Mukkista in erba
Registrato dal: 29 Jan 2010
ubicazione: pisa
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Eccomi qui a proseguire il mio resoconto, sperando che possa regalare ancora qualke sorriso e invogliare qualke centauro nel suo prossimo viaggio. Ringrazio finora chi ha letto le mie righe e mi scuso per chi avesse rilevato nel racconto, gli immancabili errori di scrittura ortografici o grammaticali ma non sono ( ahimè ) MORAVIA.
Di buon'ora ci alziamo e dopo un abbondante colazione prepariamo la moto per la tappa di oltre 600 km. Edirne è praticamente deserta, la gente sonnecchia e i negozi per lo piu' sono ancora chiusi. Passo a salutare il mio amico barbiere e poi in sella. Esco dalla città e prendo per la prima volta l'autostrada turca, ritirando il biglietto cosi come si fa da noi, con la voglia di vedere finalmente le famigerate aree di servizio che MILKPLUS descrive come magiche. Ed in effetti sono realmente spettacolari, immense, spaziose e piene di aree provviste di tavolini all'ombra e persino di piccoli centri commerciali che vendono dall'abbigliamento ai prodotti locali..peccato solo che al mio primo "pieno" turco accolgo con sgomento il conto, visto che la benzina costa la bellezza di 1 euro e 96 centesimi...in tutto il viaggio alla fine quello che risparmi nel vitto e nell'alloggio viene vanificato dall'enormità del costo carburante. Mentre in Italia con 24 euro faccio il pieno qui mi occorrono almeno 10 euro in piu' ma.... pazienza. L'autostrada è anch'essa deserta e il paesaggio non ha nulla da offrire di particolarmente bello, ne' paesini ne' morfologia del terreno e la guida, in assoluta mancanza di traffico motociclistico, non ci da nessuna emozione particolare ma tutto cambia a circa 40 km dalla periferia di istanbul. Il caos primordiale, il brodo genetico motoristico, le meteore impazzite sotto forma di camion appaiono improvvisamente alla periferia di questa gigantesca metropoli, avviluppandoci in una nuvola di smog, traffico e rumori che mi lascia basito. Decine e decine di megatir che affollano le tre corsie strombazzando, superando, accostando a destra e sinistra per guadagnare qualke metro, con le auto per lo piu' scassate con i finestrini abbassati dai quali gesti eloquenti di "vaffa" lanciati contro chiunque e ovunque ci circondano. E' cosi caotico che persino il raccordo anulare a roma, che sono abituato a percorrere quando spesso scendo da mio fratello, mi sembra in confronto una barzelletta. Pochi km prima del casello autostradale vedo finalmente davanti a me due moto; accelero per affiancarle e leggere la loro provenienza ma le loro targhe sono turche. Mi salutano e mi accodo a loro verso il casello, cercando di evitare un contatto con qualunque pazzo mi affianca. Al casello combino a mia insaputa e in tutta buona fede un macello per il quale credo che ancora adesso qualke autista mi stia dedicando parole di un certo peso..in pratica arrivati al pedaggio non trovo nessuna uscita che indichi il pagamento del biglietto ma solo corsie riservate al telepass e alle card.. ma nn i bancomat bensi' delle card precaricate per le quali nessuno ci ha informato come e dove procurarcele. Non potendo far alzare la sbarra del pedaggio ovviamente creo una fila di auto e camion dietro di me che strombazzano e inveiscono contro la mia ignoranza in tema di pedaggi e suppongo anche contro le componenti femminili della mia famiglia..si sa anche in questi casi la MAMMA è sempre la MAMMA e noi toscani lo sappiamo bene dato che è il primo appellativo che pronunciamo, quando vogliamo dedicare frasi affettuose a qualkuno in disaccordo con noi. Cosi mentre cerco disperatamente una soluzione mi giro verso la ormai kilometrica coda gridando " I'M SORRY BUT YOUR MOTHER IS A BIG BUDELL TOO". Sono disperato, silvia sta impazzendo dai clakson, non posso nemmeno farmi da parte e lasciare libero il passaggio xkè una grandissima testa di organo sessuale mi impedisce di fare marcia indietro e sono con la sua targa sul bauletto e la mia ruota anteriore a 20 cm dalla sbarra, quando vedo arrivare verso di me un giovanotto che a gesti mi spiega che si passa solo con la CARD. Bene ..Si..." I understand but i have this"...e sventolo il biglietto sotto il naso di quello presumo sia un addetto ai caselli che mi guarda, sorride e mi fa cenno con la testa che nn serve nessun biglietto ma solo la CARD e mi spara una rikiesta di 55 lire turche. Nel frattempo la fila piano piano si sgretolava, portandosi fra nn poke difficoltà verso altre uscite ma non senza rivolgermi festi affettuosi come CORNA o DITA alzate nel fatidico consueto gesto di chi soffre di emorroidi e abbisogna di un TAPPO.....gesti ai quali io con un candido sorriso ed un inchino ossequioso rispondevo con il consueto " a te e la tu mammastramaiala". Dico al ragazzo che nn ho 55 lire e lui allora me ne chiede 25..lo so che mi