Riprendo il racconto dopo la pausa dovuta alla decorazione dell’Albero di Natale e del Presepe, operazione sempre complicata in un appartamento come il nostro di soli mq.50 pieno di mobili e soprammobili e per di più caratterizzato dalla nostra passione per i Teddy Bears che collezioniamo sia come peluche che come oggettistica.
27/06
Kazbegi-Tblisi-Frontiera Armenia-Alaverdi-Vanadzor-Spitak-Yerevan Hotel Paris
Km. 435 Tempo Totale H08,20 Media Kmh. 60,00 Quota massima 2152 mslm
Partiamo molto presto, alle 08,00, il tempo è migliorato dopo il violento temporale di ieri sera, per me è sempre importante poter caricare la moto all’asciutto, poi per strada possiamo prendere la pioggia, cosa che, nei limiti, non ci ha mai creato grossi problemi.
La strada al solito a quest’ora è priva di traffico ed anche le mucche non hanno lasciato i loro ricoveri per invadere le corsie stradali.
Solo nei pressi di GADAURI dobbiamo impegnarci a superare i TIR incolonnati lungo i tornanti ma tutto si svolge senza troppi problemi.
Breve sosta per foto di fronte al “Monumento per la Pace tra Georgia e Russia” dove incrociamo i primi mototuristi.
Riprendiamo la strada che scorre via veloce, anche Lilli ora che conosce la strada, già percorsa all’andata, è più tranquilli e rilassata.
Quando riprendiamo la strada principale che ci riporterà ad attraversare Tblisi cominciamo a notare i cartelli stradali che indicano le nostre prossime mete.
Attraversiamo Tblisi rapidamente e prendiamo la strada nazionale per il posto di frontiera con l’Armenia.
La strada, anche nei tratti in costruzione è in buone condizioni, cosa da tenere a mente per coloro che vorranno intraprendere un viaggio in Georgia: per i trasferimenti l’uso delle strade nazionali di grande scorrimento significa viaggiare in comodità, velocità e sicurezza salvo poi prendere strade meno frequentate dove il fondo stradale è meno buono, a volte poco buono e talvolta pessimo, per dirigersi a località più vicino alle montagne del Caucaso, Valli Georgiane, Strada dei Vini etc.
Comunque sono sicuro che le iniziative intraprese dalla Georgia per aumentare il flusso turistico farà sì che anche questi percorsi saranno molto più accessibili nei prossimi anni.
Arriviamo quindi al posto di frontiera di BRAGRATASHEN e superiamo la Dogana Georgiana in maniera rapida e professionale come all’andata arrivando all’ingresso di quella Armena
Qui incontriamo la solerzia e puntigliosità di stampo “Sovietico” della burocrazia Armena.
Lilli come passeggero deve scendere dalla moto ed effettuare tutte le procedure separatamente all’interno dell’Ufficio Dogana dove dopo dovrò entrare anch’io per stipulare l’assicurazione e la tassa d’ingresso che sostituisce il CDP, il tutto per poco più di €20,00, dopo aver cambiato nell’Ufficio Cambi all’interno un po’ di Euri in valuta locale.
Finalmente abbiamo terminato le procedure doganali che in tutto hanno preso circa un’ora e siamo talmente contenti di ripartire che non tengo conto di due importanti indizi che avrei dovuto tenere in considerazione prima di intraprendere il percorso che mi ero preposto per raggiungere la nostra meta giornaliera: JEREVAN.
Il percorso che avevo studiato prevede il passaggio frontiera, lungo la M6 passare per ALAVERDI e VANADZOR attraverso il Debed Canyon, forse fermarsi a visitare uno dei diversi monasteri lungo la strada, poi proseguire con la M3 verso Spitak e sempre con la M3 proseguire scavallando il Pamb Pass a 2152 mslm fino a YEREVAN.
Primo Indizio: mentre sono in fila per pagare l’assicurazione RCA faccio amicizia con un camionista Russo a cui spiego la strada che voglio fare per arrivare a Yerevan, lui pure va ad Yerevan ma mi dice che “quella strada non la faccio se no sfascio il camion”, io replico che la faccio perché molto panoramica e la conversazione finisce li.
