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Mukkista doc
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Per quelli che non conoscono Morbidelli, ovvero il 95% di quelli che hanno scritto.
Nel 2007,forse 2008, di ritorno da un giro in Puglia con la Multisala 1000, decisi di fermarmi a Pesaro, per vedere il Museo Morbidelli.
Mi accolse la signora delle pulizie, che mi disse che il museo era aperto solo a giorni prestabiliti, e quindi non era visitabile in quel momento. Di fronte alle mie preghiere, pur rimanendo giustamente irremovibile, mi disse “però, se vuoi, di sopra c’è l'ingegnere…”
Salii le scale, e trovai Giancarlo Morbidelli nel caldo infernale del suo grande studio-officina, in camicia sbottonata e Rolex Daytona: c’era un vecchio tecnigrafo, alcuni banchi da lavoro che sorreggevano altrettante moto d'epoca in corso di restauro, e in un cantuccio, in fondo, una CBR600 senza motore.
Sulle prime, rimase piuttosto infastidito dalla mia presenza: ero pur sempre un intruso, non atteso, né tanto meno invitato, in quella che in qualche modo era casa sua.
Gli ci vollero due minuti, forse meno, per inquadrarmi: ero lì per lui, il suo museo e le sue moto, e tanto gli bastò. Dopo altri cinque, mi aveva già svelato il suo più ambizioso progetto, e avevo il naso dentro ai disegni del V12, che ancora non esisteva, ma sarebbe dovuto entrare preciso dentro al telaio di una 600 quattro in linea.
Mi fece poi vedere che aveva appena terminato di rifare da zero il parafango posteriore in alluminio di una delle moto che stava restaurando, dato che come ricambio non era proprio reperibile. E io, guardando la perfezione di quella replica, provai sconfinata ammirazione per un uomo che era allo stesso tempo progettista e battilastra.
Mi fece sbirciare al piano di sotto, e c’era un capannone pieno di polverose moto d’epoca in attesa di restauro: piano piano avrebbe pensato a ognuna di loro.
Purtroppo non ne ebbe il tempo. Poco dopo, in quella stessa estate, fu vittima di una rapina in casa che, a quanto so, gli lasciò conseguenze ben più pesanti della perdita del suo prezioso Daytona. Inoltre, poco tempo dopo si ammalò; dice che il V12 fosse praticamente ultimato, ma lui non ha avuto il tempo di sentirlo girare.
Io tornai, ben presto, a visitare il Museo, e ancora ricordo lo stupore davanti alla sua V8, che accoglieva i visitatori proprio all'ingresso. Credo di aver passato almeno un quarto d'ora a girarle intorno, incredulo per quanto potesse essere piccolo, compatto, razionale e perfetto quel motore. Ricordo che la moto avesse parecchie migliaia di chilometri segnate sul cruscotto, e mi dissero che fosse stata quella personale di Giancarlo, che la aveva a lungo usata con la targa prova. I costi di omologazione del modello lo avevano alla fine convinto che quel miracolo meccanico non poteva davvero vedere la luce, ma ci aveva provato e ci era riuscito.
Il Museo chiuse poco prima della sua morte, nel 2019, e quei simpaticoni dei suoi eredi si vendettero tutto quel che era vendibile. Era rimasto il nome, e adesso non c’è più nemmeno quello.
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Uomo barbuto dalle moto rosse (cit.)
Ultima modifica di EnricoSL900; 16-08-2024 a 17:11
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