15 luglio 2015
Quando mi sveglio gli altri quattro italiani stanno ancora dormendo, preparo la moto e mentre sto per partire escono a salutarmi.
Passo davanti alla guesthouse dove avevo suonato il campanello e vedo una moto con targa italiana, si tratta di una Honda NCX, ma non vedo nessuno e quindi proseguo.
Superato il passo raggiungo una pianura costiera e mi accorgo che la moto ha 49999 km, quando scattano i 50000 mi fermo per fare una foto.
Quale migliore occasione per compiere i 50 mila ?
Appena messa via la macchina fotografica mi attraversa la strada, a 10 metri, una volpe e si ferma pure in mezzo a ringhiarmi, purtroppo non ho il tempo di farle una foto.
Riparto sempre sulla 94 per raggiungere Egilsstaðir.
Entro nel supermercato Netto per fare alcune spese e poi mi fermo al ristorante dove mi sono fermato il primo giorno.
Ho appena preso il solito piatto del giorno che entra dalla porta Arved, il fotografo. Che coincidenza ! Mangiamo insieme e poi ci salutiamo, io domani ho la nave mentre lui prenderà l’ultimo traghetto ad ottobre , poi la Norrona si fermerà fino alla primavera 2016.
Nel parcheggio mi accorgo di avere un clandestino sulla moto…..
Questa sera ho la camera già prenotata a Reyðarfjörður perciò, anche se il meteo è sempre pessimo, faccio ancora un giro per far venire sera. Prendo la 92 e dopo pochi km devio a sx prendendo la 953.
La strada sale ad un passo, sono immerso nella nebbia e riesco a vedere qualcosa solo dopo essere sceso un bel po’ sull’altro versante.
Peccato che negli ultimi quattro giorni d’Islanda ho visto veramente poco.
Raggiungo il Mjóifjörður, supero le quattro case e il piccolo porto di Brekkuþorp e proseguo con la strada che diventa ancora più stretta e con continui sali scendi finchè, dopo 15 km, giungo ad un cancello superato il quale arrivo finalmente ad uno dei fari più antichi d’Islanda : Dalatangi.
Senza accorgermene parcheggio la moto vicino a dei nidi di
sterna artica e vengo attaccato da questi uccelli, mi allontano senza togliere il casco finchè desistono.
E’ un luogo veramente sperduto dove si percepisce l’isolamento dal mondo, basti pensare alla strada sterrata di 46 km per giungere fino a qui dall’asfalto, tra l’altro è aperta solo due mesi all’anno, e che davanti hai solamente l’oceano.
Vicino al faro antico c’è quello più recente che viene alimentato da un generatore diesel.
Sopraggiunge un fuoristrada e scendono tre persone, sono islandesi e uno si ferma a chiacchierare.
Mi dice che adesso è in pensione ma una volta lavorava sulle navi e quando ritornava a casa quello era il primo lembo di Islanda che vedeva, perciò ora è voluto venire a vederlo da vicino da terra. Mi spiega anche che alla fattoria che c’è vicino al faro abita una donna sola, d’estate ha la compagnia dei figli ma d’inverno, quando i figli si trasferiscono a Egilstaddir a scuola lei resta isolata e rimane con alcune pecore, oche e cavalli , in più deve provvedere alla manutenzione del faro.
Cerco di immaginarmi come devono essere le giornate d’inverno con il sole che sorge, per modo di dire, alle 12:09 e tramonta alle 14:52 e il resto sempre buio, proprio una vita da eremita.
Nel ritorno mi fermo alla Sólbrekka Guesthouse a bere un caffè e poi risalgo il passo sempre immerso nella nebbia.
Ripresa la 92 in 24 km sono a Reyðarfjörður, faccio un giro per il paese per capire dove mangiare qualcosa stasera e raggiungo la Guesthouse.
La camera è in una dependance che ha una quindicina di camere con bagno privato, una cucina, un soggiorno enorme, una sala giochi, sembra una colonia marina dell’Adriatico.
Per cena esco a piedi e arrivo al distributore/ristorante, mangio anche qui il piatto del giorno, prendo una lattina di birra e un pacchetto di biscotti per festeggiare l’addio all’Islanda.
Nella Guesthouse incontro quattro persone solamente.
Oggi 202 km