Discussione: “obrigado !”
Visualizza un messaggio singolo
Vecchio 12-09-2021, 21:30   #3
Gunther
Mukkista doc
 
L'avatar di Gunther
 
Registrato dal: 28 May 2007
ubicazione: Correggio
Messaggi: 1.082
predefinito

... continua ...

Lisbona è una bella città, ma un mototurista viaggiatore ad un certo punte sente come.. un inspiegabile prurito al polso: è giunta l’ora di levare le tende, e di spostarsi ancora più a nord! La prossima sosta sarà a Rio Maior, una cittadella che non ha nulla di interessante se non di essere al centro di tante cosette che mi interessa vedere. Prima di arrivarci mi fermo a Mafra, che è troppo vicina a Lisbona per poi tornare indietro e visito completamente il palacio nacional, intanto che all’interno si svolge una funzione religiosa. L’abitudine di dare sempre un occhio alla moto mi permette, da una finestra del primo piano del palazzo mentre lo visito, di notare un agente di polizia che gli sta vicino… mmmhh ho un sospetto, visto che 15 minuti prima era pieno di altre moto e ora c’è solo la mia. Corro giù e avviso i funzionari che sto solo uscendo un attimo, vado là e infatti il poliziotto mi dice che non è area di parcheggio quella, devo spostare la moto e metterla nel parcheggio delle auto, occupando anche un posto auto se dovesse servire… e così faccio subito. Poi, procedo e termino la visita del bellissimo palazzo con calma.





A Rio Maior, per la prima volta in assoluto, al Paulo VI hotel mi viene chiesto il green pass. Li avevo già visti tutti un po' esauriti sul covid, lì alla reception, perché mentre facevo il check-in avevano rimproverato una signora che stava USCENDO dall’hotel senza mascherina. Senza il green pass non mi possono ospitare, mi dicono, alché glielo mostro, ma faccio anche notare che su booking tra le misure per il coronavirus del loro hotel non è presente l’obbligo del green pass, e che di certo se non lo avessi avuto gli avrei piantato un bel casino, e che lo riporterò nella mia recensione. Stica, era dalla partenza che non avevo qualche discussione con qualcuno, troppa serenità, dovevo fare qualcosa!

Noto che le temperature si sono abbassate, rispetto all’algarve e all’alentejo, me lo aveva detto Antonio, a Lisbona, che a nord avrei trovato più fresco, ma qui in Estremadura più che fresco si può anche parlare di freddo, se continuo a viaggiare in maglietta: ci sono circa 20 gradi. E’ solo metà pomeriggio, scarico la borsa del vestiario, la tenda e le sopraborse e parto subito per Obidos, che è poco distante. Veramente notevole, una cittadella fortificata circondata da una cinta muraria percorribile per intero a piedi. Qui sento per la prima volta parlare italiano, d’altronde il posto merita una visita, ci sono anche giochi per bambini e c’è un fanfulla agghindato con un costume in pelle, che passa il tempo suonando un corno bianco e fingendo di decapitare tutti i bambini che vogliono infilare la testolina nel foro della ghigliottina, creando parecchia suggestione tra i presenti, non so se più agli altri bambini o più ai genitori del malcapitato








Oggi viaggio scarico, c’è una montagna di cose da vedere qui intorno per cui confermo un’altra notte al Covidhotel. Riuscirò, tra l’altro, anche a chiudere il cerchio delle visite ai principali monasteri religiosi europei, che attirano centinaia di fedeli ogni anno. Oltre a Roma, in passato sempre in moto avevo visitato Medjugorje, Santiago de Compostela e Lourdes, e mi mancava Fatima, oggi ci vado di sicuro! Il piano prevede inizialmente di spostarsi sull’oceano, a Peniche, un promontorio super turistico di forma circolare ma anche un porto attivo, pieno zeppo di scogliere di arenaria fortemente erose, che si può percorrere tutto in moto. Un breve sterrato mi conduce al forte da Luz, dal quale scorgo un bel panorama, ma le scogliere sono più caratteristiche, e nel percorrere Peniche mi fermo diverse volte a fotografarle. Un’altra bellissima foto che riesco a scattare raffigura Sao Martinho do Porto, una spiaggia perfettamente circolare di fronte alla quale c’è un Mirador (punto panoramico) con una grande croce.






