Pivello Mukkista
Registrato dal: 07 Apr 2013
ubicazione: LATISANA (UD)
Messaggi: 60
|
Venerdì 26 aprile 2013
Valter si è impegnato notevolmente, questa notte, nella sua attività preferita di segare assi e il suo ronfare scuoteva fin la porta della mia stanza. Mi alzo alle 7,00, per una passeggiata e fare qualche fotografia. Il cielo e' sereno seppur velato da una tenue foschia che rende al paesaggio un atmosfera sonnolenta da lago lombardo. Partiamo alle 8,30 e in breve, raggiungiamo la cittadina di Cattaro. Il centro storico pedonale e' racchiuso da una estesa cinta muraria che si inerpica sul pendio soprastante per 200 metri in un susseguirsi di bastioni e fortificazioni. L'abitato e' un dedalo di vicoli e calli strette, lastricate in pietra, su cui si affacciano chiese storiche e antichi palazzi patrizi. Approfittiamo di uno dei numerosi caffè i cui tavolini occupano la piazza principale per fare colazione e, alle 9,30, riprendiamo il viaggio. Ci inerpichiamo sulla strada panoramica per Njegusi, che sale fin sulla vetta del monte soprastante il paese, 25 tornanti aggrappati al precipizio e un panorama impagabile. Al di sotto si stende l'intero fiordo delle Bocche di Cattaro come in una carta geografica.
La strada del Parco Nazionale di Lovcen, che sale fino all'osservatorio e al mausoleo di Njegos e' ancora chiusa per neve, la sbarra abbassata e non possiamo salire fin sulla vetta così proseguiamo oltre il valico. Avevamo programmato di scendere verso Cetinje, l'antica capitale del regno di Montenegro e Podgora, l'odierna capitale, ma si allungherebbe troppo il viaggio. Valter ha individuato sulla sua carta, risalente ai tempi di Tito, un percorso che sale verso nord e dovrebbe intercettare la strada principale che da Risan, sul golfo di Cattaro sale a Niksic. La strada e' segnata in rosso ma in realtà, in breve si trasforma in un tratturo, stretto, pieno di buche e dall'asfalto approssimativo. Quasi 60 km. sempre in quota, al limite della neve ancora abbondante sui monti, che si snodano tra malghe e pascoli che iniziano a rinverdire. Le nostre moto non sono nate per il fuoristrada e ci mettiamo quasi due ore a venirne fuori, con le braccia intorpidite e la schiena massacrata. Poi la carreggiata ritorna accettabile e alle 12,30 siamo in vista del grande lago artificiale nei pressi di Niksic. Questo e' un centro industriale, noto perche' vi si produce l'omonima birra, la piu' diffusa in Montenegro.Alle 13,00 ci fermiamo in un chiosco rosticceria lungo la strada per fare uno spuntino. Ordiniamo della carne mista alla griglia con verdure e della birra locale. Pagato il conto (40 €), alle 14,30 riprendiamo il viaggio lungo la statale 18 che collega il Montenegro alla Bosnia. Per svolgere una funzione così importante e' sicuramente sottodimensionata. È stretta, come una nostra provinciale, con l'asfalto sconnesso e pieno di buche e assolutamente carente di distributori. Quando entro in riserva, subito dopo Niksic, con largo anticipo sul previsto forse a causa dei lunghi tratti percorsi con le marce basse, comincio a preoccuparmi. Viaggiamo in mezzo a un deserto di boschi e pascoli, circondati da cime innevate, con pochissime altre auto a farci compagnia e di distributori manco l'ombra. Dovremo arrivare a Pluzine, una località turistica che sorge su un grande lago artificiale nel Parco Nazionale "Durmitor", per trovarne uno, dopo aver percorso oltre 50 km. con la spia accesa e altrettanti ne percorreremo prima di vederne un altro, ormai in Bosnia. Passata Plozine la strada diventa ancora piu' stretta e dissestata. Per una ventina di km. costeggia il lago, stretto all'interno di un canyon, spesso senza paracarri e con gallerie buie dove non si vede nulla. Finalmente raggiungiamo il confine, due baracche a cavallo di un torrente in piena, sormontato da un ponte provvisorio dal pavimento traballante in legno. Ci propinano la solita trafila burocratica di controlli in stile "socialismo reale". Carta d'identità e libretto di circolazione in uscita, carta d'identità e carta verde in entrata, il tutto diligentemente annotato su grossi faldoni. Mezz'ora sprecata, a soffrire il caldo e il sole a picco e finalmente, alle 16,30, possiamo ripartire. Il gestore del chiosco dove ci siamo fermati a mangiare ci aveva avvisato che la strada, passato il confine bosniaco, ....... peggiora!. In effetti i successivi 20 km. ricordano il percorso del mattino, più Parigi-Dakar che statale europea. Superiamo anche questo ostacolo e percorriamo gli ultimi 70 km. in modo accettabile. Attraversiamo una provincia di etnia serbo-bosniaca, come si evince dalle bandiere serbe esposte ovunque, dai cimiteri musulmani invasi dalle erbacce e dal saluto dei ragazzini che incontriamo lungo la strada, il braccio alzato e la mano aperta a mostrare pollice, indice e medio a formare un tre che per i serbi e' anche segno di "vittoria", per altro mai ottenuta. Alle 18,45 raggiungiamo la periferia di Sarajevo, lunghi vialoni alberati a 4-5 corsie, affollati di auto e moto in gara tra un semaforo e l'altro. Molti dei palazzi popolari che si succedono mostrano ancora i segni della guerra, i muri sbrecciati, i vetri infranti e gli appartamenti deserti, ma comunque, per la maggior parte sono stati ricostruiti usando acciaio e cristallo senza risparmio. Proseguiamo lungo il grande boulevard che costeggia il fiume Miljacka fino a superare il centro storico, la dove la vallata si restringe. Subito dopo la Biblioteca Nazionale troviamo un albergo, il motel "Mejdan" - Mustaj-Pasin Mejdan 11 - tel. +385-33233567, che dispone di due stanze e del posto per lasciare le moto. Ci costerà 85 € in tutto, compresa la colazione. Accettiamo e scaricate le moto saliamo in camera a rinfrescarci. Alle 20,00 usciamo per cena e ci aggiriamo tra i chioschi e le bancarelle del mercato vecchio che ricorda un suk orientale.
Io vorrei assaggiare qualcosa di tipico, ad esempio la "bataci teletina" una sorta di sformato di carne o verdura in crosta, cotto sotto la peka con la carbonella, in una "Buregdzina". Valter ha invece adocchiato un locale Tex Mex che pubblicizza T-bone steak, asado, churasco ecc. Nel locale bosniaco non si servono alcolici, solo acqua, coca o yogurth mentre nel texano spinano dei boccaloni di bionda locale spumeggiante e capisco che la partita e' persa. Comunque la carne e' buona, servita sulla pietra lavica rovente con patata bollita e crema di yogurth. Pagato il conto, 47 €, ci spostiamo in una caffetteria per un espresso e un dolcetto orientale alle mandorle, prima dell'ultima passeggiata e del rientro in albergo.
Km. percorsi 320, Totali 1270
__________________
R 1150 R
Yamaha X-City 350
|