Discussione: Albania
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Vecchio 06-06-2008, 13:19   #5
ollast
Mukkista
 
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Alla banchina del porto di Ancona ho appuntamento con i miei compari che vengono da Rovereto: Andrea & Silvia (R1150GS), Alesssandro & Elena (R1200GS-ADV) e Luca (Varadero); io, invece, viaggio da solo e Claudia la andremo a prendere in aeroporto a Tirana.
Numerose le moto in giro, ma al dunque, siamo gli unici che prendono il traghetto per Durazzo. Ma allora, queste mode? Ci lasciano soli? Sul traghetto, in effetti, siamo gli unici Italiani insieme ad un'altra coppia; gli altri sono tutti Albanesi. Dopo una traversata tranquilla e comoda, sbarchiamo a Durazzo nel pomeriggio. Le formalita' di sbarco sono lineari e ragionevolmente semplici, tenuto conto della precarieta' delle strutture del porto. C'e' una quantita' di procacciatori che si danno da fare per venderti il contratto di assicurazione, e, dopo una breve indagine di mercato, acquistiamo il foglietto per dodici Euro.
Senza problemi di orientamento attacchiamo l'autostrada per Tirana.
Il termine "autostrada" va chiarito: immaginiamoci una strada a quattro corsie con spartitraffico in cemento dove puo' accadere di tutto; un Hummer che ti supera ai 160, un Mercedes 190 contromano, un cavallo morto a bordo strada, carretti, bici, pedoni, pattuglie con il laser a volonta'. Il panorama e' quello di una lunga periferia depressa. Una citta' lineare parallela alla strada. L'aeroporto, invece, si presenta bene ma lo lasciamo subito appena completiamo il gruppo con Claudia.
Riprendiamo la strada verso Durazzo e da li' scendiamo in direzione di Valona. Il panorama e' lo stesso anche a sud di Durazzo, solo che le case tristi adesso sono alberghi e i palazzoni tra la strada e il mare ci chiudono per chilometri la visione della costa. Sulla strada iniziano i cantieri e rallentando possiamo cominciare a studiare il paesaggio umano.
Sembra che l'autolavaggio sia il business piu' vantaggioso da queste parti: si va dalle tettoie che si vedono anche dalle nostre parti, a semplici piazzole con una cisterna, una Karcher-patacca e un pezzo di cartone con su scritto "Lavazho":



E poi le "macellerie". Si vede di tutto. Tecnicamente hai un controllo diretto della filiera: un vitello e' legato ad un palo dal quale pende la carcassa di un suo simile appena sgozzato e nel gabbiotto a fianco sono appesi i quarti di un altro. Non ho avuto il cuore di fotografarlo, ma quest'altro, un frigorifero "tipo Bindi" con delle zanzariere al posto delle vetrine ed un ombrellone, diciamo, per il controllo della temperatura, merita:



Ad un certo punto il traffico, sempre sostenuto, rallenta bruscamente. Dietro una curva sembra che ci sia un operaio al lavoro in untombino in mezzo alla strada. Avvicinandoci, pero' realizziamo che il mezzobusto e' tutto quello che c'e' di un mutilato che chiede l'elemosina.
Si fa sera e, superata Valona, raggiungiamo una baia su cui i cementificatori si sono accaniti con minore violenza. E' finalmente il momento di fermarci. Per oggi ne abbiamo avuto abbastanza.

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Stefano
G450X - F650GS/Dakar
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