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Massimo 07-12-2015 14:23

BALCANI OCCIDENTALI (report - foto - video)
 
Posto ora, a distanza di un anno, il report del mio viaggio nei Balcani Occidentali.

Era da un po’ che mi frullava l’idea di mettere piede in Albania, ma ero un po’ intimorito per il fatto di andare da solo. Non so perché, a dire il vero, ma avevo una sorta di blocco psicologico, dovuto sicuramente alla poca informazione.

Poi leggendo i report di chi ci era già stato, mi sono fatto coraggio e ho iniziato a programmare un viaggio a più ampio respiro, che comprendesse anche gli altri stati dei Balcani Occidentali, quindi, oltre all’Albania, anche la Bosnia Erzegovina, il Montenegro, la Macedonia e il Kosovo.

Ne è uscito un giro relativamente breve, ma bello intenso e soprattutto vario. Provo a raccontarvelo.

Prima però vi fornisco qualche dato: ho percorso 4.000 km in 12 giorni e ho attraversato 14 frontiere complessivamente, tutte tranquille e spesso senza un cane in giro. Laddove la mia assicurazione era senza copertura, ho stipulato assicurazioni temporanee, senza alcun problema. Non sono mai stato fermato, né sono mai stato multato. Insomma dal punto di vista burocratico e di pulazza tutto è stato molto easy.

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Cliccando con il bottone destro del mouse e selezionando "salva oggetto con nome..." potete scaricare QUI il file kml (visualizzabile su Google Earth) e QUI il file gpx (per l'utilizzo diretto su gps e su Basecamp).

QUI il link al VIDEO.

E ora iniziamo!


GIORNO 1 – 677 km
Verona - Sibenik

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Tutto è pronto: moto carica, gps montato, pieno fatto. Parto con comodo a metà mattina. Mi aspetta un lungo trasferimento. Decido di guidare fin dove arrivo. Sardostrada fino a Trieste, poi taglio su strada normale fino a Fiume (perché non voglio pagare la vignette slovena), quindi entro nella bellissima autostrada croata, molto meglio di tante nostre autostrade.

Il viaggio scorre tranquillo. Sono quasi le cinque del pomeriggio quando sono in prossimità di Sibenik e decido di uscire e fermarmi. Parcheggio la moto fuori dal centro e mi metto alla ricerca di una sistemazione. Trovo una modesta guesthouse che è proprio in centro. Telefono e hanno una sola camera disponibile.

E’ nella zona pedonale. Mi vengono a prendere (a piedi) perché nel centro storico non si passa con le macchine. Li seguo in moto e parcheggio a 50 metri dalla mia camera. Oltre proprio non posso andare perché ci sono le scale e i vicoli più avanti sono larghi si e no un metro.

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Mi godo la cittadina, di impronta veneziana (come la meravigliosa Dubrovnik e un po’ tutti i paeselli sulla costa croata. Di notte Sibenik è proprio suggestiva. Neanche tanti turisti, nonostante sia agosto.

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Domani entro in Bosnia-Erzegovina…


GIORNO 2 – 235 km
Sibenik - Mostar

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Colazione in due step: pasta in pasticceria e cappuccino al bar. Riparto. Proseguo per l’autostrada fin dove finisce, quindi supero la frontiera. Di là non noto una gran differenza, soltanto molta meno gente in giro e… ovviamente non c’è più il mare.

Tappa a Kravice. Il parcheggio (a pagamento) sta in alto e bisogna fare un tratto a piedi di circa un paio di chilometri. Due chiacchere con i parcheggiatori che alla fine mi alzano la sbarra e mi fanno scendere fino alle cascate. Parcheggio come capita e faccio un giro.

L’acqua non è per nulla pulita però il posto è veramente bello. Dall’alto sembra un anfiteatro sprofondato nel bosco. C’è pure un pontile che consente di andare da una parte all’altra.

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Il cielo mette al brutto. Parto in direzione Medjugorie, che si trova lì vicino sulla strada per Mostar.

Che gran casino! Tra pulmann di pellegrini e turisti, una moltitudine di negozi di souvenir di impronta più o meno religiosa. Come spesso accade in questi posti, il commercio rischia di soffocarne l’essenza.

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La chiesa è moderna e non ha nulla di interessante. Però la gente ci viene per pregare e per osservare i veggenti durante le apparizioni. Fuori un grande piazzale attrezzato con maxischermi, serve per le celebrazioni.

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Più avanti nel parco c’è una statua del Cristo in bronzo che trasuda acqua da un ginocchio. E l’orizzonte è disegnato da una montagna scura con una croce sopra.

