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Vecchio 12-04-2016, 21:04   #1
EnricoSL900
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Oggi giorno libero: dopo aver sospeso l'assicurazione del K avevo riattivato quella della SS dopo la pausa invernale.
Per la prima volta avevo fissato con un giovanotto mio collega, proprietario di una Z750 con la quale in cinque anni ha fatto sì e no diecimila chilometri.

Puntuali all'appuntamento, partiamo salendo su per una stradina in salita, un misto stretto tecnico e divertente. Io avanti, lui dietro: erano quasi sei mesi che non guidavo la SS ed ero piuttosto arrugginito; nonostante questo, e nonostante l'andatura decisamente cauta, l'ho staccato di un bel po'.
Nel successivo tratto in discesa e in quello ancora seguente, con curve più aperte, lo vedevo più sicuro e in grado di tenere il passo... anche se appena le curve si facevano più serrate, diventando il territorio di caccia ideale della SS, lo perdevo letteralmente.
In una trentina di chilometri, arrivati alla pausa caffè, mi ero insomma fatto l'idea che il ragazzo mancava di esperienza e aveva difficoltà soprattutto nello stretto. Nonostante questo, alla ripartenza mi sono infilato nel secondo consecutivo toboga fatto di tornantini, curve a gomito e pif-paf senza tregua.
Tenevo un passo sveltino ma non tirato, almeno per le mie abitudini... tanto più che stavo pian piano riprendendo confidenza con una moto che non guidavo da mesi. Un occhio sulla strada e uno allo specchietto... fino al patatrac.
Su una curva a sinistra lo vedo allungare la frenata fino al bordo strada: non faccio in tempo a pensare che forse si vuole fermare che lo vedo a terra.
Mi fermo al volo, torno indietro e lo aiuto a rialzare la Z. Caduto praticamente da fermo, lui era indenne e miracolosamente anche la moto ha riportato solo qualche lieve graffio: nemmeno una leva o una freccia rotte o un manubrio piegato. Mi dice che andava un po' troppo forte: aveva tirato una marcia uscendo dalla curva prima, e a quella seguente si era trovato troppo veloce per frenare.
Nonostante tutto ha voluto proseguire il giro, e forse a quel punto lo stato d'animo più abbattuto era il mio.

Mi sono sentito responsabile: lo so so che è stupido, ma mi son fatto mille colpe. Ho pensato che potevo forzarmi ad andare un poco più piano, e soprattutto ho pensato che quando ho visto quel maledetto bivio potevo tirar dritto facendo una strada con curve più aperte: lo avevo visto che nello stretto il ragazzo aveva difficoltà.
Tutti questi pensieri mi hanno accompagnato per un centinaio di chilometri, e più tardi a pranzo con tutti gli altri colleghi che lo hanno pure perculato. Poi lui per primo sa che la cappella l'ha fatta da solo, ma mi sono messo al suo posto e mi sono sentito come quando da ragazzino andavo dietro ai più esperti e cercavo invano di tenere il passo, probabilmente rischiando anche più del dovuto...

Cazzo, mi dispiace...
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Uomo barbuto dalle moto rosse (cit.)
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