I motori a scoppi irregolari sono un classico esempio di tecnologia proveniente dalle corse. Si parla anche di "big bang", perché ci sono due esplosioni sincronizzate per ogni giro. Come dire che le accensioni di un 4 non sono distribuite omogeneamente tra i cilindri (una ogni 180 gradi), bensì ce n'è due insieme.
Inizialmente il big bang è stato concepito per ridurre l'usura delle gomme e le derapate. Infatti, se è vero che il botto concentrato spara più kgm in un ristretto intervallo di tempo, è anche vero che segue una fase passiva (per inerzia) senza propulsione che permette alla gomma di aderire meglio al suolo. Il bilancio era positivo in termini di usura e grip, specialmente per i politi più irruenti. Successivamente, con lo sviluppo delle mescole, l'esigenza di grip è diventata in questa ottica particolare meno pressante.
Questa soluzione rende il motore maggiormente "pulsante" e simile per erogazione fruibile a un twin, pur mantenendo le doti di allungo e potenza di un 4 e, come si diceva, pur favorendo il grip. La contropartita negativa è ovviamente che il motore vibra di più e risulta maggiormente sollecitato. Richiede pertanto componenti interne più solide ed eventualmente contralberi (che però dissipano CV).
La scelta di un motore ad accensione irregolare su modelli commerciali va interpretata nell'ottica della sicurezza. Oggi le erogazioni dei 4 possono essere davvero esagerate. Oltre 180 CV su un 1000 cc significa cavalcare un missile terra-terra, cosa che - dandoci dentro sul serio - non è alla portata di tutti, anzi quasi di nessuno dei comuni motociclisti. Queste moto non sono fenomenali come tiro in basso, ma a rpm elevati possono facilmente mettere in crisi i pneumatici, spesso non di tipo racing, cioè non da pista. Perdere aderenza in curva è un attimo. Il big-bang consente di andare meglio in pista per gli appassionati e, inoltre, garantisce qualche margine in più di aderenza su strada normale.