sta fregando ma nn potevo restare li in eterno non sapendo che pesci pigliare, cosi metto mano al portafoglio estraggo una banconota da 20 lire e faccio capire di avere solo quella...prima ancora che possa mettere a fuoco la figura sulla banconota il tizio la sfila, appoggia una card al lettore e la sbarra si alza... parto a tutto gas e mentre cerco di districarmi nel traffico la voce di silvia mi esplode nel timpano fracassandomi la tromba di eustacchio e superando abbondantemente il numero di decibel consentiti..." ma al prossimo casello che facciamo"???? Non so che dire e cosi grido di rimando un semplice" poi vediamo" mentre mentalmente e x sfogarmi inizio l'elenco dei santi dal due gennaio in poi... Arrivato alla metà del mese di aprile con San Denisio mandato e espletare mentalmente funzioni non proprio religiose, giungiamo al secondo casello. Imparata la lezione supero un'uscita priva di sbarra e mi fermo accostando la moto sulla zebratura che contorna il casello, dico a silvia di mettersi al riparo scendendo dalla moto e vado alla ricerca di un casellante. Alla fine gira e rigira, di lato ai caselli vedo un cubicolo dove un uomo dall'apparente uniforme grigia e blu mi fa segno di avvicinarmi...La fortuna vuole che l'ometto baffuto parli qualke parola di inglese e mi spiega che prima di entrare in qualunque autostrada turca ( in realtà esiste attualmente solo un tratto che da edirne porta ad ankara) si deve acquistare la CARD.. 50 LIRE PLEASE...
SUCA rispondo io... e che so il gio condor del moto turismo??..Con aria afflitta e gli occhi languidi, quasi al limite delle lacrime, mi accingo a impersonare il ruolo del povero turista impreparato e avendo messo da parte prima 20 lire turche in una tasca, estraggo la banconata gridando ..."ONLY THIS" e pensando simultaneamente " pigliali e va a cagare"....prima che il mio fanciullesco ed innocente pensiero svanisca dalla mia materia cerebrale, il "baffo" sfila la banconota dalle mie dita cosi velocemente che penso abbia fatto pratica al partito socialista di epoca craxiana e mi passa la card. Volo evitando le auto e gli insulti verso la moto, dove una ormai assordata compagna di viaggio mi aspetta con trepidazione, dato che da ogni finestrino di TIR si affacciano facce che le sorridono amichevolmente anche se lei sa bene che tipo di festa vorrebbero fargli. Zompo sulla sella accendo la mia "rossa" e filo via. Arriviamo sul bosforo e finalmente vediamo qualkosa che ci riempie gli occhi di vera gioia ed emozione.. il mare, lo stretto cosi storicamente famoso, l'imbuto di acqua che ha scatenato guerre e fatto nascere imperi si estende azzurro e soleggiato sotto di noi; decine di piccole imbarcazoni che veleggiano accanto a gigantesche navi cisterna o petroliere ed eleganti navi da crociera riempiono il paesaggio sottostante rendendolo quasi incredibile...cavolo mi grida silvia adesso possiamo dire NOI CI SIAMO STATI... e cosi rinvigoriti da quella visione ce ne scappiamo in direzione di ankara. Purtroppo la gioia dura poco e lascia ben presto il posto ad altri tipi di emozioni...oddio piu' che emozioni direi giramenti di corbelli... l'autostrada infatti nn accenna a diminuire l' intensità del traffico ed in piu' è molto sporca e polverosa. Come se nn bastasse fa un caldo atroce e i nostri giubbotti sono RI diventati una seconda pelle appiccicati come sono a noi e per finire i camion ( NON I TIR BADA BENE ) sono pezzi da museo che camminano perdendo in continuazione olio e sbuffando neri gas di scarico che manco l'etna quando ha voglia di fa girare le palle emette... Arrivati al bivio lasciamo l' autostrada e procediamo su una statale che ha piu' lavori in corso lei che una giovane fanciulla la sera mentre passeggia sull'aurelia. A velocità ridotta, con il caldo che ci invade, copriamo la distanza che ci separa da SAFRANBOLU nello stesso tempo che ci avrei messo da pisa x andare a brindisi dai parenti. E dulcis in fundis ( ma tanto tanto "in fundis" maremma cignala) si è alzato un vento forte a raffiche che mi fa sbandare la moto ad ogni folata. Delusi dalla tratta e avvilito x il paesaggio scarno e poco allettante finora visto, finalmente leggiamo il cartello SAFRANBOLU..città patrimonio del mondo... Era ora dice silvia... speriamo che sia all'altezza di quanto il lentigginoso figlio della perfida albione racconta nella guida spero io... ho sempre paura delle recensioni anglossassoni...x loro è tutto caratteristico forse xkè hanno poko da offrire rispetto a noi che volenti o nolenti abbiamo il paese con il maggior patrimonio artistico esistente. Con il fiato sospeso pronto ad un altra eventuale delusione, costeggiamo il paese sulla strada principale fino ad arrivare ad una grande piazza che si affaccia all'ingresso medioevale dell'abitato. E di nuovo guardo silvia e lei mi sorride contenta..si il lentiggionoso rossastro e decerebrato inglese è stato di parola...il paese cosi x come si sta presentando è spettacolare. Scelgo un albergo , tratto il prezzo ( mai pagare quello che chiedono ma sempre trattare ,,SEMPRE). Saliamo le scale in legno che, da una hall completamente in stile ottomano e un meraviglioso e ombreggiato giardino che fa capolino dal fondo, ci portano alla nostra camera. Il corridoio che si apre sulle stanze è adornato con bassi divani e variopinti cuscini e decine di tappeti piccoli e grandi riempiono i pavimenti e le mura dell'albergo. Semplicemente bello credetemi. E la camera nn è da meno...