trottalemme
18-08-2012, 17:55
Finalmente sono stato al Passo dello Stelvio. Itinerario classico: Ponte di Legno, Passo Gavia, Santa Caterina Valfurva, Bormio, Passo dello Stelvio, Prato allo Stelvio.
Per arrivare a Ponte di Legno, sono passato anche dal Passo Tonale che sul versante trentino non offre attrattive particolari, mentre in quello bresciano scende con percorso mosso e divertente. Il Passo non è granché e a ridurre la sua attrattiva contribuisce anche il guazzabuglio di costruzioni con cui è stato “valorizzato”.
Quando ci si confronta per la prima volta con qualcosa di classico è inevitabile dovere fare i conti con tutto l’apparato critico e con tutta la mitologia che sui classici prolifera e si rischia sempre di mancare l’incontro per eccesso di aspettative, così come capita con i primi amori adolescenziali.
Sono partito prestissimo al mattino e ciò mi ha permesso di arrivare a Passo Gavia che ancora la moltitudine dei turisti non si era mossa; ho imboccato la stradina che sale da Ponte di Legno con un misto di eccitazione e timore per scoprire che la strada in alcuni punti è veramente molto stretta e alcuni tornanti proprio a gomito, ma non diversi da quelli che si trovano sulle strade di casa. In compenso il panorama è grandioso e, dato lo scarso traffico, ho potuto fermarmi ad ammirarlo e a scattare un paio di foto senza rischiare di creare intasamenti pericolosi.
Un sentore di come si sarebbe sviluppata la giornata ho cominciato ad averlo mentre scendevo a Santa Caterina Valfurva; infatti, ad ogni tornante aumentava il numero di ciclisti, motociclisti e automobilisti che salivano in senso inverso al mio.
A Bormio ho incontrato una vera e propria folla e la salita allo Stelvio è stata un susseguirsi di rapide accelerate e brusche staccate per superare ora un’automobile ed ora un camper. Per non parlare dei ciclisti che, in debito di ossigeno, tagliavano i tornanti senza curarsi di chi veniva dietro o di fronte a loro. D’altra parte la mitologia sullo Stelvio riguarda più il versante tirolese che quello valtellinese e dunque, a parte il traffico soprattutto nella parte iniziale mi sono goduto la salita.
Un malfunzionamento della moto poco prima della deviazione per l’Umbrailpass mi ha guastato il divertimento e sono arrivato in cima con i nervi a fior di pelle.
L’affollamento che intasava il Passo e il nervosismo per quanto appena accaduto mi hanno fatto desistere dal proposito di fermarmi a consumare il panino che avevo comperato a Santa Caterina. Ho accostato un attimo per due foto e sono ripartito per trovarmi presto in un videogame in cui si realizzavano i peggiori racconti sullo Stelvio. I primi trenta tornanti in discesa, specialmente quelli che erano a destra per chi saliva, occupati da colonne di due o tre auto e da gruppi di motociclisti che impazienti cercavano di superarle allargandosi a sinistra senza ritegno. Anche dare una sbirciatina all’Ortles incombente sulla valle diventava un rischio. Poi, il traffico si è diluito e mi sono potuto rilassare un po’ e cercare di aggrapparmi alle sensazioni positive del giro.
Cosa rimane del primo approccio a questa grande classica?
Il versante più divertente del Passo Gavia è quello di Ponte di Legno che permette di usare il motore un po’ più allegramente e, per la stessa ragione, quello più divertente del Passo Stelvio è indubbiamente quello che lo collega a Bormio. Entrambi gli altri versanti dei due Passi sono più tecnici e il divertimento sta, a mio avviso, nel percorrerli al meglio delle proprie possibilità.
È altamente consigliabile prendersi il tempo per fermarsi e guardarsi intorno e, soprattutto, evitare le “classiche” nella settimana di ferragosto.
http://giulio1954.files.wordpress.com/2012/08/03-p1050295.jpg
http://giulio1954.files.wordpress.com/2012/08/06-img_1531.jpg
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http://giulio1954.files.wordpress.com/2012/08/12-img_1540.jpg
Altre foto qui (http://giulio1954.com/2012/08/18/al-passo-dello-stelvio/).
