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Vecchio 14-05-2012, 20:21   #24
Enri&Co
Pivello Mukkista
 
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Intanto continuo il mio report..

Youssef e le faux guides.

L’obbiettivo primario del viaggio, concordato con Marco, mio compagno di viaggio, durante la fase di preparazione e stesura degli itinerari, era quello di dedicarci inizialmente alle piste dell’Alto e Medio Atlante per poi dirigerci verso il deserto. Volutamente erano state scartate a priori Casablanca, Rabat e tutta la costa atlantica. Desideravamo entrare in contatto con la parte più genuina e meno turistica del paese, in particolare con le popolazioni ed i villaggi più antichi di origine e cultura berbera. Tuttavia una visita ad almeno un paio delle più note città imperiali non potevamo non prevederla.



Arriviamo a Fes in mattinata e come da manuale veniamo affiancati da un ragazzo giovane su di un motorino malconcio che ci guida verso un luogo dove poter parcheggiare, proprio al cospetto di una delle porte di ingresso della Medina. Fermate le moto ci consultiamo. Io sono per il fai da te, non mi spaventa l’idea di perdermi per le derb della città vecchia, ma non abbiamo molto tempo, Marco consiglia di farci assistere; Youssef, questo il nome del giovane in motorino, sta in disparte ma capisce. Paghiamo in anticipo i 30 Dh del parcheggio, uno sproposito rapportato ai parametri locali, e ci infiliamo nei vicoli stretti con Youssef davanti a noi che cammina come se se ne stesse andando per i fatti suoi e noi dietro, con un occhio a ciò che ci circonda e l’atro a non perdere di vista il nostro anfitrione.



Non so bene rendermi conto se ciò che abbiamo visto rappresenti veramente il cuore della Medina di Fes, siamo comunque passati a visitare le concerie, probabilmente il luogo più fotografato della città vecchia. Grandi vasche di terra dove le pelli vengono conciate e colorate ancora con i metodi antichi della tradizione locale.



Molto turistico. Fin troppo a parer mio. Le concerie ed anche tutto il resto. Dopo un paio d’ore di girovagare chiediamo al nostro accompagnatore di riportarci al parcheggio. Il suo disappunto è grande. Rifiutiamo di fermarci a mangiare in un locale di un “suo parente” che ci avrebbe trattato benissimo. Rifiutiamo di proseguire oltre per un minuto di più. Rifiutiamo, e qui viene il bello, di dargli la cifra che ci chiede, per averci fatto da guida. La trattativa ha del patetico. Sappiamo che ciò che ci chiede, un marocchino medio, non lo guadagna in un mese. Sappiamo che ai suoi occhi non siamo altro che dei turisti, polli/occidentali, da spremere, ma sappiamo anche che per quanto alta sia la richiesta in Dirham, per noi sarà sempre poco. Con la stessa cifra seduti al tavolino di un bar di Venezia o di Firenze ci prenderemmo si e no un cappuccino ed un cornetto. La sceneggiata continua, degna della miglior tradizione teatrale, uno spettacolo nello spettacolo che probabilmente si ripete molte volte al giorno, ogni giorno dell’anno. Alla fine troviamo un accordo. Youssef pregherà perché Allah ci protegga. Noi indossiamo casco e guanti ed usciamo dalla città, lui inforca il motorino scassato e si rimette in caccia di turisti.

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