Quellidellelica Forum BMW moto  il più grande forum italiano non ufficiale

Quellidellelica Forum BMW moto il più grande forum italiano non ufficiale (http://www.quellidellelica.com/vbforums/index.php)
-   Quelli che amano guardare il Panorama (http://www.quellidellelica.com/vbforums/forumdisplay.php?f=26)
-   -   PAMIR CON MOTO A NOLEGGIO (report, foto e video) (http://www.quellidellelica.com/vbforums/showthread.php?t=489787)

Massimo 30-08-2018 08:58

GIORNO 03 – 5 AGOSTO 2018
Sary-Tash – Sary-Tash (173 km in moto)


http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/052.jpg

Non è ancora l’alba che mi sveglio improvvisamente con forti dolori di pancia. Cerco una pila e corro, nei pochi secondi a mia disposizione, nel recinto delle capre.

Sarà tutto un andirivieni fino al mattino. Non sto per nulla bene e cerco di capirne la causa. Ad un certo punto mi casca l’occhio sulla cisterna in plastica da cui lo chef attinge l’acqua per cucinare e preparare il the. Butto uno sguardo dentro e capisco tutto.

L’acqua è praticamente torbida e piena di insetti e mi ricordo che a queste altitudini (siamo a 3200 metri) i liquidi non bollono a cento gradi. La soddisfazione di aver individuato la causa, non sistema però il mio intestino. Quindi salto la colazione senza pensarci due volte.

Ci mettiamo in marcia in direzione ovest. Il nastro d’asfalto è perfetto e alla nostra sinistra, oltre la steppa, ci accompagna la cresta di confine con il Tagikistan.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/053.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/054.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/055.jpg

I cinquanta chilometri che ci separano dalla deviazione per il campo base del Peak Lenin scorrono velocemente.

Presso un ponte sul fiume, inizia finalmente lo sterrato.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/056.jpg

L’indicazione ci sembra a prova di rimbambito, per cui siamo sulla strada giusta.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/057.jpg

Il tracciato da qui al campo - 70 km tra salita e discesa - è una strada ben marcata e facile, ma ai lati è possibile seguire delle piste, giusto per sollevare un po’ di polvere.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/058.jpg

Mentre Alberto è nel suo mondo, io mi barcameno con il mio intestino e guido quasi per inerzia.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/059.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/060.jpg

Il paesaggio è davvero splendido. La cresta di confine di avvicina sempre più, si vede pure il Peak Lenin che con i suoi 7.134 metri primeggia su ogni altra elevazione.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/061.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/062.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/063.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/064.jpg

Seguiamo il tracciato principale, il quale risulta, verso la sua fine, interrotto proprio in prossimità di un torrente.

Alberto scende e sonda a piedi la profondità e il fondo del guado, incurante di bagnarsi. Il fiume è bello incazzato, l’acqua arriva alle ginocchia e sotto ci sono sassi tondi grossi anche come i meloni. Saranno una ventina di metri, troppi per le mie totali incapacità guadististiche. Così chiedo a un tizio con una bimba in braccio se c’è un altro modo per passare.

Questo chiama la moglie, che chiama la sorella, che chiama lo zio, che chiama la cugina del cognato, che infine chiama la figlia tredicenne, la quale, utilizzando tutto il vocabolario inglese a sua disposizione, mi spiega che nella notte ha fatto caldo, che i fiumi si sono ingrossati e che non c’è altra via più facile per raggiungere il campo.

Non mi convince, anche perché, in lontananza, intravedo un altro passaggio che sembra più facile.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/065.jpg

Ci dirigiamo verso quest’ultimo e con meno fatica riusciamo a passare. Oltre non c’è la strada, ma solo pascoli per yak e cavalli. Meglio direi: meno polvere.

Superiamo il primo campo e ci dirigiamo al secondo più grande e organizzato con tanto di cucina, negozio di generi misti (con prezzi assurdi) e tende giallo fastidio.

Ci troviamo a 3.600 metri. Il cielo è limpidissimo e il posto è davvero fantastico.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/066.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/067.jpg

Restiamo un po’, ma è già ora di tornare indietro per lo stesso percorso o, a seconda dell’estro del momento, per le varie piste che lo intersecano.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/068.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/069.jpg

Quindi, di nuovo asfalto fino a Sary-Tash.

Ci hanno detto che la Guesthouse Pamirextreme è la più lussuosa del paese, solo che non si riesce a capire dove è. Alla fine la troviamo e ci sistemiamo. Il lusso è costituito unicamente da un bagno degno di questo nome: lavandino e doccia calda con scaldabagno elettrico; il cesso sta fuori ed è il solito buco per terra.

Sto ancora male, quindi mi infilo nel letto e mi sveglierò solo domani mattina. Alberto invece tenta di affrontare una cena inaffrontabile, e poi si fionda anche lui sotto le coperte.