Secondo Indizio: poco dopo l’uscita dalla Dogana, percorsi pochi kilometri si arriva ad un incrocio con rotatoria, li vedo un posto di polizia stradale che indica ai TIR la strada da percorrere, che non è la nostra, a sinistra, do uno sguardo a MAPS uno al fedele GPS e vedo che mi indicano come mio percorso la strada che va a destra, quella che seguirò io.
Quasi subito cominciamo l’esperienza delle strade Armene, iniziamo con il “currogatino”, la superfice asfaltata che si trova anche in Turchia ed in Iran nei tratti di forte pendenza per aumentare l’attrito tra asfalto e pneumatici, per i mezzi a 4 ruote può anche andare bene ma per me rappresenta una delle cose che guidando una moto mi dà più fastidio.
Se vai a bassa andatura la moto tende ad ondeggiare, bisognerebbe aumentare la velocità ma il fondo non è solo zigrinato ma comincia anche ad essere sconnesso.
All’inizio penso “sarà un tratto di strada in rifacimento, poi migliora…”.
Non migliora, anzi peggiora, finisce il currogatino e cominciano le buche ed i tratti in costruzione che ci accompagneranno per tutti i circa km.86 fino a VANADZOR che infatti, se calcolati con MAPS, ti danno come tempo di percorrenza due ore!
Naturalmente non incontriamo TIR o mezzi pesanti ma solo macchine e furgoni che zigzagano tra le buche invadendo la corsia opposta pur di non sfasciare le sospensioni.
Per chi vuole c’è anche un breve tratto ripreso con la GoPro
Ad un certo punto devo fermarmi per fissare il supporto alla GoPro che si è quasi staccato per le vibrazioni, anche la borsa posteriore ha bisogno di una piccola sistemata ma nel complesso la moto si comporta bene ed ancora una volta mi congratulo per la decisione di aver tolto le “Taitaniche”, non oso pensare come si sarebbero ridotte con tutto lo sconquasso creato dalla strada percorsa.
E’ un peccato che portando tanta attenzione alla strada non possiamo goderci il panorama che, anche grazie al tempo che per fortuna è abbastanza bello, meriterebbe più attenzione.
Naturalmente non facciamo soste o visite, l’unica è a VANADZOR da dove il fondo stradale migliora anche in virtù di diversi cantieri stradali conclusi con un fondo stradale accettabile e tratti addirittura a 4 corsie.
Facciamo l’ultimo pieno utilizzando gli ultimi soldi Armeni dato che il distributore non accetta le carte di credito.
In compenso il tempo peggiora e superata SPITAK percorriamo quasi tutti i circa km.90 fino a YEREVAN sotto pioggia e grandine senza metterci nemmeno le giacche K-Way tanto la temperatura è accettabile ed all’orizzonte, verso Yerevan si vede un miglioramento meteorologico.
Proprio sul Pamb Pass ci godiamo il massimo di pioggia e grandine con in più un po’ di vento laterale che mi fa scoprire che il mio casco nuovo non solo fa infiltrare gocce d’acqua ma anche spifferi, meno male che la visiera ha un’antiappannante che funziona egregiamente.
Non fa freddo altrimenti dovrei attaccare le manopole riscaldate che per un 27 Giugno non sono proprio il massimo per un viaggio Estivo.
Lilli non fa una piega, al solito quando si tratta di affrontare una difficoltà lungo la strada è bravissima, basta che sia imprevista, cosa diversa se le descrivo in anticipo le difficoltà da affrontare, in quel caso la solfa è sempre la stessa: ”Ma ci obbliga qualcuno ? Non c’è un’altra strada? Io quella che dici tu non la faccio!”
Arrivati in prossimità di YEREVAN il tempo migliora, esce il sole, la temperatura si alza e le giacche si asciugano, i miei stivali, come già accaduto in Turchia, hanno fatto entrare l’acqua e in albergo Lilli si darà da fare rovesciando l’acqua nel gabinetto, tamponandoli con gli asciugamani ed utilizzando il Phon per i capelli in dotazione al nostro bagno.
Entrati a YEREVAN con sole e caldo arriviamo spediti al nostro albergo guidati con MAPS Off-Line.
Il Paris Hotel è centralissimo e non è solo bello e confortevole ma ha uno Staff giovane, professionale e gentilissimo.
