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levrieronero 27-05-2014 19:05

Guidare bene la moto é come risolvere il cubo di Rubik (lungo)
 
GUIDARE LA MOTO E’ COME RISOLVERE IL CUBO DI RUBIK

Molti di voi lo ricorderanno per averlo tenuto in mano e non aver saputo come maneggiarlo. Non siate maliziosi, parlo del cubo magico o cubo di Rubik. Ma anche chi non è passato attraverso l’esperienza di aver provato a risolverlo quand’era ragazzino magari l’ha conosciuto in questi giorni grazie a Google che gli ha dedicato un banner. Personalmente lo avevo rimosso dalla memoria ma nei giorni scorsi, proprio grazie a Google, ho avuto modo di approfondirne i segreti per la sua risoluzione e mi sono accorto che ha tantissime similitudini con il “guidare bene una moto”.
Lo so che sulle prime vi sembrerà un’affermazione avventata e che ai più tale similitudine non balzerà agli occhi, ma la realtà dei fatti è che guidare bene una moto è come risolvere il cubo di Rubik.
Se provate a digitare su Youtube “soluzione al cubo di Rubik” troverete tantissimi video che vi spiegano come l’applicazione in sequenza di alcuni algoritmi (parecchio complessi) permetta di arrivare sempre alla soluzione benché le combinazioni possibili siano praticamente infinite (non è esatto, ma sono diversi miliardi). Non solo, scoprirete che delle menti illuminate riescono ad applicare tutti questi algoritmi a velocità impensabili ed a risolverlo in tempi compresi tra i 5 ed i 10 secondi. Sono dei veri talenti.
Il passaggio chiave però non sta nella velocità e nel talento, il passaggio chiave sta nel fatto che tali algoritmi vengono applicati in sequenza e, paradossalmente, alcuni sembrano allontanare il giocatore dalla soluzione ma, in realtà, si tratta solo di passaggi obbligati per raggiungere l’obbiettivo.
Tali algoritmi vanno applicati tutti nella sequenza corretta senza essere saltati ed eseguiti senza commettere il minimo errore, o il cubo non potrà essere risolto. Sono passaggi precisi che non si posso improvvisare e che per essere eseguiti necessitano di tanto allenamento e di tanta attenzione.
Cosa c’è di diverso dal guidare bene una moto? Ve lo dico io: nulla.
Guidare bene una moto presuppone che le cose vadano fatte tutte (nessuna esclusa), nella giusta sequenza ed eseguite correttamente. Per poter padroneggiare quest’arte inoltre è necessario passare attraverso diversi passaggi che non possono essere saltati.
Le menti illuminate sapranno scegliere la sequenza più corretta, non sbaglieranno l’esecuzione e sapranno svolgere tale compito a velocità superiore agli altri; i piloti ne sono un esempio per quanto concerne la guida in pista. I più bravi, sono più bravi perché fanno le cose giuste, al momento giusto e nel modo giusto. Ed hanno imparato a farlo perché hanno compiuto anche tutti i passi necessari per imparare a farlo (per imparare gli algoritmi e come e quando metterli in sequenza).
Ma come per il cubo di Rubik, non è la velocità ed il talento ad essere la chiave del discorso, la chiave è che per arrivare ad un dato risultato (guidare bene la moto) bisogna giocoforza passare attraverso dei passaggi intermedi che, all’utente distratto, posso far sembrare che la direzione intrapresa sia sbagliata ma che si saltassero non porterebbero mai al risultato finale.
Tali passaggi si imparano in diversi modi: attraverso l’esperienza e/o attraverso lo studio.
In entrambi i casi, con umiltà, impegno ed attenzione costante. Purtroppo la moto non fa eccezione rispetto a tutte le altre cose della vita.

