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Rileggevo e mi rendo conto che nn mi sono chiare delle cose .....
vedo che le sigle EN1621-1/2 sono seguite spesso da un anno , in un sito di protezioni per un pantalone 'multi sport product' ( nn espressamente moto quindi ) sono riportate come sigle di approvazione la EN 1621-1998 ,la EN1621-2 2003, la EN13595-1 2002 e infine la EN340 2003 ..... Cmq è un casino di sigle , ma come fa un povero acquirente a capirci qlcs ? E poi se ci aggiungiamo anche i nn omologati stiamo freschi |
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Uso il condizionale perché, come abbiamo visto, la marcatura CE non sempre è presente. |
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detta così sembra una storia di codici contraffatti |
Oggi ho fatto un salto da Dainese, dove ho ficcato un po' il naso nell'abbigliamento e nelle protezioni, scoprendo che:
Ho deciso di sottoporre il mio lavoro di ricerca ad alcuni avvocati, per verificarne la validità. Se l'esito è positivo, porterò il caso all'attezione dei media e delle associazioni di consumatori. |
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credo che Dainese sia l'unica a proporre abbigliamento moto professionale, (IMHO) Invece sono molto interessato alla valutazione degli avvocati :) |
Precisazione sulla questione delle "definizioni"...
Abbiamo stabilito che i DPI devono recare almeno la marcatura CE e che esiste in aggiunta una normativa italiana UNI che ne precisa i requisiti strutturali e funzionali. Ovviamente, come si è più volte sottolineato, i paraschiena sono dei DPI, pertanto appare di primo acchito del tutto logico contemplarli nell'ottica delle normative per essi previste. Ok... Prima mi chiedevo tuttavia se un dispositivo che comunemente chiamiamo "paraschiena" potesse in qualche modo essere esonerato dalle suddette normative. In particolare, dalla "querelle" su Motociclismo sembra emergere che la distribuzione sul mercato di uno pseudo-paraschiena non omologato possa ammettersi legale qualora il produttore/venditore lo commercializzi con altro nome, tipicamente col nome "imbottitura". Suppongo che l'argomentazione sottostante rimandi all'interpretazione della funzione attraverso l'uso di una certa definizione al posto di un'altra ("imbottitura" al posto di "paraschiena"). Se tale argomentazione fosse corretta correremmo tutti quanti il rischio che le aziende meno serie iniziassero a giocare con i termini, causando confusione e spacciano lucciole per lanterne. Per fortuna, mi pare che la normativa tagli la testa al toro a questo proposito. Essa dice infatti: Si intendono per DPI i prodotti che hanno la funzione di salvaguardare la persona che l'indossi o comunque li porti con sé da rischi per la salute e la sicurezza. Questa precisazione è contenuta ne: D.Lgs. 4 dicembre 1992, n. 475 . Attuazione della direttiva 89/686/CEE del Consiglio del 21 dicembre 1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale (1a circ.). http://www.marcaturace.com/download_...Ddocumento=193 Ora, che il dispositivo venga chiamato "paraschiena", "imbottitura" o "pippo" non fa alcuna differenza ai fini della specificazione della sua funzione. Si tratta pur sempre di un oggetto che è destinato a fronteggiare condizioni di rischio per la salute e la sicurezza. In altre parole, chiamarlo "imbottitura" non salva affatto capra e cavoli. La sua funzione è di per sé evidente, comunque lo si chiami. Altro discorso è ovviamente se quella funzione sia davvero espletata in determinate condizioni (minime). E, appunto, se non sussiste almeno la marcatura CE non c'è alcuna garanzia ufficile in proposito, garanzia che è invece richiesta per legge. Per altri versi, i paraschiena rinetrano di forza nella lista dei DPI. Infatti: Sono esonerati dall'attestato di certificazione "CE" i modelli di DPI di progettazione semplice di cui il progettista presuppone che l'utilizzatore possa giudicare direttamente l'efficacia contro rischi minimi i cui effetti, se graduali, possono essere avvertiti in tempo utile e senza danni per l'utilizzatore. Questa precisazione si legge ne: DIRETTIVA DEL CONSIGLIO del 21 dicembre 1989 concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale 89/686/CEE integrata con le modifiche apportate dalla dir. 93/95 e dalla dir. 93/68. Articolo 8. http://www.marcaturace.com/download_...Ddocumento=193 Quanto sopra appena riportato non corrisponde di certo al caso dei paraschiena. Immagino che nessuno dei produttori/venditori possa sensatamente sostenere in un eventuale dibattimento che si tratti di modelli inerenti rischi minimi e avvertibili in tempo utile. In definitiva, direi che la posizione di AXO (e di altri che eventualmente si arrampicano sui vetri) sia insostenibile sotto ogni profilo. Mi pare che non ci sia alcuna possibilità di giocare con le definizioni (come invece temevo) e, per contro, sussiste l'obbligo di provvedere a un'omologazione che è invece assente. Ciò corrobora l’interpretazione di Wotan (post #61): Non è possibile immettere sul mercato un DPI (comunque denominato) senza che esso soddisfi le disposizioni di carattere tecnico europee e/o nazionali vigenti (e dunque, nel caso dei paraschiena, la EN 1621-2) o, in assenza di tali norme, senza che esso sia conforme aii requisiti minimi indicati nell'allegato II al decreto stesso A questo punto mi chiedo: ma se siamo di fronte a un caso di violazione lampante della legge, com’è che nessuno interviene? Come scrivevo sopra, i provvedimenti per la mancata omologazione sono pesanti, a partire dal ritiro dal commercio di tutti gli item non conformi. Forse, dopotutto, c’è qualche cavillo sulla questione delle “definizioni-funzioni” che ho qui brevemente trattato, non saprei… Tale questione sembra dopotutto essere una “scappatoia” che anche Motociclismo riconosce, rivista che pure ha il merito di aver sollevato il caso e che ha preso una posizione molto dura nei confronti di Axo. Al di là di questi aspetti legali, insisto comunque nel dire - come dice la citata rivista - che siamo di fronte a un caso di “presa in giro dei motociclisti”. Dobbiamo tutti stare maledettamente attenti alla presenza di omologazioni per evitare di comprare prodotti “non conformi”. |
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pensa che quando l'ho comprato mi era sembrato così fatto bene che non mi è neanche balenato il pensiero che non avesse omologazioni, in effetti non c'è traccia di marcature di nessun tipo :mad: ma in compenso ci sono le istruzioni per il lavaggio :lol: |
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Peraltro, sul sito è elencato tra le protezioni per uso motociclistico. E' strano che il tuo gilet non abbia omologazioni, almeno il paraschiena sembra essere il normale paraschiena Dainese, rispondente alla EN 1621-2. Precisiamo comunque una cosa: la mancanza dell'omologazione non significa necessariamente che le protezioni siano fatte male, ma solo che il produttore non ha provveduto a certificarle, per una qualche ragione che mi sfugge. |
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Per le birre, Mukken? |
Sul primo supporto cervicale di dainese ci sta scritto
' Il Neck accompagna ogni movimento e sostiene il collo contro la pressione del vento e dei bruschi movimenti in moto, per dare una sicurezza senza precedenti in qualsiasi posizione di guida' nn sembra cioè avere la funzione di dispositivo contro i traumi . Anche quello di Wotan e' un 'Supporto cervicale ' .... Riguardo quello che dice Guanaco mi resta il dubbio che un oggetto protegge o nn protegge riferendosi pero' all'attivita' , mi spiego meglio il paraschiena /imbottitura di axo nn va sicuramente bene per andare in moto , ma se viene utilizzato per nn farsi male alla schiena quando si schiaccia una pennichella su un prato , allora è senzaltro adeguato . Diventa difficile ,secondo me, vietare la vendita di questi oggetti , se il produttore nn li spaccia come strumenti di protezione per motociclisti. Cmq tebete conto che anche la blasonatissima forcefield commercializza 2 paraschiena uno di classe 1 e uno di classe 2 (As a Level 1 product this offers less protection than the Pro L2 version but is 25% lighter in weight and offers increased ventilation) , e cmq vende anche protezioni 'A specialised protector for those activities where the ribs are particularly vulnerable.' prive di certificazioni ......... segnalo questo sito http://www.pva-ppe.org.uk/standards.htm |