Ha un parcheggio sotterraneo ma noi preferiamo lasciare la moto davanti all’ingresso con le telecamere di sorveglianza che controllano dalla reception H24.
Resteremo 3 notti piacevolissime che costeranno con tutti gli extra compreso due pranzi ed i drinks €325,00 soggiornando in una stanza molto confortevole.
Saliamo in camera e stendiamo davanti alle finestre assolate magliette, camicie, giacche e pantaloni, tutto ancora un po’ umido di pioggia o bagnato di sudore.
Lilli rovescia l’acqua entrata nei miei stivali nel gabinetto e si dà da fare per asciugarli.
Mi faccio una bella doccia e scendo a cambiare i soldi ad un ATM che effettua la transazione ma non mi dà i soldi, rapida
consultazione con la reception dell’hotel che chiama la banca che preso atto di quanto successo mi indica come riferimento a cui chiedere il rimborso la mia banca a Roma…Sto ancora aspettando.
Effettuo un altro prelievo, con un’altra carta questa volta andato a buon fine e vado ad acquistare una SIM Armena per €8,00 comprensivo di traffico dati ed anche voce nel caso dovessi effettuare una telefonata di emergenza in Italia senza rimettere la mia, anche questa volta l’attivazione è stata rapida ed efficace con WhatsUp che funziona subito.
Scesa la sera usciamo a cena in un ristorante tipico vicino al nostro albergo, le strade sono trafficate sia di auto che di traffico pedonale, siamo in pieno centro, i negozi sono ancora aperti ed è pieno di bar e ristoranti.
Il nostro ristorante, come molti in Armenia, offre in menu sia piatti Armeni che Georgiani a dimostrazione di quanto quest’ultima sia, a ragione, una cucina molto apprezzata.
Mangiamo molto bene serviti da un cortese e professionale cameriere bevendo un’ottima birra locale di cui facciamo il bis.
Tornati in camera ci buttiamo a letto stanchi dopo una faticosa ed impegnativa giornata di moto.
28/06
Yerevan – Sosta e Visita alla Città
Dopo l’ammazzata di ieri ci siamo goduti un bel sonno, persino io che mi sveglio anche a Roma alle 07,00 feriali e festivi, mi sono concesso un po’ di bel poltrire a letto per poi alzarmi per preparare il caffè.
Dopo la doccia e la barba mi reco da solo in maglietta, bermuda e sandali, al ristorante sulla terrazza panoramica del Paris Hotel, dove viene servita la prima colazione.
La vista dalla terrazza offre lo spettacolo dei tetti della città ma soprattutto del Monte Ararat che se dal lato Turco è quasi sempre coperto da nubi, qui dal lato Armeno offre tutto il suo splendore.
Anche il personale del ristorante è giovane, simpatico ed efficiente, ordino una bella omelette che viene cucinata espressa ed un po’ di dolci e succo di frutta oltre che un buon caffè fatto sia con miscela che macchina espresso Italiani.
Dopo un po’ mi raggiunge Lilli ed anche lei si concede una bella oltre che buonissima omelette ai funghi e formaggio.
Fatta colazione usciamo per la visita a piedi della città che, diciamolo subito, non è bella come Tbilisi anche nella parte più centrale dove ci troviamo noi.
Uno sviluppo edilizio incontrollato che, a detta dei locali, è dovuto a pochi costruttori molto potenti sia politicamente che economicamente, uno smog che quando non è spazzato via da pioggia e vento incombe come una cappa, edifici brutti di stampo Sovietico sostituiti da palazzi non più belli, rendono la città fuori del centro, poco attrattiva tendente al brutto.
Niente a che vedere con il fascino del Centro Storico di Tbilisi.
Gli Armeni sono simpatici ed ospitali, si portano però dietro un complesso di persecuzione dovuto principalmente dalla giusta rivendicazione del riconoscimento della violenza subita nel corso della Prima Guerra Mondiale da parte dell’Impero Ottomano con il massacro di centinaia di migliaia di uomini, donne, bambini Armeni deportati a piedi per tutta l’Anatolia per morire di stenti e sfinimento.
