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in questa lettera,come in tante altre, c'è di incredibile che non si trova rabbia, odio, rancore per chi li mandava a morire a strati uno sull'altro ma solo una pacata rassegnazione e spesso anche l'orgoglio di fare qualcosa di giusto nel servire la patria. Valori che, direi, sono diventati per noi così remoti da sembrarci irreali. Altre due toccanti testimonianze. La guerra dalla parte del fronte: uomini in trincea Il conflitto mondiale fu la prima guerra tecnologica di massa; da molti storici viene definita una frattura nel corso della storia, quasi una sorta di spartiacque del mondo contemporaneo. Ciò vale non solo per le sue conseguenze in campo politico o sociale, ma anche per l'esperienza personale di milioni di uomini che la vissero come un evento angoscioso, intensamente drammatico, non riconducibile a esperienze analoghe del passato. Il potere distruttivo delle nuove armi, come 1’artiglieria il cui rombo echeggiava di continuo in modo assordante, lo scoppio delle mine che squarciavano la terra seppellendo intere compagnie, l'immobilità dell' attesa nelle trincee con la paura d'essere falciati dalle mitragliatrici nemiche suscitarono l'impressione di immensi cataclismi di fronte ai quali l’uomo si sente impotente. Le lettere dei soldati dal fronte sono un eloquente testimonianza di questa esperienza. Il bisogno di raccontare supera spesso il timore di allarmare le famiglie e fa vincere la fatica dello scrivere che non era certo una pratica comune per questi soldati‑contadini per lo più ancora analfabeti. Lettera di G. Molinari alla moglie, agosto 1916 «Ma fra di me tengo una cosa che non mi dimenticherò più: giorni indietro proprio a me e sei dei miei compagni mie toccato andare a fucilare uno della nostra compagnia; devi sapere che cuesto cui cuando eravamo sul Podigara, si era lontanato dalla compagnia due volte proprio in cuci giorni che bisognava avansare, poverino si vede che non aveva proprio coraggio, e per cuesto a avuto la fucilazione al petto; lanno fatto sedere su di una pietra e la è bisognato spararci per forsa perché dietro di noi cera la mitragliatrice, e poi siè comandati non bisogna rifiutarsi, ma per questo io son molto dispiaciuto ben che ne ò visti tanti di morti, ma così mi ha fatto senso e letà di 34 anni... bisogna anche esere asasini». Lettera del caporale francese Henry Floch alla moglie(1917) Mia cara Lucia, Quando questa lettera ti sarà pervenuta, io sarò morto fucilato. Ecco perché: Il 27 novembre, verso le 5 di sera, dopo due ore di violento bombardamento, in una trincea della prima linea, mentre stavamo finendo la nostra zuppa, dei tedeschi sono penetrati nella trincea e mi hanno fatto prigioniero con due miei compagni. Io sono riuscito ad approfittare di un momento di rissa e di disordine per scappare dalle mani dei tedeschi. Ho poi seguito i miei compagni e ho raggiunto le nostre linee. A causa di ciò, sono stato accusato di abbandono del posto in presenza di nemici. Siamo passati in ventiquattro davanti al Consiglio di Guerra. Sei sono stati condannati a morte, tra questi sei ci sono io. Non sono più colpevole degli altri, ma c’è bisogno di un esempio. Il mio portafogli ti arriverà con quello che c’è dentro. Ti devo fare i miei ultimi saluti in fretta, con le lacrime agli occhi, l’anima in pena. Io ti domando umilmente in ginocchio perdono per tutta la tristezza che ti causerò e per l’imbarazzo nel quale ti metterò…. Mia piccola Lucia, ancora una volta, scusa. Mi confesserò all’istante e spero di rivederti in un mondo migliore. Muoio innocente del crimine di abbandono del posto che mi è imputato. Se invece di scappare fossi rimasto prigioniero dei tedeschi, avrei avuto la vita salva. E’ il destino. Il mio ultimo pensiero è a te, fino alla fine. Henry Floch |
Il sangue
Chi può versare Sangue nero Sangue giallo Sangue bianco Mezzo sangue? Il sangue non è indio, polinesiano o inglese. Nessuno ha mai visto Sangue ebreo Sangue cristiano Sangue mussulmano Sangue buddista Il sangue non è ricco, povero o benestante. Il sangue è rosso Disumano è chi lo versa Non chi lo porta. Ndjock Ngana (Camerun, 1952) |
CHI STA IN ALTO DICE: PACE E GUERRA
Sono di essenza diversa. La loro pace e la loro guerra son come vento e tempesta. La guerra cresce dalla loro pace come il figlio dalla madre. Ha in faccia i suoi lineamenti orridi. La loro guerra uccide quel che alla loro pace è sopravvissuto. Bertold Brecht |
L'iniziativa dell'amico Trottalemme è encomiabile, io sono con lui nel ricordare i sacrifici il dolore la morte di migliaia di ragazzi poco più che adolescenti. Il mio pensiero va alla costrizione che la maggior parte dei combattenti ha dovuto subire nell'essere costretti a partecipare a un conflitto del quale non sapeva nulla e non gli importava niente. In guerra si combatte si lotta si uccide soprattutto per poter tornare a casa e nella morte in battaglia non c'è nulla di glorioso.Ogni volta che visito Redipuglia o l'ossario del Grappa la rabbia per quelle morti inutili mi assale ma ancora di più mi rattrista il fatto che il loro sacrificio non ci ha insegnato nulla. Nonostante le mie considerazioni rispetto profondamente chi vede la cosa da un'altra angolazione, il sentimento che comunque ci accomuna è il profondo senso di riconoscenza a tutti i caduti.