Recentemente ho vissuto un’esperienza illuminante. Le premesse a questa esperienza sono due: la prima è che io mi considero un medio-bravo motociclista, che sono consapevole dei miei limiti e sono anche consapevole che sul globo esistono molti motociclisti migliori di me. La mia vanità ogni tanto mi fa pensare però di essere un po’ più bravo di quanto non sia nella realtà delle cose. In parte mi inganna la memoria storica di quando ero effettivamente più bravo, allenato, svelto, sensibile e chi più ne ha più ne metta… in una parola, di quando ero più giovane ed in parte accade perché con il passare del tempo si consolida la convinzione di essere già riuscito a risolvere il cubo e che non sia necessario risolverlo ogni volta che si esce in moto. Due errori da non fare. Il cubo, quando si è in moto, va risolto sempre.
La seconda considerazione mi serve per rimarcare semplicemente quanto abbiamo già detto: qui non si tratta di velocità di esecuzione ma semplicemente di trovare le giuste sequenze per arrivare al risultato e che per farlo magari occorre passare per una sequenza che disfa parte del cubo già fatto per ottenere alla fine un cubo ancor più completo.

Beh, l’esperienza di cui volevo parlarvi è semplice: ho guidato alle spalle di uno bravo. Per bravo intendo bravo e non spericolato. Parlo di uno che guida bene, che imposta curve rotonde, pulite, non frena mai, viaggia veloce e si vede che ha dei margini anche quando la velocità in rapporto al suo mezzo è elevata. Ma come fa?
Non vi annoierò con tutte le considerazioni che mi sono passate in testa e con le prove che ho fatto da solo in quei km. Vi basti sapere che, confrontandomi con lui, mi sono reso conto che utilizza mediamente una marcia in meno di me. Semplicemente una scelta di rapporti? Si, certo, un filo in più di freno motore, un po’ di più di tiro a centro curva, ma sta tutto qui? Potrebbe anche essere, in fin dei conti il mio cubo non è la performance assoluta ma riuscire a non toccare il freno neppure quelle poche volte che l’ho dovuto fare, essere ancor più rotondo e superare la paura di quei pochi gradi in più di piega. Per scoprirlo ho provato ad imitarlo e, anche se il mio stile è leggermente diverso, mi sono accorto che la cosa funzionava abbastanza; a quel passo, su quella strada, la scelta dei rapporti era più equilibrata ma nonostante questo non riuscivo ad ottenere il medesimo risultato sentendomi sicuro al 100%. Il freno non lo toccavo più ma mi restava una certa dose di incertezza. Così mi sono osservato e mi sono studiato. Mi sono accorto di due cose: la prima è che avendo cambiato leggermente stile mi irrigidivo nell’ingresso di curva e la seconda (strettamente correlata) è che essendo la mia mente abituata a certe sensazioni era reticente ad accettarne altre (entrare in curva un po’ più veloce e percorrere la curva leggermente più forte). In particolare la mia mente era convinta, per dirla facile, che sarei andato per terra benché i miei sensi non lo percepissero. Ho dovuto far collimare i sensi e la mente ma per poterlo fare ho dovuto eseguire dei passaggi intermedi, applicare degli algoritmi. Piano, piano. Mi sono dovuto inventare un sistema per evitare che le braccia diventassero più rigide di quanto fosse necessario. Quindi, applicato l’algoritmo delle cambiate e successivamente applicato l’algoritmo atto ad ottenere maggiore sensibilità e meno rigidità ho risolto quel pezzo di cubo. Non avrei potuto fare uno solo di questi passaggi per ottenere il risultato che mi ero prefissato. Le cose vanno insieme, fatte nella sequenza giusta e svolte nel modo giusto. In tutti gli altri casi, il cubo non si risolve.

