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Vecchio 27-06-2008, 14:25   #378
ale4zon
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TORRES DEL PAINE E PATAGONIA CILENA
Forse lasciare El Calafate sarà un sollievo un po’ per tutti, via dal turismo di massa a gambe levate, anzi a gas aperto, di nuovo verso il cile.
Dapprima la strada è un nastro di asfalto sparato verso l’atlantico, distante ancora più di 200km, poi, in corrispondenza di uno di quei luoghi ben marcati sulla carta ma quasi inesistenti nella realtà devieremo di nuovo in direzione ovest. La nostra mèta è il passo di frontiera di Cancha Carrera. Io ricordo il percorso affascinante, era ottobre, il giorno prima aveva nevicato, la strada era ancora in costruzione e al nostro arrivo i frontalieri argentini ci fecero una festa per aver rotto la loro noia che durava dalla fine della stagione turistica precedente. Credo che durante l’inverno da qui passino veramente pochi mezzi. Durante l’estate, invece è il percorso più veloce tra i parchi nazionali di Los Glaciares, in Argentina, e Torres del Paine, in Cile; entrambe sono tappe obbligate di ogni viaggio in Patagonia.
Spero davvero che non ci sia troppa gente nel parco in gennaio, perché si tratta di uno dei posti più belli del mondo, forse ancora più bello di ciò che abbiamo appena visto al di là del confine. Un susseguirsi continuo di laghi, lagune, torrenti, cascate, picchi aguzzi e ghiacciai che scivolano sui fianchi delle montagne. Il panorama, ovunque si volga lo sguardo, sembra fatto da un collage di cartoline. Qui tra l’altro gli animali sembrano meno diffidenti e oltre ai guanachi e gli ñandù, ai quali siamo abituati, non è difficile avvistare aquile, condor e altre cose strane che camminano per terra. La laguna grey, in fondo alla strada che attraversa il parco, è forse il posto più bello che abbia mai visto su questo pianeta. Immaginate di dover percorrere un sentiero dentro una foresta che pare curato da mille giardinieri e invece è solo la natura, attraversate un ponte tibetano, una spiaggia ghiaiosa di un kilometro e vi ritrovate sulle rive di un lago su cui galleggiano centinaia di iceberg che si staccano dalla lingua adagiata sullo sfondo; tutto intorno un coronamento di picchi, guglie, e ghiacciai a fare da quinta naturale. Questo per quanto riguarda il panorama fisso, poi c’è il cielo che continuamente disegna e cancella le più svariate forme con delle nuvole tanto strane come solo in patagonia sanno essere. Immaginate? Ma che immaginate….un posto così va solo visto. Sperando nel bel tempo. Perché il parco “gode” di un clima incredibilmente variabile. Noi cercheremo di fermarci un paio di giorni per poter sgranchire le gambe con qualche camminata. Certo ci costerà un’occhio della testa: già il Cile è generalmente più caro dell’argentina, poi il parco è forse il posto più caro in Cile. Dormire in uno dei suoi (memorabili) lodge costa quanto dormire a Cortina in una buona struttura.
Ripartiremo, stavolta a malincuore. I giorni che reastano purtroppo si conteranno su una mano e i km da fare e le cose da vedere ancora molte.
Puerto Natales è caruccia, con la sua aria di porto australe da capitani coraggiosi. Giusto una piccola sosta al porto e magari una deviazione verso la cueva del Milodon, animale preistorico al centro del romanzo di Chatwin e siamo già in marcia verso Punta Arenas. Non so se meriterà arrivare fino alla città, che di per sé non rappresenta nulla in chiave turistica, semmai piuttosto perché nei dintorni vivono varie colonie di pinguini; eventualmente prima della città piegheremo verso nord costeggiando il canale di magellano verso il punto in cui questo si fa più stretto ed è possibile traghettare. Lungo il tragitto potremo osservare un affascinante relitto di una nave e un paio di paesi fantasma. Ma l’attrazione più curiosa e spettacolare sarà il canale stesso. In prossimità de La Angostura, lo stretto di cui vi parlavo, ci si può accorgere visivamente del dislivello tra i due oceani messi in comunicazione dallo stretto. L’Atlantico è mediamente più alto del Pacifico, di circa 6 metri. Questo genera delle forti correnti nello stretto, tanto che nel punto in cui ci troviamo, a causa dell’effetto imbuto (o venturi per dirla in modo più ortodosso) più che difronte al mare sembra di stare lungo un fiume. Ce ne accorgeremo anche dalla scia del traghetto che ci porterà dalla parte opposta, costretto a seguire una rotta ad arco anziché rettilinea. Quasi sicuramente i delfini (qui vive una specie particolare di cui non ricordo il nome e non ho voglia di cercarlo) ci accompagneranno nella traversata. Stiamo per mettere piede (e ruota) in Terra del Fuoco, fin del mundo.
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BabboAle ver. 2.0
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