Mercoledì 25 maggio: Cappadocia
Meta della mattina è la città sotterranea di Kaimakli, a dir la verità un po' inquietante, poi la valle di Soganli con i bastioni di roccia rossa e le finestre della case scavate che ti guardano dall'alto, poi luoghi meno particolari ma non per questo meno interessanti. Pranziamo a Mustafàpasha, sulla piazza, con un traffico inesistente ed un gran via vai di scolari che ritornano a casa dopo le lezioni, tutti con la loro bella divisa della scuola. Incontriamo una coppia di italiani, scambiamo qualche parere ul luogo, sulle strade, sulle moto, per noi puoi andare quasi dappertutto anche con un Ciao, non c'è da preoccuparsi; ci facciamo un giro, c'è un'antica chiesa affrescata, mi prendo una zuccata sullo stipite in pietra di una porta di cui porterò per giorni il segno, accompagnamo Aldo a far compere in uno dei negozi che si affacciano alla piazza e vendono praticamente di tutto. In direzione di Ibrahimpasha percorriamo una strada sull'altopiano - dispersi nel nulla su una strada perduta nel nulla, penso - ammirando la bellezza del panorama. In lontananza un canyon di rocce rosse nel quale precipitano ripidi uadi, Colorado e maghreb fusi insieme. Senza un gesto ci fermiamo, ci guardiamo quasi impauriti da quello scenario che ha il sapore dei lunghi viaggi.
Sosta un chilometro prima di Uchisar per ammirare dall'alto la Valle dei Piccioni, con le sue innumerevoli, inaspettate guglie chiare. Cena a Uchisar, poi da Farouk per il tè: veniamo battezzati "Kahraman motorcuk", grandi motociclisti (o motociclisti valorosi, se volete) e questo nome ce lo ripeteremo spesso in tutto il viaggio. Mustafà fa notare che "motor" significa motocicletta ma anche trattore: potremmo quindi essere anche "Grandi trattoristi", ma noi e le nostre moto non ci sentiamo offesi, va bene anche così. L'unica cosa che conta è che la moto vada perchè, com e dice Aldo "se la machina no va, no 'ndemo nanche noi".
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