Il termine[1] viene dal tardo latino fica "frutto del fico", come femminile di ficus, "l'albero del fico" (Ficus carica) ma anche dell'apparato sessuale femminile . La dicotomia al frutto del fico usata in latino infatti è sempre parallela alla parte anatomica femminile, fatto lamentato dallo stesso Aristotele, (300 a.C). Il significato per la parte sessuale femminile era già presente nella parola greca (συκον) sykon[2] "fico", usato gìà da Aristofane[3] nelle proprie commedie. Si tratterebbe quindi di un calco che dal greco è passato alla lingua italiana tramite il tardo latino. Il termine greco però deriva direttamente attraverso il fenicio dal precedente accadico: pīqu, ovvero sīqu (2300 A. C) [4] in cui assume propriamente e solo il significato comune dell'organo sessuale, ed anche a verbi ed aggettivi associati alla copula ed alla penetrazione.
In latino venne usato in parallelo come termine più gentile per sostituire il più volgare cunnus[5] (in italiano conno, termine poco usato[6]) e viene descritto come una ferita in locis uericundioribus, ovvero nei posti più vergognosi[senza fonte]. La assunzione semantica del termine con valore prettamente sessuale, presto trasformato in senso osceno, ha fatto sì che, molto più tardi con la formazione del volgare, il nome del frutto dell'albero del fico in italiano, venisse "censurato" e passato al maschile, così come è l'albero, cioè "fico", in deroga all'usuale regola della lingua italiana (mela frutto del melo, pera frutto del pero ecc.), dove il nome del frutto è il nome dell'albero passato al femminile.
P
Pacchio (Catania, Siracusa); Padella (Pietro Aretino); Paiolo (Antonio Malatesti); Paniera (A. Allegri), Paniere, Paneruzza; Papera; Passera, Passerina (e varie altre declinazioni); Patacca (prevalentemente diffuso in Romagna)[49]; Patafiocca (dialetto bolognese); Patata, Patatina; Patonza; Panzeta col pelo (Pancetta con il pelo in Veneto); Pegnata (Veneto); Pelo; Pelosa; Pentola (Luigi Settembrini); Pertuso (napoletano)[50]; Pesciotta (Frosolone); Pettera (dialetto massese); Pettignone (Pietro Aretino); Pettine, Pettine risegato (D. Velluti); Pettinicchio (G. P. Lomazzo); Pignatta (Gentile Sermini); Piatto (Canti carnascialeschi); Piccione (dialetto barese, salentino); Pila (Poggio Bracciolini); Pilu (Calabria meridionale e Sicilia nord-orientale)[51]; Pisciacchio, Pisciacco, Pisciaccone, Pitacco, Piccione (Puglia); Pisaia, Pisaina (lingua romagnola); Pisella (espressione familiare); Pipa (Veneto); Po' (Pietro Aretino); Potta (dal latino puta)[52]; Potta di Modena (Pietro Aretino); Pottacchietto (Giorgio Baffo); Pottino; Pòta (nei dialetti bergamasco, bresciano e cremasco, utilizzato anche come intercalare); Prugna; Purchiacca[53] (espressione dialettale napoletana dall'etimologia greca "buco purpureo")[11] peraltro più nota come pucchiacca (o pucchiacchiera)[54] (espressione dialettale napoletana dall'etimologia greca "valle di fuoco", dall'unione di pyr, fuoco e chiakè, valle);
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...ma ho promesse da mantenere e miglia da percorrere, prima di dormire...
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