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Ognuno ha personalissime impressioni in questi luoghi. Io, devo dire, che non ho incontrato quel senso di spiritualità che avevo trovato a Lourdes, però mi sarebbe servito più tempo.

Forse per punizione, scoppia un furibondo temporale che mi blocca per due ore sotto un tendone. La gente sparisce e rimango solo come un cane in vista del cimitero lì vicino. Aspetto che passi, altro non posso fare.

Finalmente smette di piovere ed esce pure l’arcobaleno. Riparto.

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La strada per Mostar è senza infamia né lode. Poi però, scende e si affaccia la conca in cui si colloca la città.

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Sulle pendici intorno tanti cimiteri, sia mussulmani che cristiani. Veramente tanti ed estesi. L’aria mi sembra pesante.

Il centro storico, che assieme al famoso ponte, è patrimonio dell’Umanità, pullula di turisti. Cerco una sistemazione in pieno centro.

Poi esco in spedizione fotografica. Ho tutto il tempo che mi serve, per beccare il cielo in quel breve momento magico tra sera e notte dove si colora di blu intenso.
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Che bella città. Mi è piaciuta davvero tanto. Trovo anche una mostra fotografica sulla storia bellica recente. E’ ospitata in una torre in prossimità del ponte. Ovviamente entro e fotografo le fotografie.

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I negozi stanno chiudendo. E’ ormai tardi. Vado a dormire felice…


GIORNO 3 – 207 km
Mostar - Kotor

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C’è il sole. Parto con calma da Mostar. La strada averso sud in direzione Montenegro è piacevole. Arrivo in frontiera. Quattro gatti. La mia carta verde copre e così passo senza perdite di tempo. Poco dopo, sempre in direzione sud, vedo dall’alto le Bocche di Cattaro in prossimità del loro sbocco al mare. Si tratta del fiordo più lungo dell’Europa meridionale.

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Scendo e visito il paesino di Herceg Novi, di impronta veneziana pure lui. Fa un caldo bestia.

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Quindi costeggio tutta la sponda nord fino a Perast, un tranquillo villaggio con un bel campanile che si può salire.

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Già che ci sono mi faccio pure una crepe.

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Quindi riparto costeggiando sempre la sponda settentrionale fino a Kotor, il centro principale e più bello di tutta l’insenatura.

E’ una sorta di Dubrovnik in miniatura, tutta pavimentata di pietra chiara e liscia sovrastata da un castello, che però richiede una scarpinata di 1350 gradini per raggiungerlo. Meglio aspettare l’ora del tramonto.

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Mi sistemo in un appartamento nel pieno centro storico. Anche qui bisogna districarsi tra vicoli stretti a bestia.

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Aspetto che il sole inizi a scendere, perché fa un caldo porco. Poi inizio la scarpinata pian pianello.

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Davvero non si poteva proprio saltare. Di notte poi tutte le mura vengono illuminate e sono veramente suggestive. Trovo anche un concerto di musica dance live e mi gusto il panorama di sgnacchere in shorts. Intanto al porto sonnecchiano gli yachts immobili.

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Domani si parte per il Lovcen.

Continua….

GS3NO 07-12-2015 14:48

sempre bello leggerti!

Panda 07-12-2015 15:21

Io nei balcani c'ho lasciato un pezzo di cuore....sempre bello leggere report e vedere foto di quelli posti li

cecco75 07-12-2015 17:06

Bravo Massimo. Report sempre ben fatti, anche questo lo sarà.
Kotor tanta roba. Una cartolina davvero.

amay450 07-12-2015 21:48

bel racconto, bei posti e belle foto

dadesabb 07-12-2015 22:09

Complimenti

ftp 08-12-2015 11:28

Il primo giorno hai fato un sbaglio di non prendere la strada costiera tra Rijeka (Fiume) e Zadar (Zara). E una strada "fata per le moto".

Alessio gs 08-12-2015 12:06

Bei posti e bel racconto, aspetto il seguito...ciao...

piemmefly 08-12-2015 13:10

Tutto molto bello.Complimenti ! ;)
Bravo.

stino 08-12-2015 15:26

Attendo con impazienza la continuazione del racconto

FATSGABRY 08-12-2015 15:38

Stupendo..mi fai venir voglia di partire!!!

ZAGOR 08-12-2015 19:07

Bei riscordi, l'ho fatto anche io, complimenti per il tuo racconto e Soprattutto per le foto:D

Massimo 09-12-2015 17:21

GIORNO 4 – 184 km
Kotor - Shkodër

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La giornata è splendida. Lascio il mio tetro appartamentino, svicolando tra i vicoli di Kotor. Appena fuori dal paese, in direzione sud trovo ben segnalata la strada per il Monte Lovcen, sacro ai montenegrini.

