Visualizza un messaggio singolo
Vecchio 03-09-2017, 21:09   #25
Massimo
Il GPS umano
 
L'avatar di Massimo
 
Registrato dal: 21 Feb 2003
ubicazione: Verona
Messaggi: 590
predefinito

GIORNO 6 - 10 AGOSTO 2017
Kargil – Leh (267 km in moto)



E’ già ora di partire. L’idea era quella di cavalcare l’Hamboting La (4078 m) per raggiungere la valle dell’Indo e quindi risalirla fino a Khalsi, per poi rientrare a Leh per la strada già percorsa all’andata.

Ci viene però confermata la notizia che la strada, dopo il villaggio di Sanjak, è franata e che non è percorribile nemmeno in moto.

In Ladakh bisogna sempre avere un piano B, oppure saperlo trovare. Il nostro piano B non ha nome, però esiste: si tratta di una stretta valle che collega in direzione nord-sud Sanjak a Khangral. Nemmeno Donato ha mai percorso questo tratto, per cui partiamo con un po’ di incertezze, ma non abbiamo alternative.

La variante ci consentirà di attraversare l’Hamboting La e di percorrere la valle dell’Indo nel suo tratto più suggestivo, come programmato, ma ci costringerà a rifare (nell’altro senso) il Fotu La: poco male perché è bellissimo da guidare e lo rifacciamo volentieri. In ogni caso non c’è altra possibilità.

Il percorso sarà tuttavia più lungo di una trentina di chilometri inesplorati, per cui partiamo di buon mattino.

Kargil è stata solo un assaggio di Kashmir, una toccata e fuga che mi ha fatto venire la voglia di tornare, magari con un viaggio ad hoc, magari fino a Srinagar. Sognare per ora non costa nulla e quindi mi metto in marcia con la testa tra le nuvole.

L’Hamboting La è pochissimo frequentato, e non solo dai turisti stranieri, ma anche dagli autoctoni, perché praticamente porta in mezzo al nulla: la valle dell’Indo, in cui si scende dall’altra parte, è pochissimo abitata, in quanto il fiume, in quel tratto, è piuttosto incazzato e, ad ogni stagione, spazza via villaggi e strade; inoltre c’è poco spazio per le coltivazioni, per cui la vita deve essere un filino scomoda.

Di turisti non c’è nemmeno l’ombra, probabilmente a causa del timore reverenziale che incute il Kashmir. Insomma siamo anche oggi fuori dalle rotte classiche del Ladakh. E a me piace un sacco sta cosa…

Attacchiamo dunque l’Hamboting La e Kargil scompare poco dopo dietro le prime curve. La via di salita si arrampica sulla destra idrografica di un vallone, praticamente fino al passo. Il paesaggio, dopo qualche rado boschetto, si fa totalmente brullo (come sempre del resto) e qui pure disabitato.



Gli unici e rari mezzi a motore sono quelli militari. Ci sono anche i soldatini, che però non riescono a mimetizzarsi nonostante le mimetiche.





Per il resto incontriamo solo pastori, gruppetti di donne a bordo strada e qualcuno che vaga da solo, non si sa bene dove.







La strada continua a salire costante; all’asfalto si alternano tratti sterrati, comunque facili. E i nostri trattori vanno che è una meraviglia.





Alberto trova anche il tempo di fermarsi…



… mentre il nostro pickup di supporto, un Mahindra guidato dal fido Mustafà, ci segue a distanza.



Nella parte alta, in dirittura del passo, il paesaggio si fa quasi lunare. Non c’è anima viva.







Però in cima ne troviamo due di anime: Khomeini e Khamenei, che vegliano sui passanti e che ci ricordano che questa è ancora area islamica. Va che fenomeni!



Ma anche questi non sono da meno. Vorrei però avere la sua barba.



Scendiamo, trotterellando senza pensieri, dall’altro versante in direzione est. Gli spazi sono sempre ampi e i panorami grandiosi.