Domani inizia la Pamir Highway…

Toto4 30-08-2018 09:42

Non sono luoghi che mi attirano , ma grandissima stima per come li avete fatti e li state raccontando.Vi seguo.

GS3NO 30-08-2018 10:04

quanto te vojo bene!!

Carroarmato 30-08-2018 10:20

Stupendo, grandissima esperienza! Aspettiamo il seguito...

Massimo 31-08-2018 10:44

GIORNO 04 – 6 AGOSTO 2018
Sary-Tash – Murghab (232 km in moto)

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/070.jpg

Va sensibilmente meglio. Il digiuno forzato ha giovato evidentemente. Partiamo di buon mattino perché sappiamo che i tempi alla frontiera tagika sono piuttosto lunghi.

Lungo la strada, qui ben asfaltata, verso il punto di controllo kirghizo, ci supera un gruppo di spagnoli, tutti con F800GS rosse (anch’esse spagnole) e pulmino al seguito con guida e bagagli. Ci sembrano gasati e ben lanciati.

Poco dopo intravediamo una yurta isolata, da cui escono a turno e di corsa quattro bambini in ordine di grandezza. Ci corrono incontro avendo evidentemente sentito il rombo dei nostri potenti mezzi spaziali da lontano.

Il primo ad avvicinarsi è il più piccoletto a cui facciamo accendere la moto. Poi tutti insieme chiedono di farsi fotografare. La più grande, seppur con qualche timore, sale dietro.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/071.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/072.jpg

La strada prosegue asfalta, ancora per qualche chilometro, fino al posto di frontiera kirghizo, sorvegliato da soldatini con mimetica e mitra.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/073.jpg

Qui ritroviamo gli spagnoli, che sono arrivati, vista la rincorsa, già da un’ora buona, ma sono ancora fermi.

Ci chiedono i passaporti e provo ad allungarli al primo omino in divisa che trovo, senza nemmeno disturbarmi di scendere dalla moto e tanto meno di spegnerla. Troppa fatica per lui. Bisogna scendere ed entrare nell’ufficio, che sta sopraelevato sopra le scale e consegnare il tutto all’ufficiale.

Bene. Obbedisco ed entro, ma vengo immediatamente respinto con una mitragliata di improperi incomprensibili. Capisco che il capoccia vuole che mi tolga gli stivali. Lo accontento e, dato che fuori dall’uscio ci sono svariate ciabatte con il pelo, ne indosso un paio ed entro. Seconda raffica. Quelle sono sue e dei suoi uomini. Devo entrare scalzo. Ma porca malora, dirlo subito no ?!

Il boss sta seduto dietro un banco di scuola con un quaderno a quadretti davanti. Se la tira a bomba e io comincio ad infastidirmi. Consegno diligentemente tutte le carte che mi chiede: in realtà gliele passo una alla volta a caso perché non capisco una fava di quel che vuole.

Alza lo sguardo al cielo e mi fa capire che la cosa è complicata e difficile. E ti pareva!

In queste situazioni, per mio carattere, cerco di mettere ansia e al contempo provo ad essere simpatico. Metto cioè in piedi una sorta di teatrino tra il fastidioso e lo scocciato, con slanci di benevolenza. Ho imparato che questo genere di atteggiamento, fuori dall’Europa, tende a spiazzare chi ha il coltello dalla parte del manico.

In pratica comincio io a fare le domande, a chiedere se tutto è a posto, a farmi spiegare il contenuto dei documenti in russo che ho in mano, a farmi illustrare le procedure che devono seguire… insomma, rompo ben le balle. Il soldatino ovviamente non sa rispondere perché non capisce un mazza di quel che gli sto chiedendo e entra in difficoltà, talvolta nel panico. A questo punto, tiro fuori Celentano e Cutugno, che sono il miglior lasciapassare mondiale.

Il metodo funziona anche stavolta, e in 45 minuti (mentre gli spagnoli sono ancora là ad aspettare) siamo liberi di proseguire. Si aprono le sbarre e altri soldatini mitragliati (nel senso di muniti di mitra) ci salutano più rilassati.

Il rompi zebedei finalmente se ne va…

La strada per il Kizil-Art Pass (4280 m), che segna il confine geografico tra le due nazioni, sale subito sterrata nella terra di nessuno per una ventina di chilometri. Direi che ci vuole una fotografia, anzi tre…

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/074.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/075.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/076.jpg

Poco dopo il passo, a 4.200 metri, arriviamo alla sbarra del posto di controllo Tagiko. E qua bisogna giungere carichi di tanta pazienza.

