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è quello che voleva
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Qualcuno mi corregga se sbaglio. E' chiaro che la questione non è così semplice. |
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...ripeto non vorrei mai urtare la sensibilità di nessuno. le mie sono riflessioni o spunti di riflessione. |
amen e così sia
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pace all'anima sua.
almeno non soffre più |
Gate, gate, paragate, parasamgate, bodhi, swaha!
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Purtroppo, l'ennesima riprova che la società, la realtà, i cittadini sono molto più avanti della politica (sulla chiesa, per "carità cristiana", mi taccio).
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La questione dell'eutanasia riguarda coloro che non sono capaci di intendere e di volere e non possono esprimere una volontà. Tutti noi abbiamo il diritto di rifiutare QUALSIASI trattamento medico, non solo l'accanimento. Anch'io, nel mio piccolo, ho rifiutato, all'ospedale militare, l'ennesima radiografia che volevano farmi. |
La pace sia con lui........
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Diciamo che "lo hanno morto"....giusto pe capirci....
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Se lo scopo della norma, nel chiedere la forma scritta, fosse quello di provare con certezza la volontà, allora non sarebbe difficile mettere in atto altre procedure atte a garantire certezza della volontà. |
in tutti i paesi europei c'è una serie di norme che regolano queste prassi in maniera più o meno complessa.
basta fare una breve ricerca su internet alla voce "living will" oppure "terry schiavo". il reato di suicidio non esiste. il signor welby desiderava coscientemente morire, non si tratta di eutanasia come giustamente è stato fatto notare in questo thead. l'essere obbligato a vivere lo vedo come l'ultima grande lesione della libertà individuale. io vorrei sempre poter decidere della mia morte. per questo quanche anno fa ho sottoscritto un testamento biologico europeo ed anche negli stati uniti. viva welby e pace alla sua anima. |
...............................................:ro ll:
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Riposa in pace
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Ti faccio leggere una lettera di una collega che mi ha fatto riflettere molto... Un dubbio (umano e professionale) Ho letto come tutti la lettera in cui Piergiorgio Welby avrebbe definito il suo corpo la «prigione infame», paragonando la fine della sua vita alla cattività di Aldo Moro, catturato dalle Brigate Rosse. Solo che se Moro si batteva per vivere, lui si batte per non vivere più. Per non essere più nulla. Avrei, io cronista napoletana, una domanda per noi giornalisti, una domanda alla quale non trovo risposte. Ho ascoltato più appelli a firma di Piergiorgio Welby. Ma un dubbio non so levarmelo. È mai stato intervistato, direttamente, senza filtri, Piergiorgio Welby? In tv vedo un uomo che non può articolare nè muovere un muscolo tranne gli occhi. Eppure si esprime con lettere articolate, lucide e per nulla depresse. Perfino violente nei toni. Mi si dice che comunica con il computer. Chiedo; ha mai usato questo sistema per parlare direttamente con un interlocutore terzo? E quanto questo sistema lo mette in condizione di comunicare? Spiego il mio tremendo dubbio, davanti a quegli occhi che cercano di parlare. Quest’uomo che dipende in tutto da moglie, sorella, cerchia di chi lo circonda, ha il diritto al dubbio, alla paura, al ripensamento? Ha il diritto a non essere una bandiera ma un uomo come tutti che deve poter morire decorosamente come tutti? Quanti di noi, in un momento della vita hanno detto «voglio morire», restando padroni di affrontare la disperazione e di tornare indietro? E se Welby, nella sua fragilità e debolezza estrema, non fosse più padrone di se stesso, davvero sepolto vivo in mezzo alla confusione di chi reclama il diritto di farlo finire nel nulla? Credo il dubbio sia lecito, vista tutta la sofferenza che quegli occhi in prigione comunicano. Forse sta ai giornalisti, osservatori terzi ed imparziali, dirci la verità su Welby. Intervistiamolo. Da solo. Senza fretta. Ascoltandolo. Vogliamo sapere, senza filtri, senza proclami, cosa dice Welby solo con gli occhi. Chiara Graziani |
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se questa frase è stata davvero pronunciata possiamo dire che ogni tanto c'è una giustizia in terra |
non ho letto tutti i post, dato il loro numero, ma tutte le opinioni che ho visto espresse, in un argomento come questo, sono degne rispetto.
il paradosso, come ha già osservato qualcuno, è che vi sia libertà di rifiutare una cura (per esempio il trattamento chemio), ma che non si possa rifiutare di essere "curati" per mezzo di una macchina. ma, da questo punto di vista, mi pare che i giudici avessero già fatto chiarezza. la speranza è che questa vicenda possa non essere accaduta invano. |
in effetti si può anche pensare che sia stata una mossa della sorella e della moglie per levarsi un peso...
welby se non poteva parlare ed hanno detto che non era necessario accanimento terapeutico e che pertanto viveva grosso modo delle sue possibilità, come può essere morto ed avere dichiarato di volere morire? la legge inglese prevede un team di medici che esaminino bene la situazione per evitare situazioni spiacevoli (vd. parenti assetati di eredità parenti che si vogliono liberare di un peso, etc.) quella americana prevede un testamento in vita ed essendo la malattia di welby di tipo generativo, avrebbe potuto fare dichairazioni prima di perdere l'ausilio della parola e della mobilità. le leggi dei paesi del benelux propugnano una consuewtudine di tolleranz anei confronti dellì'eutanasia, con l'eccezione dell'olanda in cui è ammessa anche l'eutanasia eugenetica sui bimbi oltre ad avere una prassi ultraconsolidata di eutanasia. ci sono forti oppositori illustri a tutto ciò a partire dall'astrofisico hawkins, relegato sulla sedia a rotella, vincolato ad un sorriso permanente e con la possibilità di muovere la sola mano sinistra che usa per muovere la sedia e per parlare digitando parole su una tastiera che vengono poi riprodotte da un marchingegno. cmq sia pace alla sua anima. spero che la commissione di bioetica ed il professor de agostino si siano sensibilizzati rispetto a questi temi ed alla dirompente necessità di regolamentarli con una legge ad hoc o perlomeno di dare vita ad una prassi di tolleranza e non denuncia di queste situazioni, simile a quelle di belgio e lussemburgo. |
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