Più avanti la strada si fa spazio ripida tra le rocce che costituiscono lo sbarramento naturale della sottostante valle dell’Indo.









E non potevano certo mancare i soliti fancazzari seduti a non fare una beata fava.



A Batalik troviamo un primo check point. I nostri permessi sono a posto naturalmente e caliamo, ora ripidi, verso il fiume che serpeggia rabbioso nel suo canyon.







Ci segue sempre a ruota Daitan a bordo del suo camioncino.



Questo tratto della valle dell’Indo è molto suggestivo. Lo spazio è appena sufficiente per la strada e il fiume… infatti non c’è altro.







La nostra carovana prosegue in fila indiana fino ad un altro check point in prossimità di un ponte, ma poco dopo siamo fermi.



Tre povere donne sono intente a spostare sassi mentre gli uomini dietro le guardano. Non potevamo mica essere da meno! E così mandiamo le nostre donne a dare una mano, mentre noi, sempre per non essere da meno, le guardiamo senza muovere un dito. Così siamo pari con gli altri!



Liete di poter servire… come direbbe l’uomo bicentenario. Va che soddisfatte!



Sgomberata la strada proseguiamo lungo l’Indo fino all’incrocio di Sanjak.



Facciamo pochi metri e… alt! E’ qui la frana insuperabile che ci avevano preannunciato. Facciamo dietrofront fino all’incrocio e ci immettiamo per l’ipotesi B. Altro check point, il terzo, che ci lascia passare (e meno male altrimenti ci toccava tornare indietro fino a Kargil).

Affrontiamo la valletta incognita. Qualche grappolo di case, un torrente agitato e nient’altro. A metà strada incontriamo però due bimbi con il nonno. La piccoletta, che deve essere bella tremenda, non parla, ma i suoi occhi neri parlano per lei. E guai a toglierle di mano il suo biscotto!







Qualche curva e ci ritroviamo a Lamayuru con il suo monastero appollaiato che sorveglia il paese.





Al margine dell'asfalto vedo un piccolo fagotto. Avvicinandomi in moto mi accorgo che è un bambino rannicchiato per terra, anzi seduto a gambe incrociate.



Era completamente da solo, ai margini della strada. Avrà avuto sì e no quattro anni. Si era tolto una scarpa e la riempiva come se fosse un camion per trasportare la ghiaia che aveva lì intorno.

Non aveva altro, ma era tutto intento a giocare con la sua scarpa. Mi sembrava felice. Non mi sono fermato per fotografarlo, né per parlare con lui. Avevo paura di rompere la magia di quel momento. E tale è rimasta.

È il ricordo più intenso che porto con me da questo viaggio…

Donato percepisce che ho bisogno di stare da solo, lo sorpasso e lo distanzio. Mi lascia fare.

Guiderò per un’ora completamente solo fino quasi a Leh. Il sole sta tramontando, le luci sono radenti, il cielo è luminoso e limpido. Tutto si amplifica, si dilata. Mi sento bene, incredibilmente bene. E per un po’ colgo tutte le emozioni, esageratamente potenti, che ritrovo ogni volta che viaggio da solo.

Grazie Donato di aver compreso il momento.

Alla sera, rientrati in albergo e docciati, gironzoliamo per il paese semi deserto. Qualche negozio è ancora aperto non si sa bene per chi.









Che ne dite? Stasera ci potrebbe stare un’altra pizza. Cerco la cucina, ma non trovo il pizzaiolo.





E per forza! Vorrai mica che facciano la pizza in cucina! Hanno la pizzeria, mica sono improvvisati questi!



Perplesso, attendo che mi arrivi…



Domani si riposa tutto il giorno. Poi si ripartirà per la parte più impegnativa di questo viaggio…
__________________
Massimo Adami
BMW F800GS Adventure
YAMAHA XT600E

Ultima modifica di Massimo; 24-09-2017 a 17:58
Massimo non è in linea   Rispondi quotando