La cosa buffa è come ho “lavorato” per ritrovare sensibilità e dolcezza e non irrigidirmi troppo in ingresso curva. Mi sono inventato un esercizio che può sembrar cretino, che può sembrare una cosa inutile o addirittura allontanare dall’obbiettivo. Io ve lo dico, senza che questo debba essere considerata una perla di saggezza, mi serve solo per far comprendere il senso di quanto sto dicendo nella sua accezione più ampia. Mentre viaggiavo in rettilineo mi sono messo ad ondeggiare i gomiti in su ed in giù. Una specie di svolazzamento. Mi sono poi imposto di fare la stessa cosa mentre percorrevo la curva. Chiaramente non ci sono entrato a cannone, ma mi sono imposto di continuare a far svolazzare le braccia e non toccare i freni. So già a cosa state pensando. Ma vi posso anche dire che fare quest’esercizio per riacquistare morbidezza l’ho trovato molto utile. Impossibile diventare rigidi, non avvicinare il busto, non spostare spalle e corpo nel modo corretto e riuscire a fare la curva, se la volete fare starnazzando come un’anatra. Fatta qualche curva così mi sono accorto che stavo più morbido e ne traevo dei benefeci. Piano piano rho riacquistato sensibilità sull’anteriore. E così ho ripreso ad andare normalmente lasciando le braccia leggermente meno dure, muovendomi leggermente in avanti, insomma accompagnando meglio curva e moto.
Il punto comunque è che starnazzare può sembrare un passo indietro, sulle prime mi son sentito anche piuttosto pirla, ma è stato un passaggio obbligato per sciogliere un’abitudine che si era consolidata; un passaggio obbligato per poter aggiungere un pezzo al mio algoritmo.
La scioltezza e la giusta misura tra forza ed elasticità sono alla base di una guida rotonda. Senza di quelle, le sensazioni percepite saranno sempre distorte ed il corpo non potrà muoversi come deve per accompagnare i movimenti della moto.

Per tornare al nostro cubo è stato proprio l’esercizio dello svolazzamento che mi ha fatto venire in mente il paragone tra come si risolve il cubo di Rubik ed il guidare bene una moto: disfare una cosa che sembrava fatta (erano anni che non mi potevo il problema) per ottenere alla fine un tassello in più.
Lo so che la cosa non vi quaglia, che è passibile di critiche, ma il significato non sta nell’esercizio, il significato sta nel fatto che se non trovate il modo per stare meglio sulla moto, per fare un piccolo passo avanti, non potrete raggiungere un risultato leggermente migliore. Come ci arrivate è ininfluente. Utilizzate il sistema che vi piace di più (prove dirette, scuola di moto, studio personale, consigli di amici più bravi, osservazione di campioni, etc), ma cercare il miglioramento a volte passa per la demolizione e la ricostruzione di un automatismo sbagliato (o non completamente corretto). Non ci sono storie. Bisogna trovare il modo di fare la cosa giusta, l’algoritmo corretto. Perché solo le cose giuste possono portare alla soluzione del cubo.

Cosa ci insegna questa esperienza e cosa vuol dire questo lungo post che sono gli eroi saranno arrivati a leggere fino a questo punto: ci insegna che solo vedendo le cose fatte bene si può provare a copiarle ed a metterle in pratica. Ma ci insegna altre due cose: la prima è che una cosa apparentemente facile (guidare bene una moto), facile non è ma ci si può arrivare (come alla soluzione del cubo); la seconda è che saltare un passaggio, anche un solo passaggio, preclude la soluzione.

Mi rivolgo specialmente ai principianti, non focalizzatevi sul risultato finale (il cubo risolto) ma cercate di capire cosa fanno quelli capaci di risolverlo per arrivare alla soluzione. La chiave è solo e sempre quella: fare le cose giuste al momento giusto. Anche in termini di tempo per imparare. Non cercate di applicare tutti gli algoritmi insieme. Imparate i passaggi uno ad uno e poi allenatevi a metterli in sequenza, uno alla volta, piano piano. Create degli automatismi (sui quali restare vigili) e fin che non avrete appreso le basi non avventuratevi nella sequenza successiva. E se dovete demolire una vostra abitudine per far posto ad una migliore non abbiate paura a farlo. Solo così riuscirete ad avere tutte le facce del cubo dello stesso colore.