Sedici tornati serrati mi separano dal cocuzzolo. La guida è piacevole e l’aria si rinfresca.

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Dall’alto si vede bene Kotor e quasi tutto il fiordo.

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Arrivo ad un piccolo parcheggio dove tre omini mi trovano un posto per lasciare la carota. Il parcheggio è pieno e per le macchine la vedo un po’ dura…

Di fronte una scalinata che poi diventa coperta porta al mausoleo. Niente di che, anzi abbastanza stile regime, però la vista è veramente bella.

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Incontro anche una scolaresca in gita… ad agosto, mah!

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Ripercorro per un breve tratto la stessa strada e poi mi infilo in una bella strada che attraversa, con belle curve l’entroterra fino ad incontrare di nuovo il mare.

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Sono a Budva, cittadina di impronta veneziana vocata al turismo. Faccio un giro e poi riparto… a panza piena.

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Passo da Sveti Stefan, forse la più fotogenica inquadratura costiera di tutto il Montenegro. Ma l’ingresso è off limits per le mie tasche, dato che è un albergo di lusso. Ma tanto ho la scusa che devo proseguire e quindi non mi sarei fermato comunque…

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La strada costiera prosegue meno attraente di prima e, ad un certo punto, piega verso l’interno fino alla frontiera con l’Albania.

Bene eccoci qua finalmente! Mi chiedono solo i documenti, ma non l’assicurazione, che non ho. Vedo se c’è un baracchino che me la faccia temporanea, ma mi mandano avanti… e così sia.

L’antifona cambia di colpo, e di colpo si vede che è proprio Albania: impossibile sbagliarsi. Tutto è più fatiscente, turismo zero, gente che vende di tutto lungo le strade, altri che chiedono soldi, strade sgangherate, e tanti che camminano lungo i cigli delle strade (poi mi hanno detto che è perché non hanno la macchina). Insomma qua la faccenda gira diversamente.

Arrivo a Shkodër e cerco da dormire. Mi sistemo al primo colpo all’Hotel Kadoku, che credo essere gestito da italiani, data la pronuncia da cummenda lumbard che hanno i miei interlocutori. Invece no. Sono Albanesi doc, e mi dicono che hanno imparato l’italiano guardando la televisione.

Gentilissimi e l’albergo decoroso.

Vado a fare benza perché domani mi devo alzare all’alba. Il benzinaio è un tipo che gesticola quando parla, e, tra una parola e l’altra (in italiano perfetto pure lui), gli parte la pistola e mi innaffia le braghe.

Poi cerco un agenzia per fare l’assicurazione, ma è sabato pomeriggio e sono tutte chiuse. Chiedi e richiedi, alla fine un tizio chiama il suo agente, che viene alla sera in albergo, dove avevo lasciato i documenti, e mi fa trovare l’assicurazione temporanea. Meglio di così!

Alla sera tocco con mano l’economia albanese. Mi suggeriscono il miglior ristorante della città, che è ospitato in una villa pseudo liberty, con tanto di camerieri in tiro che ti aprono la porta. Pensavo mi spennassero, ma alla fine il conto è di quattro euro e cinquanta, arrotondati a cinque!

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La serata è finita. Adesso letto presto, perché domani ci si imbarca…


GIORNO 5 – 405 km
Shkodër - Tirana


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Sono le cinque del mattino. Fa un freddo cane e piove a dirotto. Salto la colazione perché in albergo dormono ancora tutti.

Devo arrivare per le otto alla diga del Lago Komani. Saranno sì e no 70 km, ma la strada è messa malissimo e per di più diluvia. Ho fatto bene a partire in anticipo.

All’inizio non c’è male, ma la cuccagna finisce presto. La strada è sì asfaltata, ma ripida e piena di buche profonde che invadono tutta la carreggiata. Sotto il temporale sono ovviamente piene d’acqua, per cui è un po’ un terno al lotto decidere dove prenderle. In alcuni tratti la strada è addirittura franata per metà. Attorno il nulla assoluto. Più avanti la strada diventa pure sterrata.

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Morale della favola ci ho messo quasi tre ore, rischiando di finire in ammollo un paio di volte. La carota non è nel suo habitat naturale, ma a me piace tirarle il collo.

La diga si attraversa tramite un tunnel.

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E dall’altra parte mi si para davanti l’originale e autentica intraprendenza albanese. Viaggiatori e autoctoni che devono imbarcarsi. Mucche al guinzaglio sulla sponda, pure un orso finto, e in generale un gran casino.

