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Pivello Mukkista
Registrato dal: 06 Jun 2011
ubicazione: Natura & Passione
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Barcellona/Milan all’Atlas Safari.
Prima comincia a piovere, poi una violenta grandinata che ci costringe ad una sosta per qualche minuto, infine la neve che si deposita pastosa sulla visiera del casco e sul parabrezza della moto. Fa un freddo cane sui tornanti costeggiati di boschi di conifere che stiamo attraversando. Sembra di essere sulle alpi austriache ed invece stiamo valicando uno dei pochi passi che da Fes, passando per Ifrane, ci condurrà a Midelt. Eravamo preparati alla possibilità di incontrare freddo sui valichi più alti del Medio Atlante, ma certo non ci aspettavamo questo freddo, ne, tanto meno, la neve. A Midelt la temperatura è mite.
Arriviamo con la piazza e le strade adiacenti in piena agitazione pre partita. I marocchini sembrano essere grandi appassionati di calcio. Sono le sei del pomeriggio, ma è bene ricordare che, per via dell’ora legale, già in vigore in Italia, qui siamo due ore indietro. Sciami di persone di ogni età si dirigono frettolose ad occupare i posti dentro e fuori, seduti o accalcati in piedi, dei pochi locali dotati di impianto di ricezione satellitare. Non abbiamo prevista nessuna prenotazione, ma non faccio in tempo ad estrarre la guida dalla valigia laterale che siamo avvicinati da un ragazzo che si propone di indicarci l’hotel di un “amico”. Rifiuto con cortesia e riprendo a consultare la guida. Lui insiste: “solo tu guarda” ripete portandosi l’indice della mano verso l’occhio. Rifiuto e riprendo a leggere. Un boato! Barcellona 1-Milan 0. Pare proprio che qui siano tutti dalla parte degli spagnoli! “Solo tu guarda” – “No, grazie”, ma intanto la guida mi informa che a Midelt non ci sono alloggi decenti, così, pur mostrando poco interesse, acconsento a seguirlo. Le stanze del.. chiamiamolo hotel, dell’”amico”, sono davvero poco invitanti. Non se ne parla. Il giovane non si scoraggia, ne conosce un altro, sempre di un suo “amico”, poco distante. Per accompagnarci chiede di salire sulla moto. Impossibile! Abbiamo, sia Marco che io, legati sulla sella del passeggero, il rollo impermeabile con i nostri effetti personali, ma lui non si scoraggia ed inizia a correre lungo una strada in discesa, facendo segno di seguirlo. Di nuovo grida e cori. Barcellona 2-Milan 1.
Ad un incrocio vedo che discute un po’ con Marco e poi salta svelto a cavalcioni sul borsone. Roba da matti. Arriviamo all’Atlas Safari. L’insegna è stesa lunga per terra, mezzo staccata dal palo, divelto, che la reggeva, la scritta è in frantumi. Le stanze sono al primo piano. Sotto, al piano terreno, un bar affollato fino all’inverosimile di persone, parlottano e discutono. Siamo nell’intervallo tra il primo ed il secondo tempo. L’hotel è decente, trattiamo il prezzo, 200 Dirham. Scarichiamo i bagagli. Pensavamo che tutto fosse finito ed invece ritroviamo il nostro amico sotto il portone che insiste per portarci a cena da un suo “conoscente”. Ormai non ce la facciamo più a discutere ancora e a reagire; lo seguiamo a piedi fino ad un buco di locale con due tavolini di formica verde pallido e le gambe di metallo. Sporchi, unti, sudici da farti passare l’appetito. Le pareti e le suppellettili sono anche peggio. In un locale così, se fossi in Italia, probabilmente non ci metterei piede manco morto.
Un nuovo coro di urla festanti ci distrae quel tanto che basta per farci sedere. Barcellona 3-Milan 1. Ordiniamo due tajine*, ceniamo e.. .. e naturalmente troviamo fuori dal locale sempre lui che adesso vuole mostrarci la sua collezione di tappeti berberi e bracciali d’argento. “solo tu guarda” mi dice ancora, sempre puntandosi l’occhio con l’indice. Senti amico – gli rispondo, prima in francese e poi, a rincarare la dose, in italiano – Io guarda, ma non compra. Non compra proprio niente.- Perché tu non compra?- Io non compra perché mi sono stufato e voglio andare a dormire – Devo essere stato convincente abbastanza, perché senza una replica ci saluta con grandi benedizioni e scompare in una viuzza buia in salita. Devo essere stato talmente convincente che Marco mi fa: -dici che stanotte ci viene a tagliare le gomme?- Noo, gli rispondo, stai tranquillo. Abbiamo avuto la sua benedizione e quella di Allah e quando dicono così sono davvero sinceri. La questione è chiusa. Arriviamo che il bar sotto l’alloggio si sta svuotando. La partita è finita. La giornata è finita, uno sguardo alle moto e ce ne andiamo a dormire. L’indomani, finalmente, cominceremo a lasciare le città e ad inoltrarci nel deserto e le montagne del Marocco orientale.
Il Tajine è un piatto tipico del marocco, il nome stesso è di origine berbera e indica il tegame in cui viene cucinato. Gli ingredienti sono carne, di solito pollo o agnello, riso e verdure. Il piatto tradizionale è fatto interamente di terracotta, ed è composto da due parti: una parte inferiore piatta e circolare con i bordi bassi, ed una parte conica superiore che viene appoggiata sul piatto durante la cottura. La forma del coperchio è pensata per facilitare il ritorno della condensa verso il basso ottimizzando la cottura degli ingredienti. La parte inferiore viene usata per servire il piatto in tavola. In origine la cottura veniva svolta appoggiando il tajine sulle braci, oggi anche su delle specie di barbecue. La cottura avviene lentamente, affinché la carne risulti tenera e aromatizzata, e le verdure ed il riso lessati dalle altissime temperature e dal vapore che si sviluppa all’interno del cono.
Il grande pregio, per noi occidentali, è che il cibo arriva in tavola rovente, così lasciavamo le posate, spesso sporche ed appiccicose di unto, qualche minuto infilate nella pietanza nella speranza che il calore le sterilizzasse almeno un poco. Devo dire che lo stratagemma ha funzionato. Nessun disturbo di stomaco ci ha mai colto durante tutta la durata del viaggio.
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