Domenica 26 maggio
Il pulman per Tikal è alle 6,00 am: mi sveglio presto e alle 5,15 sono già pronto. Fuori è ancora buio e non c’è nessuno in giro. Arriva un tizio e si mi dice che il pulman parte da qui. Mi appisolo dal marciapiede. Alle 6,10 niente. Eppure qualche mezzo inizia a girare. Alla fine chiarisco tutto: il fuso orario del Guatemala è indietro di un ora rispetto al Messico. Infatti poco dopo le sei il pulmino arriva. Siamo in tutto 5.
Prima delle sette siamo al sito di Tikal
all’ingresso compro una mappa con le figure dei monumenti
poi prendo il primo sentiero indicato e cammino…anzi zoppico verso i primi monumenti la piazza principale è qualcosa di imponente e sono da solo: me la posso godere a pieno
come nota aggiungo che le distanze fra le varie zone della città di Tikal sono abbastanza lunghe, ma se avete fatto una scivolata con grattugiata e bucato un ginocchio, vi sembrano infinite.
Verso le nove e mezza, mi distendo sopra a dei gradini belli freschi, abbasso la visiera del berretto e mi appisolo. Quando mi sveglio sono le undici. Comunque mi rimetto in marcia. Oggi riesco già a piegare abbastanza il ginocchio e domani con un poco di attenzione dovrei riuscire a guidare la moto.
Ad Angor Wat, in Cambogia, la iungla e gli alberi, letteralmente avvolgono i monumenti, mentre qui a Tikal, ogni tanto, si aprono delle radure e le costruzioni ti appaiono nella loro interezza.

dopo una sosta per bere, vedo le indicazioni per il tempio IV: ne ho già visti parecchi e questo, paer andarci ha pure una serie di scalinate in legno abbastanza pendenti. Vedo i turisti che scendono e si vede che è una sfacchinata…per uno mezzo zoppo. Pazienza. Inizia il mio piccolo calvario. Mi appoggio ai corrimani e limito l’uso del ginocchio destro. Sono oltre 180 quei maledetti gradini, ma arrivato in cima la vista è mozzafiato
Dal mezzo della foresta sbucano le cime di due piramidi: incredibile.
alle due del pomeriggio c’è il rientro a El Ramate. Alle 4 mi metto a letto, dopo aver preso antibiotici e antinfiammatori come ha prescritto il medico
Rimetto il ghiaccio e verso fine pomeriggio va già meglio. Esco e vado a fare una zoppicata fino al lago e mi imbatto in una scena qui quotidiana, ma per noi turisti forse un poco singolare. Ci sono alcune famiglie: i bimbi giocano in acqua, le mamme fanno il bucato e i papà lavano le auto o i pickup
Alla sera torno dalla chiesa a mangiare le empanadas.
Lunedì 27 maggio
Mi ci vuole oltre un ora per caricare la moto, ma alla fine sono pronto
Riconsidero il mio itinerario. Avevo pensato di entrare in Belize e poi trovare un passaggio su di un ferry per l’Honduras. Però non ho avuto risposte dalle compagnie di navigazione delBelize e arrivare per poi magari dover aspettare qualche giorno per imbarcarmi non è una bella prospettiva. Decido di saltare il Belize e di andare via terra in Honduras.
Prima è necessario andare alla SAT per regolarizzare l’importazione della moto. All’ufficio di San Benito non possono: bisogna farlo alla frontiera. Si ma io come faccio a farlo uscendo alla frontiera se non ho fatto l’ingresso del mezzo. Magari esco, ma poi mi fermano al paese seguente.
Mi suggerisce di provare all’ufficio di Flores, lì attaccato, è più grande e forse possono aiutarmi. Che male le soste.
Nisba anche qui e per fargli capire da dove sono entrato in Guatemala ci è voluta la foto.
Pazienza, l’importante è poi riprendere confidenza con la moto, imparando a gestire il ginocchio farlocco. Del resto la giornata è ideale: becco una serie di acquazzoni impressionanti. Mi sa che la situazione sarà molto più complicata che in Vietnam, dove dopo un oretta potevi ripartire.
Questa è la sosta da due ore e mezza in un punto qualunque del Guatemala
il telo comprato in Vietnam è però utile, anche se la Yamaha 200 Serow era più piccolina del Kawasaki e la potevo coprire completamente
verso sera arrivo in una località imprecisata a 30 km (credo) dal confine e l’hotel Escorpion mi accoglie.