Mi permetto solo un’ultima considerazione che potrebbe sembrare ovvia ma che ovvia non è: ogni moto è un piccolo mondo, ogni moto necessita della propria tecnica. Ci sono molte diversità anche nel guidare due moto uguali ma di due persone diverse. Le regolazioni di gomme e ciclistica, i pesi, i giochi, le usure, etc posso rendere diverse delle moto apparentemente identiche. Cercate di cogliere nelle diversità la necessità di adattare stile e ritmo o potreste trovarvi con delle amare sorprese. Detta in altre parole, non è che se lo fa lui allora lo posso fare anch’io… lo posso fare anch’io, è vero, ma a determinate condizioni, questo non dimenticatelo nel vostro percorso di apprendimento.
Tutti possono risolvere il cubo, basta sapere come farlo. Qualcuno più talentuoso lo potrà fare più velocemente ma la sostanza non è quanto tempo ci metto per arrivare alla soluzione, la sostanza sta nel percorso che è obbligato ed univoco ed il cui apprendimento contiene la gran parte del divertimento. Non perdetevelo. Buona strada.
T.

Dave 27-05-2014 19:12

mi sono perso nel leggerlo........:mad::mad:

ma come hai fatto a scriverlo:rolleyes::lol::lol::lol:

essemme 27-05-2014 19:18

brevemente: quoto.

Roberbero 27-05-2014 19:19

Il cubo lo sò risolvere, ed è molto più facile che guidare bene la moto. Cosa che dopo 30 anni ancora non ho imparato bene.

Comunque bel post, molto interessante e pieno di spunti. Sembra una storia Zen.
Complimenti per la capacità di autoanalisi e anche l'umiltà.
Me lo sono letto e me lo rileggerò ancora con più calma.

rob1963 27-05-2014 19:19

:mad:Nn riesco a leggerlo troppo lungo

fallik 27-05-2014 19:19

Ho scoperto perché non ho mai risolto il cubo:mad::mad:

Bugio 27-05-2014 19:31

Bravo Levriero...:)
Pensa te che alla bottega mi sono fermato proprio per seguirti e vedere se riuscivo ad imparare qualcosa, a capire la sequenza degli algoritmi...:-o

oliver_63 27-05-2014 19:34

quotone....super quotone

MBrider 27-05-2014 19:42

Ho letto tutto...mi faccio un ricostituente poi torno.
Ahahah!

Comunque hai ragione, diverse cose che hai scritto le ho notate e fatte anche io, nel continuo tentativo di miglioramento.

Inoltre il ragionamento si può applicare alla vita in generale...non fossilizzarsi su posizioni e convinzioni permette di mantenere quelle elasticità mentale e flessibilità che fanno la differenza.
Nella crisi c'è il germe della rinascita e nella discussione l'inizio della costruzione.

mauro sultano 27-05-2014 19:45

bellissimo post

zergio 27-05-2014 19:54

sempre più rari ma ogni tanto qualche perla capita ancora su QdE.

resta il fatto che una marcia più alta in curva a me disturba tanto.
bisognerebbe trovare uno bravo per stargli dietro.

e non capita spesso.
ma non perchè sono troppo bravo io ma perchè ormai giro troppo poco e il più delle volte quando qualcuno va forte mollo senza provarci per niente.

Soyuz 27-05-2014 20:00

Non sono un eroe, ma me lo sono letto tutto

Bravo Levriero......
Ho ancora l'inserto di pianeta bicilindrico in cui spieghi la guida in fuoristrada ;-)

er-minio 27-05-2014 20:14

Perla. Sarebbe da mettere nella sezione degli "articoli" di QdE.

joe 27-05-2014 20:19

grazie proverò a starnazzare..ehm ad ammorbidire i gomiti anche io in curva


qua

1965bmwwww 27-05-2014 20:44

E per la mascella contratta come fai?


