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Aggiungo:
avete idea del mercato potenziale del sud est asiatico? Ecco. Fate due conti. A breve l'intera produzione verra' assorbita da loro. E noi? Noi non avremo piu' industria (spostata) ne' energia (serve a loro). Saremo noi a dover emigrare in cerca di un impiego in Cina. Altro che balle... Difendiamo la produzione locale. Anche a costo di spendere un po' di piu'. |
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per gli outlet in italia:
non crediate che l'affare sia solo vostro... l'outlet nasce negli stati uniti per 2 ordini di motivi fondamentali: grande mercato interno e stagionalità (nord-sud ed est-ovest)... motivi che sostanzialmente mancano in italia e in europa...le aziende hanno linee di produzione volte SOLO alle esigenze degli outlet che si affiancano alle vecchie linee di prodotti magari di stagioni passate... dunque non crediate sia l'eldorado... |
paga pantalone
i grandi marchi di abbigliamento,motociclistico e non,producono in cina solo per avere un ricarico maggiore su ciò che venderanno,i consumatori non ne traggono nessun vantaggio economico,anzi,se va bene comperano capi di qualità scadente,non proporzionale al denaro sborsato
un esempio banale:vado al mercato e vedo su una bancarella scarpe nike tarocche a 50€,vado da foot-locker,o negozio di grido simile,vedo lo stesso modello di scarpa nike a 250€,guardo sotto la linguetta e c'è scritto "made in china":dov'è la differenza?quale è un tarocco,se entrambe sono prodotte in china,quella della bancarella o quella del negozio?:rolleyes: morale:chi comprerà la nike a 250€ avrà la stessa scarpa di chi l'ha comprata sulla bancarella pagandola 4 volte meno:mad: è difficile di questi tempi per un consumatore comprare e non sentirsi fregato(eufemismo):(:confused: va bene,posso capire le leggi di mercato,però,con un ricarico minore sul prezzo finale saremmo tutti più contenti... |
Giustissimo! E' per quello che mando lettere a motociclismo! Perchè qualcuno le legga e pensi prima di comprare! Pretenda...per DIO!
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se ci pensate anche in italia potete produrre buoni prodotti o cacca... e non nominare il nome di Dio invano... |
Aggiungo che va considerato anche il numero di brevetti non proprietari che ci sono in ogni giacca da 300-500 euro. Kevlar, Gore-tex ecc, incidono e non poco.
La delocalizzazione è una condizione economica del nostro tempo. L'autarchia è una condizione ideologica che ha ucciso più di una economia. |
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a) Sono disposto a pagare anche qualcosa di più purchè fatto in Italia (Leggetevi la lettera pag.12 di motociclismo!) b) Noi in Europa produciamo secondo certe norme e certa etica che va difesa! e poi mi danno del cinese! Io vogli italiano, prodotti fatti in Italia! C@zz@, vai a Pomigliano a produrre se ti costa il trasporto! Cerca di convincere l'opinione pubblica ed il governo ad avere agevolazioni fiscali per investire in italia.. Vedete, la cosa che mi da più fastidio e quando dicono di comprare prodotto italiano, poi fai produrre ai bambini cinesi. |
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Giez, non t'ink...a'.
Lo standard qualitativo e' il medesimo. Uan scarpa Nike prodotta nel sud-est asiatico costa alla nike meno di 50 centesimi di dollaro contro un prezzo di mercato superiore ai 200 dollari. Parliamo della stessa identica scarpa. Se io compro la miglio maglietta di cotone bianco sul mercato la pago, butto una cifra a caso, 20 euro? Bene, ci stampo la scritta "Scemo chi legge" e la vendo a 22 euro. Ci stampo "Roberto Cavalli" (quanto mi sta sulle palle quel tipo...) e la vendo a 200 euro. Stesso costo. Stesso prodotto. Altro marketing, altro target. Un giubbotto Dainese costa 500 euro, un analogo giubbotto comprato da Louis.de ne costa la meta'. Stesse qualita' costruttive. Stessi materiali. Altro marchio, altro target. Moto Harley Davidson sportster 1200: costo 10.000 euro e rotti. Non frena. 70 cv scarsi. Cromature fatte nei paesi asiatici (cromatura trivalente, gli operai muioiono di cancro a grappoli, in USA e in Europa e' vietata). Sospensioni economiche (specialmente le posteriori. tutti le cambiano) Buell 1200 12.000 euro forcella showa ammo post showa freni brembo telaio Verlicchi 103 cv Perche' la moto harley costa in proporzione di piu' pur essendo notevomente peggiore? Marchio e target. Siamo ancorati al vecchio concetto che il prezzo di un bene derivi dal suo costo di produzione a cui si sommano gli oneri e il guadagno del produttore. Sbagliato, totalmente sbagliato. ripeto: il prezzo si forma partendo da quanto un potenziale consumatore e' disposto a pagare per quel prodotto. Il guadagno consiste nel produrlo al minor costo possibile. |
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Blek macigno...sei forse mio fratello?
