Giovek
27-07-2007, 11:11
Come già anticipato in altri post ieri, approfittando di una ottima occasione, mi sono tolto sta' scimmia.
Col venditore ci siamo trovati a metà strada, a Prato. Giornata molto calda, appena fuori dalla stazione il termometro segnava 38°. Ci eravamo dati appuntamento all'agenzia, dopo aver sbrigato le pratiche, mi da le chiavi e ci salutiamo.
E' li in strada, offesa da una moltitudine di spooter parcheggiati attorno. Tiro il fiato, metto giubbotto, casco, guanti e salgo. Era ancora rovente, metto in moto, un attimo di esitazione del motorino (come sempre nelle Ducati) e inizia la musica inconfondibile. Primo pensiero: come avranno fatto ad omologare una moto che fa sto' casino.
Prima, sgasatano e una bella strappata della frizione a ricordarmi che sono su una moto da corsa. Avevo il modulare aperto per mitigare il caldo, ad ogni tombino calava la visierina per il sole, mi superavano anche i motorini, una vera agonia tenere a bada "sta roba" in mezzo al traffico. Finalmente esco e prendo la strada per La Futa e il Raticosa. Come per magia, dopo una rotatoria trafficatissima, si spalanca un rettilineo deserto. Apro e in un nano secondo sono già alla fine. I primi chilometri guidavo da curva a curva. Motore assolutamente intrattabile per strada, marce lunghe e difficoltà ad usare il freno posteriore che a me piace tanto.
Comincio a prendere un pochino di confidenza. Per lasciarla scorrere tra le curve uso principalmente la terza che si dimostra abbastanza gestibile. Il freno anteriore serve per fare le staccate in pista e per strada è esagerato. Salendo sulla Futa mi diverto, però la strada è pericolosa: asfalto bellissimo ma ogni tanto sporco, carreggiata irregolare (a volte stretta a volte larga), via vai di curve in falsa pendenza e a darci con l'acceleratore - PERCHE' CON QUESTA MOTO SE VUOI CURVARE DEVI ACCELLERARE - rischi di arrivare lungo a quella successiva.
Arrivo sul Raticosa alle 7 e mi rilasso: pane, formaggio, birra. Era come sempre pieno di moto. Riparto dietro a due moto e le segue tranquillo tranquillo. Noto che a seguirli mi confondevano per il modo “immaturo” con cui guidavano: accentuavano la piega in entrata di curva per dare l'impressione di piegare di più e frenavano di colpo nei posti sbagliati. Dopo un pò dei ragazzini con lo scooter fanno segno come di andar piano, io rallento, loro proseguono con la loro danza sgraziata. Serie di curve in falsa pendenza e... SBAAAMMM!!!! Quello davanti a me tira una pappina che ve la raccomando. Pinzatina con moto piegata, olietto per terra che i ragazzini avevano segnalato, scivolatona e accartocciata sul terrapieno a lato strada. Mi fermo, accosto e vendendolo rialzare tiro un fiato di sollievo. Ha la classica aria confusa e spaventata che si ha dopo un volo. Mi dice che è OK. Scendo dalla moto e gli do un'occhiata: aveva un buco sui pantaloni sotto del quale la rotula si mostrava in tutto il suo candore latteo. A quel punto, la guarda e crolla sull'erba. L'amico torna in dietro, lui e li piagnucolante e inpanicato, aspetto una mezzoretta che l'ambulanza arrivi e riparto.
Come sempre dopo aver assistito a un volo non si ha più tanta voglia di tirare quindi mi dirigo tranqui tranqui all'autostrada e via verso Padova. E' stato come avere il tele trasporto... in un attimo ero arrivato.
Schiena a pezzi, collo indolenzito e culo in fiamme. Non mi aspettavo nulla di diverso. Le superbike Ducati degli ultimi 10 anni le ho avute tutte: 996, 996 sps e 999. Il 1098 è molto diversa dal 999 che era molto più docile e comoda. Se devo trovare una similitudine con il passato direi che l'unica che si avvicina è il 996 sps: stesso carattere intrattabile. E' assolutamente una moto da pista: la vendono per quello e l'ho comprata per quello. D'altronde, con la nascita di mia figlia, le occasioni per fare mototurismo si sono quasi azzerate ma quelle per andare in pista spero che si moltiplichino.
