In linea di principio:
- se sono capace di intendere e di volere e non mi voglio curare, posso farlo e nessuno può impedirmi di non curarmi, ovvero di cessare le cure
- non ricordo in base a quale norma o principio, il suicidio - caso ben diverso da quello in questione - è considerato dal nostro ordinamento come comportamento illecito, ma chi tenta di suicidarsi, e non ci riesce, non viene punito
- credo che il problema giuridico - più che morale, dato che mi sembra che tutti siano d'accordo nel non prolungare sofferenze inutili in prossimità di morte comunque certa, anche continuando le cure - sia che un "terzo", una persona diversa dal malato, non potrebbe "staccare la spina". Vorrei sapere se questo è davvero il problema giuridico.
Chissà che la difesa del prolungamento palesemente inutile della vita, per di più in prossimità certa della morte, non sia frutto anche di occulti e volgari interessi economici.