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Imbarcarsi. Ma per dove? E soprattutto su che cosa? Traghetti in giro non ce ne sono in effetti….

In effetti ci sarebbero, o meglio c’erano. Eccoli:

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Ma da qualche anno, forse a causa della ruggine, non sono più operativi. Sono ancorati lì con un guardiano fisso a bordo giorno e notte perché hanno paura che glieli brucino.

Ma ecco l’intraprendenza albanese:

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Motore recuperato da un camion volvo, cambio da un mercedes e il resto come si poteva. Ma galleggia, e questo è importante.

Ci sono sei moto. Quattro le sistemano dentro…

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… e la mia - la quinta - fuori, legata su un’asse di legno.

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Si è fatta tutto il viaggio così.

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Poi arriva un francese e non c’è più posto. Così la sua la sistemano su un’altra barchetta. Questa.

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Salgono i passeggeri. Io sono l’ultimo e non ci passo. Così salgo sulla barchetta del francese e salgo all’arrembaggio sulla destra direttamente sul tetto, dove mi sistemo in piacevole compagnia.

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Il Lago di Komani è una sorta di fiordo tra alte pareti di roccia. Le sue acque sono sfruttate per ricavare energia elettrica (ben il 35% di tutto il fabbisogno albanese). La navigazione dura una trentina di chilometri, fino alla diga successiva. E’ tornato il sole.

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Apro una parentesi di istruzioni per l’uso. Il Caronte albanese si chiama Mario Molla. Ha pure un sito internet. La navigazione dipende dal tempo meteorologico. La barchetta parte alle 9 tutte le mattine e arriva dopo tre ore abbondanti. E’ bene prenotare con un discreto anticipo perché i posti, come avete visto, sono pochi). E’ bene chiamare ogni due-tre giorni (e soprattutto quello prima) per ricordargli la prenotazione, perché ha la memoria corta il ragazzo. Se hai prenotato e non c’è più posto quando arrivi (perché nel frattempo hanno caricato altre moto, anche senza prenotazione), ti sistemano su una barca di riserva (quella del francese) senza sovrapprezzo.

L’idea era quella di tornare a Shkodër percorrendo una serie di strade tra i boschi. Dal satellite, pur essendo sterrate, non mi sembravano messe malissimo. Tuttavia, durante il cazzeggio sul tetto del vascello, gli autoctoni mi hanno vivamente sconsigliato di farle da solo. Mi hanno detto che sono pessime e che in mezzo non c’è nulla, nemmeno un villaggio. Zero assoluto.

Così per andare a Tirana mi hanno consigliato di fare il giro dal Kosovo, cosa che ho fatto.

Allo sbarco decido di mettere il becco nella Valbona, che mi è stata raccontata come un posto bellissimo, assolutamente da non perdere, incastonata nelle selvagge Alpi Albanesi. Siccome ero di strada (visto che ho deciso di entrare in Kosovo) ho fatto una deviazione.

La strada parte subito sterrata. Chiedo quanto è lungo lo sterro e mi dicono 2 km. Come sempre i locali hanno un senso della distanza non corrispondente al vero: i km erano 15, ma fattibili anche con la mia motoretta.

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All’arrivo mi offrono pane e formaggio.

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Torno allo sterro, entro in Kosovo, e quindi in Albania sull’Autostrada per Tirana. Ehm… autostrada si fa per dire. Praticamente è un cantiere continuo su un viadotto dietro l’altro. Le segnalazioni di cambio corsia o di lavori in corso qui le fanno di persona, nel senso che mettono lì in mezzo a niente un pulotto col giubbino giallo a farti i segni. Poi c’è chi gioca a pallone, chi va in contromano con i carretti, insomma il traffico è bello variegato.

Ma arrivo rilassato a Tirana, dove cerco un albergo. Chiedo all’onnipresente polizia che mi fa fare delle strade in contromano per arrivare prima.

Tirana non mi è piaciuta granché, almeno la zona centrale in cui ho pascolato. Ma mi dicono che ha fatto passi da gigante. Chissà come deve essere stata prima…

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Alla sera vado a cenare nel quartiere trendy che non mi ricordo più come si chiama. Mi muovo in taxi, che costa una cifra ridicola…

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GIORNO 6 – 272 km
Tirana - Himara

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Direzione sud. L’autostrada tra Tirana e Erbasan è in costruzione, ma si viaggia abbastanza bene. Strada di trasferimento non attraente.

Mi avvicino a Berat seguendo la strada più corta e ovviamente la più sgrendena. Very original albanian road!

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Berat è arrampicata sulla montagna sopra un fiume. E’ patrimonio dell’Unesco per via delle sue case in stile ottomano. Arrivo al castello. Parcheggio e mangio un boccone.