In un crescendo di posti superlativi, arrivo infine alla piazza più bella dell’intera vacanza, collocata sopra Nazarè (seguite per Sitio, il vecchio villaggio originario). Il posto è talmente affascinante che spengo la moto, chiudo casco e tutto e decido che mi fermerò un paio d’ore minimo, girovagando un po' dappertutto. La piazza è occupata in parte dal Santuario de Nossa signora de Nazarè, in parte da negozietti, e in parte da un panorama mozzafiato sulla spiaggia sottostante 90 metri. Sull’orlo del precipizio c’è una piccola cappella del 1200 circa, ci sono tanti posti dove mangiare di tutto e procedendo dopo la piazza si può arrivare alla fortezza di San Miguel, all’interno della quale sono visibili tante tavole da surf appartenute a grandi campioni. La zona è particolarmente interessante per i surfisti perché sotto l’oceano c’è un canyon che convoglia l’acqua spingendola da due punti fino a farla scontrare, pertanto nelle giornate ventose si possono creare onde veramente alte





Dopo essermi gustato un bel gelatone, riparto ma mi devo ricomporre un attimo, perché procederò caricandomi spiritualmente prima Ad Alcobaça e poi a Batalha, fino ad esplodere a Fatima, che lascio per ultima nella giornata perché ci voglio stare un po', in modo da darmi il tempo necessario per assaporare il clima e curiosare sui fedeli, ricordo infatti che sia a Medugorje che a Santiago De Compostela, per non parlare di Lourdes, nonostante gli inevitabili negozietti che costruiscono il proprio business sul fanatismo religioso, si sentiva nell’aria qualcosa.

Alcobaça non mi piace, c’è un grande monastero ma, sarà il caldo, preferisco una bella coca gelata nella grande piazza antistante piuttosto che entrarci. La struttura è imponente, ma piuttosto piatta rispetto ai veri monasteri, cosa che non si può certo dire di Batalha, il cui monastero di santa maria de Vitoria è veramente affascinante, con le sue forme gotiche e manueline. Mi rilasso, mi preparo, mi concentro, e parto alla volta di Fatima, molto curioso anche perché cartelli ce ne sono pochi e la spianata dove nel 1917 tre pastorelli videro la Madonna non è immediatamente visibile, ci si deve arrivare proprio quasi dentro. Comunque sistemo la moto ed entro tranquillo nella grande area, delimitata da un lato da una Chiesa moderna e dall’altro dal Santuario bianchissimo. La zona è enorme, e ricordo di averla vista gremita spesse volte in tv; riconosco l’altare dal quale viene detta Messa, e riconosco anche una striscia di asfalto lucido e liscio che attraversa per il lungo tutta la spianata, realizzata per agevolare coloro che scelgono di percorrerla tutta in ginocchio, in segno di devozione. Sono sei milioni i fedeli che ogni anno vengono qui, e bene o male c’è sempre una messa in corso. In mezzo alla piazza, la cappella delle Apparizioni, il punto esatto dove apparve la Vergine Maria, e un posto che ho già visto a Lourdes, ovvero una specie di grosso forno ardente che crepita in continuazione, dove i fedeli si recano ad accendere (anzi ce la gettano dentro, visto il gran caldo, e scappano) una candela. Ovviamente c’è una coda della Mad…. no vabbè una coda impegnativa, e noto gente che porta a bruciare altro che una, di candela, ma dieci o venti candele, anche di dimensioni importanti, gigantesche, probabilmente credendo che più candele si bruciano più la grazia sarà grande. Non posso evitare di immaginare uomini che arrivano con armadi, sedie, o cassapanche in spalla, ma sto attento a non farmi scappare un sorriso perché qui sono tutti seri e tristi

Torno a Rio attraversando una bellissima zona montana, il parque natural das serras de aire, desolato e molto alto, con una temperatura di 20 gradi e un asfalto fatto benissimo e, come sempre, nessuno in giro








Ho voglia di campeggiare un po'… faccio su baracca e burattini e riparto con quest’idea, mi sposterò in zona Coimbra, in Beiras, là ci sono dei bei parchi credo molto interessanti da girare in moto, e qualcosa troverò per dormire.

