08/07 – 09/07
Mardinin – Sosta e Visita
La botta allo stomaco è stata forte e se non avessi vomitato sarebbe stata certamente peggio.
Il disgusto per il cibo è tale che per prima cosa buttiamo via la frutta secca, tutta, la maggiore imputata insieme al caldo del nostro mal di stomaco.
Un’intossicazione da cibo del ristorante la escludiamo altrimenti, come a Kitzbuhel nel 1992 dopo una cena di Ferragosto, ospiti di un bellissimo albergo, il Tenerhof della catena Romantic Hotel in pensione completa, anche gli altri ospiti dell’albergo si sarebbero sentiti male.
In tarda mattinata anche Lilli comincia a dare di stomaco, scendo alla reception e fermo la stanza per una notte extra e mi faccio portare un po’ di lattine di Coca Cola da bere “sfiatata” come toccasana e per reidratarci.
Ci ributtiamo a dormire dato che oltre tutto siamo anche sfiniti per la notte insonne.
Trascorriamo la giornata in camera ricuperando piano piano le forze e la salute guardando in TV le reti RAI per svagarci un po’.
La sera mi faccio portare dal Room Service un po’ di riso pilaf in bianco che mangio solo io ricavandone sollievo e la giornata finisce come era cominciata: dormendo.
La mattina dopo ci svegliamo che il dolore di stomaco e la diarrea sono spariti per entrambi, addirittura scendo a fare colazione con yogurt, miele e due fette di pane per assorbire il residuo di acidità nello stomaco.
Non ci va per ora il caffè come sempre in questi casi di malessere allo stomaco, preferendo il the.
Con un taxi ci facciamo portare alla città vecchia di Mardin, sono le 09.30 e già comincia a fare caldo.
Le case sono in pietra giallo ocra e sono abbarbicate sulla collina sormontate da un castello che giudichiamo troppo in alto da raggiungere.
Non abbiamo né una guida né una cartina della città, l’albergo non ne è provvisto, dopotutto siamo i soli turisti stranieri ed anche di locali non ce ne è traccia.
Quando nel 2005 preferimmo sostare a Dyarbakir senza passare per Mardin c’erano frotte di turisti soprattutto Giapponesi che affollavano la regione occupando le camere d’albergo, ora non ce ne sono forse a causa della vicinanza con il confine Siriano e l’acuirsi dei conflitti interni con la parte della cittadinanza Curda della Turchia.
Vaghiamo senza meta per le strade ed i vicoli in salita dove incontriamo sulle scale che si inerpicano verso il Castello, un Cristiano di Erbil in Iraq che sfuggito al disastro susseguito alla guerra ed all’invasione da parte dell’ISIS, fa ora parte della comunità della chiesa Siro Ortodossa i cui monasteri si susseguono lungo l’area a Sud-Est di Mardin, molti di loro sono stati espropriati dal Governo Turco negli scorsi anni mentre la maggior parte della Comunità Cristiana rimane concentrata a Midyat, a Mardin invece c’è una sola piccola Chiesa Sirio-Ortodossa.
Non ci sono turisti ma la città vecchia è molto animata, chi volesse soggiornarvi per una sosta in viaggio tenga conto che le strade sono strette ed acciottolate, senza possibilità di parcheggio all’esterno, ci sono alberghi anche molto carini (siamo entrati in un paio per dare un’occhiata) ma bisogna assicurarsi prima che sia disponibile un parcheggio per la moto.
Negozi, piccoli ristoranti e mercati sono affollati e troviamo anche una simpatica parrucchiera di un “coiffeur” di nome Marylin acconciata e vestita come la famosa attrice.
Facciamo una pausa in uno dei bar dotati di terrazza con splendida vista sulla pianura della Mesopotamia che spazia verso il confine con la Siria a meno di 50 kilometri di distanza con a fianco la Moschea con un alto minareto.
Lasciato il bar risaliamo di nuovo le scale che caratterizzano la Città Vecchia e giungiamo presso un bell’edificio adibito a scuola pubblica e centro di formazione per Arti e Mestieri legati al folklore locale.
Chiediamo di entrare ed il direttore contento del nostro interesse ci mostra le varie sale dove vengono insegnate e messe in pratica le varie attività artigianali.
Torniamo in albergo con un altro taxi e dopo la mia fumatina nella terrazza del ristorante, alterno la pipa con i sigari per non finire troppo presto la mia scorta ed anche perché in fin dei conti quello della pipa è tutto un altro fumare, raggiungo Lilli in camera dove rimaniamo anche per cena facendoci portare dal room-service due porzioni di riso pilaf in bianco ed una di melone e cocomero per rinfrescarci un po’.
Domani si riparte verso SanliUrfa.