Questo piangersi (anche se per motivi più che validi) addosso, la mancata “pacificazione” con la Turchia, la guerra con l’Azerbaijan per le rivendicazioni territoriali, il fatto che il 40% della popolazione è coinvolta nella produzione agricola che nonostante ciò non è sufficiente al fabbisogno nazionale, la mancanza di risorse energetiche tanto da spingere il paese alla riapertura dell’impianto nucleare per la produzione di energia elettrica chiuso dopo il terremoto del 1988, fanno sì che l’Armenia sia oggi il meno progredito, specie dal punto di vista delle infrastrutture, dei paesi Caucasici.
Ci dirigiamo verso Piazza Della Repubblica dove ogni sera la gente si incontra davanti alla fontana con giochi d’acqua e suoni-e-luci.
Sulla piazza si affacciano il palazzo del Governo e quello del Ministero delle Finanze mentre al retro della Dancing Fountain si trova il Museo della Storia Armena che visiteremo più tardi.
Proseguiamo in direzione del Teatro Dell’Opera su vie pedonali caratterizzate da palazzi moderni, centri commerciali, negozi con vetrine che attraggono turisti per lo più di area medio Orientale come la famiglia Iraniana che incontriamo e con la quale scambiamo quattro chiacchiere, notare oltre alla mancanza del velo, obbligatorio nel loro paese, il trucco delle sopracciglia che, con la rinoplastica e lo smalto delle unghie, è una caratteristica costante delle spesso bellissime ma sempre comunque curatissime, donne Iraniane.
Alle spalle del Teatro dell’Opera c’è la “Cascata” di cui vanno tanto fieri a Yerevan ma i cui scalini da salire non ci attraggono.
Torniamo sui nostri passi per entrare e visitare il Museo Della Storia Armena che vale veramente la pena visitare per scoprire come l’Armenia, come la vicina Georgia sia stata una regione importantissima per lo sviluppo storico di quella che noi chiamiamo “Civiltà Occidentale” che, come fa notare Franco Cardini nel suo interessante libro sulla Via Della Seta, è sempre stata considerata in maniera “Europea Centrica” quando le radici, storiche commerciali e successivamente anche Cristiane, si sono sviluppate ad Oriente.
Il museo è ricchissimo di reperti che vanno dall’Età della Pietra al Bronzo ed alle fasi storiche successive come il grande Regno Armeno con capitale ANI le cui rovine abbiamo visitato in Turchia, dove si trovano, nel corso del secondo viaggio del 2005.
Come in molti musei è vietato fotografare cosa che riesco a fare di nascosto lontano dagli occhi vigili dei custodi presenti in quasi ogni sala e quasi sempre di sesso femminile ma raramente, come alla biglietteria del museo, capaci di parlare Inglese.
Nel book shop del museo incontro un archeologo Romano impegnato da più di un anno in una campagna di scavo sulle sponde del Lago Sevan.
Quando spiego la nostra intenzione di fare una gita l’indomani lungo la sponda Ovest del Sevan per poi tornare a Sud verso MARTUMI e da lì il Passo Selim e quindi ritorno a Yerevan lungo la strada che costeggia la frontiera Turca, mi sconsiglia dato il pessimo stato della strada.
Lo ringrazio dell’informazione e su suo consiglio acquisto un libro sul museo che porterò a Roma.
Dopo la visita al museo, fattasi l’ora di pranzo e dato il caldo afoso della giornata, decidiamo di tornare in albergo dove dopo una rinfrescata in camera saliamo in terrazza dove ci facciamo portare uno splendido piatto di frutta locale davvero ottima.
Tornati in camera ci facciamo un lungo riposino dopo aver espletato uno dei miei compiti durante le soste di viaggio: il bucato di magliette e abbigliamento intimo in capilene e le camicie che usiamo in moto in viaggio.
Lasciata Lilli a continuare il suo riposo, lei adora il letto mentre io anche a Roma no, salgo in terrazza per fumarmi un sigarino sorseggiando un espresso niente male.
La terrazza Bar-Ristorante è molto frequentata anche dai non ospiti per il suo bel panorama, la musica dal vivo la sera e piano bar nel pomeriggio e naturalmente il menu del ristorante.
