è purtroppo storia di tutti i giorni, noti o poco noti che siano i marchi.
ed anche aziende che apparentemente hanno sede in Italia, spesso hanno delocalizzato la produzione in altri Paesi (ora va abbastanza di moda la Bulgaria, dove l'imposizione diretta per le società è del 10%).
anche Paesi "avanzati", come Svizzera, Germania, Austria, ecc., offrono incentivi non da poco, quando si "pianta" ex novo un'azienda.
una recentissima sentenza europea, oltretutto, ha stabilito che, in caso di trasferimento della sede societaria all'interno della UE, non ci può essere alcuna tassazione, dato che non c'è alcun realizzo di beni (l'Agenzia Entrate, ovviamente, ha sempre sostenuto il contrario).
in realtà il problema non consisterebbe tanto nel fatto che alcune aziende se ne vadano dall'Italia, ma in quello che non ne arrivano...
l'Italia non è attrattiva, da questo punto di vista e più che impedire lo "spostamento" di chi ha sede qui, si dovrebbero creare le condizioni favorevoli per attirare capitali e quindi aziende.
se un'azienda trasferisce la produzione all'estero, lascia i dipendenti disoccupati (che quindi non saranno più consumatori) e costringe per di più lo Stato ad erogare cassa integrazione. un doppio danno con effetti a cascata.
esempio di incentivo: non sarebbe preferibile sgravare il costo del lavoro per rendere meno appetibile il trasferimento? (mantenendo lavoratori occupati che alimentano i consumi e sgravando le casse statali dalla C.I.)?
e per chi vuole investire non sarebbe interessante sapere che si può "concordare" (tax ruling) il proprio regime fiscale per 5/10 anni, e che nella fase di avvio la tassazione è particolarmente leggera?
sono solo esempi eh!
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