La procedura è infatti lunga e complicata, perché tutti i vari uffici da passare non si trovano nel grande fabbricato nuovo di pacca costruito apposta per agevolare controllori e controllati, ma sono dislocati in una serie distanziata di baracche, da cui bisogna obbligatoriamente passare come nel gioco dell’oca.

E allora giochiamo!

Fase uno: un soldato in ciabatte ci alza la sbarra, ci dice dove parcheggiare e soprattutto come parcheggiare (ovviamente avevo parcheggiato in tripla fila sulle strisce pedonali, sotto il semaforo, ma non gli andava bene). Quindi ci dice di metterci in coda e si siede su una sedia in mezzo al piazzale a guardarci.

Cominciano a spazientirmi perché la fila procede a rilento e quindi inizio a chiedere al pampalugo quanto ci vuole, come è mai possibile che siano così lenti, che insomma mica possiamo star qui a perdere tempo… Al che, scatta la solita agitazione e gli viene in mente che, per guadagnare tempo, può consegnarci la carta di immigrazione, così possiamo arrivare allo sportello con questa già compilata, anziché ritirala per poi rifare la fila. Espletiamo l’incombenza senza scucire un dollaro. Ma dai! Sta a vedere che sono pure unbribable!

Fase due: saliamo in moto e passiamo al secondo check poco distante. Qui esce, da un'altra baracca con branda e stufa a carbone, un altro soldatino in ciabatte, che ci chiede un po’ di carte e ce ne dà delle altre. Costo 12 dollari a testa. Sapevamo che questo era il dazio ufficiale da pagare, per cui non facciamo una piega.

Fase tre: accendiamo di nuovo i motori e arriviamo alla sbarra d’uscita, illusi di essercela cavata. E invece no. Altra coda e altra baracca, questa volta di sassi, dove entriamo rigorosamente scalzi, per passare sotto i ferri dell’ennesimo soldatino che maneggia altre scartoffie e ci chiede, senza ricevuta, 10 dollari, per non so che cosa.

Fase quattro: poco distante un’altra casina. Dentro diretti, questa volta con gli stivali. Altra carta e altro regalo. ‘Sto giro 5 dollari a testa, ovviamente senza ricevuta.

Fase cinque: altro tugurio e altro soldatino. Altra filippica incomprensibile e altra elargizione benefica: 10 dollari a testa. Chiedo spiegazioni, faccio domande. L’omino mi fa capire che deve compilare un sacco di registri (che però non compila) e che è sommerso dal lavoro, ma gli metto fretta e quindi si sbriga, appuntando i nostri dati su un foglio di carta volante per fare prima.

Alla fine della fiera the unbribables ci hanno scucito 37 dollari a testa. Ma abbiamo visto che funziona così per tutti. In realtà, l’unica somma da pagare sono i famosi 12 dollari, il resto è pura invenzione, tuttavia inevitabile se si vuole sfangarla il più velocemente possibile.

L’impressione è che ‘sti morti di fame d’alta quota si spartiscano poi il bottino e arrotondino così il loro magro stipendio. Con le balle parecchio girate saluto tutti con un gran vaffanculo in dialetto afgano e oltrepasso la sbarra.

Tre ore abbiamo perso, ma c’è a chi è andata peggio. A quest’altitudine, comunque, non si vede l’ora di levare le ancore, perché in effetti stare così alti per così tanto tempo logora la mente, lo spirito e il portafogli.

La strada prosegue ora sterrata in discesa. Gli spazi si allargano e dimentichiamo presto quella manica di sanguisughe in mimetica.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/077.jpg

Compare il grande lago di Kara-Kul

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/078.jpg

… e poco dopo sulla destra si stacca l’incerta e difficile strada lungo la Bartang Valley (che sarebbe, o meglio potrebbe essere, l’unica ipotesi B per raggiungere Khorugh se la M41 risultasse malauguratamente interrotta più a valle).

Si tratta però di un percorso raramente praticato dai motociclisti, e ancor di meno dalle jeep, perché la strada non è sempre transitabile. Per menti smaliziate insomma e pronte a far marcia indietro.

Ques’estate c’è chi per esempio l'ha trovata
COSI’

Più avanti la nostra strada, sempre sterrata, raggiunge la massima elevazione di tutto il viaggio: 4.655 metri sull’Ak-Baytal Pass, che piazza la Pamir Highway al secondo posto della classifica delle strade internazionali più alte del pianeta.

La discesa ora alterna lunghi tratti sterrati ad altri asfaltati in discrete condizioni. Procediamo rilassati e felici. Alla nostra sinistra per quasi tutto il tragitto, ci affianca la recinzione che separa il Tagikistan dalla Cina.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/080.jpg

Ci vien voglia di curiosare, dopotutto non capita proprio tutti i giorni di vedere la Cina così da vicino. Intendiamoci, non è che sia poi così diversa da dove stiamo. Anzi il paesaggio quello è, sia di qua che di là dalla linea.