Arrivata l’ora di cena, che per noi spesso ha un “Orario da Ospedale” scegliamo un ristorante davanti a quello scelto ieri sera, deve essere molto popolare perché c’è gente in fila e chi non ha prenotazione non viene fatto entrare, mi presento alla direttrice e spiego chi siamo, da dove veniamo, cosa guidiamo e lei molto carinamente ci fa accomodare in un ottimo tavolo nella sala fumatori dove un gruppo folkloristico vestito in costume ci allieterà con canti tradizionali ai quali i commensali presenti, siamo gli unici turisti, partecipano con commozione.
Ordiniamo costatine e bistecchine di maiale sorseggiando birra ed è tutto così buono che commettiamo l’errore di ordinare il bis cosa che ci farà passare, insieme al bevuto, una nottata “pesante”.
Concludiamo la cena sorseggiando un ottimo Brandy Ararat 20 anni, brandy non solo molto buono ma anche apprezzato da Winston Churchill e dalla nomenklatura del Regime Sovietico.
Pagato il conto, circa 50 euri dovuti alle doppie porzioni e soprattutto dal Brandy buono ma caro, rinunciamo alla passeggiata e torniamo in albergo dove ci buttiamo rintronati per cibo e bevande a letto.
29/06
Yerevan – Sosta – Gita in moto al Lago Sevan
Mi sveglio molto presto dopo aver dormito poco e male per il troppo cibo e bere della sera prima a cena.
Dopo aver perso, grazie ad una mia nipote ottima Nutrizionista, kg.18 non sono più abituato a mangiare come prima e quando eccedo ne risento.
Per quanto riguarda il bere dalle foto che postiamo dei nostri viaggi sembriamo degli alcolizzati, in realtà a Roma beviamo pochissimo e solo a casa, una bottiglia di vino ci dura tre giorni e ne berremo sia e no 1 e mezza a settimana, la birra poca e solo d’estate, per quanto riguarda i superalcolici da ex Bartender in un noto hotel a 5 stelle di Johannesburg, professione svolta part-time tra il 1976 ed il 1979 durante il mio periodo di apprendistato e studio presso uno studio di Commercialisti Revisori di Conto sempre di Johannesburg, sul mio vassoio bar ho tutto il necessario ed anche di più senza toccarli se non in occasioni speciali.
Fuori casa niente aperitivi o peggio ancora amari vari ma questo vale anche per cappuccini, cornetti, paste, tramezzini, tutte cose che adoro ma che mi concedo raramente e solo in posti di eccellenza dove i lieviti sono artigianali, il caffè è di ottima torrefazione, come quello che mi porto in viaggio e tramezzini e cibo da strada (che adoro) sono eccezionali.
Ma in viaggio cambiamo completamente e ci diamo alla pazza gioia, senza esagerare, specie alla fine di una giornata impegnativa in moto e quasi sempre, dato che difficilmente si trova vino all’altezza di quello di casa nostra, con la birra locale.
Preso il caffè in camera e fatta colazione in solitario in terrazza ci vestiamo da moto e scendo a togliere il paraspruzzi che si è rotto (terza volta, le prime due per le terribili strade Romane) sulla strada Frontiera –Vanadzor.
Fatta la riparazione e lasciato il pezzo in camera partiamo per il Lago Sevan
Seguendo le indicazioni di MAPS ed approfittando dello scarso traffico della mattina presto usciamo rapidamente e senza difficoltà dalla citta anche percorrendo una strada a 4 corsie dal fondo buono che ci porterà al Lago Sevan in poco più di un’ora.
Del Lago Sevan bisogna leggere molto bene la guida LP che sconsiglia vivamente di soggiornare nelle strutture presenti sul lungolago specialmente durante il periodo dell’Alta Stagione Estiva, anche per questo avevo deciso il percorso d’ingresso in Armenia diverso da quello previsto in prima stesura con la sosta sul lungo lago per poi proseguire per Yerevan.
Arrivati al paesino omonimo del lago ci dirigiamo verso la penisola, che dovrebbe essere il posto più caratteristico e turistico, dove contiamo di fare una sosta in un locale sul lago.
Arrivati ci rendiamo conto che il posto è orribile, pieno di bancarelle tipo suk, locali di ristorazione sporchi con in più l’aria piena di moscerini sciamanti e pungenti.
Mi fermo il tempo necessario per fare un paio di foto e poi con Lilli che insiste per lasciare il luogo senza fare una sosta ed andarcene, rimontiamo in moto per dirigerci verso un’altra parte del lungolago.
