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Cima Campomolon di Arsiero
È presto e salendo da Calliano non ho incontrato anima viva. Alla grande rotonda di Folgaria seguo le indicazioni per Passo Coe, raggiunto il quale proseguo fino al Passo Valbona. La vecchia strada militare mi conduce a Cima Campomolon e ai resti del Forte in una mezzoretta di cammino.
La luce è polverosa e il calore della pianura sta già portando in alto l’umidità; le montagne intorno sono pallide silhouette azzurrine coronate di cumuli scuri. Mi siedo e mi guardo intorno; cerco di indovinare la posizione dei Forti nemici. Il pensiero vaga, immagina. Uno sbuffo di vento umido mi riporta per un momento alla realtà, ma subito riprendo a scorrere il ricordo di una lettura. “La nebbia ritorna, quando d’improvviso un urlo immenso, angoscioso, terrificante sopraggiunge e si prolunga, si estende e si avvicina, sempre più forte, sempre più rabbioso, crudele, feroce; e mentre l’aria tutto interno ne trema, e il cuore sospende i suoi battiti e il petto trattiene il respiro, e gli occhi si aprono trasognati al terribile prodigio, l’urlo ha tempo di finire in uno schianto e in un nembo, e dallo schianto e dal nembo si sprigiona un turbine di polvere, di pietre, di ferro, onde l’aria resta a lungo oscurata e una pioggia d’innumerevoli schegge si irradia e discende quasi lentamente per ampio raggio all’intorno. È il 305. Che affare! Dall’accampamento di fanteria, posto a ridosso del forte, fuggono i fanti a cercare riparo sotto le rocce e nelle poche caverne. Subentra un silenzio di morte. Il dominio del piccolo mondo di Campomolon in questo momento è serbato al mostro invisibile e lontano che dai penetrali boscosi di Sommo Alto si ostina a cercar vittime.” Diario di un fante di Luigi Gasparotto, Treves 1919. http://giulio1954.files.wordpress.co...6/img_3892.jpg Altre foto qui: http://giulio1954.com/2013/06/16/cim...on-di-arsiero/ |
lo Skoda 305 era un mortaio dalla potenza mostruosa, in grado di sparare proiettili da 380 kg a 12 km di distanza e in grado di penetrare qualsiasi corazzatura dei forti dell'altipiano, un solo colpo ben centrato rese quasi un cumulo di macerie Forte Verena uccidendo in un colpo 43 fanti di fortezza, o di scavare in campo aperto voragini profonde otto metri annientando qualsiasi forma di vita nel raggio di 400 metri. Ne rimangono esistenti solo quattro, uno di questi è a Rovereto di fronte al museo della guerra. A guardarlo e a pensare quante vite avrà schiantato viene la pelle d'oca.
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Quel colpo fu un tragico plein alla roulette: il proiettile penetrò nel foro di una cupola divelta, forò il primo pavimento e scoppiò nella riservetta in cui si era rifugiata la guarnigione.
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Bravi ragazzi è un piacere ascoltare queste storie che ci ricordano che siamo vicini all'anniversario del 2014. Caro Giulio stai facendo proprio un ottimo lavoro
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Belle le foto in b/n, proprio adatto.
Una precisazione: in passato si discusse - in particolare tra Gianni Pieropan e mio padre - se il Cimone fosse Cimone d'Arsiero o Cimone di Tonezza (del Cimone), con mio padre che sosteneva naturalmente quest'ultima interpretazione. Anche Wikipedia oggi: "Monte Cimone di Tonezza" http://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Cimone_di_Tonezza Il forte - mai completato - è ridotto così perchè fu fatto saltare dagli italiani durante la Strafexpedition: il forte praticamente, come altri forti, non servì a nulla. Fu fatto brillare dal tenente Paolo Ferrario, Medaglia d'oro, che morì nell'operazione, volendo controllare fino alla fine la miccia. Sapevo che Ferrario lo aveva anche progettato, il forte. |
Le informazioni che ho trovato mi dicono che i recuperanti degli anni '30 trovarono poco ferro nei forti italiani se si eccettuano i reticolati, i cannoni e le cupole corazzate. Infatti, a differenza di quelli austriaci, i forti italiani avevano ben poca armatura nel conglomerato che li ricopriva.
