Con tutto il dolore per una vita spezzata, io però ragiono così: la velocità del motociclista era tale da non dargli scampo, non ha potuto correggere, frenare, scansare. E questo la dice lunga su che velocità tenesse. C'era il sole che lo abbagliava? Doveva diminuire immediatamente, e poi riprendere quando la visibilità fosse tornata soddisfacente. L'imprevisto poteva essere un cane che attraversava, una coda, del brecciolino perso da un camion, evitando di considerare la classica striscia di gasolio. La moto è una moto, con la pericolosità intrinseca nel viaggiare su due ruote, e se tutti noi avessimo presente costantemente la vulnerabilità che ci contraddistigue, forse l'idea che viaggiare in moto ci rende superuomini, invulnerabili, si ridimensionerebbe. A te Sgomma, un caro abbraccio.
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