Però ci fermiamo e andiamo in perlustrazione. Almeno un braccio dall’altra parte possiamo anche mettercelo.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/081.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/082.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/083.jpg

I cinesi, non si sono però limitati a tirar su il filo spinato, hanno anche realizzato una pista per poterlo pattugliare. Metti mai che si annoino! Fatto sta che in alcuni punti il filo è sparito e ci sono ampi varchi, da cui in teoria si potrebbe anche svalicare illegalmente per pochi metri, ma non so quanto convenga.

I tagiki ciulano il cavo per rivenderselo, e i cinesi, da bravi omini diligenti, lo rimettono. E avanti così…

Ritroviamo l’asfalto che ci porterà ditti dritti a Murghab. Un semplice guado, stacca però la marmitta a questa Panda impegnata nel Mongol Rally, ma il proprietario non ci sembra preoccupato più di tanto.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/084.jpg

Poco prima del villaggio troviamo, fortunatamente asciutto, un ampio torrente che, qualche anno fa, ha seriamente impegnato chi passava da queste parti, perché il ponte era crollato, e lo è tuttora.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/085.jpg

A Murghab ci fiondiamo nell’unico albergo, gestito da un efficiente staff dotato di radio trasmittenti. Primeggia su tutti una bella, gentile e disponibile puledra takiga, di notevole caratura…

Ci viene assegnata una camera executive, dotata di bagno privato. Non sto scherzando. Così ce l’hanno dipinta. Lusso dello stralusso, insomma. Beh… voliamo bassi: il bagno c’era in effetti ma cadeva a pezzi, la doccia sparava fuori acqua alla mastodontica pressione di un bicchiere al minuto, però si è cenato bene, devo ammetterlo.

Tripla scelta di zuppe e di portate principali. Il mal di panza è passato. Comunque di meglio non c’è quindi… ci siamo capiti.

Fuori una moltitudine di moto e di jeep: evidentemente tutti si fermano qua. Ritroviamo gli spagnoli, che ci siamo persi lungo la strada, e anche tanti italiani.

Domani si prosegue. Che sia anche un’altra giornata fortunata?

GS3NO 31-08-2018 14:30

maddò!!! che panorami e strade! che spettacolo, spero di andarci presto

Carroarmato 31-08-2018 15:04

Ci stai facendo sognare ad occhi aperti...

chribu 31-08-2018 15:49

Bellissimo

Kunken 31-08-2018 16:37

Grande Massimo, per quello che avete fatto e per come lo sai raccontare!!

robi_pal 31-08-2018 18:48

F A N T A S T I C O :eek:

Grazie Massimo

Lonesomedyna 31-08-2018 20:04

Mah, in quei posti non ci andrebbi neanche se mi pagheressero...

Fagòt 31-08-2018 20:10

Soprattutto con la tua moto Donato, che notoriamente è un cianfero!

Massimo 03-09-2018 09:10

GIORNO 05 – 7 AGOSTO 2018
Murghab – da qualche parte nella Wakhan Valley (178 km in moto)

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/086.jpg

Siamo belli gasati. Oggi vedremo l’altopiano del Pamir e la Wakhan Valley. L’attesa durata un anno sta per avverarsi.

Per sicurezza salto la colazione e lascio Alberto ad abbuffarsi anche per me. Lui, ovviamente, non se lo fa dire due volte.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/087.jpg

Appena fuori dal paese, prima del ponte sul fiume, c’è lo spacciatore di benza, che però è minorenne. E’ lui, che dall’alto della sua vettura capottabile, comanda e gestisce la stazione di rifornimento.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/088.jpg

Imbocchiamo la M41, qui asfaltata, che subito ci immette nel famoso altopiano, una sorta di vallata ampia, molto ampia, circondata da catene montuose da entrambi i lati.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/089.jpg

La giornata è perfetta, non c’è anima viva in giro, l’ambiente ci piace un sacco e quindi parte il solito cazzeggio… cosa che ci riesce sempre molto bene.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/090.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/091.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/092.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/093.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/094.jpg

Più avanti l’altopiano si allarga assecondando le divagazioni del fiume. L’acqua permette l’esistenza di pascoli e dunque la steppa si colora di verde, per la gioia di pecore e cavalli… e anche nostra.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/095.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/096.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/097.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/098.jpg

Guidiamo rilassati e contenti per circa 120 chilometri. L’altopiano è veramente vasto e sterminato e la strada che lo attraversa in tutta la sua lunghezza – la M41 – è asfaltata discretamente. Diciamo che si procede ad una buona andatura, stando però attenti a buche sparse e avvallamenti.