La mia cattiva organizzazione riguardo l’attrezzatura fotografica prevede una CANON EOS 450D che avrà circa una decina d’anni e che scatta foto ma non fa video, e due obiettivi, un 18-55 che uso quasi sempre, e un cannonazzo 55-250 per riprendere le scritte sui foglietti a cento metri di distanza. Ho una borsa con tracolla per la macchina fotografica che è una magata di quelle serie, ha diverse tasche delle quali negli anni ho ottimizzato lo riempimento, ed è quella che uso quando sono in conformazione “turista”. Quando ho smesso di fumare ho iniziato a necessitare degli occhiali da vista (but correlation not causation, come dice il mio prof di statistica) , per cui semplicemente il posto delle sigarette è ora occupato dagli occhiali

La macchina fotografica non la cambio mai, ma l’iPhone e la sua obsolescenza programmata va sostituito spesso, e ormai quello che ho realizza fotografie in definizione migliore della macchina, pertanto uso anche lui, e siccome quando faccio trasferimento la macchina fotografica è in fondo nella laterale piccola, capita che alcune location io le riprenda solo col cellulare, e a casa poi integri tutto. E’ il caso del misterioso quartier generale dell’ordine dei Cavalieri Templari, o più banalmente definito “Convento de Cristo”, a Tomar. Ci sono posti (e tipi di birre) che devo assolutamente sperimentare, perché mi fanno partire la mente ed evocano in me profonda suggestione. Qualche tempo fa è stato il caso del castello di Dracula, in Romania, ed ora è la volta di questo castello merlato, che visito avidamente curioso di scoprirne ogni angolo, immaginando soldati rossocrociati vestiti con delle gran griglie metalliche, che lo percorrevano sbattendo i piedi e facendo rintronare tutta la servitù. E’ bello e grande, un bambino rompe le palle in continuazione ai suoi genitori, vorrei dirgli di stare buono perché meno di un millino di anni fa sarebbe stato bruciato in cucina nel giro di un attimo! Torno alla moto con l’idea di saltarle in groppa come facevano i templari, ma ci tengo sia alle sopraborse laterali sia e soprattutto ai miei gioielli di famiglia, per cui cambio presto idea.





E vuoi campeggiare?? E allora campeggia! A Coimbra mi attende il campismo municipal, arrivo nel primo pomeriggio, pianto la tenda e smonto tutto, infilo il costume e me ne vado direttamente al mare (oopss… all’oceano!!) a Tocha, perché ho caldo. Sono comunque 50 km. Dopo credo 7 o 8 minuti sdraiato (di sicuro non sono arrivato a 10), decido di fare una mega passeggiata sulla battigia, anche per allineare un po' l’abbronzatura da casco modulare, che al momento mi vede nero sulle guance e sul naso e bianco sul resto della faccia, e così faccio, anche perché lì ci sono kilometri e kilometri di spiagge libere, ed è un piacere passeggiare e guardare le onde che sono comunque alte

Nei campeggi solitamente ci si sveglia presto, ma io a dir la verità faccio eccezione, dormo bene e mi sveglio dopo le 8.00. Oggi il cielo è completamente coperto, la prima volta che mi capita, ma succederà anche nei prossimi giorni, e non sono nuvole… è foschia che nel giro di un paio d’ore sparisce e lascia il posto al sole, al cielo azzurro e al bel tempo. C’è un importante avamposto romano, vicino Coimbra, che dicono essere ben conservato, si chiama Conimbriga e vado subito là a vedere di cosa si tratta: la spianata è grande, ma il percorso è ben segnalato, come al solito è tutto distrutto ma una parte è molto bella, con mosaici ben mantenuti e una specie di giardinetto al centro. Un museo a fianco spiega tutto per bene. Al rientro parcheggio di fronte al rio Mondego, nella piazza principale di Coimbra, dove fa bella mostra di sé l’immancabile statua ossidata e soprattutto l’ancor più immancabile piccione sopra la testa del personaggio. Visito la città, nella quale oltre alle due cattedrali di Sé, la nuova e la vecchia, l’attrazione principale è rappresentata dall’università e dai suoi padiglioni divisi per materia, che sono visitabili e caratteristici; se non fosse agosto brulicherebbero di giovani ansiosi di sapere se sono pronti per sostenere gli esami (ne so qualcosa). Dalla piazza principale dell’università si gode anche di un bel panorama sulla città. Proseguo entrando in un bosco a pagamento, il bosco di Bussaco, pieno di portoghesi che passeggiano e veramente caratteristico, soprattutto il convento che c’è all’interno, il convento di Santa Cruz. A proposito di Cruz, dal convento parte una strada che si inerpica fino in cima alla collinetta, 6 km di salita, per arrivare a un mirador dove svetta una croce imperiale, dal quale, complice l’ennesima bella giornata, la vista può spaziare per kilometri e kilometri. Rientro in campeggio, e passeggiando guardo nei camper adocchiando la comodità delle persone, per capire un domani come potrò viaggiare senza dovermi sempre e solo chinare, come faccio ora in tenda, e dando più senso alle eventuali giornate piovose, che i portoghesi però non sanno neanche cosa siano











