interessante spunto. ma quello che si instaura è invece un contratto con prestazioni d'opera tra committente ed esecutore. le procedure di certificazione qualità rispondono a standards imposti dalla Casa Madre per tenere una insegna sul negozio (motivo per il quale è ad esempio illegale che chi non ha un mandato ad operare ufficiale tenga una insegna sul proprio capannone...),
tu stai dicendo che, se preparo una moto nuova che bmw mi manda imballata e priva di benzina, dovrei di fatto addebitare i costi di preparazione a Bmw. ma non è così. il prezzo di listino del veicolo include un ricarico anche per queste operazioni: ricadono sempre tutte sul committente o sul cliente che ordina o commissiona un qualcosa.
con questo: proprio perchè è un contratto d'opera, il committente ha diritto a commissionare ciò che vuole. ma ritengo che un prestatore d'opera serio, scrupoloso e attento debba poi valutare se eseguire tout court quanto gli viene imposto (ricordo che l'emissione del documento fiscale rende palese una responsabilità del prestatore piuttosto ampia e facilmente immaginabile)o rifiutare, magari in parte, di aderire alle richieste.
insomma: un percorso di qualità produttivo è certificabile solo e solamente se standardizzato ed unicizzato sulla realtà che lo esegue: diversamente non è un percorso di certificazione di qualità e diventa un lavoro "artigianale".
con pro e contro legati a tale valutazione.
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