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Volevo solo far presente che ha poco senso generalizzare senza avere tutte le informazioni e senza aver prima provato a fare le cose ma si sa, in italia siamo un popolo di 60 milioni di commissari tecnici... :mad: |
L'ho letta la tua lettera, non sapevo che era tua. Complimenti.
Comunqeu anche io non ho goduto la risposta che hanno dato sulla competitività....patetici....però onesti! |
non mi incazzo per nulla...ci mancherebbe...si discute...
:-p :-p :-p :-p premesso questo, come ho scritto prima, e come scritto da altri, un discorso è un prodotto e un discorso un prodotto di moda o che ha alle spalle un brand: non a caso ho citato la crisi dei tulipani in olanda... l'effetto moda...ne potremmo discutere per ore ma il dato di fatto è che un marchio fa salire esponenzialmente il prezzo di un bene... non è giusto? non è etico? per me lo è...se non ti sta bene non lo comperare ma sappi che se lo comperi in un outlet non sei più furbo...sono comunque più furbi loro (vedi mio post precedente...) e per quanto concerne il "made in italy" non è di per sè indice di qulità... venedo a Pomigliano D'Arco: sai chi lavora nei laboratori? i cinesi!!! su standard imposti dalle "firme"... |
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Sai, a volte peril marketing può essere essenziale conoscere il parere dell'uomo comune. Forse a volte viene perso il contatto con la realtà. Io vorrei solo che venisse salvguardato il prodotto nazionale e che non venga svenduto solo per i guadagni immediati. Non volermene. E' solo preoccupazione. |
Stiamo dicendo le stesse cose, da punti di vista diversi.
Ma ci stiamo avvicinando alla medesima conclusione. Il marchio fa il prezzo. E il produttore cerca di massimizzare il profitto riducendo il costo. Se vuole usare il "made in Italy" come leva comemrciale lo fa producendo in Italia con mano d'opera a basso costo (o sono i cinesi o sono i lavoratori in nero). Visto che il sistema regolatorio lo consente, tocca a noi consumatori indirizzare le spese verso prodotti che rispondono alle nostre esigenze. Usiamo l'arma, unica, che abbiamo: la scelta. |
xx gez70 (belnick1): ache qui c'è una generalizzazione. Negli outlet ci sono tante schifezze. Ci sono prodotti per Outlet, cose obrobriose ed invenduti di 20anni fa. Ovvio che quello che conta sempre è l'acquisto oculato (fortunatamente io e mia moglie abbiamo buon gusto), e solo se necessario.
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Comunque anche io sono preoccupato e noi cerchiamo di produrre in Italia il più possibile è che veramente certi prodotti li facciamo qui più per una questione etica e di "senso del dovere" verso il territorio, non italia ma pià locale, che ci ha dato tanto e non per una questione di guadagno perchè avremmo bisogno di milioni di persone che sono disposte a pagare di pià il made in Italy quando poi nella realtà molti al momento dell'acquisto diventano, anche giustamente forse, egoisti.... Poi nel nostro caso il costo di fabbricazione del prodotto pesa non più del 25% del prezzo finale, il resto sono altri costi tra cui, senza dubbio, la ricerca. anche se sono semplici oggetti per la casa..... |
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