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Piccoli Valentino Rossi crescono ???
un articolo di giornale scritto da una mia amica :
Nella piccola officina romana Livio Morbidelli smontava e rimontava moto, regolava a orecchio la carburazione di un motore capriccioso, registrava con cura la corsa di una frizione e suo figlio, il piccolo Franky (piccolissimo in verità, era trascorso solo qualche mese dal 4 dicembre del‘94, la sua data di nascita) lo fissava da una seggiolina. Gli occhi curiosi a cercare il segreto di quella magia che soltanto le mani di papà sapevano creare. Il sapiente incastro di pezzi di ricambio inerti riempiva quel luogo del rombo di un motore, per Franky la musica più dolce del mondo. «Che c'hai da guardà piccoletto?», gli domandava Livio, mentre già sapeva che presto suo figlio sarebbe salito su una moto. A nove mesi, la prima volta. Su una «quasi moto». Creata per lui da papà. Con due rotelline affiancate alla ruota posteriore, per sostenere l’incerto andamento delle prime curve. Sembrava ci fosse nato su quella sella. Un qualsiasi suo coetaneo avrebbe trovato più comodo un seggiolone ma per lui il mondo era meglio percorrerlo, da subito, prestissimo, su due ruote, piuttosto che vederlo da un punto fermo aspettando la pappa. Da allora di moto Franky ne ha inforcate tante, sempre sotto lo sguardo di Livio, il suo nume tutelare, il suo amico, il papà. La prima volta in pista a Torigola, quando ha soltanto un anno e mezzo e ci mette 5 minuti per fare un giro mentre «i miei amici di 6 anni mi sfrecciavano accanto e mi scherzavano» ricorda. Poi le gare con le minimoto. E qui Franky, papà romano e mamma brasiliana di Recife, il gas inizia ad aprirlo, tutto: 50 gare, 43 vittorie. Adesso, a 11 anni, i primi test sulle 125, in sella a qualcosa che somiglia sempre meno a un giocattolo e sempre più a un affare serio, e anche in questo caso lui, il bambino, lascia i grandi a bocca aperta. Piccoli Valentino Rossi crescono? Parrebbe di sì. Per gli addetti ai lavori Franky, un 12 sulla tuta, 38 chili sulla bilancia e un metro e mezzo d’altezza, è già il «fenomeno». «Andiamoci piano, almeno qui, fuori dalla pista. Prima di tutto è un bambino. Non dev’essere caricato di troppe aspettative» precisa Livio. «Se deve divertì, per ora è un gioco». Fatto sta che il piccolo pare un predestinato. Lo capisci quando lo vedi per la prima volta perché il pensiero vola ad Ayrton. Di quel Senna ha lo sguardo: così profondo da farti pensare che sia un metro più avanti degli altri e sappia già cosa c’è oltre la curva. Se gli domandi quanto ci sia di gioco e quanto di impegno in ciò che fa, dice «66 per cento impegno, 34 gioco». Perché proprio 66? «Perché mi piace ragionare per percentuali». La percentuale di ozio della sua giornata è irrisoria. Sveglia alle 6.30, colazione e subito sul pulmino della scuola («Quello si che mi fa paura, non riesco mai a vedere dove stiamo andando»). Alle 13.30 il ritorno a casa, poi i compiti e la playstation: si gioca a Moto Gp e al calcio virtuale di Pro Evolution Soccer 5. «Arrivo a casa distrutto, la mia giornata è un long running!» fa serio. Un long running… ma ha davvero 11 anni? Allora gli chiedi cosa sia la paura. «In pista quella dei voli che non finiscono mai, finora in 125 non sono mai cascato ma so che succederà, perché ogni pilota, prima o poi, supera il suo limite, e la soglia è la caduta, come per gli eroi». Una frase che ti potresti aspettare da un Mik Doohan, forse. E mentre capisci che in fondo una parte di lui vorrebbe superarla presto quella soglia, limare la tuta per sentire l’effetto che fa, gli domandi: fuori dalla pista che paure hai? «Nessuna. Davvero nessuna». Il desiderio vero, il sogno, è quello di tutti i ragazzini che si incantano davanti alle gare di motociclismo: «Andare al Mondiale», dice, «e magari diventare uno di quelli di cui parlano in tv e in giro». Per diventare «uno di quelli» a Franky non manca nulla. Guida pulita, un pennello in curva, un Freddie Spencer in miniatura, un lampo sul rettilineo, testa (tanta) sotto il casco, coraggio da vendere. E poi i numeri, quelli che contano e fanno ben sperare. A ogni prova abbatte secondi. Lo fa su un circuito in Sardegna, nel sassarese, l’unico dove per ora gli è concesso di provare. Già, perché fino al compimento dei 14 anni non potrà fare di più. Lo dice il regolamento. In questo circuito, lungo un chilometro e 650 metri, una 125 Gp, quelle da 70 mila euro, aveva fermato il cronometro a 57 secondi. Franky, dopo soltanto quattro test, l’ha fissato a 53. Con la sua, un’Aprilia da molti, molti euro di meno, «aggiustata» da Livio e dalle mani di Guido Mancini, il meccanico che ha «tirato su» Loris Capirossi, Vale The Doctor, Andrea Dovizioso. «’Sto ragazzino qua va forte, eh!». A dirlo è proprio Mancini: «Per me diventa anche più bravo di Valentino. Vale a 14 anni ti faceva il giro veloce, ma non teneva il passo, si distraeva, tra una prova e l’altra al Mugello andava per ciliegie (ride). Franky è costante e di anni ne ha solo 11. E poi ne capisce di meccanica. Scende dalla moto e mi dice: “Ehi Guido, secondo me non va la carburazione...” Io metto mano e la moto poi funziona». Monta e riparte. Sì, Franky riparte ogni volta. Anche dopo che un pistone matto si blocca sul dritto e a 160 km all’ora la moto inchioda. Lui, con la calma dei campioni, la tiene, resta in sella per 200 metri, non perde la calma. Si ferma in attesa che lo riportino ai box, per ripartire subito. Perché in fondo la vita dei Morbidelli è una partenza continua, uno start a gas aperto. Una lotta contro il tempo, per fare il tempo. Su e giù da un furgone a scaricare attrezzi, gomme e la seggiola, quella di 11 anni fa, su cui Franky ancora s’accomoda a riposar la testa. Quella testa da grande che fa un po’ paura. Anche se poi torna bambino e ti spiega che lo sponsor che preferisce è il suo gelataio di Fano «perché mi dà il cono gratis». E da grande cosa farà Franky? «Vorrei comprare una casetta e diventare uno di quei vecchietti sereni che coltivano l’orto» Un pensiero, questo, che è velocità pura. Un pensiero che riporta a casa, alla famiglia, a quel pizzico di fatalità romanesca che a questa gente non manca. Perché se domandi a Livio cosa potrebbe accadere se il sogno dovesse interrompersi, ti risponde: «Se succede ce ne andiamo tutti al mare!». |
Quote:
Per Franky aspettiamo a dirlo, deve ancora crescere ma intanto: mille in cul0 alla balena a lui. |
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