiutati anche da una guida locale che accompagna un gruppo di turisti Iraniani (la zona è tutta Duty-Free ed è meta di un turismo commerciale proveniente da tutto l’Iran) e parla perfettamente l’Inglese.
Un inserviente porta le nostre borse nella nostra camera molto ampia, con una mini cucina ed un ampio bagno con cesso alla turca.
Aria condizionata, scarpe tolte e lasciate su suggerimento dell’inserviente all’ ingresso della stanza onde camminare sulle pantofole in gomma presenti in tutte le stanze d’albergo visitate in Iran per facilitare l’uso comune di camminare senza scarpe nelle proprie ed altrui case, Corano –Tappetino di Preghiera e freccia al soffitto che indica la direzione della Mecca.
Ci spogliamo, sistemiamo le nostre cose, apro il frigorifero dove trovo una birra locale dal sapore orrendo con cui brindiamo felici al nostro ingresso in Iran.



Doccia e riposino poi scendiamo e beviamo, sorpresi di poterla bere in un paese che descrive gli USA come “diavolo”, una Coca Cola.



Lilli è vestita per la prima volta in maniera “corretta” ma non si sente assolutamente a disagio nella sua giacca “sahariana” Francese acquistata al mercatino settimanale vicino casa nostra a €10,00 ed un foulard bellissimo con una splendida tigre disegnata trovato per terra e tornato nuovo dopo il lavaggio in tintoria!



Arriviamo all’ora di cena che, da quando sono a dieta oramai viene consumata verso le 19, fuori fa molto caldo ma dentro questo hotel frequentato da famiglie Iraniane in transito, si sta al fresco.
Il ristorante dell’albergo è gestito da una famiglia Georgiana che parla bene l’ inglese e ci suggerisce il menu che sarà a base di un’ottima zuppa iniziale, una specie di “Tiella” al formaggio ed il primo degli spiedini (Kebab), riso pilaf e insalata che costituiranno nelle loro tante varianti, la nostra dieta in Iran.
Mangiamo un po’ di frutta e chiacchieriamo con i proprietari chiedendo per me un “caffè alla turca” che mi arriva con un cucchiaino di cui Lilli si innamora subito e che alla sua richiesta di acquistarlo le viene gentilmente regalato aggiungendosi così alla nostra collezione.
Salgo in camera e scendo con il kit per il caffè e ricambio al dono con tre cafféall’ Italiana molto gradito.





Mi fumo all’ esterno il mio sigarino mentre diverse famiglie, distesa un’ampia coperta al suolo, si dispongono seduti a consumare la loro cena preparata con il cibo portato da casa, un’abitudine, quella di consumare il cibo all’ esterno magari sotto un piccolo gazebo a ricordo delle tende nomadi, che troveremo in tutto il paese.
Rientriamo in camera per trascorrere la nostra prima notte in Iran.
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Antonio Tempora
"Ama il tuo sogno ogni inferiore amore disprezzando" - Ezra Pound
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