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Vecchio 16-05-2012, 16:26   #8
pieroesilvia
Mukkista in erba
 
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Avendo stressato i miei compagni di viaggio affinchè si partisse ad un orario decente, le 08 e 30, senza perdere tempo a sonnecchiare, dopo la colazione scediamo in garage e caricate le moto partiamo alla volta di EL KEF. Con Niku guardiamo la strada da percorrere per lasciare il centro di tunisi ma il caos, il traffico intenso gia di mattina presto e l'improvvisa vista di un mercato che mi costringe a cambiare la strada corretta mi fanno sbagliare strada. Una volta ritrovata la via chiedendo informazioni ai passanti, ci immettiamo su una specie di tangenziale che dovrebbe portarci fuori tunisi ma, ancora una volta, perdo l'uscita corretta e cosi ci tocca ritornare sui nostri passi fino a che niku nn trova l'indicazione giusta. Tatiana è in difficoltà e senza volerlo mette anche il resto della comitiva in una condizione non semplice. Per lei è una esperienza nuova e si è unita a noi per " mettersi alla prova". Io sto davanti a tutti ma a causa della sua giusta cautela e del forte traffico spesso perdo il contatto con le moto che seguono da dietro. Il caos sulle strade è pesante e come gia visto in afhanistan e sperimentato in altri paesi arabi, il rispetto per la circolazione stradale è un utopia. Lasciare tunisi si rivela difficoltoso per le continue scorribande degli automobilisti che, noncuranti di ogni elementare regola di cautela e prudenza, si infilano, strombazzano e creano ingorghi a non finire. E difatti ad una rotatoria la macchina che precede tatiana frena improvvisamente a causa di un pirla che gli taglia la strada e lei istintivamente fa lo stesso, con il risultato che l'anteriore se ne va scivolando sul manto stradale liscio come una lastra di ghiaccio. Io che le sono dietro a 10 metri vedendola scivolare e cadere di lato premo sul freno anteriore e per poco non la seguo nella caduta provocando a mia moglie uno " spaghetto" pesante dato che, per lo stesso motivo, l'anno prima in turchia avevo distrutto la moto cadendo su una macchia di olio lasciata da una carretta che mi precedeva. Taty riporta una forte contusione alla caviglia ma si rialza e dopo esserci assicurati che tutto è a posto ripartiamo. Naturalmente una volta usciti da tunisi il traffico diminuisce e l'andatura ci permette di goderci il paesaggio e di restare in contatto visivo. Lungo le strade donne che vendono focacce si sbracciano per invitarci all'acquisto e sui pali della luce molti nidi di cicogna ci accompagnano facendoci ben presto scordare la disavventura della caduta. Ma le disgrazie non vengono mai da sole e cosi mentre sono in cima alla colonna( scusate il gergo militare) ed attraversiamo un piccolo paese dal manto stradale improponibile, un imbecille che viene in senso contrario al mio, decide di fare inversione a "U" senza degnarsi che cosi facendo mi taglia letteralmente la strada. Tra l'altro il " gran cornutone" si trova ad appena una decina di metri da me che, colto alla sprovvista, ripete l'errore di imprimere una pressione decisa sul freno anteriore con il risultato di finire a terra urtando con il becco della mia " rossa" sullo sportello della macchina. La mia fortuna è stata che, memore del traffico a tunisi e per non perdere il contatto con gli altri nei centri abitati, andavo molto piano e praticamente la moto è scivolata quasi sul posto incrinando appena il muso della moto. Silvia presa dallo spavento e vedendo la benzina uscire dal tappo del serbatoio, che probabilmente al pieno fatto poco prima avevo chiuso male, inizia ad andare in escandescenze gridando e urlando contro il conducente dell'auto che resta immobile e impassibile sul suo sedile come se nulla fosse. Vedendo arrivare curiosi e soccorritori con la sigaretta onnipresente fra le labbra temo che qualche imbecille possa farla cadere sulla benzina che esce copiosa dal tappo cosi, incazzato come una iena maculata, mollo un calcio poderoso allo sportello della macchina e aiutato da silvia raddrizzo la moto mentre i miei amici tengono lontano i curiosi e le loro fiamme libere. La moto non ha danni quindi ripartiamo sperando che sia l'ultimo inconveniente e per fortuna, per tutto il resto della nostra vacanza, non incorriamo piu' in nessun incidente o "accidente".
Proseguiamo verso il confine algerino gustandoci immensi campi coltivati a grano stracolmi di papaveri rossi che ci regalano un contrasto cromatico stupendo.