Ad un certo punto Alberto ha un’impellenza… molto impellente, che lo costringe ad accostare, incurante di chi sopraggiunge. Il fagotto azzurro è la carta igienica (per chi non l’avesse capito). Del resto non è che ci siano poi tutti ‘sti posti riparati e nascosti dove potersi appartare.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/099.jpg

Dato l’elevato traffico, io nel frattempo ne approfitto per uno scatto superplastico.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/100.jpg

Diciamo che chi opta per rimanere sulla M41 si spara l’Altopiano del Pamir per tutta la sua lunghezza. Noi tuttavia non sapremo mai è sarà più avanti (anche se ci hanno detto che è tutto asfalto fino a Khorugh), perché tra un po’ imboccheremo la Wakhan Valley.

Ad un incrocio poco segnalato svoltiamo infatti a sinistra. Inizia subito lo sterro che, attraverso una serie di laghetti salati, sale fino ai 4.344 metri del Khargush Pass. Questo valico consente, dall’altra parte, di calare nella nostra valle.

Il traffico davvero scarso, scompare completamente. Il fondo è comunque messo benone, qualche tratto di ghiaia smossa e qualche sabbione, ma procediamo senza alcuna difficoltà, agevolati anche dal poco peso delle nostre motorette, veramente perfette su questo genere di terreno.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/101.jpg

Gli spazi di dilatano a dismisura e il cielo sovrasta ogni cosa. Tutt’intorno solo terra pelata. L’orizzonte si perde dietro montagne sconosciute. Siamo in Asia dopotutto, che qua è ben rappresentata nella sua tipica espressione secca incendiata.

.http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/102.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/103.jpg

Incontriamo i primi laghetti salati. Uno ci cattura per i suoi riflessi e ci fermiamo. Quattro sgommate nella sabbia non ce le toglie nessuno.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/104.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/105.jpg

Al termine della discesa verso la Wakhan Valley, sotto una fermata dell’autobus (o almeno credo che lo sia) incontriamo Otto von Kraus e Galina Sederova, un tedesco e una russa, viaggiatori solitari, che si sono incontrati e hanno deciso di proseguire insieme. Sederova di nome e di fatto…

Poco dopo eccoci al primo check point. Un soldatino mitragliato corre lesto nella garitta di sassi, mentre il suo collega più giovane controlla i nostri documenti. La sbarra si alza e possiamo proseguire.

Siamo finalmente nella Wakhan Valley, il tratto forse più desiderato di questo viaggio. Percepiamo il senso di isolamento assoluto. Non passa nessuno, ma proprio nessuno, né si intravedono villaggi o case isolate. Insomma ci par di stare in un deserto d’altura.

La strada qui non presenta difficoltà e quindi ce la prendiamo comoda.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/106.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/107.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/108.jpg

Tutto troppo bello per essere vero. E infatti, dopo una sosta, la mia moto improvvisamente non riparte più. Ovviamente queste cose capitano sempre nei posti più imbucati, e qua siamo proprio lontani da tutto e da tutti.

Il quadro si accende, ma non i fari. Premendo il pulsante di avviamento la moto fa un sordo colpo secco ma non si avvia. Che fare?

Mi viene in mente che il charger del GPS funziona fino a 9 volt di tensione minima, ma poco prima si era spento. Sarà sicuramente la batteria. Proviamo allora a montare quella di Alberto, ma la musica è sempre quella. Niente da fare.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/109.jpg

Trascorre un’ora buona ma non passa nessuno. La faccenda comincia a farsi complicata.

Ci viene il sospetto che lo statore e/o il regolatore siano guasti. Proviamo e riproviamo ma la situazione è sempre quella. Siamo fermi e non possiamo ripartire. Bypassiamo il relé. Niente da fare. Ricontrolliamo tutti i cavi e i connettori (messi piuttosto male) e siamo sempre al punto di partenza.

Passa un'altra ora senza anima viva in giro. Nessuna copertura cellulare (altrimenti, ad avere il GS, si precipitava in un batti baleno il BMW Motorrad Mobile Care).

E’ ormai pomeriggio inoltrato e bisogna uscire da ‘sta situazione. Non c’è altro da fare se non trovare un mezzo di trasporto per la moto fino al paese più vicino, nel nostro caso Langar, che dista 65 km di sterro per noi incognito. Poi si vedrà.

Sotto un sole feroce resto quindi lì ad aspettare da solo, mentre Alberto parte alla ricerca di un camion per caricare la cariola svogliata. Calcolo che sarà di ritorno non prima di quattro ore, sempre che tutto vada diritto. Ma se dovesse tardare, sarà già buio. La faccenda non mi piace per nulla, ma non ci sono alternative. Proprio non ce ne sono.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/110.jpg

Nell’attesa mi godo il silenzio, ma neanche più di tanto perché penso che qua di notte fa veramente freddo e non sono attrezzato per dormire fuori. L’orecchio è sempre teso alla ricerca di rombi di motore lontani, che però non arrivano.

