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Però, la risposta di Axo su Motociclismo suona davvero arrogante se consideriamo gli obblighi normativi. Quote:
Io ho sempre qualche dubbio residuo sulla storia delle definizioni-funzioni. Detto questo, il rispetto dell'acquirente motociclista è quanto Motociclismo ha messo in prima linea. Mi pare che gli intenti della rivista siano in questi termini ineccepibili. Vedremo su quellepagine come va a finire la vicenda. Quote:
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http://www.consted.com/doc/marcaturaCE.asp |
si ma fintanto che le sanzioni sono queste ........
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Cmq è veramente deprimente quanto nn contiamo nulla come consumatori , ci si inchiappettano proprio tutti . possiamo agitarci , indignarci ... ma tanto se nn ci rifilano il bidone con le protezioni lo fara' la banca oppure l'assicurazione o l'idraulico ....... come consumatori siamo solo selvaggina e a voglia a correre ..... |
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D.Lgs. 475/92 Art. 14. Sanzioni e disposizioni penali 1. Il costruttore o il rappresentante del costruttore che produce o pone in commercio DPI non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza di cui all’allegato II del presente decreto è punito: a) se trattasi di DPI di prima categoria, con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire quindici milioni a lire novanta milioni; b) se trattasi di DPI di seconda categoria, con l’arresto sino a sei mesi o con l’ammenda da lire diciotto milioni a lire trenta milioni; c) se trattasi di DPI di terza categoria, con l’arresto da sei mesi a tre anni. 2. Il costruttore che inizi la produzione di DPI di seconda o terza categoria prima che sia stato richiesto o rilasciato l’attestato di certificazione CE è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire dieci milioni a lire sessanta milioni. 3. La sanzione di cui al comma 2 si applica altresì al costruttore di DPI di terza categoria che omette di richiedere i controlli di cui agli articoli 9 e 10 ed al costruttore di DPI di qualsiasi categoria che omette di effettuare la dichiarazione di cui all’art. 11 o di effettuare il marchio CE di cui all’art.12. 4. Fatto salvo quanto disposto al comma 1 ed al comma 3, chiunque pone in commercio DPI privi del marchio CE di cui all’art. 12 è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire cinque milioni a lire trenta milioni. 5. Chi non osserva i provvedimenti legalmente adottati di cui al comma 4 e 7 dell’articolo 13 è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire quindici milioni a lire novanta milioni. 6. Agli effetti delle norme penali, le persone che effettuano le attività previste dagli articoli 7, 8, 9 e 10 per conto degli organismi di controllo autorizzati di cui all’art. 6 si considerano incaricati di pubblico servizio. |
Quelle sono le conseguenze penali dirette.
Poi ci sono quelle civili che riguardano i contratti e, in particolare, il non rispetto dei contratti, la richiesta dei danni subiti, i resi, etc. Infine, ci sono le conseguenze commerciali che prevedono il ritiro dal commercio per opra delle autorità di tutti gli articoli non a norma. Un'altra cosa ancora in ambito penale: per i prodotti marchiati CE che però non rispondono ai requisiti indicati dalla normativa si configura eventualmente il reato di truffa... Insomma, la legge è molto severa, almeno sulla carta. |
Sto seguendo questo 3ad dall'inizio.
A parte la disputa in merito al punto di vista legale, mi spiegate una cosa che mi lascia perplesso? Io ho una Rally 2 pro. All'interno c'è un paraschiena, che il giorno stesso in cui l'ho ritirata, ho tolto. Ora la uso con il paraschiena della dainese wave. Dopo aver letto tutto quello che avete scritto, sono andato a curiosare l'etichetta del paraschiena della giacca. C'è scritto che è di classe 2!!! Se non sbaglio il wave è classe 1 (non ho ancora guardato) Adesso qualcuno mi può spiegare come quel cuscinetto di gomma (che personalmente trovo ridicolo) possa essere di classe 2??? Oltre alla consistenza, come fa un paraschiena inserito dentro la giacca e, quindi molto mobile, a raggiungere quello standard??? Significa che io per essere più sicuro, dovrei andare in giro con quel gommino sulla schiena e lasciare a casa il Dainese???? :rolleyes: |
Non ho letto la EN 1621-2, ma so che per la classe 2 presuppone, a parità di forza di impatto, un minor effetto sulla schiena.
I paraschiena di Dainese sono belli hanno un'aria robusta, ma questo non significa necessariamente che siano particolarmente efficaci. Non a caso, nel test comparativo fatto dalla rivista Motorrad Magazine, se la cavano bene, ma non sono i migliori, almeno secondo il criterio di omologazione. Un'altra considerazione: se ho capito bene, della EN 1621-2 esistono due versioni, una del 2004 e una precedente; immagino che quest'ultima fosse un po' meno severa, per cui verifica a quale si riferisce (se è stata acquistata prima del 2004 sicuramente risponde alla vecchia norma). |
Magari assorbe meglio, però sicuramente in caso di impatto (sgratt), non credo che quello della rallye rimanga al suo posto...
Per questo penso che continuerò a mettere il dainese.. Quadra il mio ragionamento? |
Se, ho capito, il Wave è quello che si fissa direttamente alla schiena, giusto?
Quando si pensa al paraschiena nella giacca, mi vengono in mente due possibili svantaggi:
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Cmq penso che farò un pensierino a quello della BMW sempre come il wave che si fissa direttamente sulla schiena...
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X Kappaelleti
il simbolo del messaggio # 116 di Wotan con il 2... |
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Son convinto che se le comprassimo, scopriremmo tante cose che non ci soddisfano, come motociclisti. Il messaggio di gladio76 mi conferma in questa mia convinzione. scusate se faccio sempre il salmone.... |
Pure i salmoni servono, se pensano: le tue perplessità mi hanno fatto ragionare sul tema, e credo che la nascita degli airbag da indossare, potenzialmente in grado di proteggere da urti molto più violenti rispetto ad una semplice tavola imbottita, porterà all'introduzione nella norma di una o più classi assai più severe delle due già esistenti.