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Ai lati della strada si alternano ora venditori di ortaggi ora di frutta e appaiono molte delle tipiche bracerie stradali nelle quali viene servito l'agnello esposto all'aria e macellato pochi momenti prima. Il traffico è scarso e attiriamo l'attenzione dei passanti e degli automobilisti incuriositi dalla fila di moto che percorrono quel lato della tunisia. Difatti la zona che va verso il confine con l'algeria non è molto battuta dai turisti in quanto l'unico interesse lo riversa il famoso " altopiano di giugurta" che appare gia al nostro orizzonte. Faccio una piccola parentesi sulle gioie che provocavamo nei tunisini che ci vedevano arrivare o passare:
vi capiterà di attraversare strade e superare od essere superati da autovetture.... sia i passanti sia gli automobilisti hanno lo stramaledetto vizio di fischiare o gridare qualkosa a mo' di saluto i primi e di strombazzare i secondi, facendo spesso credere che sia successo qualcosa o stia per succedere. Se vi doveste avventurare in un viaggio tunisino fate mente locali ai vari richiami di saluto e ai colpi di clacson cosi eviterete inutili "vaffa" sparati nell'interfono del vostro passeggero.


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Comunque sia la giornata è bella e ci stiamo godendo il viaggio continuando ad osservare le cicogne numerossissime e le poiane che volano nei campi seminati oppure, metre attraversiamo i picoli centri abitati, a guardare stuoli di ragazzini che ci salutano festanti e persone che si ingegnano al trasporto di qualunque cosa di qualunque volume su un qualunque mezzo ruotato. La tappa prevede la sosta all'antica città romana di DOUGGA e ci arriviamo intorno mezzogiorno salendo su una strada panoramica circondati da belle colline e dalle pianure immese sottostanti. Del resto nn va dimenticato che all'epoca dell'impero romano la tunisia era la seconda provincia dell'impero nochè il " granaio " dello stesso.


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Arrivati al sito archeologico parcheggiamo le moto e mentre gli altri si dedicao alla visita delle rovine perfettamente conservate, io faccio compagnia a taty che resiste al dolore e alla caviglia ormai gonfia come una melanzana. Dopo un ottimo panino farcito con qualunque cosa e salsa abbiano a disposizione( rigorosamente guarnito con le mani dato che n usano pinze ma solo le dita) ripartiamo alla volta di LE KEF o EL KEF a seconda di come gira chiamarla ai tunisini. Siamo ansiosi di arrivare perchè la guida riporta che nelle immediate vicinanze sorge un antico hammam ( bagno turco) tuttora in funzione e dove per l'irrisoria cifra di 50 centesimi di euro si possono fare bagni e massaggi.


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Arriviamo nella squallida città, sicuramente la piu' brutta mai visitata nelle mie precedenti vacanze tunisine e cerchiamo l'albergo prenotato. Con nostra sorpresa la lonely planet, che finora era stata esatta nelle sue indicazioni sulla capitale, ci indirizza in un tugurio fetido e sudicio definito " molto caratteristico e familiare" e che risponde al nome di " VENUS" dallo scrittore anglosassone della guida. La famiglia che lo gestisce è la stessa che possiede anche un altro hotel di qualità superiore e posto su una collina che domina le pianure circostanti. Delusi da quella visione e venendo a conoscenza che l'altro hotel ( OASIS) è pieno, sotto un sole che sta diventando cocente nonostante siano le 16.00 pomeridiane, lascio il gruppo sulla strada e seguito da Niku e da Gino andiamo alla ricerca di un altra sistemazione che, per nostra fortuna, troviamo appena fuori dal paese. Prendiamo alloggio e dopo una doccia ristoratrice ci prepariamo alla scelta del ristorante dove mangiare. El kef offre pochissimo e perfino la Lonely planet non ha locali da segnalarci se non piccoli bar e comunque, visto il gusto dello scrittore inglese in fatto di Hotel, decidiamo sia meglio chiedere alla reception se ci sia un posto dove mangiare e cosi ci indicano il miglior ristorante della città chiamato MALIBU'. Gli abitanti del posto devono avere molto spirito umoristico definendo quel " posto" un ristorante e la scelta del nome è sicuramente ironica. Il locale è piccolo chiassoso e con scarsissima attenzione all'igiene ma è l'unico nel quale possiamo addentare qualcosa, cosi ci sediamo e ordiniamo le poche portate che hanno a disposizione ridendo come matti alle espressioni che le tre ragazze fanno osservando in quale turpe modo farciscono e guarniscono i nostri piatti.


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Pagata la somma di 5 euro a capoccia ritorniamo in hotel con i due taxi precedentemente chiamati dall'hotel alla cui guida si trovano due "piloti" che conoscono solo la prima marcia e la quinta, escludendo le altre tre e facendoci ridere a crepapelle durante i 10 minuti di viaggio. Al mattino, dopo la colazione e le immancabili risate nel ricordare le disavventure della sera precedente, ripartiamo verso Tozeur dove resteremo per due notti e visiteremo le stupende meraviglie della zona delle quali avevo abbondantemente parlato nelle cene italiane invogliando nei miei amici la scelta della vacanza in tunisia...


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to be continued
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