Mi lavo, cerco di mettere ad asciugare i vestiti ed esco per comprare qualcosa da mangiare. In un negozietto (senza luce elettrica, solo candela) trovo delle scatolette ed io ho del pane: bibita e acqua e via.
In camera c’è la televisione e facendo dello zapping cosa trovo ? Trasmettono in diretta la finale della Coppa Italia Roma-Lazio. Non sono un tifosissimo di calcio, ma qui, all’estero, mi fa piacere guardarla…anche per via del fatto che l’alternativa sarebbe la strada buia fuori dell’hotel.
vince la Lazio: i commentatori sud americani sono uno spasso. Si entusiasmano e riescono a entusiasmare anche con un tiro fuori di 5 metri
martedì 28 maggio
Trovare la migracion è un attimo , ma poi è l’aduana (dogana) il problema.Racconto tutto al funzionario e anche qui devo mostrare la foto del posto di frontiera dove sono entrato in Guatemala. Gli spiego tutta la trafila fatta agli uffici della SAT. Alla fine (e gratis9 mi scrive una specie di permesso di transito e mi rassicura per la frontiera: non ci saranno problemi per entrare in Honduras
appena alla dogana, cambio immediatamente i dollari in Lempiras, la moneta dell’Honduras: 100 lempiras=3,7 euro
Ad ogni dogana ci sono dei cambisti e fanno un lavoro ufficialmente riconosciuto, con tanto di targhetta identificativa. Il cambio normalmente è leggermente inferiore che in banca, ma la praticità è tale che ho sempre cambiato in frontiera, anche per entrare subito nel paese con la moneta locale.
In prima mattinata attraverso San Pedro Sula, dove ho comprato lo spray protettivo per la catena: non mi sono accorto di essere nella città più pericolosa del mondo, però 719,447 abitanti e 1143 omicidi l’anno sono un dato abbastanza significativo.
Nel pomeriggio arrivo al lago Yojoa e qui mi fermo per pranzo in uno dei ristorantini sul lago: ti fanno scegliere il pesce della grandezza desiderata e te lo cuociono sul momento
arrivo a Tegucigalpa verso fine pomeriggio e penso di fare almeno la circonvallazione attorno alla città, mettermi nella direzione di Danlì verso il confine col Nicaragua. Mi fermo per chiedere l’uscita per la direzione di Danlì a dei tassisti e poco dopo da un posto di polizia. Mi dicono l’uscita e poi insistono per accompagnarmi e io seguo il loro furgoncino. Poi dall’uscita, tornano indietro alla loro stazione: troppo gentili.
Da qui entra in gioco la mia testardaggine. Vedo un hotel è di quelli a ore, ma mi posso riposare subito, sono quasi le otto. Una camera 30 dollari per 3 ore e 60 tutta la notte: ma va a cagare. Proseguo e mi dicono che dopo la stazione dei treni c’è un motel. E quanto vuoi che costi un motel dalla stazione dei bus ? 6 km e lo scopro: 80 dollari !! Torno al motel di prima (quasi le nove). Non ho abbastanza lempiras e non hanno da cambiare i miei biglietti da 100 dollari: di piccolo taglio arrivo a 40. Niente da fare con la carta di credito. Chiedo dov’è un bancomat. Riparto verso la città, quando vedo un centro commerciale enorme. Parcheggio e ci riesco a prlevare. Torno dalla moto lasciata dal McDonald e viene giù il diluvio. Copro la moto e vado dentro a mangiare. Alle 10 devo tornare indietro al motel. Maledetta tangenziale di Tegucigalpa: non c’è modo di attraversarla, dovrei uscire e rientrare nella direzione opposta, ma le uscite che vedo si perdono poi nel buio. A un certo punto mi rompo esco e vedo lo svincolo per tornare indietro: che due maroni. Vedo un tipo in motorino che sta baciando la sua ragazza. Gli chiedo se conosce un hotel economico lì vicino. Si offre di accompagnarmi nel primo 20 dollari niente gli dico. Mi porta infine all’hotel Salomè col parcheggio vicino: 8 dollari + due per la moto + due per lui .
Buonanotte