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Gironzolo in giro. Non c’è anima viva.

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Poi mi invento di scendere attraversando il centro. Non l’avessi mai fatto. Strada di ciottoli grossi tondeggianti. Ripida a bestia e soprattutto talmente lucida e viscida che la moto anche da ferma scivolava. Salto a piè pari il seguito…

Per vedere il mare albanese bisogna salire in alto. Sì, perché l’unica strada passa per il Llogara Pass. Un nastro d’asfalto tirato come una pista svizzera. Curve perfette. Insomma qui la carota ha dato il meglio si sé…

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Le spiagge albanesi sono un mondo a parte. Talvolta trovi le mucche che pascolano tra i rifiuti, altre volte piccole calette con ombrelloni ben ordinati. Il mare è però bellissimo ovunque e il rapporto qualità prezzo insuperabile.

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Mi fermo a Himara dove mi godo il tramonto in esaltante solitudine.

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Continua…

GS3NO 10-12-2015 09:10

Avevo conosciuto un gruppo di motociclisti enduristi che si erano imbarcati col Mario Molla :)

grande! il Mario spopola nel mondo motociclistico italiano :D

Massimo 15-12-2015 18:46

GIORNO 7 – 340 km
Himara – Sveti Naum

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La tappa di oggi mi porterà in Macedonia, quindi questo è il mio ultimo giorno albanese. Quale migliore occasione per esplorare il selvaggio sud est di questo piccolo paese?

Lascio Himara di buon mattino e mi dirigo verso est, nell’entroterra. Saluto per l’ultima volta l’isola greca di Corfù che mi sta proprio di fronte.

Faccio tappa alla Sorgente dell’Occhio Blu. Una sorta di rigurgito carsico che borbotta in un laghetto dalle acque azzurro fluorescente.

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C’è un parcheggio, un baretto e un po’ di persone che gironzolano. Il posto è carino e discretamente tenuto.

Poi mi sposto per vedere Girokastra, che in albanese vuol dire “fortezza argentata”. Anche questa cittadina è patrimonio dell’Unesco, a mio avviso immeritato. Il paesello è sovrastato da un castello e la vista d’insieme è abbastanza inusuale per l’Albania, dato che i paesi normalmente sono un insieme di case costruite come capita.

Qui invece si respira l’aria di un centro antico, incastrato tra vicoli stretti.

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Ora però viene il bello: la parte forse meno frequentata dell’Albania. Si tratta della strada che da Girokastra conduce a nord, verso il lago di Ohrid (al confine con la Macedonia), costeggiando il confine greco.

Si tratta di una zona, per lo meno quella più montuosa, poco abitata e la strada che la attraversa è bella grezza: un continuo saliscendi (il punto più alto è il Passo di Barmash) tra profonde valli desolate e asolate.

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E’ l’Albania più pura. E mi è proprio piaciuta.

Fa un caldo becco e procedo ad andatura lenta, viste le condizioni delle strade, che sono strette e piene di curve. La mia moto, che non è fatta per questo genere viabilistico, ad un certo punto mi va in allarme temperatura. Così rallento ancora di più l’andatura e aspetto che il termometro si abbassi.

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Finito lo stradame di nicchia si apre una zona pianeggiante (piuttosto anonima) che mi porta diritto al confine, sul lago di Ohrid. Visto che in Albania, la pula non da multe ai turisti (così mi hanno detto tutti gli agenti che mi hanno fermato), ci do dentro visto che le strade, dritte e larghe qui lo permettono.

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Alla frontiera albanese non vedo nessuno. La sbarra è alzata e tiro dritto. Non l’avessi mai fatto… La pulazza mi insegue fino alla frontiera Macedone e mi riporta indietro, leggermente incaxxata. Secondo loro avrei dovuto fermarmi e aspettare che qualcuno comparisse. Mah…

Sbrigo le pratiche di uscita (che poi erano solo un controllo dei documenti), torno alla frontiera Macedone e passo il confine.

Dopo qualche chilometro svolto per il Monastero di Sveti Naum, che giace in bella posizione proprio sul lago e che scopro essere anche un albergo. E che albergo! In frontiera mi dicono che costa 280 euro a notte, ma si sbagliavano di uno zero: 28 neuri per una suite quadrupla larga la metà di casa mia. Ottimo direi!

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E la location me la ricorderò per tutta la vita. Gironzolare di notte per il monastero silenzioso era proprio suggestivo, soprattutto sotto una stellata davvero indimenticabile. Sullo sfondo si vedono le luci albanesi.

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Vado a dormire felice.


