Sarajevo e Mostar
Ci passeremo, Aldo e io, il prossimo giugno, risalendo dal periplo del Mar Egeo, attraverso la Grecia e la Turchia. Sulla strada del ritorno passeremo per Sarajevo e Mostar.
Sono stato a Mostar molti anni fa, c'era ancora la Jugoslavia: ricordo vecchi musulmani, alla moschea, ridere delle capriole sui tappeti di mio figlio piccolo: come puoi immaginare, altri tempi.
Sarà un'emozione passare sul "nuovo" Ponte vecchio, guardando in basso l'acqua della Neretva spumeggiare tra i resti di quello "vecchio".
Ho visitato Sarajevo lo scorso aprile per la "Sarajevo Red Line", nel ventesimo anniversario dell'inizio dell'assedio. La Marshala Tita, la via principale della città, era occupata da 11.541 sedie rosse, a rappresentare gli 11.541 abitanti di Sarajevo morti durante l'assedio. A vibrare nell'aria, dall'alba al tramonto, l'Adagio per archi di Samuel Barber, incessante, ossessivo, infinito come un assedio durato quasi quattro anni.
Commovente, doloroso. Ma pur divisa (difficile far finta di niente, dopo essersi scannati a vicenda con passione...) Sarajevo ti entra nell'anima e ti strega.
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