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Dalla discussione Protezione Cervicale, ecco un altro DPI (in quanto esplicitamente descritto come protettore da urti) di cui mi chiedo se esiste un'omologazione.
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A meno che non si voglia andare verso l'esoscheletro. Anche filosoficamente il concetto di DPI nasce con un fine ben peciso. permettere al corpo umano di affrontare determinate situazioni annullando il rischio relativo (una maschera facciale, una tuta impermeabile uno scarpone antiinfortunistico). E questo risultato lo raggiunge. Il concetto di protezione in ambito motociclistico permette di ridurre percentualmente i gravi danni, non di annullarli. Ma percentualmente quanto? lo possiamo capire solo attraverso una seria (e dico seria) analisi dell'anatomia umana, di quelle che sono le forze in gioco in caso di impatto o urto, anche da fermo e/o a bassa velocità. A studiare dati statistici poi, son convinto che verrebbero fuori anche belle (brutte) sorprese....Quanti bardati come cavalieri con armature si sentono invincibili al loro interno ed osano come se fossero in un videogioco. Che aspettative provoca, psicologicamente, una maggiore protezione? |
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quoto..... a volte è un loop, un cane che si morde la coda... più protezioni , più senso di sicurezza, più senso di invincibilità, più manetta aperta..... a me succede. poi però, mi si accende la testa..... e pinzo. |
Io credo che sia un po' come per l'ABS: alcuni pensano che il sistema antibloccaggio consenta di evitare l'impatto contro un ostacolo sempre e comunque, ma non è così. Lo stesso per le protezioni: non rendono affatto invulnerabile chi le indossa.
Queste sono però questioni di mentalità e formazione, cioè non dipendono dai criteri di realizzazione tecnica. Insomma, uno lo deve pur sapere... Relativamente alla tecnica, penso invece che un elemento importante sia il comfort. I DPI devono essere comodi da indossare e non limitare i movimenti, non arrecare fastidio e non tenere troppo caldo. Col passare dei km questi fattori aumentano il rischio di deconcentrazione nella guida, in alcuni casi forse al punto di annullare i benefici potenziali, il che sarebbe francamente inaccettabile. Sull'efficacia dei DPI per i motociclisti credo che ci siano degli studi (che io però non conosco), sia in termini statistici (frequenza di certe lesioni), sia in termini anatomo-funzionali. So che per le auto i crash-test accumulano dati molto ricchi grazie all'uso dei manichini. Stessa attenzione dovrebbe essere riservata alle moto, visto il parco circolante non indifferente (interessante anche in ottica commerciale). Naturalmente, la differenza è che il motociclista non può contare su zone esterne di assorbimento dell'urto. Il problema dei DPI è proprio che sono a ridosso del corpo e non è certo una difficoltà da poco (l'air-bag per giacca mi pare una soluzione interessante). Infine, in quanto alla classe di omologazione UNI, mi chiedo se un paraschiena da applicare separatamente sia considerato nella stessa categoria di uno che si può inserire nella tasca di una giacca. Per esempio, c'è una distinzione tra paraschiena normali (tipo B) e protettori lombari (tipo L). Ogni tipo può essere in una certa classe di prestazioni garantite (1 o 2). |
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La sicurezza stradale è un obiettivo che si persegue con un'ampio ventaglio di strumenti, tra i quali:
In particolare,considero le protezioni l'ultima spiaggia, la difesa estrema che si rende necessaria quando tutti gli altri strumenti hanno fallito. E a dire la verità, non credevo proprio che ne avrei parlato in questo forum; quando ho proposto a Bumoto di realizzarla (e colgo l'occasione per ringraziarlo ancora dell'opportunità), avevo in testa essenzialmente i primi quattro punti della lista. Fatta questa premessa, torno alla tua critica dei DPI per uso motociclistico. Tu non li consideri granché validi, perché a differenza di molti altri DPI, essi limitano soltanto la probabilità di danni anziché annullarla. Ma le velocità dei veicoli sono tali da rendere impossibile realizzare uno strumento capace di azzerare i rischi che sia allo stesso tempo utilizzabile ed economico. Trovo quindi concettualmente corretta la via seguita dal legislatore, che è appunto quella di normare le caretteristiche di protettori per la riduzione statistica dei danni, pur se la loro efficacia non può che essere limitata. Nell'introduzione alla EN 1621-2, la norma sui paraschiena, si legge che circa il 13% dei motociclisti feriti in incidenti stradali subiscono lesioni a questa regione della schiena. Tuttavia, solo lo 0,8% dei motociclisti feriti subisce una frattura della spina dorsale e meno dello 0,2% dei motociclisti feriti riporta serie lesioni alla schiena con conseguenti danni neurologici. Queste lesioni gravi sono solitamente provocate da forze assiali dovute a colpi al cranio, o alle forze di flessione e torsione sulla schiena causate da colpi sulle spalle, i fianchi e altre parti del corpo. I paraschiena non forniscono protezione da queste forze. La maggioranza delle lesioni meno gravi sono contusioni e distorsioni causate da colpi diretti, e in questi casi i paraschiena possono fornire una misura di protezione. Dato la scapola è spesso soggetta a lesioni (1,3%), la protezione dovrebbe estendersi fino alla copertura di quest'area. La scarsa rilevanza statistica dei danni alla colonna vertebrale e la limitata efficacia dei paraschiena risultanti da tali dati mi confermano che i protettori non sono in effetti un fattore di primaria importanza per l'aumento della sicurezza stradale. |
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