GIORNO 8 – 235 km
Sveti Naum - Skopje

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Giornata dedicata interamente alla Macedonia e alla sua zona più bella e anche più turistica.

Percorro tutta la sponda orientale del Lago di Ohrid fino all’omonima cittadina, che ovviamente si affaccia sul bacino d’acqua, il più antico d’Europa (ha un milione di anni).

Mi accorgo che il telaio porta borse destro si è crepato e così mi fermo a farlo saldare.

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Entro a Ohrid. Il paesello è piacevole e ricco di chiese bizantine. Il lungo lago è ricco di botteghe e turisti.

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Salendo sulla collina, la vista diventa da cartolina. C’è il sole, il cielo è limpido. Si sta veramente bene.

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E’ metà pomeriggio e vorrei arrivare a Skopje, per poi domani entrare in Kosovo.

Lungo la strada tra Ohrid e Skopie, incontro un lago…

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… e poco dopo il monastero ortodosso di Bigorski, dove i monaci accolgono pellegrini e turisti.

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Poi, vista l’ora un po’ tarda, mi sparo diretto verso Skopje, la capitale macedone, dove arrivo con il buio.

Attraverso a passo d’uomo tutta la piazza principale, che ovviamente è pedonale, senza farmi fermare dalla pulazza in borghese. E mi sistemo in un albergo. Sto giro è un po’ caro, ma bellissimo (e a me serviva il parcheggio custodito per la carota).

La piazza principale e i palazzi lì attorno fanno molto disneyland. Qui deve avergli preso la scimmia dei led colorati…

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GIORNO 9 – 293 km
Skopje - Berane

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Il nord ella Macedonia confina con il sud del Kosovo. La strada è bella e piacevole e alla frontiera non ci sono problemi, se non la necessità di fare l’assicurazione temporanea.

Di là si aprono ampie pianure tutte coltivate fino a Pristina, che definirei una città senza particolari attrattive, a dirla tutta piuttosto bruttotta…

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… e con un sacco di polizia in giro che ferma praticamente chiunque.

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Il Kosovo, come riferito da altri ha ben poche attrattive e non vale la pena di essere visitato, con un’unica eccezione: il Monastero di Decani, protetto dall’UNESCO e dai nostri soldati della KFOR.

Si tratta di un enclave ortodosso in un paese popolato quasi esclusivamente di musulmani kossovari. E’ comprensibile dunque che i monaci serbi stiano sulle balle alla popolazione, che ne ha prese davvero tante durante la guerra, per cui ogni tanto qualcuno prova a creare qualche danno.

Il monastero è dunque sorvegliato, ma la situazione è tranquilla.

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Si entra solo con il pass, dopo essere stati registrati.

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Dentro è una piccola perla.

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Il resto del viaggio sarà dedicato alle montagne e alle forre del Montenegro. Per arrivarci devo passare il Valico di Rosaje tra i boschi di conifere. L’asfalto è sempre ben tenuto (come del resto anche in Kosovo, dove stanno rifacendo un po’ tutte le strade).

Mi fermo a Berane, dove sorge il Monastero di Durdevi Stupovi. E’ ormai sera. Mi sistemo in un albergo gestito da un montenegrino flippato dell’Italia. Albergo Sole si chiama. Di fronte gestisce un ristorante dove il menù è ovviamente tutto italiano (a qualità stiamo però ad anni luce dalla più nefanda bettola nostrana). Ha pure un negozio di abbigliamento: moda italiana of course… si, ma roba da banchetti cinesi oscena.

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Domani mi aspetta la parte paesaggistica più bella di tutto il viaggio, quella che aveva fatto scattare la molla di partire.

Rimanete sintonizzati…

Foggy 18-12-2015 11:45

Ottimo racconto.... Aspettiamo quindi la parte più interessante:-)

stino 18-12-2015 19:31

Bellissimo report complimenti

Massimo 18-12-2015 20:35

GIORNO 10 – 307 km
Berane - Sarajevo

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Le Gole del Fiume Tara sono la principale attrattiva turistica delle montagne montenegrine. Il canyon è lungo 144 km e raggiunge profondità di 1300 metri. Praticamente è al secondo posto dopo il Gran Canyon ed è alto il doppio del Verdon.

La strada che lo percorre, e che via via si alza di quota, è bellissima, ottimamente asfaltata e pochissimo frequentata. Ci sono tutti gli ingredienti per custodirla nel taccuino dei ricordi.

La giornata è splendida e parto pieno di entusiasmo.

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Lungo il percorso molte sono le gallerie, talvolta scavate nella roccia viva. Davvero suggestive.