Anche in quel caso l'Italia voleva fare le nozze coi fichi secchi ed entrò in guerra con penuria di ferro e una industria pesante ancora da costruire... ma si sa, bisognava sedersi al tavolo dei vincitori. |
Quote:
per armare ci mettevano dentro le carriole! i muri erano fatti più o meno di brecciolino, erano molto spessi, ma contro i colpi di mortaio di sfacevano come castelli di sabbia...coi soldati dentro.....pòra gente.:( |
Si, questo si racconta anche di Forte Campomolon.
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La guerra che verrà
Non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente. B.B. |
Bertold Brecht?
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Già,propio lui
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Se posso permettermi, aggiungo questa “nota di colore” al bel lavoro di Giulio.
Non si tratta certo di una Trotta-foto, anzi, quando l’ho scattata non avevo la digitale e con la conversione da diapositiva ha perso un po’ e per la vegetazione non rende bene l’idea. È poco lontano dallOrtigara. http://img69.imageshack.us/img69/5588/3vza.jpg Uploaded with ImageShack.us Qui, si può vedere il punto dove si trova la lapide http://www.panoramio.com/photo/17661609 E qui un breve riassunto dell’episodio http://www.altopiano7comuni.it/home/...annel=Articles |
Quando mio padre, da Roma, fu sindaco di Tonezza organizzò per la prima volta la cerimonia della ricorrenza del Cimone con i Fucilieri di Carinzia, che li' avevano combattuto. Me li ricordo, alti, coi mostacchi .. proprio come nella famosa Poesia .... S. Ambrogio?
" ... Entro, e ti trovo un pieno di soldati, di que' soldati settentrionali, come sarebbe Boemi e Croati, messi qui nella vigna a far da pali: difatto, se ne stavano impalati, come sogliono in faccia a' Generali, co' baffi di capecchio e con que' musi, davanti a Dio diritti come fusi. ...Sentiva un'afa, un alito di lezzo: scusi, Eccellenza, mi parean di sego in quella bella casa del Signore fin le candele dell'altar maggiore. .... E quando tacque, mi lasciò pensoso di pensieri più forti e più soavi. «Costor», dicea tra me, «Re pauroso degl'italici moti e degli slavi, strappa a' lor tetti, e qua senza riposo schiavi gli spinge per tenerci schiavi; gli spinge di Croazia e di Boemme, come mandre a svernar nelle maremme. .... Povera gente! lontana da' suoi, in un paese qui che le vuol male, chi sa che in fondo all'anima po' poi non mandi a quel paese il principale! Gioco che l'hanno in tasca come noi». Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale, colla su' brava mazza di nocciolo, duro e piantato lì come un piolo. |
Che bello avere suscitato tutti questi ricordi. Grazie a voi che arricchite il mio post!
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Arricchisco...........Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna: dormi, dormi, cocco bello, sennò chiamo Farfarello Farfarello e Gujermone che se mette a pecorone, Gujermone e Ceccopeppe che se regge co le zeppe, co le zeppe dun impero mezzo giallo e mezzo nero. Ninna nanna, pija sonno ché se dormi nun vedrai tante infamie e tanti guai che succedeno ner monno fra le spade e li fucili de li popoli civili Ninna nanna, tu nun senti li sospiri e li lamenti de la gente che se scanna per un matto che commanna; che se scanna e che s'ammazza a vantaggio de la razza o a vantaggio d'una fede per un Dio che nun se vede, ma che serve da riparo ar Sovrano macellaro. Ché quer covo dassassini che c'insanguina la terra sa benone che la guerra è un gran giro de quatrini che prepara le risorse pe li ladri de le Borse. Fa la ninna, cocco bello, finché dura sto macello: fa la ninna, ché domani rivedremo li sovrani che se scambieno la stima boni amichi come prima. So cuggini e fra parenti nun se fanno comprimenti: torneranno più cordiali li rapporti personali. E riuniti fra de loro senza l'ombra d'un rimorso, ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone! |
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