Giovedi 6 maggio 2010 - Tabriz (IR) - Tehran - 638km
km km km, la sella comincio a sentirla, meno male che questa sera si arriva a Theran e poi ci si ferma un giorno, così si prendono due piccioni con una fava: si riposa il fondoschiena e la mukka sta ferma in stalla almeno un giorno, se lo merita pure lei! Questa tappa prevede gran parte del percorso in autostrada. Le autostrade iraniane sono tenute bene e in teoria dovrebbero essere a pagamento con tanto di presenza di caselli per la riscossione del pedaggio con omino addetto che comanda la sbarra. Ogni volta però passiamo senza tirare fuori nemmeno un rial, sarà per la simpatia, sarà per la novità, sarà che siamo italiani e veniamo da lontano, boh, un saluto al casellante e tutte le volte viaaa senza pagare. In realtà la maggior parte di tutti quelli che transitano non pagano niente, per cui non si capisce come funziona, comunque per noi funziona bene così! Attraversiamo qualche formazione geologica interessante
anche se il percorso non è poi così entusiasmante, l'autostrada è noiosa anche in Iran. Dopo i canonici 300km ci tocca sperimentare le aree di servizio autostradali iraniane: si presentano così (non tutte, però), autobotte direttamente dal produttore al consumatore...!!
I km si accumulano e man mano ci si avvicina a Tehran il traffico aumenta. L'ingresso in città è un po' a casaccio, si cerca di tenere una direzione che porta in centro città, mentre ovviamente siamo al centro dell'attenzione di quelli che nel traffico si muovono vicino a noi. Le auto ci sfiorano, spesso abbassano i finestrini e ci chiedono urlando da dove veniamo; esattamente non capiamo cosa chiedono però è abbastanza intuitivo e quando rispondiamo Italia, grande stupore, sorrisi e cenni di approvazione e pollice in alto. Alla fine non è facile orientarsi in una metropoli da 17 milioni di abitanti spesso con i cartelli e le indicazioni solo in arabo, pardon, farsi, e dobbiamo fermarci a chiedere informazioni stradali; questa volta ci rivolgiamo ad un passante sul marciapiede che però non conosce la nostra destinazione. Non passa, chiede scusa e se ne va, come si usa da noi, ma si da da fare per trovere qualcuno che ci possa dare l'informazione. Spunta così il proprietario di un negozio di autoaccessori, un muscolato che poi ci terrà a far sapere di essere un campione di bodybuilding, che ci invita a lasciare le moto ed entrare in negozio. Ci saluta calorosamente e nel frattempo ci chiede se vogliamo del tè (chai, dalla Turchia fino all'Ucraina lo chiamano così), intanto cominciano ad arrivare gli amici del proprietario. Foto di rito
e poi qualcuno va a comprare una piantina aggiornata di Tehran sulla quale evidenziano il percorso da fare per arrivare alla meta e poi ci regalano la mappa. E' ora di muoversi, ci salutiamo, ringraziamo e via, pronti a riperderci dopo poche centinaia di metri... Adesso tocca chiedere a due vigili fermi ad un angolo di una strada; senza volerlo creiamo sicuramente un problema di traffico per i due vigilantes, tutti si fermano a vedere due marziani e due astronavi, il traffico si blocca, finchè anche qui spunta l'angelo custode motomunito che si offre di portarci a destino, per fortuna! Arriviamo così all'albergo,
vogliamo dare una piccola mancia alla nostra guida, ma niente da fare, non vuole assolutamente nulla. Oramai abbiamo capito che questa è gente genuina, schietta e ospitale.
Prima di cena facciamo un giretto a piedi per la città nei dintorni dell'albergo, scoprendo di essere a pochi passi dalla importante quanto insignificante piazza Komeini,
e subito troviamo i segni della propaganda religiosa