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A circa metà percorso incontro un ponte sulla forra (l’unico tra l’altro), veramente alto. Mi fermo a scattare qualche foto.

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La strada quindi prosegue, sempre molto bella. E caxxeggio con la telecamera.

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Intorno, sul gigantesco altopiano sopra il canyon, boschi di conifere a perdita d’occhio.

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C’è un punto dove si può ammirare la gola nella sua massima altezza, ma per raggiungerlo bisogna camminare su una facile cresta per una mezzoretta. Il cocuzzolo si chiama Curevac. Non me lo faccio dire due volte.

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Mi trovo ora nel bel mezzo del Parco Nazionale del Durmitor, un gruppo montuoso di calcare simile a quello delle nostre Dolomiti. Ampi spazi, prati sconfinati e cime rocciose che mi ricordano le Alpi Carniche. Non c’è una nuvola in giro…

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… e nemmeno un cane, così posso giocare con la telecamera ancora una volta senza rotture di zebedei (visto che posso guidare con una mano sola).

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Ma il Montenegro non finisce qui di stupirmi. Mi attendono ora le gole del fiume Piva che mi porteranno fino al confine con la Bosnia Erzegovina, che sta proprio sul ponte sul fiume, dove questo è bello stretto. Il gabbiotto della frontiera è minuscolo e si fa un po’ di coda.

La Piva ha una gola più incassata della Tara e la strada che la percorre è un susseguirsi di gallerie nella roccia.

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Poi la valle si apre e appare un lago

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Quindi la forra si stringe di nuovo, sempre molto suggestiva.

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Il canyon finisce ed entro in Bosnia Erzegovina, dove la strada, ora scesa di tono, mi porta dritto a Sarajevo. Mi sistemo in centro in un alberghetto modesto.

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Giornata grandiosa quella di oggi. Sono veramente felice: ho attraversato il Montenegro più puro e mi trovo ora in una capitale che mi affascina già al primo impatto: minareti accanto a campanili, burka a fianco di minigonne, e un passato recente che vorrei capire meglio.

Inizio a esplorare la città, che di notte, illuminata, ha un fascino unico.

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GIORNO 11 – 168 km
Sarajevo - Jaice

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Giornata dedicata sempre alla capitale. Prendo una guida tutta per me, bosniaca tengo a precisarlo, che mi accompagna a piedi e in macchina in giro per la città per quasi tutta la giornata.

Visitiamo i luoghi della guerra: il mercato coperto, il viale dei cecchini, il bunker, la collina da cui i serbi bombardavano la città e la pista olimpionica di bob ormai in disuso.

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Dall’alto il panorama lascia senza fiato.

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Il panorama ho detto!

Ma lascia senza fiato anche una lapide dedicata ai soldati serbi e al loro generale, che da qui hanno bombardato la città per tutta la durata dell’assedio e che sono celebrati come degli eroi.

La cosa in effetti si spiega per il fatto che la Bosrnia Erzegovina ha in pancia la Republika Srpska, in pratica uno stato dentro lo stato, tipo San Marino o la città del Vaticano da noi, solo che occupa – a macchia di leopardo - il 49% di tutto il territorio. Due polizie, due sistemi legislativi, tutto doppio insomma.

Sarajevo città è circondata quasi completamente dalla Republika Srpska (appena oltre le case, le montagne attorno sono appunto Republika Srpska), esattamente dove ho trovato la lapide. Ecco spiegato il motivo per cui, a due passi da una città martoriata, si esaltano ancora oggi i carnefici.

Mah… ho l’impressione che la faccenda non sia risolta del tutto. A sentire la mia guida bosniaca gli attriti e le differenze sono ancora palpabili, ma vorrei sentire anche l’altra campana per chiudere il cerchio: prossimo giro, guida serba.

Fatto sta che Sarajevo ha subito 11.541 vittime, tutte con un nome e un cognome, di cui 1600 bambini innocenti.

Gironzolando in città vedo il cartello di una mostra unica e irripetibile destinata a Srebrenica, forse la più tragica vicenda della guerra balcanica. Entro e resto impressionato.

Le fotografie sono bellissime e viene anche proiettato un documentario, costruito con testimonianze dirette dei superstiti, che mi tiene incollato per tre ore. Aggiacciante…

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A Srebrenica come tutti sanno, nel 1995, in pochi giorni, furono trucidati dai serbi con esecuzioni di massa 8000 uomini e ragazzi bosniaci, sotto gli occhi dei caschi blu olandesi che nulla fecero per prevenire lo sterminio.

E’ pomeriggio inoltrato, lascio la città e inizio il lungo rientro. Guido su strade scorrevoli e mi fermo a Jaice, un paesello con delle belle cascate.

