Dal punto di vista prestazionale non c’è discussione, e magari la R è perdente anche esteticamente perché, diciamocelo, bella non la è mai stata.
Ma quello che il K non ha (e non avrà per qualche decennio almeno) è la storia che lo contraddistingue. Il boxer attuale nasce da un vecchio progetto, affinato negli anni da uomini che hanno creduto nell’evoluzione, nella capacità di utilizzare sempre nuove tecnologie e matriali su una base che, secondo me e i fatti sembrano dimostrarlo, era geniale.
Il mio prof di filosofia spiegava: “cos’è l’essenza di una cosa? Chiudete gli occhi e in un rapidissimo flash immaginate un albero. Ecco, quello che avete visto, o meglio intravvisto, era l’essenza dell’albero; non era un pino nè una quercia, ma l’idea di albero che accomuna tutti gli alberi”.
Il boxer attuale non ha più niente in comune con il primogenito se non l’idea, l’essenza della moto e questo lo avverto ogni volta che ci salgo sopra.
Il k oggi non la trovo una moto particolarmente originale, mi sambra nata più da un’idea di marketing, che dalla passione di un motociclista; senza nulla togliere alle sue formidabili prestazioni e a quella sensazione di “strappa braccia” che così mi esaltava da giovane e che, ancora oggi, non disdegno.
Ma superati i 50 (di anni) si può finalmente godere di qualcosa di più etereo e intimo di una vorticosa accelerazione, e allora si cerca l’essenza dell’anima anche in oggetti che tanti definiscono inanimati .
E io nell’RT l’anima l’ho trovata.
orsogrigio
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