Molti nemici molto onore

mariantonio 27-05-2014 20:46

Sono consapevole di guidare male la moto anche se sono consapevole di poter guidare bene la moto.....ah la vanità!!!!
Interessante mi son fatto un copia/incolla e leggo il post con calma. Chapeau!

elikantropo 27-05-2014 20:47

Bravo, hai scritto un bel post, non è lungo, è articolato.
Complimenti.

missile 27-05-2014 20:50

Bravo...avere le capacità di rimettersi in discussione e capire come , grazie. Ho letto qualcosa di tuo in passato. Grande.

enzissimo 27-05-2014 20:51

Dal telefonino e' illeggibile :)
Ci riprovo domani al lavoro

memobon 27-05-2014 20:53

Quote:

Originariamente inviata da rob1963 (Messaggio 8058385)
:mad:Nn riesco a leggerlo troppo lungo

quoto al 100%

Bizius 27-05-2014 21:10

Bellissimo e veritiero 3d, sia per quanto riguarda il Cubo sia per l'esperienza di guida...

quando nel lontano 1980 (o giù di lì) lessi un articolo su "Scienza e Vita Nuova" sul metodo per risolvere il Cubo, basato sull'osservazione della situazione dei colori delle faccie e delle mosse necessarie a portare un determinato colore di mezzo o di spigolo nella posizione voluta, lo imparai (non senza fatica e applicazione) e mi permise di riuscire a risolvere il cubo da qualsiasi situazione in meno di 1 minuto.

Per la moto, oggi, non applico nessun metodo particolare di guida imparato o letto chissà dove, ma sperimento determinate situazioni in strade deserte...

frenate al limite ABS, inserimento ABS (ant e post), traiettorie in curva, uso del freno motore invece del freno etc etc...e devo dire che la mia guida nel tempo è notevolmente migliorata...essenziale per una guida fluida e sicura è la rigidità delle braccia e delle spalle...se si riesce a controllare e a rilassare il collo e le braccia sicuramente la guida non può che trarne beneficio, sia che si vada a passeggio, sia che ci si impegni su un percorso ricco di curve...

a tal proposito non mancherò di provare lo starnazzamento dell'anatra.

Grazie!!!!

F.

pradu 27-05-2014 21:11

:!:

L'essenza di cosa significa imparare ogni giorno a migliorare la propria guida, anche dopo 30 anni che si guida, cercando sempre l'eccellenza.

Questa me la rivendo ai prossimi corsi :lol: (ma ti lascio il copyright)

zoria 27-05-2014 21:20

Bellissimo leggerlo,sicuramente molto più difficile cercare di mettere in pratica ciò che scrivi.Certo è, che se hai la possibilità di girare con persone che sanno veramente guidare,ed hanno la pazienza e l'umiltà di "istruirti nella guida".....è tutto grasso che cola:):)::):) Grazie del racconto,ciaoooo

jermakki 27-05-2014 21:33

Grande levrieronero!
Non è poi così lungo, io l'ho letto con piacere.
Sono convinto che il concetto di fondo che tu hai espresso abbia una validità molto più ampia e che possa valere per molte altre attività.

biwu 27-05-2014 21:47

Mah, associare un algoritmo di soluzione di un problema puramente matematico all'andare in moto, mi pare alquanto azzardato e piuttosto riduttivo.
Che ci siano tecniche di base da applicare, esercizi che possono aiutare a migliorare, movimenti controintuitivi da attuare, una serie di "step evolutivi" che normalmente vanno percorsi in sequenza, etc etc, può essere vero, ma il cubo di rubik è un problema molto confinato, che ha sempre una precisa soluzione deterministica, che per quanto lunga e articolata, applicata meccanicamente porta sempre alla soluziome.
Andare in moto mi pare una questione decisamente più complessa, da risolvere in un ambiente reale, non limitato, e con un'infinità di variabili in più, molte delle quali non prevedibili a priori, il che porta ad un risultato finale alquanto più aleatorio.
Andare in moto mi pare più una questione di continui adattamenti alla variabilità delle condizioni percepite istante per istante, che una rigida applicazione di un metodo di soluzione applicato ad una condizione iniziale perfettamente definita.
:confused:


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