Dopo un’ora e mezza vedo Alberto ritornare di gran carriera. Solo e senza bagagli. Strano, ci ha messo troppo poco tempo per andare e tornare da Langar. Mi spiega che a 12 km ha trovato una yurta, dove ha scaricato i bagagli per liberare due cinghie. Proveremo a trainare la moto fino a là… con la sua.

E’ la soluzione migliore che ha trovato. La strada oltre la yurta peggiora, come fondo ed esposizione. Non sarebbe altrimenti tornato in tempo. Aumenta la preoccupazione.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/111.jpg

In quel mentre passa la prima macchina dopo tre ore e mezza che sono fermo. E’ una jeep stracarica di bagagli e di persone. Con due cavi di fortuna proviamo a fare il classico ponte. La moto si accende, ma poi non tiene il minimo e si spegne: la centralina evidentemente non ha tensione sufficiente. Si rafforza il sospetto che possa essere lo statore e/o il generatore.

Chiedo al driver se può trasportarci a Langar, dove mi dice esserci un meccanico. Mi dice che sta andando proprio a Langar, ma ha la macchina piena. Per 200 dollari può andare, scaricare e tornare a prendermi. La combino a 150 dopo una serrata trattativa, ma avendo lui il coltello dalla parte del manico ed essendo io praticamente a novanta, non ho potuto fare più di tanto. La somma richiesta è un furto e lui è un verme.

Ci diamo appuntamento con una stretta di mano alla yurta più avanti e riparte.

Leghiamo le due moto con le cinghie e ripartiamo pure noi. Un motociclista sudcoreano giunto in quel momento si offre di seguirci in caso avessimo bisogno di aiuto.

Il traino su sterrato si rivela più complicato del previsto. In pratica, da dietro, non ho possibilità di sterzare e, al minimo movimento o cambio di direzione di Alberto, rischio di cadere. E viceversa. Nei tratti in discesa è troppo pericoloso, quindi sleghiamo il cordone ombelicale e io avanzo da solo in folle: sulla ghiaia o sulla sabbia in discesa non è per nulla agevole.

Procediamo a passo d’uomo. Impieghiamo un’ora e mezza per fare i 12 km che ci separano dalla yurta, dove arriviamo belli provati.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/112.jpg

Qui ci attendono alcuni pastori, ai quali spieghiamo che attendiamo la jeep. Ci offrono ospitalità per la notte, ma decliniamo l’invito, confidando che il verme arrivi prima, come promesso.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/113.jpg

Sono arrivate le sette di sera e le ombre si allungano sulle ondulazioni di queste terre. La yurta si trova veramente in mezzo ad una fava. L’Afghanistan dista 40 km in linea d’aria verso sud.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/114.jpg

Di fronte alcuni cammelli pascolano pacifici, mentre uno pare ridersela a crepapelle.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/115.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/116.jpg

Arrivano le otto. Secondo i nostri calcoli Akhnazar, questo il nome del driver, dovrebbe essere qui a momenti. Invece non si vede. I pastori, che parlano solo russo, hanno un satellitare. Lo conoscono e quindi lo chiamano.

Il deficiens è rimasto senza benzina prima di arrivare a Langar. Sta aspettando che qualcuno gliela porti. Poi dovrà arrivare, scaricare e tornare. I tempi si dilatano e intanto comincia a far buio. La temperatura scende rapidamente. Si profila come sempre più verosimile l’ipotesi di dormire qui.

Arriverà a mezzanotte passata, e pretenderà di caricare la moto con il buio. Al che lo mando a fanculo in tutte le lingue che conosco, dicendogli che può dire addio ai 150 dollari estorti in stato di necessità. Si convince. Partiremo domattina.

Siamo a 3700 metri di altitudine e il termometro segna 3 gradi, sia fuori che dentro la yurta, con l’unica differenza che dentro non tira vento.

Fuori esplodono le stelle, mentre noi ci sistemiamo meglio che possiamo, senza coperte né sacchi a pelo, né cena… ma quella è il minimo.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/117.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/118.jpg

Sarà una notte in bianco per via del freddo… e per il traffico notturno. Sì perché, se di giorno pochi passano da qua, di notte invece c’è un gran fermento. Ogni tanto si ferma una macchina, entrano dei ceffi, bevono una vodka, scaricano dei sacchi e ripartono.

Non voglio sapere cosa contengono, faccio finta di dormire, muto come un pesce, aspettando l’alba…

Kunken 03-09-2018 10:12

Quando si dice SFIGA!!!

rombodituono 03-09-2018 10:44

Le sfighe sono i ricordi che si manterranno per sempre! Di tutti i viaggi fatti, i racconti più apprezzati e più vivi sono quelli dei guai, delle rotture meccaniche, delle notti passate a bestemmiare :)
Quando va tutto bene non c'è gusto!