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Seguo con estremo interesse...
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Bellissimo ed emozionante post.
La prima cosa che mi viene in mente pensando alla Grande Guerra è mio nonno, che non ho mai conosciuto purtroppo, ma di cui insieme ad un cugino, conserviamo le medaglie… e la memoria narrata da mia madre e dalle zie… Poi l’immane tragedia umana. Le grotte sulle Dolomiti in uno dei fronti più contesi… Re di Puglia, dove rimasi impressionato per l’assurda lotta per conquistare poche decine di metri di territorio… :-( Che attualità hanno oggi ? Che forse la mia generazione, 40/50enni, sarà l’ultima ad avere un ricordo, un’idea della tragedia che è stata… Anche se spero non sia così… Un abbraccione e grazie per queste belle riflessioni che susciti. Max |
Ogni anno, da oltre un ventennio un ventennio, è mia abitudine recarmi in queste zone meravigliose. debbo aspettare le ferie estive data la mia distanza (Roma). Dopo Verona naturalmente mi astengo dal percorrere la sempre intasata autostrada optando per la statale meravigliosa che costeggia L'adige scorrendo tra la campagna. poco prima di Rovereto in località Serravalle è mia abitudine rallentare e gettare uno sguardo alla stele che ci ricorda la resa Austrica della grande guerra firmata in quel punto.
non c'è bisogno di cercarli, esempi di tanta imbecillità se ne incontrano in ogni luogo. qualche anno fa ho percorso, naturalmente a piedi tutte le 52 gallerie sino al rifugio Papa. opera di meravigliosa ingegneria, purtroppo usata per scopi militari. l'assù oltre il rifugio sulle cime sono ancora perfettamente conservate le trincee e le postazioni miltari. fortunatamente ai tristi ricordi venivano sovrapposti i meravigliosi panorami. |
@max
Sull' attualità: mi convinco che hanno contribuito ad una visione di un'Europa più unità come quella attuale. Mi auguro che questi momenti di difficoltà passino e la visione di un'unica nazione si concretizzano. Ma non per futili motivi economici ma soprattutto per un sentimento di appartenenza ad un angolo di mondo. Con questo non voglio dire che siamo uguali gli uni dagli altri ma assieme si cresce, divisi ci si isola e si coltivano rancori e si regredisce. |
Bellissimo post grazie Trottalemme ...
Purtroppo il ricordo di quell'immane carneficina si sta sempre più affievolendo Poco tempo fà ho rivisto con piacere un bellissimo film di Rosi "uomini contro " ... da vedere. |
uaz.............
...come spesso capita l amico Trottalemme posta delle discussioni e organizza eventi impeccabili!!!.seguirò con interesse e spero di poterti ringraziare di persona;)
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Veramente grazie a tutti coloro che hanno voluto rispondere al mio piccolo appello con le loro testimonianze e i loro ricordi. Grazie, perché è proprio la condivisione del ricordo che consente di tramandarlo in modo che non vada perduto e di onorare così le nostre radici.