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proprio per quel motivo non mi sono sorti dubbi al momento dell'aquisto sul fatto che il gilet completo ne fosse privo |
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Tutte le nostre protezioni moto-sci-bici superano il processo di omologazione perché, in caso contrario, non potrebbero essere immesse sul mercato con questa denominazione.Il Neck dunque non sarebbe omologato, in quanto protettore destinato semplicemente a limitare lo stato di affaticamento durante la guida e perciò appartenente alla categoria 1, e ciò confermerebbe l'ipotesi di Bugiardo. Ad essere pignoli, se il Neck serve davvero soltanto a ridurre l'affaticamento del collo, esso potrebbe non essere neanche un protettore di categoria 1, perché questi sono elencati dettagliatamente ed esclusivamente dall'art. 4 comma 3 del D.Lgs. 475/92: 3. Rientrano esclusivamente nella prima categoria i DPI che hanno funzione di salvaguardare da:A maggior ragione dunque esso non potrebbe essere omologato, sempre dando per buona l'interpretazione della Dainese. Il fatto però è che la giovane commessa me l'ha proposto come protettore antiurto, dopo che mi ero lamentato che i loro paraschiena (tutti EN 1621-2 classe 1) non coprivano le scapole; errore tutto sommato scusabile, visto che l'oggetto è chiamato protettore, è esposto nel sito insieme ai protettori antiurto ed ha effettivamente l'aria di proteggere dagli urti. Se gli stessi commessi dei punti vendita Dainese possono sbagliarsi, è evidente la necessità di una maggior chiarezza nel distinguere le due tipologie. Ma attenzione: potremmo anche ritenere che il Neck, non rientrando nell'elenco delle protezioni di categoria 1, sia comunque un protettore (di categoria 2), in quanto rientrante nella generica definizione di cui all'art. 1 del decreto citato: [...] si intendono per DPI i prodotti che hanno la funzione di salvaguardare la persona che indossi o comunque li porti con sé da rischi per la salute e la sicurezza.e quindi sia sottoposto all'obbligo di certificazione CE secondo i requisiti dell'allegato II. Ipotesi più rispettosa dei consumatori, che sposo in pieno. |
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Per me VA BENE !! |
Wotan qui il discorso di base è che per gli accessori per la sicurezza dovrebbero avere una piccola scheda che indichi la loro funzione e il livello di sicurezza offerto , senza tante menate.
Facendo un esempio un paraschiena dovrebbe dire di essere una 'Protezione passiva per motociclisti' di classe 'B' rispetto a una scala di valori che va chessò dalla C alla A , e così anche per gli altri accessori , ci rendiamo conto che noi ( e anche i commessi dainese ) nn abbiamo chiaro se il neck sia un accessorio per la protezione o per il comfort ?! MA condizionatori , frigoriferi motori sono catalogati in modo semplice , si dice ho preso un frigorifero classe A e uno sa che ha speso un po di + ma consumera' un po di meno rispetto a un B .......qui nn sappiamo manco se si tratta di uno scaldapizzette o di una friggitrice. :) |
1 allegato(i)
E' vero, e in effetti la legge è molto chiara in tal senso, e prevede un'etichettatura facilmente comprensibile (vedi in basso). Ma come al solito, non tutto va come dovrebbe.
Questo deriva sicuramente anche dal fatto che il consumatore medio se ne frega, tant'è vero che ieri in Dainese mi guardavano come se fossi un UFO, immagino di essere stato il primo o al massimo il secondo cliente a fare certe domande. Invece dobbiamo rompere le scatole e pretendere ciò che la legge intende garantire: sicurezza e chiarezza. La marcatura CE deve essere riportata su tutti i DPI diversi da quelli di categoria 1 (tassativamente elencati dalla legge). A mio parere, ogni protettore o presunto tale venduto in un negozio per motociclisti dovrebbe recarla in etichetta, e noi dovremmo pretenderla, altrimenti NON è un protettore. I protettori specifici per uso motociclistico devono poi avere anche il logo riportato qui sotto, dove 1621-2 indica lo standard per i paraschiena, B il fatto che sia un paraschiena normale e non lombare (L) e 2 la classe di protettività (la migliore). |
L'indagine oggi si è estesa alle mie giacche BMW.