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GIORNO 11 – 738 km
Jaice - Verona

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Giornata tutta dedicata al rientro. Lunghetto ma scorrevole. L’autostrada mi porterà infine a casa dove la famiglia mi aspetta per la foto ricordo. Il viaggio, bello denso, è finito.

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CONCLUSIONI

La Slovenia e la Croazia non erano tra le mete del viaggio, e poi c’ero già stato, per cui le ho solo attraversate.

La Bosnia Erzegovina custodisce due autentiche perle che andrebbero viste almeno una volta: Mostar e Sarajevo, città davvero bellissime, dove consiglio di fermarsi a dormire per goderne dell’atmosfera anche notturna.

Il Montenegro è la nazione più europea di tutte. Vocata al turismo sia sulla costa che nell’entroterra. E’ ricca di attrattive e di eccellenze paesaggistiche. Assolutamente da vedere, tanto che Lonely Planet, nel 2013, l’ha inserita al secondo posto assoluto tra i dieci luoghi da visitare nel mondo.

L’Albania è un tuffo all’indietro, ancora arretrata com’è. Tuttavia le Alpi Albanesi, a confine con il Montenegro, sono davvero belle, autentiche, incantevoli e selvagge; c’è poi il mare, straordinariamente turchese, che andrebbe maggiormente (molto) valorizzato. Ho incontrato qualche famiglia italiana che l’aveva scelto come metà per le proprie vacanze, complici i prezzi davvero imbattibili (il suo mare è bello come quello delle isole ioniche della Grecia per intendersi, ma molto a più buon mercato).

La Macedonia, nella zona che ho attraversato, quella occidentale, è assolutamente piacevole, rilassante e decisamente turistica: il Lago di Ohrid merita davvero e mi ci vedrei bene anche per una breve vacanza in famiglia. Il resto del paese, da quel che ho letto, non vale la candela.

Il Kosovo, poveretto, invece non ha nulla che valga la pena di essere visto (eccetto Decani), per cui ci sono stato più che altro per curiosità. Tuttavia è il paese forse in più rapido sviluppo di tutti, a causa della permanenza prolungata della KFOR (ormai non più necessaria) e quindi occidentale. Quasi tutta la sua superfice è destinata alla coltivazione e, da sempre ha costituito la zona di produzione agricola più florida di tutta la ex Jugoslavia.

QUALCHE NOTA PRATICA

In tutti gli stati attraversati si entra con la semplice carta d’identità valida per l’espatrio. Alle frontiere i controlli sono veloci e il personale è sempre cordiale e ben disposto con i turisti. Per il Kosovo è necessaria l’assicurazione temporanea (in quanto è uno stato riconosciuto praticamente da nessuno); per le altre nazioni dipende dalla vostra assicurazione. Il costo è comunque di pochi euro.

La polizia, molto presente quasi ovunque, è assolutamente innocua in Albania. Più fastidiosa in Kosovo. Negli altri stati sta nella media.

Per quanto riguarda i costi: la benzina è più economica che in Italia (e ci vuol poco); viaggiando in due si spendono per dormire dai 20 ai 25 euro a testa; una cena completa si aggira tra i 10 e 15 euro. E’ dunque un viaggio piuttosto economico.

Bene. E’ tutto credo. Spero questo report possa esser utile, o quanto meno da stimolo, a coloro che hanno o avranno l’idea di far girare le ruote nei Balcani Occidentali. Per domande o richieste, son qua.

Un saluto a tutti. Nel primo post ho inserito il link al video.

Dayno 20-12-2015 09:43

Scusa ma le foto che hai pubblicato in che formato sono?
Non ne riesco a vedere una!

R1100S

Strummer 20-12-2015 09:47

Stranamente da tapatalk non si vedono,da visualizzazione web invece si.

Inviato dal mio ASUS_Z00ED utilizzando Tapatalk

Massimo 20-12-2015 11:32

Sono normalissimi JPEG. Anch'io ieri su tapatalk avevo difficoltà a vedere le foto. E non solo le mie, ma anche altre. A volte succede.

Murdoch 20-12-2015 20:44

bello!
in che mese l'hai fatto?

Massimo 21-12-2015 00:19

In agosto.

Sinusoid 21-12-2015 21:30

complimenti Massimo, sempre un piacere leggere i tuoi post
e soprattutto ho trovato degli ottimi spunti per organizzare un futuro viaggetto

Dave 21-12-2015 22:07

ottimo.....:D:D:D

più documentato del mio video ma il giro fatto è molto simile....

http://www.quellidellelica.com/vbfor...d.php?t=449058


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