Discussione: Fernweh 2011
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Vecchio 22-06-2011, 23:26   #18
Prinz Eugen
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predefinito Giovedì 26 maggio: Uchisar-Nemrut Dagi

Dopo due giorni di stop, eccitazione per la partenza. Un ultimo giretto fino alla piazzetta di Uchisar e poi via, su strada buona, dal solito fondo grossolano, larga e veloce.
Percorriamo l'altopiano anatolico: hai l'impressione che per chilometri, davanti e dietro di te, non ci sia nulla. Invece si intravvede, dietro qualche balza del terreno, un piccolo e povero gruppo di case, un gregge, un traliccio dell'energia elettrica, un pastore che saluta da lontano.
Siamo intorno ai 2000 metri, saliamo e scendiamo un valico con ampi curvoni che invitano a correre un pochino: buona strada, con due corsie per senso di marcia, limite per le moto 100 all'ora (a proposito, strada con una corsia per senso di marcia limite 80, autostrada a pagamento limite 120). Macchina della polizia su ciglio, trecento metri dopo una pattuglia ci "invita" ad accostare. Quello della prima auto, arrivato nel frattempo, ci mostra la ripresa al computer: leggera curva a destra, uno dietro l'altro, "buttati" come si deve, siamo proprio belli da vedere. Sembra un gran premio alla tv, si fa per dire...
115, 117, 119 chilometri all'ora, 140, 140, 290 Turkish Lire. Ma come, dico, più del doppio di multa per due chilometri all'ora in più: così è, i poliziotti sono gentili ma professionali, abbiamo un mese di tempo per pagare e loro non accettano pagamenti diretti. Dopo i poliziotti bulgari (magari con l'amaro in bocca, che però non mi ha fatto cambiare idea su questo splendido paese) rivedo la luce. E' stata l'unica occasione nella quale la mia cronica terza posizione mi è pesata alquanto.
Da Malatya, dopo un milione di curve, arriviamo a Kahta e da lì dritti al Nemrut Dagi. Nei due possibili alloggi tutti i posti letto sono occupati - è arrivata una comitiva di australiani - e noi dormiremo nella casa di una famiglia kurda che ha una stanza libera. Quattro materassi sul pavimento, mancano alcuni vetri alle finestre, ma è pulito.
Intanto saliamo, una decina di chilometri su strada lastricata (blocchetti autobloccanti in cemento, ce ne saranno milioni!), paghiamo alla sbarra e via. Parcheggio in salita, auto e pullman, poi per un quarto d'ora a piedi su una mulattiera pietrosa.Ma sopra c'è tutto! Un panorama infinito, i grandi laghi artificiali, un mare di cime più basse; le grandi teste di dei, di re, di eroi, di animali, aquile e leoni. La luce al tramonto indora le sculture e le pietre e, nonostante il centinaio di persone che aspettano, il silenzio è impressionante quando l'ultimo raggio di sole scompare a ovest. L'energia del lugo è fortissima, l'emozione traspare negli occhi di tutti, sento un groppo in gola: ci abbracciamo. Siamo fratelli.
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