Questa mattina ho aperto il garage: Madonna Santa che bella!
Col venditore ci siamo trovati a metà strada, a Prato. Giornata molto calda, appena fuori dalla stazione il termometro segnava 38°. Ci eravamo dati appuntamento all'agenzia, dopo aver sbrigato le pratiche, mi da le chiavi e ci salutiamo.
E' li in strada, offesa da una moltitudine di spooter parcheggiati attorno. Tiro il fiato, metto giubbotto, casco, guanti e salgo. Era ancora rovente, metto in moto, un attimo di esitazione del motorino (come sempre nelle Ducati) e inizia la musica inconfondibile. Primo pensiero: come avranno fatto ad omologare una moto che fa sto' casino.
Prima, sgasatano e una bella strappata della frizione a ricordarmi che sono su una moto da corsa. Avevo il modulare aperto per mitigare il caldo, ad ogni tombino calava la visierina per il sole, mi superavano anche i motorini, una vera agonia tenere a bada "sta roba" in mezzo al traffico. Finalmente esco e prendo la strada per La Futa e il Raticosa. Come per magia, dopo una rotatoria trafficatissima, si spalanca un rettilineo deserto. Apro e in un nano secondo sono già alla fine. I primi chilometri guidavo da curva a curva. Motore assolutamente intrattabile per strada, marce lunghe e difficoltà ad usare il freno posteriore che a me piace tanto.
Comincio a prendere un pochino di confidenza. Per lasciarla scorrere tra le curve uso principalmente la terza che si dimostra abbastanza gestibile. Il freno anteriore serve per fare le staccate in pista e per strada è esagerato. Salendo sulla Futa mi diverto, però la strada è pericolosa: asfalto bellissimo ma ogni tanto sporco, carreggiata irregolare (a volte stretta a volte larga), via vai di curve in falsa pendenza e a darci con l'acceleratore - PERCHE' CON QUESTA MOTO SE VUOI CURVARE DEVI ACCELLERARE - rischi di arrivare lungo a quella successiva.
Arrivo sul Raticosa alle 7 e mi rilasso: pane, formaggio, birra. Era come sempre pieno di moto. Riparto dietro a due moto e le segue tranquillo tranquillo. Noto che a seguirli mi confondevano per il modo “immaturo” con cui guidavano: accentuavano la piega in entrata di curva per dare l'impressione di piegare di più e frenavano di colpo nei posti sbagliati. Dopo un pò dei ragazzini con lo scooter fanno segno come di andar piano, io rallento, loro proseguono con la loro danza sgraziata. Serie di curve in falsa pendenza e... SBAAAMMM!!!! Quello davanti a me tira una pappina che ve la raccomando. Pinzatina con moto piegata, olietto per terra che i ragazzini avevano segnalato, scivolatona e accartocciata sul terrapieno a lato strada. Mi fermo, accosto e vendendolo rialzare tiro un fiato di sollievo. Ha la classica aria confusa e spaventata che si ha dopo un volo. Mi dice che è OK. Scendo dalla moto e gli do un'occhiata: aveva un buco sui pantaloni sotto del quale la rotula si mostrava in tutto il suo candore latteo. A quel punto, la guarda e crolla sull'erba. L'amico torna in dietro, lui e li piagnucolante e inpanicato, aspetto una mezzoretta che l'ambulanza arrivi e riparto.
Come sempre dopo aver assistito a un volo non si ha più tanta voglia di tirare quindi mi dirigo tranqui tranqui all'autostrada e via verso Padova. E' stato come avere il tele trasporto... in un attimo ero arrivato.
Schiena a pezzi, collo indolenzito e culo in fiamme. Non mi aspettavo nulla di diverso. Le superbike Ducati degli ultimi 10 anni le ho avute tutte: 996, 996 sps e 999. Il 1098 è molto diversa dal 999 che era molto più docile e comoda. Se devo trovare una similitudine con il passato direi che l'unica che si avvicina è il 996 sps: stesso carattere intrattabile. E' assolutamente una moto da pista: la vendono per quello e l'ho comprata per quello. D'altronde, con la nascita di mia figlia, le occasioni per fare mototurismo si sono quasi azzerate ma quelle per andare in pista spero che si moltiplichino.
Questa mattina ho aperto il garage: Madonna Santa che bella!