Percorriamo un tratto di costa viaggiando ad una quota di 1950 di altitudine in cui si trova il Lago Sevan che probabilmente d’Inverno, con le cime delle montagne che lo circondano innevate, ha un fascino diverso e più attraente di quello che ci si presenta oggi, deludente, in questo giorno parzialmente nuvoloso, caldo-umido e pieno di moscerini.
Come descritto dalla LP non ci sono locali, bar o ristoranti, dove ci sentiamo di fermarci per una pausa e magari pranzare, non ho nemmeno voglia di fare sosta per un sigarino quindi fatte le ultime foto al lago giriamo la moto e torniamo per la stessa strada per continuare la nostra giornata di “gita fuoriporta”.
https://youtu.be/xLhKTvgmdAc
Visto che non abbiamo perso tempo a pranzare sul lago e che seguendo il consiglio dell’archeologo Romano incontrato al Museo a Yerevan non scendiamo lungo la strada a Sud dal Lago Van, decidiamo di svoltare prima di rientrare a Yerevan seguendo le indicazioni stradali e quelle di MAPS per andare a visitare il Tempio di Garni che si trova a circa 30 kilometri e quasi un’ora dal centro città.
Passiamo indenni tra il traffico della periferia industriale di Yerevan che dobbiamo attraversare con una sorta di “tangenziale” ed imbocchiamo la strada che porta al Tempio di Garni, a due sole corsie spesso ancora più stretta, dal fondo accettabile da percorrere con uno sguardo al panorama ed una alle buche.
Lilli non ha il supporto del Top-Case che le piace tanto e nemmeno quello della borsa che abbiamo lasciato in albergo, quindi si appoggia alla mia schiena.
Questo un video che descrive il tipo di strada per arrivare al tempio di Garni
https://youtu.be/D7JosPFmDlc
Arriviamo a Garni e subito il traffico di auto e pulman turistici si fa intenso, la strada per arrivare al parcheggio davanti alla biglietteria ed ingresso è intasata per le macchine ma non per la nostra moto che svicola come nel traffico Romano.
Grazie alla mancia data al custode del parcheggio trovo un ottimo posto dove parcheggiare la moto guardata a vista per poter lasciare caschi e borsa da serbatoio vuota.
Pagato il biglietto d’ingresso visitiamo il sito composto da reperti Romani proveniente da un complesso termale ed il Tempio di Garni in stile Jonico l’unico sopravvissuto alla distruzione dei templi pagani successivamente alla conversione dell’Armenia al Cristianesimo, distrutto da un terremoto nel 17° secolo e ricostruito nel 1968 dal Governo Armeno Sovietico con quasi tutto il materiale originale trovato negli scavi archeologici effettuati in precedenza.
Anche qui ci sono parti mancanti, presenti al British Museum di Londra, asportate come nel caso delle Metope del Partenone e vari reperti sottratti al sito di Persepolis.
Finita la visita decidiamo di rinunciare a proseguire per il Monastero di Geghard perché il traffico di pulman turistici diretti al sito è impressionante all’ora di pranzo a cui siamo arrivati e la prospettiva di non poter trovare un parcheggio altrettanto comodo di quello trovato a Garni non ci piace.
Peccato perché il monastero meritava una visita, a saperlo non saremmo andati al Lago Sevan ma dopotutto sono tanti i posti da visitare durante il nostro viaggio che dovremo saltare e tanti altri che comunque visiteremo.
Tornati in albergo ci concediamo un pranzo a base di Club Sandwiches prima di buttarci in camera Lilli a dormire ed io a sistemare le foto e video su LapTop e HD esterno.
Alle 19,30 usciamo per andare a bere un drink sulla terrazza, io a fumarmi la pipa, ascoltando il piano bar per poi uscire più tardi a fare un po’ di spesa al Market proprio di fronte all’albergo, molto ben fornito con un direttore molto cortese che mi aiuta all’acquisto di frutta secca e di una piccola bottiglia di Brandy Ararat che, tanto per tenere alta la nostra reputazione, ci scoleremo allegramente dopo aver fatto le borse in previsione della partenza di domani verso il Monastero di Tatev.