Parlando con tanti, qualcuno mi dice: “bello, ma ormai sono cose lontane”. Qualcun altro, un po’ sottovoce, aggiunge: “Forse è il momento di metterci una pietra sopra.” Io non penso che gli avvenimenti di cento anni fa siano troppo lontani per avere un significato vivo per noi e che non è arrivato il momento di metterci una pietra sopra e derubrica la Grande Guerra a fatto storico come la Guerra dei Cent’anni o la Rivoluzione Francese. Credo di no per almeno tre motivi. 1) Le storie dei soldati sono ancora abbastanza vicine per essere storie di famiglia, come avete messo in evidenza anche voi. Storie di famiglie da cui trarre insegnamenti per noi e i nostri figli. 2) Qualsiasi cosa pensiamo dell'Italia, i nostri nonni - siciliani, laziali, veneti, lombardi, trentini, tirolesi (sebbene avversari) hanno combattuto, sofferto, sono morti per costruirla. Non buttiamola via e cerchiamo di renderla degna della loro sofferenza. 3) Prima e seconda guerra mondiali hanno generato il sogno di una Europa unita, unica vera salvaguardia perché quegli orrori non debbano tornare (come abbiamo visto succedere vent'anni fa alle porte di casa). Ora l'Europa rischia di essere solo l'Europa delle banche e dei burocrati di Bruxelles e molti di noi sono tentati di uscirne. Dobbiamo tenere vivo il ricordo della Grande Guerra per non cedere a questa tentazione e cercare di riportare l'Europa a quel grande sogno di composizione degli interessi locali in un governo unico. Ecco perché, al di là delle emozioni, per me il ricordo del centenario non è romanticismo o turismo bellico. |
se il metterci una pietra sopra vuol dire metterla all'odio tra nazioni, ai nazionalismi, ai campanilismi, alle incomprensioni culturali, all'ignoranza raziale allora sono d'accordo. se alla memoria quello no... perchè in primis quanto scritto prima e in secondo luogo perchè è stata una svolta nella storia umana molto importante. ha cambiato il mondo non solo nella geopolitica e quindi sarebbe come cancellare una delle pagine più importanti della storia dell'uomo.
d'accordo è stato un evento negativissimo ma ha cambiato uno status quo per sempre e senza nessuna possibilità di fare un passo indietro. |
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Mi aggiungo con molta umiltà al ricordo di quelle generazioni. Nulla avevano e tutto hanno dato per un fine che ora, noi, non sappiamo né ricordare ne' conservare.
Mi è pianto il cuore lo scorso anno, quando sono andato a visitare Redipuglia e scoprire lo stato di abbandono di quel luogo sacro. Erbacce che crescevano fra i lastroni della scalinata e la muffa incombente su al piccolo museo. Una grande tristezza!!! Ridurre la grande guerra a semplice capitolo di storia? Chiediamo agli americani se la querra d'indipendenza e' relegata in un capitolo di storia o ai francesi sulla guerra dei 100 anni? Forse,si potrebbe spostare la materia ad Educazione Civica, se fa ancora parte di materia scolastica!? Scusate lo sfogo.... |
Grazie Mauro. Sono d'accordo con te: dovremmo imparare da altri (Francesi, Americani) a riconoscere le radici comuni al di là delle differenze fra di noi.
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Qualche anno fa, sono stato in MB sull'Altopiano di Asiago e più precisamente sull'Ortigara. In vari punti del percorso ci sono dei cippi in ricordo di questa terribile tragedia e mi ha colpito vedere dei pezzi di filo spinato, lamiera e altri pezzi simili, arrugginiti e pensare da quanti anni si trovano in quei luoghi. Per ciò che riguarda il dimenticare questa storia, consiglierei di leggere qualche testimonianza della
" grande guerra" e pensare a cosa sono andati in contro quei ragazzi e rifiutare in tutti i modi il ripetersi di una simile situazione ai tempi nostri, cosa questa che si verifica in alcune parti del pianeta, simbolo evidente che l'uomo non ha imparato nulla... |
Pennini d'acciaio
Piccola tappa sul Monte Ortigara, uno dei luoghi indimenticabili della Grande Guerra, e nella memoria del tenente degli alpini Paolo Monelli.
http://viaggiandoincontrare.com/2014...nini-dacciaio/ |
...non funsia, mi dice così:
"Non trovato Spiacente, ma la pagina richiesta non esiste. Forse fare una ricerca potrebbe aiutare." :confused: |
...ops, sorry :-o come non detto, funziona usando il "cerca"
:lol: |
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