12 febbraio 2014
Sereno e poco vento, mi dirigo verso il mito: la Ruta 40 . Ieri era asfaltata ma oggi sarà quella vera, in ripio !
Costeggio il lago Cardiel e capisco perché Sonja mi ha detto che se piove non si fa la 40: la strada sarà larga 15 metri, ai lati due corsie di terra dura e in mezzo dei solchi profondi 40 cm lasciati dai mezzi che sono passati quando c'era il fango. Se c'è bagnato è meglio stare alla larga.

Pochi veicoli, quattro moto, pochi animali, principalmente guanachi, vegetazione da steppa. Il paesaggio mi ricorda il sud del Marocco.
Più avanti fervono i lavori per sistemare e asfaltare la Ruta, diversi tratti sono già pronti ma non si percorrono ancora, si corre ai lati sul ripio, per ora.

Giungo a Tres Lagos e incontro un brasiliano solitario, sta tornando da Ushuaia e va verso Nord.
Quando incontri qualcuno la prima cosa che chiedi è la direzione : Nord o Sud ? Le altre coordinate non esistono.
Mi disorienta molto l'andare verso Sud e a mezzogiorno avere il sole alle spalle invece che di fronte.
Inizia ora "l'asfalto dei sogni" , definizione di Claudio. Uno dei motivi per cui sono venuto in Patagonia è per vedere da vicino il Cerro Torre ed ora a 95 km di distanza lo vedo sullo sfondo.

Non mi sembra vero, neanche una nuvola !
Al Torre dicono che ci siano 350 giorni all'anno di brutto tempo. Ogni tanto mi fermo e fotografo, ho paura che arrivi una nuvola a coprirlo .
Nel Lago Viedma si vede la fronte del ghiacciao omonimo.

Arrivo al El Chalten e vado all'ufficio informazioni per cercare un alloggio, trovato corro a lasciare i bagagli, mi cambio e mi precipito sul sentiero che porta alla Laguna Torre.

Sono 3 ore di cammino normalmente, ma le faccio in 2, quasi correndo. Sosto un'ora alla Laguna facendo mille foto e poi scendo, si sta facendo tardi.

Arrivo all'hostal alle 20, doccia ed esco a cena, vado al Patagonicus a portare i saluti di Claudio a Cesarino Fava, un alpinista trentino che ha tentato la scalata del Torre negli anni 50 e poi ha deciso di fermarsi qui.