Kunken 03-09-2018 11:45

L'importante è finire con "e tutti vissero felici e contenti"

beltipo 03-09-2018 13:11

Ma l'ospitalità dov'è? Niente cena???

Alessio gs 03-09-2018 21:13

Azz....bel colpo di sfiga....ciao...

ivanuccio 03-09-2018 21:45

PAMIR CON MOTO A NOLEGGIO (report, foto e video)
 
Asso che situascions!Se mai farò sto giro lo farò con un mono a pedale .Tipo la mia vecchia xt550
Che poi qualcosa può succedere lo stesso

Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk

Massimo 04-09-2018 08:52

GIORNO 06 – 8 AGOSTO 2018
da qualche parte nella Wakhan Valley – Khorugh (273 km in moto)


http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/119.jpg

Il subdolo si presenta con un’ora di ritardo per caricare la moto. Mi conferma che a Langar c’è un bravo meccanico e che in ogni caso anche lui è meccanico. La cosa incomincia a puzzarmi.
Temevo che volesse caricare la moto sul portapacchi sul tetto della jeep, e la cosa mi preoccupava parecchio perché, date le strade dissestate, se l’avesse fissata verticale si sarebbe rovesciata e se l’avesse messa coricata su un fianco avrebbe potuto rompersi il serbatoio.

Decide di metterla dentro, dopo aver tolto i sedili posteriori. Solo che non ci entra evidentemente.

Quindi smontiamo le ruote e proviamo a caricarla.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/120.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/121.jpg

Niente da fare. Quindi allentiamo e ruotiamo il manubrio, comprimiamo con la cinghia gli ammortizzatori anteriori e la infiliamo al contrario. Finalmente così ci sta.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/122.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/123.jpg

Partiamo che sono le 10 passate. E lui, il pirlazzo, che voleva fare tutta questa operazione di notte, al buio e con un freddo bestia… Lasciamo perdere, tanto l’idea ormai me la sono fatta.

Voleva pure stare davanti, alzando una nuvola di polvere per il povero Alberto che, secondo lui, doveva starsene buono e zitto dietro. Nasce la prima discussione ma la spunto. Muto e rassegnato devi stare, che ti sto pagando per due ore quello che guadagni in due mesi!

Se si chiamasse Dory (ma si chiama Aznavour, anzi no Akhnazar) gli direi “zitto e nuota”!

E il cammello, che voleva partecipare alle operazioni, intanto se la ride…

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/124.jpg

La strada fino a Langar è piuttosto aerea, corre alta sul fiume con continui saliscendi. Il fondo presenta talvolta tratti sabbiosi, talvolta punti con ghiaia smossa e talaltra toul ondulè, ma vedo che Alberto davanti procede bene.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/125.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/126.jpg

Io invece mi armo di tutta la pazienza a mia disposizione perché il pilota (al di là dello sguardo ingenuo e remissivo) in realtà è un gran spacca maroni.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/127.jpg

Ascolta senza sosta della musica inascoltabile, che piace a solo a lui in tutta l’Asia Centrale, un misto tra ballo del qua qua e litanie arabe rapper. Insomma una porcheria.

Esaurita la mia capacità di sopportazione, lo minaccio di collegare alla sua autoradio del ‘78 il mio telefono con tutta la discografia completa di Davide Van De Sfroos in dialetto laghée, ma, vista la faccia, si impressiona.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/128.JPG

Raggiungiamo un compromesso con Ligabue, e vedo che ora guida più rilassato… però vorrebbe la traduzione dei testi in russo. Roba da matti.

Arriviamo a Langar dopo due ore e passa di discussioni. Ci porta dritto alla sua guesthouse, fingendo di aver capito che volessimo fermarci a dormire anziché trovare un meccanico. A proposito di meccanico, scopro solo davanti a casa sua che non esiste. Lo ammazzerei.

Parte quindi la seconda trattativa per arrivare a Ishkashim, dove mi giura che ci sono ben due meccanici e un negozio di ricambi auto, dove potrò trovare una batteria nuova. Per fare i 133 km che ci separano dalla salvezza, mi spara 300 dollari. La combino a 200, che è un ulteriore insulto alla povertà umana. Ma stare fermo qui non risolve il problema.

Si riparte. Sale con noi una bimba, in una posizione veramente pericolosa perché le cinghie si sono nel frattempo allentate e la moto rischia di caderle addosso. Ma per il decelebrato ovviamente non c’è problema.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/129.jpg

Fortunatamente scende poco dopo e mi sento sollevato. Riparte in una nuvola di polvere e non capisco se Alberto sta davanti o se è rimasto dietro. Dopo due chilometri ci fermiamo per fare rifornimento. Alberto non c’è e non arriva. Scopro dagli indigeni che ha bucato, nel bel mezzo della nuvola di polvere.