Oggi mi spingo ancora più in alto di ieri, voglio infatti raggiungere Piodao, un villaggio che fino a qualche decina di anni fa non era neanche raggiungibile in auto, ma solo a piedi. La guida dice che è perfettamente conservato, costruito in scisto grigio, perfettamente incastonato nella montagna e quasi nascosto alla vista di un occhio rapido. Per arrivarci, devo fare ben 90 kilometri di strada di montagna. E’ un posto particolare, ci sono turisti e ci sono gli abitanti del villaggio, ormai solo anziani, seduti ad ogni angolo. Ripartendo da Piodao guardando la mappa mi rendo conto che la montagna per me oggi è appena cominciata, perchè voglio fare tutto il giro del quadrato più alto del parco de serra estrella, che si snoda ancora più a est. Qui si può girare fino a ricongiungersi al punto di partenza proprio come sulle dolomiti quando si fanno i 4 passi, sella pordoi gardena e campolongo, intorno al piz boè, un giro che ogni motociclista ha sicuramente fatto, perché è bellissimo. Nel punto più alto, il “Torre”, che io ho raggiunto da Covilha, si toccano i 2.000 mt, ed è anche la cima più alta del portogallo. D’inverno ci sciano, ma ora è bellissimo godersi i 15 gradi, tant’è che ho comprato pure il loro formaggio con l’idea di portarmelo a casa, senza immaginare che poche ore più tardi, con la scusa del poco posto a disposizione in moto, l’avrei tazzato via tutto completamente insieme al pane del campeggio. Quelle zone le ho girate con la giacca in pelle, che solitamente dorme nella laterale piccola, d’altronde oltre alla temperatura bassa c’era anche un gran vento.

Mentre rientro e mi appresto a sdraiarmi un po' nella piscina del campeggio, prendo la decisione di levare le tende l’indomani e spostarmi verso Porto, ormai in questa bellissima zona ho segnato il territorio proprio come avrebbe fatto il mio Jack




Oggi venerdì 13… sto a letto tutto il giorno? Mmmhh, neanche morto, sono solo superstizioni, e poi devo volare a Porto! Prima però voglio andare a Figueira da Foz, la città superturistica e tanto famosa anche solo a passarci e a vedere com’è! E infatti arrivo e trovo la classica città balneare, dove tutto costa un po' di più e la gente gira con la canoa o con il salvagente sottobraccio per la strada. Un mega cartellone pubblicitario di un partito locale mi rincuora riguardo gli orientamenti politici dei portoghesi, era da via Reis Almirante a Lisbona che pensavo a una nazione “rossa”…. No, non sembra. Mi faccio la mia risatina e riparto. La moto fa un po' fatica ad avviarsi, è già la terza o quarta volta e due anni fa quando ha fatto così nel giro di poco mi è partita la batteria. Ma ero a casa, qui sono in giro in ferie. A dire la verità ho con me il booster, ma faccio due conti, oggi è venerdì, domani sabato ma prefestivo perché poi è ferragosto… mmm… non so se fidarmi. Se salta ok non mi fermo in mezzo al nulla e poi? 2 giorni così? E se lunedì non c’è la batteria? SE devono farla arrivare? Se poi devono “caricarla”? Per sicurezza chiamo a Lisbona il concessionario bmw per sapere se hanno una batteria, mi rispondono che c’è e anche carica. Ho tempo, dopo Figueira avrei da andare subito a Porto, allora prendo la decisione: tenetemela che sto arrivaandooo !

Arrivo da “Santogal BMW motorrad Lisboa” verso le 14.00, mi fanno accomodare vicino alla moto, arriva il ragazzo e alle 14.20 la batteria è già sostituita. Mi mostrano il check della batteria che avevo, che dice che era da sostituire, quindi ho fatto bene a venir qui, perché era solo questione di tempo. Anzi, ho fatto benissimo, perché la batteria ha 1 anno e 11 mesi, pertanto a casa chiederò il rimborso in garanzia. Forse c’è qualche assorbimento, non è possibile 2 batterie in 4 anni, anche se qui c’è molta più elettronica, per lo spunto serve più potenza, e spesso mi capita di tenere la moto col quadro acceso per sistemare le impostazioni del navigatore garmin integrato. Direi che farò controllare il circuito, a casa con calma, in ogni caso a piedi non resto, al massimo cambio batteria più spesso





