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Vecchio 11-12-2006, 15:45   #3
ale4zon
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10 Agosto, giovedì. Guayaquil – Mancora: Inizia il viaggio
Alle 9 siamo pronti per partire, qualche foto di rito, le interviste di una tv locale e siamo già di nuovo in mezzo al traffico, questa volta in direzione sud per uscire dalla città. Io apro il gruppo di 17 moto, Hugo lo chiude col pulmino. Neanche cinque kilometri che mi perdo la svolta per il ponte de las Americas. Non posso fare a meno di immaginare le battute e i dubbi dentro i caschi dei miei compagni. Non perdiamo molto tempo per riguadagnare la strada giusta e in pochi chilometri siamo fuori da Guayaquil. Inizia una lunga distesa di bananeti e inizia anche a piovere. Una pioggerellina leggera che non da troppo fastidio se non per il fatto di rendere estremamente scivoloso l’asfalto. Per fortuna le curve sono poche, anzi quasi nessuna e alle 13 arriviamo a Huaquillas, alla frontiera col Perù. Il problema di un gruppo di 17 moto è che qualsiasi attività comune, come mangiare, far benzina, timbrare documenti, fa perdere un sacco di tempo se coordinata male. Abbiamo fame, decidiamo di mangiare sparsi tra le varie bancarelle e ristorantini. Ovviamente a qualcuno tocca il pollo ad altri i crackers. Ma non possiamo permetterci di perdere troppo tempo, davanti abbiamo il passaggio alla migracion e alla dogana per l’uscita dall’Ecuador, quindi polizia e dogana peruviana e altri 300km se vogliamo rispettgare la tabella di marcia che ci siamo imposti per i primi giorni. Tenteremo di recuperare una giornata da spendere più a sud, galoppando lungo gli infiniti rettilinei del nord del Perù.
L’uscita dall’ecuador è abbastanza veloce. In molti ci avvisano di stare molto attenti ai furti alla frontiera peruviana, 3 km più avanti. In effetti appena entriamo dentro il paese di Huaquillas ci troviamo inglobati in un istante in un traffico pazzesco, è anche giorno di mercato, e mezzi di ogni genere attraversano l’unico ponte che collega i due paesi: poco più di una passerella di 3 metri di larghezza. La confusione è pazzesca, ogni moto ha un capannello attorno che neanche al motorshow si vede, e noi, uno a uno, ci presentiamo dentro al gabbiotto della dogana per timbrare i nostri carnet. Alla fine arriva la prima richiesta di “contributo libero” per aver velocizzato le pratiche. Inevasa.
Quando siamo in grado di ripartire sono ormai le quattro. Abbiamo ancora circa due ore e mezza di luce. Il paesaggio è molto cambiato rispetto all’Ecuador. Niente più infinite distese di banani e frutteti ma colline di sabbia grigia che a un certo punto incontrano l’oceano, crollandogli addosso. Ogni tanto qualche paese di pescatori e villaggi turistici molto naif e evidemente in stagione di chiusura. Mi viene da pensare alla canzone “il mare d’inverno”. Si, si vedono anche pescherecci sgarrupati dentro piccoli porticcioli che puzzano di gabbiano.
Arriviamo a Mancora che è buio. Che è come arrivare a Talamone alle 21 del 10 febbraio. Ma non ci vuole molto a trovare un alberghetto dove ci sistemiamo, noi nelle camere, le moto nel cortile interno, difronte alle camere. Grazie a Hugo riesco anche a cambiare un po’ di soldi (dal ferramenta del paese) e a prenotare una cena a base di pesce in quello che pare l’unico ristorante aperto del paese. E quello che le poche persone in giro ti raccomandano anche come il migliore. Quando si dice l’importanza di saper scegliere. E comunque il morale nel dopocena è alto. Siamo tutti proiettati nei giorni che ci aspettano e quasi quasi ripartiremmo anche subito. Forse per questo prendiamo una decisione sbagliata: vista la scarsa possibilità di sbagliare strada nella tappa di domani, procederemo sciolti con appuntamenti nelle località maggiori. Con la sicurezza del pulmino che comunque chiuderà il gruppo.




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BabboAle ver. 2.0

Ultima modifica di ale4zon; 11-12-2006 a 17:05
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