è piccola ma arredata in legno secondo la tradizione del paese, con armadi antichi a muro, un letto ampio con una bellissima testata intarsiata e il pavimento ha un tappeto cosi soffice che credo possa reggere il confronto con il materasso. Unica nota negativa, riscontrata in tutti gli hotel ( tranne a quanto mi dicono i 5 stelle) il bagno, sempre piccolissimo ed essenziale...ma è pulito e noi siamo troppo stanchi x preoccuparci se sedere o meno con le gambe di lato o davanti alla tazza....
Dopo circa 40 minuti dedicati all'igiene personale e al riposo delle stanche membra , mi armo di macchina fotografica e scendo giù per visitare il paese. Quando usciamo una musica stranamente dolce e rilassante esce dalle finestre delle case ( di solito la musica turca fa venire l'orticaria) e ci accompagna sul ciottolato medioevale che ancora compone il manto stradale principale del centro storico. Ragazzi io nn voglio esagerare ma credetemi... una vista fantastica si apre davanti a noi... mille tetti a tegola, nella parte alta del paese, ci appaiono davanti andando in contrasto con le pareti bianchissime e i balconi sporgenti in legno marrone scuro; minareti alti e snelli, slanciati e arabescati, compaiono dietro gli angoli rivelando moschee dai disegni azzurri e maioliche colorate, dove ogni persona anziana ci sorride di gusto e con piacere vedendo il nostro sincero stupore nell'apprezzare la loro arte e poi centinaia di negozietti e locali e panetterie e souvenir e ristorantini, negozi che vendono frutta secca e spezie cosi colorate e cosi disposte a disegni geometrici che dispiace doverle rovinare comprandone un sacchetto. Un caravanserraglio si apre davanti a noi con la sua porta originale del 1200 e un portoncino in metallo ancora piuttosto pesante x la guardia armata dell'epoca..ci entriamo e x quanto spoglio restiamo ammirati dalla cura con cui è mantenuto ...in epoca ottomana ospitava le bestie al piano inferiore e le persone a quello superiore...oggi è stato mantenuto intatto ma le camere al piano superiore appartengono ad un albergo che le ha arredate secondo i giusti criteri...dalle scale saliamo sul tetto dove il panorama del paese ci appare in tutto il suo splendore anche perchè il sole sta calando e le tegole si tingono di arancione facendo ancor di piu' risaltare il bianco delle case. Profumi di dolci al miele e di carni speziate invadono ogni via..i vicoli e le stradine sono piene di porte antiche in pietra serena o di spesso legno scuro e le pareti delle moschee sono disegnate con eleganti graffiti arabi in azzurro e oro. Insomma il viaggio di trasferimento ( forse xkè soli) è stato tragico ma ne valeva la pena. Decidiamo di rifocillarci e scegliamo un locale a conduzione familiare dove scegliamo tramite il menu' fotografico le portate. Ci portano una ciotola con un liquido pieno di qualkosa che galleggia..di primo acchito sembra che i bachini da sego con sui si va a pescare nuotino beati nella zuppa, ma poi mi faccio coraggio mi dico che loro la mangiano e poi cavolo sono in turchia, dovro' pur assaggiare la loro cucina e nn solo il dannato kebap. Il sapore è intenso e vinta la prima repulsione iniziale x l'aspetto la divoriamo in un baleno ; ci portano le polpette ( kofte ) speziate cosi deliziosamente che vorrei non finissero e poi una salsina di yougurt aglio e un erba che ha un sapore afrodisiaco e che con il pane croccante è una meraviglia. Finito il pasto ci concediamo una passeggiata fra i negozi di souvenir in vie cosi strette che camminando di fianco una terza persona deve entrare nei negozi x poter passare. Nessuno ci assilla x comprare tutti ci sorridono e salutano alcuni kiedono da dove arriviamo anche perchè fra centinaia di turisti siamo gli unici a non avere gli occhi a mandorla. Minkia quanti giapponesi...ma sto a guadalcanal?. Davanti ad una delle molteplici pasticcerie una bella ragazzina sui 15 anni ci viene incontro con un vassoio di dolcetti e ci invita all'assaggio; sono al pistacchio e preparati in vari modi, pralinati e non, glassati o con il miele. Volendo ringraziare x l'assaggio e dovendo anche cambiare i soldi chiedo alla bimba ( non la mia moto eh ) se c'è a quell'ora un cambio aperto e qui nasce una situazione direi quasi tragicomica da vernacolo o da teatrino di paese..... in sintesi..