Al tamagoci non sfiora nemmeno lontanamente l’idea di tornare indietro ad aiutarlo. Vi risparmio quel che gli ho detto per farglielo fare. Davvero lo sopporto meno della sabbia nelle mutande.

Troviamo Alberto sotto un sole cocente, sudato fradicio. Montiamo la posteriore (già smontata alla mia moto) e ripartiamo.

Da qui in avanti comando io. E’ chiaro?

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/130.jpg

Il viaggio ora prosegue lungo il fiume, attraversando rari villaggi con poche case. Alla nostra sinistra l’Afghanistan, dove vorrei spedire con un calcio in culo chi potete immaginare.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/131.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/132.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/133.jpg

Prima di Ishkashim il genio carica su quattro persone: una si infila nella marmitta, una nel serbatoio, una sotto il parafango e una spiaccicata sotto la sella. Ma, dico io, la moto occupa tutto il posto, dove vuoi metterli ‘sti poveri cristi?

A Ishkashim andiamo diretti all’autoricambi (che esiste, in effetti) ma ha solo batterie grosse, troppo grosse per lo statore della moto: avrebbero rischiato di scaricarsi in poche ore. Inoltre non si trovano i cavi per collegarne una.

Cerchiamo il primo meccanico che però non c’è. Andiamo dal secondo, ma pure lui non si trova. E ti pareva! Sfuma l’idea di testare statore e regolatore. Non si può far altro che proseguire per Khorugh.

Questa cosa di raccontare balle, una alla volta, per prolungare il viaggio a pezzi, così da estorcere il prezzo che vuole lui, mi fa davvero andare in bestia. E’ un farabutto disonesto. Punto e basta. Ma sono pure costretto a supplicarlo in ginocchio nella piazza di Ishkashim, sotto gli occhi di tutti, per ottenere il miracolo di farmi portare a Khorugh con i soli miseri 100 dollari che mi sono rimasti.

Si riparte tra mille maledizioni.

La strada ora sta leggermente messa meglio. Si alternano tratti asfaltati a pezzi sterrati. Il confine Afghano qui è davvero molto vicino: in pratica la strada al di là del fiume è Afghanistan.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/134.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/135.jpg

Arriviamo all’unico check point di questa tratta, che superiamo in pochi minuti, perché il pulotto, sotto un platano, è troppo intento a tacchinare – alla cieca - una tipa tutta intabarrata.

Alberto davanti procede stoicamente, nonostante sia distrutto dalla fatica. Ma vorrei essere al posto suo piuttosto che stare seduto a fianco di questa miserabile sanguisuga tagika. Anch’io sono distrutto, non lo reggo davvero più. Sono ormai otto ore che siamo in giro.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/136.jpg

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/137.jpg

Ogni tanto devo prendere una boccata d’aria, ma mi viene solo il nervoso perché la Wakhan praticamente non l’ho guidata, l’ho solo sopportata.

http://www.pascolimukkosi.com/files/pamir/138.jpg

Arriviamo a Khorugh che sono le otto di sera. Ormai è quasi buio. Ci dirigiamo alla Moto Peppers Guesthouse, qualche chilometro fuori dal centro. E’ gestita dalla sorella di Ali Abu Butabekov, il nostro preziosissimo contatto.

La guesthouse è chiusa, ma viste le nostre facce, ce la aprono solo per noi. Stanza linda, immochettata e immacolata (guai però ad entrare con gli stivali), bagno immenso con lavatrice e doccia idromassaggio e una calorosa e splendida accoglienza.

Scarichiamo la moto e scucisco al mio chauffeur 450 bombe, tanto mi è costata l’agonia viaggiante. Quindi lo maledico e lo mando fuori dagli zebedei. Con una piccola soddisfazione però: poco prima di arrivare gli si è scassato un ammortizzatore. Gli auguro di spendere tutto ciò che mi ha ciulato per ricomprarlo. A mai più, strunz!

Arriva Ali che subito prende la batteria per farla mettere in carica tutta la notte (non si sa mai) e anche la ruota bucata per farla riparare. Ci rivedremo domani, che già si preannuncia una giornata complicata.

Intanto i suoi parenti vanno a prenderci delle birre, mentre la sorella ci prepara la cena. Entriamo nell’idromassaggio (uno alla volta) e resuscitiamo…


Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 19:32.

Powered by vBulletin versione 3.8.4
Copyright ©: 2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Traduzione italiana Team: vBulletin-italia.it

www.quellidellelica.com ©