Tutte sono dotate di spalliere, paragomiti e paraginocchia a norma EN 1621-1. La Tourguard e la Venting Machine hanno anche un paraschiena a norma 1621-2 classe 1. Ma la Streetguard non ha paraschiena: al suo posto c'è un oggetto del tutto simile ad un paraschiena, ma più stretto e privo di qualsiasi omologazione. E la tasca sulla schiena non è comunque in grado di alloggiare un paraschiena di dimensioni normali. A questo punto è chiaro che non solo la Axo, ma anche altri fabbricanti mettono in commercio oggetti apparentemente protettivi senza considerarli tali e senza omologarli. Sono sempre più convinto che tale prassi sia poco legale; in ogni caso è poco rispettosa dei consumatori. Noi motociclisti e sportivi in genere dobbiamo verificare sempre la presenza del marchio CE sulle protezioni corporee di qualsiasi tipo e rifiutare di acquistare quelle che ne sono prive. Solo così le case saranno costrette a adeguarsi. |
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ad esempio i tuoi protettori omologati 1621-1... Sempre in tema di dispositivi di sicurezza passiva, la norma UNI EN 1621-1 riguarda i requisiti e i metodi di prova per i protettori contro l’impatto che vengono incorporati negli indumenti per motociclisti e che servono appunto a proteggere le parti del corpo a maggior rischio (spalla, gomito e avambraccio, anca, ginocchio e tibiasuperiore, ginocchio, tibiasuperiore e media, parte frontale della gamba al di sotto del ginocchio). La norma classifica i protettori in diverse categorie a seconda della zona del corpo alla quale sono destinati e numerose sono le prove alle quali vengono sottoposti. Per effettuarle è necessaria un’adeguata attrezzatura in grado di far cadere dall’alto, verticalmente, una massa di circa 5 Kg (+/- 10%) sul campione collocato su un’incudine di prova. L’energia cinetica della massa al momento dell’impatto deve essere di 50 J. Le prove vengono effettuate fissando saldamente i campioni sull’incudine e devono essere eseguite all’interno dell’area di prova della sagoma su tre punti diversi di ogni singolo campione, distanti tra di loro almeno 5 cm. Il valore medio dei risultati delle prove non deve essere maggiore di 35 kN e ogni valore singolo non deve essere maggiore di 50 kN. Alla fine deve essere compilato il resoconto di prova. Ogni protettore deve essere marcato (sul prodotto stesso o su etichette attaccate al prodotto) in modo visibile e durevole con il numero della norma europea di riferimento. Le informazioni che accompagnano il prodotto devono essere redatte almeno nella lingua ufficiale del paese di destinazione e devono comprendere: il nome del fabbricante, l’identificazione del prodotto, le istruzioni per l’uso e un tipo di imballaggio idoneo per il trasporto. 50 joule significa più o meno che fan cadere una massa di 5 kili dall'altezza di un metro e la protezione non si deve rompere...ora a tutti sarà capitato che si sia rotta la classica confezione dell'acqua di 6 bottiglie...a spanne sono 100 joule (il doppio di quanto prevede la norma) che cascano su un piede :roll: chi corre a 140 km/h con la sua bella massa di 100 kili pensando che se sbatte contro un muro ha le protezioni marcate CE 1621-1 mi fa un po' ridere...:roll: Poi magari ci omologano anche i Levis come abbigliamento motociclistico.... |
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Ma sono tutti oggetti che riducono la probabilità di riportare lesioni in caso di incidente, e per questa ragione preferisco averli (magari scegliendoli della classe più sicura, nel caso dei paraschiena) che non averli. |
E per complicare ancora di più le cose..... ;)
http://www.shopping-idea.com/Manuale...ge002_0003.jpg :mad: :mad: |
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