Alle 15 riparto diretto verso Porto, e arrivo al motel che avevo prenotato, il quale presenta, per accedere al parcheggio, una salita da trial che solo a vederla allineo nella testa tutti i santi che mi vengono in mente, pronto a snocciolarli tutti! E’ una bastardissima curva in contropendenza verso l’interno, realizzata in sassi sporgenti, convessi e lucidi, per cui immagino bei scivolosi, con erba in mezzo (quella scivolosa di sicuro), e che avrà una pendenza del 40%!! Nelle recensioni avevo letto di gente in macchina che si lamentava dello stretto accesso al parcheggio, ma ieri sera quando ho prenotato avevo appena fatto il parco de serra estrella e mi sentivo capace di superare qualsiasi ostacolo, figuriamoci in un motel in centro a Porto. Male! Pistola! Lisbona ha il tram 28 che si inerpica per la città, ma onestamente non so se è più in pendenza Lisbona, o Porto. Scarico completamente la moto, per questi 100 metri metto la modalità enduro ( ), guardo in cielo e poi vado suuu…. e ce la faccio. Ora, due sono le cose: uno, domani colcas che prendo la moto, Porto me la giro tutta a piedi e la moto riposa lì dov’è, e due, se dopodomani malauguratamente piove, per scendere da qui faccio sdraiare il proprietario del motel per terra e gli passo sopra, altro che sassi scivolosi!

Benissimo, e, tra batteria e lezione di trial, affangala il venerdì 13, che non sono superstizioso ma son contento che sia andato

Oooohh, oggi giornata da escursionista, si va a caccia di azulejos! La tenuta prevede bermuda con tasche dappertutto, maglietta, bandana antiinsolazione e la solita borsa tracolla multiuso nella quale metto la macchina fotografica, il cellulare, gli occhiali, cavo e power bank perché stanotte mi sono dimenticato di caricare l’iPhone, e chiave della stanza. Nella tasca posteriore ricavo spazio anche per mascherina chirurgica e ffp2, e guida lonely in mano. Nei posti dove è possibile scattare tante foto metto a tracolla anche la macchina fotografica, per cui libero spazio nella borsa e ci metto la guida.

Prima di uscire, con l’aiuto della lonely metto a punto un itinerario logico che mi permetta di vedere più o meno tutto, che fortunatamente è concentrato in un’area centrale non lontano dal motel. Gli azulejos sono le tipiche ceramiche portoghesi, tutte colorate o con disegni molto ben fatti che ne comprendono centinaia. Subito la capela das almas de santa caterina ne è un illustre esempio, sia fuori che dentro è piena di piastrelle biancoazzurre con riportate scene religiose della vita dei santi, un effetto ottico spettacolare. Sono molto rilassata, mi fermo anche a far colazione e non ho la minima fretta. So dove andare, ma volutamente mi fermo spesso a guardare la gente, intenta nelle proprie attività, chi turista come me, chi sta consegnando merce, chi sta camminando a passo svelto, e la maggior parte seduta a mangiare. Avevo già fatto questo ragionamento in passato: la gente mangia a qualsiasi ora, con qualsiasi clima, e veramente qualsiasi piatto. Ho visto degli stufati enormi, con patate fritte alle 3 di pomeriggio con 30 gradi, ho visto birre alle 8.30 del mattino, ma ho visto anche me stesso, solo in vacanza però, mangiare una briosche alle 5 di pomeriggio, quindi forse tutto ciò non è così strano




Man mano che la visita procede, Porto mi piace sempre di più. La zona centrale è piena di tuktuk che portano a spasso i turisti, e il ponte “metro-pedonale”, se lo si può chiamare così (all’anagrafe “ponte Dom Luis I”), molto alto sul Rio Douro, è uno spettacolo stupendo. Ci passa solo la metro, e le persone, e ci sarebbero da scattare foto a 360 gradi ad ogni passo. C’è anche un livello molto molto più in basso, dove passano le auto e i pedoni, che poi percorro per rientrare sul quartiere Ribeira. Sto bene in pantaloncini e maglietta, ci sono circa 28 gradi, mentre cammino vedo un italiano con GS, bagagli e passeggera, arrivare stracarico a ridosso del ponte, dove neanche le auto possono arrivare. Entrambi bardati e super vestiti, con protezioni e tutto, fatica non poco sull’acciottolato pedonale, poi si ferma, sta lì 5 minuti intanto che io scatto le mie foto, gira la moto e se ne va. Questo è il posto più bello della città, lasciare bagagli incustoditi e moto a rischio multa in effetti non è il caso. Complimenti per essere arrivato fin lì, ma spero proprio che vada a cercare una sistemazione e torni qui più tardi perché c’è un mondo da vedere. La mia moto riposa senza nessun rischio di furto, e non certo perché è in un parcheggio riservato, ma perché per fare quella discesa di merda ci vuole Tony Cairoli, quindi saprei già chi è !