IO...do you speak english?
LEI.... yes
IO...where i can change my money?
LEI....oh yes
IO...pausa..aspetto... well miss...where?
LEI...yes yes
( silvia inizia a soffocare le risa mentre nota la mia vena giugulare che si altera assumendo le dimensioni di un tubo x innaffiare)
IO....sorry miss but..is there a bank for change?
LEI ...... yes
IO...pausa ...aspetto...pausa.... guardo silvia che ride guardo la miss che ride e nn so quali delle due mi piglia x il culo...
decido di estrarre il portafogli e tiro fuori qualke euro e qualke lira turca...
IO...miss...look...change..i want change ....bank...where?
LEI.....yesssssss
al che la mia attiduine ed educazione militare prende il sopravvento..da perfetto gentleman d'oltre manica sfodero un sorriso a mille denti e in un pisano eccelente la invito ad andare a cagare in meloria....."Yesssss fa lei" e sorride.... fanculo dico io e ce ne andiamo.
Prendiamo una strada poco frequentata per rientrare in hotel e nella penombra a metà della salita, noto un movimento strano, come se qualkosa si agitasse in fondo alla via. Qualke flash fotografico illumina la strada rivelando una decina di giapponesi che si affollano davanti l'hotel e immediatamente dopo realizzo che si trovano proprio all'angolo nel quale ho parcheggiato la moto. Coprendo con uno scatto da provetto TARZAN le decine di metri che ci separavano dai flash ( mifaunasegabatmaname) e con silvia che gridava ( ma xkè quando le mogli gridano sono cosi stridule ci avete fatto caso?) NON LASCIARMI QUI CHE è BUIO arrivo alla moto e scopro che le "zampe gialle" stanno divertendosi ad immortalarsi sulla mia moto e quando capiscono che sono il fidanzato di quella meraviglia rossa mi danno pacche e fanno complimenti ( almeno credo in giapponese lo fossero poi.... bho') per la nostra avventura. Nel frattempo silvia che ancora nn aveva visto nulla arriva trafelata e con il fiatone e quando si accorge che la moto sta bene e che stavano solo fotografando si lascia andare in una serafica riflessione a voce alta e in perfetto labronicopisese esclama ai limoncini di " andateveloatronca'nelculo voi e i flash".... Ah che classe, che charme, che aplomb la mia donna.
Saliti in camera ci colleghiamo a internet, salutiamo Massimob con la sua silvia e Milkplus con la sua altra silvia, raccontando qualke cosa del vaggio ..... poi ci colleghiamo con casa. Il bel viso di mio figlio ci appare sul monitor con una espressione eloquente su come la pensa lui di quel collegamento..lo capisco ha 16 anni sta da solo a casa e puo' trastrullarsi( in ambo i sensi della parola) come e quando vuole con la sua ragazza o con i siti che internet offre e il conseguente faidate...ma a noi anche se ci divertiamo ci manca. Cerco di coinvolgerlo in quello che stiamo vivendo e lui pur sorridendo di sbieco ci lascia capire che "cià da fare"..... SI SI VA BENE... SI FACCIO IL BRAVO,,UFFA MA QUANTE VOLTE ME LO DOVETE DIRE... SI NONNA E' GIU STA BENE..SI KIUSO IL GAS..CIAO EH.. A DOMANI..
Guardo silvia e lei guarda me... lo abbiamo fatto anche noi alla sua età. Spegniamo la luce e piombiamo nel sonno ristoratore pronti a ripartire l'indomani verso il MAR NERO.
.......continua..........
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la vita è fatta di prioritÃ*.. SOLO di prioritÃ*
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