Grazie a tutti, troppo buoni!
Andre, non aveo il pc, lo sto scrivendo da quando sono tornato e utilizzo il presente, mi piace cosi'. L'hard disk e' la mia testa...
Proseguiamo...
martedi' 28/07/09: Dogubayazit – 0 km
Ah che bello... Oggi si dorme e ci preserviamo le chiappe! Ebbene si', niente moto!

Verso le nove e mezzo andiamo al negozio di Osman, dove accanto c'e' la fermata del dolmus che porta all'Ishak Pasa. Abbiamo infatti deciso di prendere questo mezzo per fare i sei chilometri di strada fino la'. Appena arrivati da Osman troviamo lui, Norman e suo fratello che ovviamente ci offrono un cay, ma non possiamo in quanto abbiamo il pulmino da prendere. Osman allora ci fa presente che non c'e' problema, il dolums ci aspettera', tanto finche' non e' pieno non parte. Ricordo, giusto per la cronaca, che si tratta di un Transit e che di norma ci sono otto posti a sedere piu' quello dell'autista...

Dopo una mezzora arrivano anche Milos e Jovana, beh e' ora di andare. L'autista infatti ci viene a chiamare e cosi' andiamo alla fermata. Pazzesco, il pulmino e' pieno di donne e bambini piu' l'autista e altri due uomini! Saliamo con i nostri amici di Belgrado e letteralmente ci strippiamo sui sedili in fondo; Silvia conta diciannove bambini e una decina di adulti. Partiamooo!

Arrivati al parcheggio del palazzo scendiamo e salutiamo l'allegra combriccola: tutti sono completamente affascinati dalla nostra presenza, in particolare osservano e ridono dell'apparecchio ortodontico di Silvia.
La vista sull'Ishak Pasa dal parcheggio e' notevole in quanto domina tutta la vallata della citta'. Con Milos e Jovana andiamo verso il palazzo, che dista mezzo chilometro e all'ingresso cerchiamo il custode per pagare il biglietto. Invece del custode troviamo un gruppo di operai che ci fa cenno di entrare liberamente: in questi giorni non si paga visto che ci sono i lavori per la realizzazione della copertura in vetro di tutto il palazzo per preservarne le parti a cielo aperto. Beh, un po' di fortuna non guasta!

L'Ishak Pasa e' interessante, ma ci aspettavamo qualcosa di piu'; la parte piu' bella e' la sala da pranzo del pascia', dove colonne e archi sono estremamente curati nei particolari e con bassorilievi selgiuchidi, persiani e ottomani.
Dopo una buona ora ad ammirare e a far foto usciamo e facciamo qualche parola con Milos e Jovana, godendoci il panorama. Insieme decidiamo di riscendere in citta' a piedi, dopo tutto sono solo sei chilometri e in discesa. A meta' strada pero' Milos si stufa e mentre passa un autocarro fa cenno col dito per chiedere un passaggio. Il proprietario si ferma e ci fa salire dietro sul cassone aperto; non appena riparte ci ritroviamo a tenerci stretti, in quanto la strada non e' il massimo e le scosse ci fanno fare dei bei salti! Beh, siamo a posto, abbiamo provato anche questa esperienza!

Appena rientrati in citta', verso mezzogiorno, accompagniamo Milos e Jovana a comprare i biglietti dell'autobus per Erzurum; loro infatti hanno finito la vacanza e devono essere dopo domani a Istanbul per prendere il treno per Belgrado. Dopo varie contrattazioni Milos, che in questa cosa e' il numero uno, riesce a spuntare due biglietti a 40 lire passando da un autista all'altro come se niente fosse, dopo che il primo interpellato era partito da 60... Che grande, io contratto abbastanza spesso qui in Turchia, ma mai cosi' tanto e con tale scioltezza!

Dopo esserci salutati e scambiati i recapiti con Milos e la sua dolce meta', andiamo a mangiare al ristorante Yoresek Yemek Evi, gestito da una cooperativa di donne curde con i mariti in prigione per terrorismo. Non si sa se tutti siano realmente terroristi del PKK, ma qua nella regione curda la polizia e l'esercito fanno repressione bruta di qualsiasi atto o cosa che anche soltanto richiamino l'etnia curda con il risultato che sono tutti infelici e fortemente aggrappati alla propria etnia e vivono ognuno per conto suo, senza un briciolo di integrazione reciproca... Peccato! Su questo credo infatti che ci sia da lavorare tantissimo in Turchia.
Ma torniamo a noi... Dopo aver pranzato alla grande dalle donne, come dice Norman, andiamo a riposarci un po' in albergo. Verso le cinque torniamo al negozio di Osman dove troviamo suo fratello, Norman e un ragazzo americano in vacanza qua per fare trekking sull'Ararat. Tutti insieme ci mettiamo a guardare kilim e tappeti, uno piu' bello dell'altro. Ovviamente accompagnati da qualche bicchiere di immancabile cay!

Alla fine decidiamo di comprare un piccolo tappeto di lana, realizzato recuperando una vecchia culla curda per bambini riadattata appunto a tappeto. Osman infatti lavora moltissimo con una cooperativa di donne curde che trascorrono l'inverno a tessere, cucire e sistemare tappeti. Quindi ancora piu' volentieri paghiamo l'importo ad Osman con il quale lui supportera' economicamente diverse famiglie povere. E dopo tutto per 200 euro ci possiamo stare alla grande!

Tutti e due felicissimi andiamo col nostro bel tappeto in albergo a provare se entra nel borsone... Accidenti, non ci sta!

Cosi' torniamo nuovamente dal nostro amico, il quale si impegna a spedircelo a casa quando vogliamo. Perfetto, per meta' agosto va bene, visto che rientreremo in quei giorni.
A cena altra bella mangiata di kebab, formaggi, riso e verdure grigliate in un altro ristorante del centro. Ah che bonta'!

Prima di andare a dormire scambiamo quattro chiacchiere nella hall dell'Isfahan con Sedef, il suo amico, un inglese e il gruppo di ragazze coreane, completamente affascinate dal nostro viaggio: in ogni momento del nostro racconto nella hall risuonava un coro stupito di 'Ohhhhhh!!!'

Beh, oggi e' stata una giornata stupenda, sicuramente una delle migliori finora...

Ah, ho imparato a dire grazie in curdo: spas!