Visito tutto: la cattedrale (che si chiama anche qui “Sé”), la stazione dei treni di Sao Bento, piena di azulejos, altre chiese, entrambe le zone sotto il ponte, piene di mercatini molto carini, poi mi sposto sopra il quartiere centale di Ribeira, a vedere il palacio da bolsa, la igreja do carmo e la bellissima torre dos clericos. La notorietà della guida della lonely planet mi appare in tutta la sua evidenza nella mega coda che noto davanti alla libreria Lello, reclamizzata in pompa magna dalla guida come una “meraviglia neogotica da non perdere assolutamente”. Hanno organizzato un grande controllo accessi all’ingresso, con spruzzini e entrata a tempo, la gente fuori aspetta paziente, e tanti sono italiani. Ci sarà un’oretta da attendere, e c’è anche da pagare 5 euro. Da fuori vedo gli stucchi indubbiamente belli al primo piano, ma passo rapidamente oltre. Nel pomeriggio decido di spingermi anche fino alla casa della musica, un’attrazione anch’essa super decantata dalla lonely, ma piuttosto distante da tutto, infatti scarpino per un’oretta. Chiedo indicazioni a un passante, che mi risponde “todo recto!”, e pensando alla tipa del campeggio di inizio racconto, faccio riflessioni che non posso esporre qui nel racconto

Arrivo ridacchiando alla mega piazza de Mouzinho da Albuquerque, (allenatore di calcio americano?) e a fianco c’è la casa della musica: è una costruzione in cemento tutta ricurva, mi ricorda il guggenheim di Bilbao, fuori ci sono ragazzini a fare skateboard. Ok è caratteristica, ma credo che se fossi rimasto in centro a guardare le facce dei passanti sorseggiando qualcosa, avrei fatto meglio. Non è colpa della lonely ovviamente, è che ognuno ha il suo stile, e deve adattare le guide che utilizza, al proprio, ma non è certo un problema, camminare mi fa bene.

Rientro in motel con i piedi in fiamme, se compravo l’orologio digitale con il contapassi secondo me oggi mi scriveva “ma sei fuori di testa?”, e mi faccio una mega doccia rinfrescante, mega per modo di dire perché il piatto doccia è talmente piccolo che per insaponarmi le ascelle devo chiudere l’acqua e aprire la tenda. Poi esco a cena e cerco un posto il meno frequentato possibile, perché a me piacciono i posti dove c’è poco casino, se hai bisogno di chiedere un’altra birra o il conto o qualsiasi altra cosa il cameriere arriva e non devi aspettare tanto o peggio ancora alzarti tu e corrergli dietro. In centro città, o comunque nei posti affollati, tutto questo è facile che accada, considerando anche che io, essendo da solo, non sono certo un cliente interessante, molto meglio la famigliola da 4 o 5 persone














Oggi partenza col botto? Un ferragosto da ricordare?? Non piove, vado dritto sparato alla moto, l’accendo, inforco il casco e mi butto nel vuoto. Dopo 11 elefantentreffen, scendo da sta minchia di discesa in folle ma a moto accesa, giocando coi freni e cercando di tenere la moto toda recta, e arrivo giù. Uffff!! Carico la moto poi via di corsa, è tutto ok! Direzione mare anzi, già è vero, oceano, verso Esposende che mi piace anche il nome, a far colazione. Da lì parto con un largo giro per le stradine della zona e poi su verso Paredes De Coura, un paesello in cima alla collina come quello dei ricchi e poveri. Per arrivarci devo fare 35 km di statale super bella e pulita, e per tornare a valle altrettanti. La struttura che mi ospita è eccezionale: il parcheggio moto è in piano, a fianco alla casa la casa è bellissima, i padroni supergentili, tant’è che decido di confermare un’altra notte, ma mentre glielo dico gli arriva un messaggio da booking: mi hanno appena ciulato la camera! Questo è il rischio che corro non prenotando due notti da subito, ma fa niente, cerco subito un altro posto per domani, e lo trovo a… Paredes De Coura, là sulla collina! Perfetto direi, anche perché in seguito mi accorgerò che internet qui prende malissimo.

