da "la lentezza"
lo lessi parecchio tempo fa e non me lo ricordo come un "librone", ma oggi m'è ritornato in mente un passo che grazie a "santa internet" ho evitato di doverlo rileggere.
Sulle strade francesi ogni cinquanta minuti muore un uomo. Guardali, tutti questi pazzi che corrono accanto a noi. Sono gli stessi che sanno essere così straordinariamente prudenti quando sotto i loro occhi viene scippata una vecchietta. Com'è possibile che quando guidano non abbiano paura?». Che cosa rispondere ? Questo, forse: che l’uomo curvo sulla sua moocicletta è tutto concentrato sull’attimo presente del suo volo; egli si aggrappa a un frammento di tempo scisso dal passato come dal futuro; si è sottratto alla continuità del tempo; è fuori del tempo – in altre parole, è in uno stato di estasi: in tale stato non sa niente nè della sua età, nè di sua moglie, nè dei suoi figli, nè dei suoi guai, e di conseguenza non ha paura, poichè l’origine della paura è nel futuro, e chi si è affrancato dal futuro non ha più nulla da temere.”
“La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo”
con stile aulico sostiene che tanto più si va veloci quanto più si tende a "scollarsi" dia ricordi e dalla realtà avvicinandosi all'oblio.
azz, rileggendo il copy&paste, non me lo ricordavo scritto così bene, forse è il caso che lo cerchi per rileggerlo.
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