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Vecchio 08-01-2008, 07:35   #3
indianlopa
Il TRANS africano
 
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E’ un viaggio dentro te stesso, dentro la tua vita, i tuoi errori e le tue soddisfazioni, sei solo con te stesso e il tuo mezzo, naturalmente se il mezzo non ti da problemi, altrimenti sei solo e teso a capire e risolvere i problemi.

Arrivai ad Ancona senza accorgermene, la nave era la stessa della prima volta con i “maiali” ma ero solo e mi mancavano, rivedevo Gio, Stefano, Cico e gli altri, ma intorno a me c’erano solo camionisti e turisti attempati tedeschi, nessun punto di contatto con loro. Nella mia cuccetta prenotatami dal buon Liz iniziai con la scrittura del roadbook, i nomi si susseguivano sempre più lontani, i chilometri aumentavano. Fu li che incominciai a sentire nello stomaco ogni tanto come dei crampi, ero spaventato. Con tutto quello che puoi fare per programmare una girata del genere pensare anche lontanamente di aver la capacità di tener tutto sotto controllo è pura follia. Non l’ho detto io ma un viaggiatore come Ryszard Kapucinsky. Mi prendeva un senso di smarrimento di fronte a la difficoltà di attraversare paesi non proprio facili da visitare, mi mancava il respiro. Ogni tanto andavo sul ponte del traghetto per prendere un po’ di aria fresca ed il mio abbigliamento mi riportava immediatamente indietro, finii il roadbook ed iniziai a stivare meglio le varie cose nel bagaglio secondo l’uso e le necessità era inutile aver a portata di mano la cartina del Botswana se ancora ero in mare fra l’Italia e la Grecia, ma ogni volta che aprivo la borsa questa saltava fuori.

La Grecia la passai in poche ore era la stessa strada che si fece con i “maiali” anni prima andando ad Atene, Cico ed io sulla sua moto, quante risate, bastardi pensavo dove siete, perché non siamo insieme? Mi ritrovai ancora su di un traghetto appena in tempo, praticamente avevo fatto già una nazione, senza alcun problema me ne rallegravo fra me, ma al contempo pensai che non li avevo fatti io e la moto ma la nave.

Alle 4 di notte sbarcai sull’isoletta di Kos, ci ero passato tanti anni prima con il 75/5 era sempre uguale un porto fortificato dai crociati, una meraviglia. Naturalmente l’albergo che avevo prenotato era chiuso e senza alcun cliente, arrivò il proprietario solo verso le 6 di mattina. Si incominciava con le cose che non sono mai come prospettate o come te le aspetti, d’altronde è uno degli aspetti più esilaranti e deprimenti dell’Africa e mi ci stavo avvicinando, piano piano. Andai a letto ma dopo poco mi svegliai, non volevo sprecare tempo, l’altro traghettino, in pratica un barcone con una rampa e posto per due auto e qualche moto, sarebbe salpato verso Bodrum verso le 15. Dovevo attendere, ma volevo riguardare ancora i bagagli e controllare la moto a cui si era leggermente allentato il cannotto di sterzo, la KTM locale con meccanico albanese e due euro risolsero il problema, controllai anche l’olio, tutto perfetto. Sul traghetto dall’Italia avevo letteralmente fatto a pezzi le guide che mi ero portato dietro, estrapolandone esclusivamente le parti che mi interessavano, delle restanti feci una spedizione a casa, a cosa diavolo mi potranno servire dio solo lo sa, sono illeggibili e con le pagine mescolate, mezzo Egitto con un quarto di Botswana, tre quarti di Namibia, odio sprecare, ma mi sentii e mi sento un po’ stupido: la spedizione costava quanto tre guide nuove….

Si incominciava a mangiare bene, in maglietta sul porto al sole, zero turisti, qualche residente tedesco, inglese ed olandese, arrivai al porto e nell’attesa feci qualche lavoretto alla moto, sistemai delle fascette per dei cavi che mi sembravano un po’ laschi, trovai un altro modo di fermare i bagagli, che sono una vera noia, ogni giorno li devi fissare e liberare almeno due volte, è essenziale trovare una buona soluzione che non ti faccia perdere tempo.

Al porto c’erano solo qualche americano in pensione ed una famiglia di olandesi di ragazzi giovanissimi, al massimo babbo e mamma avranno avuto cinquant’anni in due….quattro figli, tutti con il loro zaino, escluso il più piccolo ancora attaccato alle tette superbe della madre. Il padre spesso intento in giratine solitarie a fumarsi in santa pace una sigaretta o qualche cos’altro….ci salutammo cordialmente da bravi giramondo, ciascuno con la convinzione che l’altro fosse fuori dalla realtà. Mah!

Le baie turche sono fra le più belle che ci sono in mediterraneo, mi ricordavo Bodrum ed era ancora così.

Appena sbarcato presi coscienza che stavo lasciando l’ Europa, la burocrazia aumentava e l’ inefficienza era esponenziale, dopo circa un paio d’ore e varie mie escandescenze dovute ai computer non funzionanti ce la feci ma era tardi dovevo fare almeno trecento chilometri e non mi piaceva niente farli di buio, volevo arrivare a Fethiye, un incanto di paese dove avevo passato tra i giorni più belli di un precedente viaggio circa trent’anni fa.

Arrivò il buio e la pioggia, non persi tempo neanche con la tuta impermeabile, era una pioggerellina, ma bastava a complicarmi la vita, insieme alle buche, all’asfalto viscido, non certo drenante, al tipico modo mediorientale di guidare: niente frecce, fari alti, o inesistenti e sorpassi da incoscienti.

Welcome to Asia!
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