Ora dopo aver scaricato la moto me ne vado prima a Ponte de Lima, e poi a mangiare a Viana do Castelo, sull’oceano. Ponte de Lima è una bellissima cittadina con un ponte pedonale di origine medievale che attraversa il Rio Lima. E’ pieno di gente che fa il bagno, altra in canoa, e altra che semplicemente passeggia. C’è un vento rinfrescante ed è pieno di localini molto carini. Poi arrivo a Viana do Castelo, la cui vera attrattiva è il “santuario do sagrado coraçao De Jesus”, e il panorama della città che si gode dal santuario. Esso è posto in vetta al monte de santa Luzia, una collinetta di oltre 200 mt proprio a ridosso della città, ed essendo sull’oceano, la vista è veramente superlativa. Faccio foto con il cellulare, foto con la macchina fotografica, video col cellulare… siamo anche verso il tramonto, quindi la luce lunga mi aiuta. Ma bando alle ciance, ho l’acquolina in bocca, ho voglia di mangiare! Giù sotto però il centro non mi ispira, è classico e incasinato. E allora sai che si fa? Me ne torno a Ponte de Lima, e magno lì, che mi era piaciuta tanto, e sono anche più vicino alla struttura. Trovo un posticino in un locale veramente caratteristico e chiudo la giornata alla grande






Riparto quindi con moto carica, e per l’ennesima volta il navigatore mi fa fare una strada del menga , stretta e in pendenza. Qui in portogallo è pieno di queste stradine, e non so mai cosa mi aspetta. Ci devo parlare col navigatore, perché a dire il vero io solitamente mantengo lo stesso schema di impostazioni, ovvero no sterrati e la strada più veloce, poi faccio le varianti consultando la mappa, ma la cosa strana è che lui mi fa fare strade diverse per i medesimi percorsi in momenti diversi, e non ne capisco il motivo. Solitamente ci azzecca, le strade, tutte diverse, sono tutte bellissime, ma quando sono carico preferisco le principali, insomma vorrei decidere io, non lui. Ad ogni modo arrivo a Braga, una città commerciale con la cattedrale “Sé” incastrata tra le case nel centro, ed è un po' un peccato perché non si riesce a fare foto decenti (un po' come la mole antonelliana a Torino), per le quali ci vorrebbe più spazio. L’attrazione principale della zona però è la scalinata del Bom Jesus (Escadaria do Bom Jesus do Monte) un santuario mèta di pellegrinaggi che si trova 5 km fuori dal centro. C’è anche la solita funicolare a fianco alla scalinata, che non è tutta dritta come si potrebbe pensare, ma sale a zig zag. Anche il santuario è molto carino, in posizione alta e panoramica. Nel pomeriggio faccio un salto in spagna, a Vigo, a visitare una ditta con cui lavoro, poi rientro nella mia nuova postazione montana a Paredes De Coura, che mi piace da matti, col ristorantino a fianco e l’aria frizzante: siamo in mezzo alle montagne!






Oggi mi alzo e mi rendo conto, ormai è una certezza, che c’è il divieto assoluto, qui in Portogallo, di ingresso alle nuvole per il mese di agosto! Non mi è mai capitato, credo, di visitare una nazione nella quale in tutti i giorni di mia residenza non ci sia mai stata non solo una goccia d’acqua, ma neanche una nuvola, un regalo che apprezzo molto! viaggio scarico, voglio girarmi tutto il parco nazionale di Peneda Gerès! Confermo un’altra notte e parto alla grande. Freddino, 20 gradi, domani sarà l’ultimo giorno di vacanza in portogallo ma viaggerò carico, oggi è l’ultimo giorno di viaggio scarico, quindi ancora più relax, se possibile. Visito il santuario de nossa signora de Peneda, in mezzo al parco, che presenta una scalinata del tutto simile a quella del Bom Jesus di Braga. Sopra al santuario una catena montuosa con un masso enorme che sembra cadere da un momento all altro, mi preoccupo un po' ma poi vedo che un cartello ne parla approfonditamente, anzi dice che è facile notare degli arrampicatori che provano a scalarlo (!), per cui non ero io che l’avevo appena notato, ma è così da centinaia di anni �� �� e non dovrebbe cadere proprio adesso che ci sono sotto io !





