Quote:
Originariamente inviata da Specialr
non può essere che fosse suo preciso intento? ..in fondo è una fiaba
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Certo che è un effetto "voluto"; ma non per il fatto che si tratti di una fiaba. I personaggi di Tolkien sono, in fondo, i personaggi dell'epica; nello specifico, dell'epica medievale. I "ruoli" in Tolkien sono rigidi, come vuole la tradizione di quel tipo di genere letterario. Come dicevo prima, i personaggi sono rappresentazione e simbolo, e non accettano la dialettica: i buoni sono solo buoni e non si interrogano mai sulla giustezza delle loro azioni. Il dubbio è di altra natura: è il dubbio sulla riuscita dell'impresa, non sulla bontà dell'impresa stessa, che non è mai in discussione. Insomma, si tratta di figure cristallizzate, alla cui monoliticità forse sfugge il solo Gollum. Non vorrei essere però frainteso: non sto dicendo che il libro è brutto o che Tolkien sia uno sprovveduto; tutt'altro. Solo che ho qualche resistenza (a parte la noia, che confermo senza imbarazzo). Si tratta della stessa resistenza che mi disturba quando leggo questo tipo di letteratura, estremamente stratificata. Dietro l'apparenza innocua della fiaba ci sono tensioni ideologiche, religiose, politiche, linguistiche molto sensibili. Per un limite che riconosco di avere, non riesco a scindere i due aspetti: quello della narrazione e quello del sottocodice. Per farti un esempio con un altro libriccino apparentemente "semplice" (e infinitamente più smilzo...

) è il motivo per il quale non riesco a digerire fino in fondo "Il piccolo principe": dietro la candida poeticità di quel piccolo gioiello si cela un messaggio pesantemente reazionario che non può non far sobbalzare coloro ai quali stanno a cuore alcuni principi, elementari, di libertà. Ne riconosco la potenza evocativa e l'allusione poetica, ma non può ottenere il mio aperto consenso. Spero di essere stato chiaro.