Per arrivare a Ponte di Legno, sono passato anche dal Passo Tonale che sul versante trentino non offre attrattive particolari, mentre in quello bresciano scende con percorso mosso e divertente. Il Passo non è granché e a ridurre la sua attrattiva contribuisce anche il guazzabuglio di costruzioni con cui è stato “valorizzato”.
Quando ci si confronta per la prima volta con qualcosa di classico è inevitabile dovere fare i conti con tutto l’apparato critico e con tutta la mitologia che sui classici prolifera e si rischia sempre di mancare l’incontro per eccesso di aspettative, così come capita con i primi amori adolescenziali.
Sono partito prestissimo al mattino e ciò mi ha permesso di arrivare a Passo Gavia che ancora la moltitudine dei turisti non si era mossa; ho imboccato la stradina che sale da Ponte di Legno con un misto di eccitazione e timore per scoprire che la strada in alcuni punti è veramente molto stretta e alcuni tornanti proprio a gomito, ma non diversi da quelli che si trovano sulle strade di casa. In compenso il panorama è grandioso e, dato lo scarso traffico, ho potuto fermarmi ad ammirarlo e a scattare un paio di foto senza rischiare di creare intasamenti pericolosi.
Un sentore di come si sarebbe sviluppata la giornata ho cominciato ad averlo mentre scendevo a Santa Caterina Valfurva; infatti, ad ogni tornante aumentava il numero di ciclisti, motociclisti e automobilisti che salivano in senso inverso al mio.
A Bormio ho incontrato una vera e propria folla e la salita allo Stelvio è stata un susseguirsi di rapide accelerate e brusche staccate per superare ora un’automobile ed ora un camper. Per non parlare dei ciclisti che, in debito di ossigeno, tagliavano i tornanti senza curarsi di chi veniva dietro o di fronte a loro. D’altra parte la mitologia sullo Stelvio riguarda più il versante tirolese che quello valtellinese e dunque, a parte il traffico soprattutto nella parte iniziale mi sono goduto la salita.
Un malfunzionamento della moto poco prima della deviazione per l’Umbrailpass mi ha guastato il divertimento e sono arrivato in cima con i nervi a fior di pelle.
L’affollamento che intasava il Passo e il nervosismo per quanto appena accaduto mi hanno fatto desistere dal proposito di fermarmi a consumare il panino che avevo comperato a Santa Caterina. Ho accostato un attimo per due foto e sono ripartito per trovarmi presto in un videogame in cui si realizzavano i peggiori racconti sullo Stelvio. I primi trenta tornanti in discesa, specialmente quelli che erano a destra per chi saliva, occupati da colonne di due o tre auto e da gruppi di motociclisti che impazienti cercavano di superarle allargandosi a sinistra senza ritegno. Anche dare una sbirciatina all’Ortles incombente sulla valle diventava un rischio. Poi, il traffico si è diluito e mi sono potuto rilassare un po’ e cercare di aggrapparmi alle sensazioni positive del giro.
Cosa rimane del primo approccio a questa grande classica?
Il versante più divertente del Passo Gavia è quello di Ponte di Legno che permette di usare il motore un po’ più allegramente e, per la stessa ragione, quello più divertente del Passo Stelvio è indubbiamente quello che lo collega a Bormio. Entrambi gli altri versanti dei due Passi sono più tecnici e il divertimento sta, a mio avviso, nel percorrerli al meglio delle proprie possibilità.
È altamente consigliabile prendersi il tempo per fermarsi e guardarsi intorno e, soprattutto, evitare le “classiche” nella settimana di ferragosto.
http://giulio1954.files.wordpress.com/2012/08/03-p1050295.jpg
http://giulio1954.files.wordpress.com/2012/08/06-img_1531.jpg
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Altre foto qui (http://giulio1954.com/2012/08/18/al-passo-dello-stelvio/).