Rientro verso le 17,00 e mi svacco sul letto per un’oretta, come faccio quasi tutti i giorni. Magari leggo, magari mi documento su ciò che ho visto o vedrò, se sono in campeggio magari vado in piscina, magari mi rilasso facendo niente, o mi dò il tempo di parlare con qualcuno. Leggo di gente che viaggia fino alle 22.00, trova posto a quell’ora ovviamente al primo che vede sulla strada, che difficilmente corrisponde perfettamente alle esigenze che si possono avere, non so per carità ognuno viaggia come gli pare, ma io preferisco così perché sono in ferie, e mi voglio rilassare, perché sono lontano da casa, e non ho appoggi in caso di imprevisti, perché non mi serve vedere di tutto di più, preferisco vedere qualcosa in meno, o dividere le cose in più giorni, lasciando sempre un margine giornaliero.

Però, la vacanza volge rapidamente al termine. Oggi è l’ultimo giorno portoghese, faccio una strada stupenda, piccolina che mi porta verso Montalegre tra laghetti e dighe. Poi, da Chaves a Braganza faccio la N103, e mi sembra di cavalcare insieme a Tex Willer e al vecchio Kit nella Mesa desolata, il panorama montano è giallo e spoglio, non c’è nessuno ma nessuno con la N maiuscola, c’è caldo e non si muove niente. Un panorama che spazia per kilometri e kilometri, e quando mi fermo a prendere una coca nel silenzioso ed assolato avamposto di Rebordelo, mi vien da legare la moto a un palo e entrare nel saloon spalancando le porte a spinta, corpo di mille fulmini!

A Vinhais scorgo una stradina non segnalata che porta al confine spagnolo e anche alla cittadella di Moimenta, la percorro tutta e mi si aprono panorami mozzafiato e centinaia di pale eoliche sulla cresta della montagna. Viaggio su una strada a pochi metri dal confine spagnolo senza mai entrarci. E’ il parco natural de Montesinho, che mi condurrà dritto a Braganza, mèta della mia giornata di oggi. Tutto bellissimo, scarico la moto e torno a girare per il confine sulla N308, un’altra strada di montagna facilmente percorribile che ogni tanto passa per dei paeselli sperduti e disabitati, ci trovo solo anziani e cani randagi. In questi paesi le strade sono in acciottolato, non il massimo per me e la moto, ma percorribili senza problemi.








Che dire… la vacanza è terminata, restano gli ultimi duemila km da fare in due giorni, che percorrerò senza nessun problema. Il nord della spagna non è caldo, si viaggia costantemente su un altopiano a circa 900 metri, fino a San Sebastian poi si entra in Francia scavalcando Biarritz e si tagliano tutti i pirenei. Dormo in un première classe a Tarbes, e per la prima volta mi appoggio a zio Mac per la cena; qui ti chiedono se vuoi cibo da asporto o consumazione in loco, nel tal caso devi esibire il green pass o il qr code, loro verificano e poi puoi procedere all’ordinazione telematica sui loro pannelli, altrimenti magni fuori. Tutto automatizzato, credo sia così in tutti i McDonald del mondo

Arrivo a casa in scioltezza, neanche tanto stanco, intorno alle 18.00 del 21esimo giorno di ferie, dopo 8.530 km percorsi



Di certo questa nazione mi ha regalato tante emozioni, complice il fatto che avevo veramente “bisogno” di uscire dalla gabbia che la gestione del covid mi aveva cucito addosso, ma la mia maggior fortuna è stata di carattere climatico: a ferragosto, mentre a casa mia c’erano oltre 40 gradi, qui giravo con 25 in maglietta. In 3 settimane non ho praticamente mai patito il caldo, mentre i miei parenti mi comunicavano giornalmente le loro sofferenze. Sto notando anche che ogni anno fa sempre più caldo, da noi, non ho ancora capito se è un’impressione mia o è la verità. Ad ogni modo un consiglio mi sento di darlo a chiunque: se si prospetta un’estate calda, vai in Portogallo!


F I N E


PS: se qualcuno, oltre ad avere la pazienza di aver letto tutto visto che è risultato molto lungo, volesse sapere esattamente a cosa si riferiscono le foto, le didascalie si trovano nel blog in firma
__________________
R1100GS 481K (retired)/R1200GS ADV LC
youtube Fedro919

Ultima modifica di Gunther; 13-09-2021 a 08:41
Gunther non è in linea   Rispondi quotando