VIII
La mattina a colazione prendo coscienza che con i cetrioli dovrò scendere a compromessi, cosi come del fatto che in Iran in questo periodo è pieno di famiglie in viaggio: noto che i ragazzi continuano a viaggiare con i genitori anche quando sono grandicelli e che c’è grande educazione nei rapporti.
Esco da Zajan per dirigermi verso il maestoso mausoleo di Soltaniyeh, famoso per le sue dimensioni e la sua cupola in mattoni: anche qui i lavori impediscono di apprezzarlo appieno.
Direzione Kashan. Trasferimento di 500km che percorro velocemente tagliando lungo una traccia studiata su google earth in Italia. Arrivo nel primo pomeriggio, quando le strade sono deserte per il caldo e cerco subito la casa tradizionale ristrutturata nel centro tanto decantata dalla LP. La trovo facilmente, infilandomi in una via stretta tra i muri di mattoni e fango: è un posto splendido, arredato con gran gusto, con mobili e accessori in stile, nel cortile noto delle ragazze bionde che hanno tutta l’aria di essere delle turiste del nord Europa. Purtroppo non c’è una stanza libera e la signora della reception mi indirizza verso un’altra casa antica, dall’altra parte della strada…e quando nota che continuo a buttare l’occhio verso il cortile mi rassicura che sarò loro ospite per cena. Me ne vado un po’ deluso, sarà difficile trovare un posto bello come questo…invece mi sbagliavo. La casa è altrettanto bella, meno appariscente ma altrettanto affascinante. Si tratta di una struttura su due piani: al piano terra la cucina, un cortile con una vasca e piante, attorno una serie di sedute in legno con tappeti e cuscini. Al piano superiore le camere per i turisti, davvero deliziose! Non rimpiango nemmeno le bionde: la casa è un concentrato di culture diverse. Spagnoli, svizzeri, giapponesi, francesi ed olandesi. Il ragazzo che mi da il benvenuto e mi porta alla camera mi spiega che stasera mangeremo i piatti tipici della zona, tutti insieme. Sono certo che tutti i turisti in visita a Kashan siano in queste due case! La mia camera è davvero bella, non c’è un letto ma solo un materasso da stendere nel centro che si rivelerà davvero comodo. Faccio la doccia nel bagno in comune e mi fiondo per strada.
Comincio a girovagare, fino a quando lungo la strada non vedo la classica entrata del bazar, che come un buco nero mi attrae e trascina in un’altra dimensione. Anche qui, come a Zanjan il giorno prima, sono rapito dalle luci, dai profumi, dai sorrisi della gente, dalle donne velate che in gruppo assediano i negozietti che si offrono a chi cammina. Sale da te, caravanserragli e vecchie moschee che trasudano secoli di storie: un universo di persone e culture, sempre uguali da sempre, in cui letteralmente mi abbandono facendomi trasportare dalla corrente della folla e dell’anima che lo attraversa. Passo due ore a bere tè seduto su una pila di tappeti in vendita, all’interno del cortile coperto di un antico caravanserraglio dentro il bazar; parlo con diverse persone, in particolare con un ragazzo, l’ennesimo che si avvicina e con la scusa di fare due chiacchiere si esercita con l’inglese. Ha una cultura superiore, come tanti che incontrerò, parla diverse lingue, mi chiede di consigliargli una città europea dove trasferirsi per fare l’università. Non posso non provare tenerezza per lui, dopo un po’ che parliamo capisco che si sente in gabbia, che difficilmente potrà abbandonare l’Iran visto che ha altri fratelli che i genitori devono mantenere. Forse mi sbaglio ma credo che ci sia molta depressione nei giovani di questo paese: tutto è sotto controllo, internet giornali e tv, nonostante ci sia la possibilità di studiare ed istruirti, alla fine vivi comunque racchiuso tra confini; cambiano i presidenti, uno sorride, l’altro mostra i muscoli, ma tutto è sempre inesorabilmente uguale. Esempio di questo paese è anche il ragazzo che mi accompagna fuori dal bazar e alla fine fino a casa: ciarliero e simpatico, si scalda mano a mano che parla del suo paese e di certi aspetti in particolare della sua vita, fino a pronunciare frasi piene di odio. Certo, mi faccio una risata, ma non riesco a non pensare alla possibilità che possa essere un provocatore della polizia turistica quando cerca consenso ed approvazione in me, e se anche non lo è, come faccio a non pensare alla condizione in cui si trova visto che pure lui mi confida che mai nella vita con quello che guadagna riuscirà ad uscire dal suo paese se non cambierà qualcosa.
La cena sarà una grande festa! A parte il cibo eccellente, niente baldoria, alcool o canti: solo parole, uno scambio continuo e ricchissimo di storie ed esperienze di viaggio su questo ed altri paesi, che alla fine mi ubriacano. Tirerò notte con una coppia di svizzeri e uno spagnolo, parlando di viaggi e di vita, di politica, di Europa e Asia…alla fine andrò a letto portando con me pensieri e racconti che valgono come diamanti e che mi accompagneranno ancora a lungo. La chiacchierata durerà anche la mattina come se la notte non fosse esistita e la colazione finirà verso mezzogiorno. Lo spagnolo andrà a Teheran per volare in patria, gli svizzeri tornano ad immergersi nel bazar: tempo ne hanno, sono in viaggio da aprile e devono raggiungere la Cina entro ottobre…del 2014! Saluti calorosi e scambi di mail. Sono persone che mi rimarranno nel cuore.
Foto 198 - 258

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